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Autore: IlTrone    17/02/2018    1 recensioni
Ho ripreso in mano questo testo dopo parecchio tempo. Circa quattro anni! E' la mia prima storia e la trama è alquanto semplice, ma spero vi piaccia! La storia riprende dall'ultimo scontro tra Harry e Voldemort, cosa sarebbe successo se Harry fosse stato colpito anche lui insieme al Signore Oscuro? La storia coprirà poi i dieci anni seguenti alla fine della guerra.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Esercito di Silente, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sul tavolo della cucina era ammucchiato un plico di lettere, tutte chiuse. Il destinatario era sempre lo stesso, ma aveva preferito non aprirle, ed ora se ne stava a braccia conserte ad osservarle mentre il suo elfo domestico era occupato a preparare la cena ai fornelli. Da una settimana riceveva almeno un paio di gufi al giorno, quasi tutti spediti da Ron, che soprattutto dopo il funerale di Fred aveva intensificato le sue missive, ma le lettere che più di tutte lo avevano turbato erano quelle che riportavano la scrittura della sorella minore. Quando, quattro giorni prima si erano incontrati al funerale del fratello lei aveva provato ad avvicinarsi, ma lui si era allontanato velocemente per non dover sopportare gli occhi color nocciola della ragazza, sapeva che sarebbe riuscito a reggere il confronto. Il funerale si era svolto vicino Sheffield, in un piccolo villaggio con una chiesa di pietra grigia al centro, sul cui retro si apriva un piccolo cimitero. Era arrivato poco prima dell’inizio della cerimonia e si era seduto in fondo alla navata centrale, distaccato dal resto della folla, proprio per non essere visto fino all’ultimo e poter andare a salutare i Signori Weasley il più velocemente possibile per poi tornare alla solitudine di Grimmauld Place, ma non c’era riuscito. Hermione, appena tornata dall’Australia insieme ai genitori, si era girata appena si era seduto e aveva dato un colpetto a Ron, seduto accanto a lei. Il rosso si era girato sorpreso nel vederlo e gli aveva fatto un gesto per farlo avvicinare a cui Harry aveva risposto avanzando di qualche fila per stargli più vicino. Anche Ginny l’aveva visto e si era girata per poterlo guardare negli occhi, ma lui aveva rivolto il suo sguardo all’altare, e così aveva fatto ogni volta che lei provava ad attirare la sua attenzione. Alla fine del funerale era andato dai genitori di Fred, la signora Weasley lo stritolò in uno dei suoi abbracci spezza ossa, mentre il signor Weasley gli aveva stretto la mano e gli aveva semplicemente detto:
-Lo sappiamo che non è colpa tua, non aspettiamo altro che torni alla Tana. –
Ma Harry non era riuscito a rispondere e si era allontanato il più velocemente possibile, prima che i suoi amici potessero in qualche modo fermarlo. Aveva visto lo sguardo di George, come i suoi occhi rossi dal pianto lo avevano scrutato e vi aveva letto proprio ciò che temeva: l’accusa di essere ancora vivo. Lo aveva fissato mentre avanzava verso i genitori e non aveva mai staccato il suo sguardo da lui fintanto che era nel piccolo cimitero, ma anche una volta smaterializzatosi a Grimmauld Place, Harry aveva continuato a sentire su di sé lo sguardo accusatorio del gemello, come un marchio addosso. Quella notte non aveva preso sonno e aveva pensato a quello sguardo per tutto il giorno successivo. Nel frattempo Ron e Hermione erano tornati alla carica ed ora gli era praticamente impossibile uscire senza essere intercettato da uno dei due, inoltre avevano iniziato a spedirgli lettere senza soluzione di continuità, ma la maggior parte di esse finivano dritte nel camino del salone senza che nemmeno fossero aperte. Conservava solo quelle di Ginny, promettendosi che le avrebbe lette non appena avesse avuto quel coraggio che ancora gli mancava. Fu riportato alla realtà dal suono del campanello e dallo sguardo che gli rivolse Kreacher, come a volerlo esortare ad andare ad aprire alla porta.
