Luna Lovegood scese dal treno guardando gravemente il Prescelto. Lo osservava con uno sguardo che Harry non aveva mai visto; era come se, con i suoi grandi occhi azzurri, Luna volesse assorbire il dolore dall'anima dello Sfregiato. Era protettiva, comprensiva ed estremamente buona. Harry rimase seduto al suo posto, inerme. Sentiva la gola pizzicargli e gli occhi riempirsi di lacrime salate, che se non fossero state ricacciate indietro in fretta, avrebbero sgorgato sulle guance rosee di Harry. "Non posso piangere, non ora. Non per lui!" si disse il mago. Non era abituato a piangere, e farlo per Draco Malfoy gli sembrava futile e lo faceva sentire strano. Nonostante continuasse a negare a se stesso i suoi sentimenti, il Prescelto era estremamente triste. Sapeva che se avesse cominciato a piangere la situazione sarebbe degenerata; avrebbe rotto tutti i vetri del vagone, alcuni con qualche incantesimo, altri a forza di pugni. Sì, si sarebbe insanguinato le nocche se non fosse uscito da quel maledettissimo treno. Harry respirò profondamente e trovò il coraggio di unirsi a tutti i suoi compagni su una carrozza che l'avrebbe portato ad Hogwarts. Si unì agli altri in modo tranquillo, come se non fosse successo niente. Si sentì purificato nell'anima e nel cuore dall'aria fresca che lo investiva ad ogni passo, ma una domanda lo tormentava: sarebbe sopravvissuto a quest'anno scolastico? Draco Malfoy si guardava intorno, soffermandosi sui movimenti sgraziati di Tiger e Goyle, che lo precedevano. Tutto in quella scuola sembrava progettato per dargli fastidio e anche le persone che la frequentavano gli facevano venire voglia di girare i tacchi lucidi e tornarsene a Villa Malfoy. Ma cosa avrebbe trovato lì? La protezione di sua madre? Gli sguardi severi di Lucius? Ormai da tanti anni a Villa Malfoy non c'era un clima disteso. Da quando i Mangiamorte si erano insediati in casa sua, Draco viveva col fiato sospeso e, anche se lo negava, tornare ad Hogwarts gli aveva fatto prendere una boccata d'aria fresca dal clima avariato che viveva quotidianamente. Le carrozze si muovevano a ritmi diversi, scuotendo coloro che venivano trasportati. Gli studenti erano entusiasti, alcuni eccitati come fosse il primo giorno in quel posto così meraviglioso e puro. Hogwarts era sempre lì, maestosa ed immobile all'interno, accogliente e movimentata all'interno. "I babbani... non sanno cosa si perdono!" esclamò Neville guardando la scuola con gli occhi che gli brillavano per l'emozione e per il languido riflesso delle luci accese dietro le finestre dell'edificio. "Eh sì, Neville. E' davvero bellissima" gli sembrò rispondere Harry, sorridendo. La carrozza del Prescelto venne affiancata da un'altra, meno piena. Harry allungò lo sguardo oltre la coltre scompigliata che erano i capelli bruni di Hermione e si accorse, con sgomento, che in quella carrozza sedeva Draco Malfoy. Per fortuna il biondo era di spalle, quindi i due non incrociarono gli sguardi. Pansy, che si era accorta che Harry li stava guardando insistentemente, sollevò un sopracciglio in modo minaccioso. Lo Sfregiato fece appena in tempo a scostare lo sguardo, che Draco Malfoy si girò, cercando di capire cosa avesse infastidito la Parkinson. Harry, che aveva girato il viso dalla parte opposta rispetto alla carrozza dei Serpeverde, deglutì quando si sentì addosso lo sguardo di Malfoy, che sembrava essersi indurito in quei mesi. La carrozza dei Grifoni ebbe uno scossone e Hermione venne scaraventata in braccio ad Harry, che la afferrò prontamente, sotto gli occhi di Ron, che li guardava con disappunto. Draco, che non aveva staccato gli occhi dal bel Grifondoro, si girò ridendo sotto ai baffi dopo aver assistito alla scena. Ma quella risata era prodotto di gelosia che cercava di nascondere, con scarsi risultati.