 
Il funerale di Fred fu un giorno travagliato per la sua famiglia. Fin da quando si era svegliata di buon’ora quella mattina aveva capito che avrebbe dovuto dare il meglio di sé per tenere insieme i cocci e ciò che restava non solo di suo fratello, ma di un po’ tutti loro. Ginny aveva indossato un abito nero con le spalline che le arrivava al ginocchio ed un paio di tacchi neri su cui si sentiva terribilmente insicura, ma che al tempo stesso la facevano sentire più alta e le conferivano quell’altezza e stacco che un po’ le erano sempre mancate. Entrata in chiesa aveva preso posto nella fila dietro ai suoi genitori, affianco a Hermione che sembrava più impegnata a tenere d’occhio Ron che non ad interessarsi alla cerimonia. Ad un certo punto però, aveva visto il fratello maggiore voltarsi e rivolgere un gesto ad una persona seduta molto più indietro, l’istinto le aveva suggerito di girarsi e solo allora lo aveva visto: Harry Potter era a pochi metri da lei, in un abito nero e cappotto scuro si avvicinava tra le file delle panche per andarsi a sedere dietro di loro. Aveva la barba incolta che gli copriva le guance e parte del collo, i capelli più sbarazzini del solito, ma ciò che l’aveva colpita erano i suoi occhi: non erano del solito verde brillante che sembravano avvolgerla quando passavano insieme quei lunghi pomeriggi in riva al lago, ma erano spenti, scuri, velati di una incredibile tristezza. Provò ad intercettare il suo sguardo, ma tutto egli non si accorse di lei o forse, peggio ancora, non volle. Finita la cerimonia e dopo che la bara di Fred fu tumulata, lo vide scattare verso i signori Weasley e venire stritolato da uno degli abbracci poderosi della madre; subito lei, Ron ed Hermione gli si erano fatti incontro, ma erano riusciti ad avvicinarsi di a pochi metri che lui era già scomparso, rintanatosi nella sua casa con il suo stramaledettissimo elfo.
-Ginny! Ma mi stai ascoltando? – la voce di una ragazza riccia seduta sul suo letto le ricordò di cosa stava facendo e dove si trovava – dobbiamo convincerlo ad uscire da questo suo isolamento, ne va del suo bene. – concluse Hermione guardandola dritta negli occhi.
-Si, ma come facciamo? - chiese Ron – sono giorni che gli scriviamo e non ci ha mai risposto. Non esce più per strada, la casa è sorvegliata da quel dannato elfo domestico e non ci è possibile smaterializzarci dentro Grimmauld Place. –
La situazione era più complicata di quanto avevano previsto. All’inizio avevano realmente creduto che Harry avesse solo bisogno di stare un po’ da solo per capire cosa volesse fare della sua vita, ma questa assenza prolungata, la totale mancanza di contatti con chiunque ed il mutismo in cui si era chiuso preoccupavano tutti. Hermione aveva notato, in particolare, che a soffrirne più di tutti era Ginny: la piccola Weasley aveva aspettato di poter vivere a pieno la sua relazione con Harry per così tanto tempo che non si capacitava di come lui avesse potuto abbandonarla ed essere cambiato in così poco tempo. Non poteva credere che tutto ciò che avevano vissuto era stato vano.
-Credo che tu debba andare da lui. – disse infine la riccia rivolgendosi all’amica.
–Se non vuole vedere voi, come credi che io possa riuscire a parlargli? – chiese Ginny guardando Hermione perplessa.
-Non ti sei resa conto che durante il funerale Harry aveva occhi solo per te? -
-Non è vero, Herm! Ogni volta che provavo a girarmi verso di lui, guardava da un’altra parte! – ribatté la rossa.
-Questo perché si sente ancora in colpa per quello che è successo! Credo ti abbia fissato per tutta la cerimonia prima di andare dai tuoi genitori, sei la sola che può avere un contatto con lui. –
-Hermione ha ragione – intervenne Ron, che aveva ascoltato stranamente in silenzio la conversazione tra le due – Noi due non possiamo fare nulla, devi essere tu a convincerlo. –
-Ma come Ron? E’ passato un anno dall’ultima volta che siamo rimasti soli, se non mi amasse più? Se si fosse dimenticato di noi? –
Hermione la guardò mettendo su quel suo tipico sguardo accondiscendente che aveva già usato con Ginny in passato, quando si apriva con l’amica e le rivelava i suoi pensieri con Harry. La rossa non riusciva più a sostenere quella conversazione, aveva paura di scoprire quello che veramente si nascondeva nel cuore del ragazzo: cosa avrebbe fatto se lui non voleva più vederla? Cosa sarebbe successo se lui si fosse dimenticato del loro amore? O peggio avesse conosciuto qualcun’altra?
-Ginny, ogni sera, mentre eravamo alla ricerca degli Horcrux, Harry apriva la mappa del malandrino e cercava il tuo nome in giro per il castello… - disse Hermione. Lo aveva scoperto per caso una notte in cui pioveva e sul tetto della loro tenda era incessante il rumore delle gocce d’acqua che vi si infrangevano. Immersi nel silenzio della foresta poteva sentire qualsiasi cosa muoversi, dal frusciare delle coperte del letto di Harry, alle foglie mosse dal vento. Aveva aperto gli occhi e si era accorta di una piccola luce proveniente dal centro della tenda, mettendo bene a fuoco, si accorse che era Harry, addormentato con la testa poggiata sul tavolo e la bacchetta ancora accesa in una mano, mentre nell’altra stringeva la mappa del malandrino, la quale mostrava una camera particolare della torre di Grifondoro: quella in cui appariva il nome di Ginny Weasley. In quel momento, la sua amica le aveva rivolto le spalle, non voleva farsi vedere mentre una lacrima le solcava il viso. In fondo al cuore sapeva che erano fatti per stare insieme, ma la guerra aveva spazzato via quelle speranze che era riuscita a costruirsi in quei pochi mesi passati con il ragazzo. Ogni volta che vedeva quegli occhi non poteva fare a meno di perdercisi dentro, come fossero un oceano in cui sprofondare per non riemergere più; Harry aveva una calamita per lei, anche quando era riuscita a scrollarsi di dosso quella coltre di timidezza che le aveva impedito di parlare con lui nel tempo, quando lo vedeva entrare in una stanza non poteva fare a meno di girarsi a guardarlo, ricordò come se ne accorse persino Dean, il quale divenne immediatamente molto geloso dell’amico. Avrebbe passato tutte le sue giornate a fissarlo, se avesse potuto, ma sarebbe stato anche meglio se avesse potuto trascorrerle abbracciata a lui, distesi al caldo sole primaverile nei giardini del castello. Quante volte si era immaginata insieme a lui, Ron e Hermione, a rilassarsi su un prato verde, senza i pensieri di una guerra incombente, senza i problemi delle loro vite quotidiane, senza le ansie di dover proteggere tutto ciò che per loro era più caro. Amava Harry, lo amava come non aveva mai fatto con nessuno. Durante gli ultimi terribili giorni, mentre fervevano i preparativi del funerale del gemello, si era più volte sorpresa a pensare che in fondo al suo cuore era sollevata che a morire fosse stato lui e non Harry, non l’uomo della sua vita. Si odiava per quei pensieri, ma così si sentiva e non poteva farne a meno, mentire a sé stessa era totalmente inutile. Decise di prendere il coraggio a due mani, si asciugò la lacrima con il dorso della mano e voltandosi verso i due, disse:
- Va bene, andrò da lui. -
  
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