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Autore: Bad A p p l e    18/02/2018    1 recensioni
"Fanno un gioco pericoloso e lo chiamano fanservice, tuttavia la realtà è più semplice, più esposta, più incomprensibile, più sporca. Loro si amano.
A volte si chiede se sia davvero possibile amare sei persone ed essere ricambiato da tutte loro, poi si rende conto che, nel loro caso, non potrebbe essere diverso, non dopo anni e anni passati ad essere l’uno il respiro degli altri.
[...]
Jungkook sa benissimo cosa sta cercando di fare Hoseok, perché è ciò che fa sempre: se qualcuno si preoccupa per lui, Hobi hyung sorride, fa finta di niente e inizia a pensare ai problemi degli altri, offrendo una consolazione che però non concede mai a se stesso.
Scuote piano la testa, perché questa volta non gli permetterà di farlo, non permetterà a J-Hope di essere la speranza degli altri mentre sprofonda nel nulla.
"
VKook, Yoonmin e Namjin, anche se sostanzialmente tutti stanno un po' con tutti (?).
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologue: This love is another name for the Devil.


Di recente, Hoseok si chiede spesso cosa sia la normalità.

È sicuro ci sia stato un tempo in cui quel termine non gli suonasse sconosciuto, eppure ora gli sembra una parola buffa, un curioso ammasso di lettere che gli solleticano il palato senza avere un reale significato.

Solo suono, solo nulla.

La consapevolezza gli sfugge tra le dita, tuttavia una cosa è certa, qualunque cosa sia la normalità, tutti loro non lo sono; non che la cosa lo tocchi particolarmente, è abbastanza sicuro che non essere normali non sia necessariamente qualcosa di negativo.

No, non è qualcosa di negativo, ma è qualcosa che il resto del mondo non capirebbe e loro, be’, loro sono Idol, hanno bisogno che gli altri, i fan, li capiscano, ne va della loro sopravvivenza.

Fanno un gioco pericoloso e lo chiamano fanservice, tuttavia la realtà è più semplice, più esposta, più incomprensibile, più sporca. Loro si amano.

A volte si chiede se sia davvero possibile amare sei persone ed essere ricambiato da tutte loro, poi si rende conto che, nel loro caso, non potrebbe essere diverso, non dopo anni e anni passati ad essere l’uno il respiro degli altri.

Hoseok è sicuro, ama ognuno di loro e loro amano lui, eppure c’è quella piccola scintilla, quella minuscola fiamma in più che gli si accende nel petto quando è vicino a Yoongi, quando riesce a farlo sorridere, quando riesce a fargli dimenticare anche solo per un secondo quell’alone scuro di depressione di cui non riesce mai a liberarsi davvero.

Per qualche tempo ha creduto che per Yoongi fosse lo stesso, che lo amasse quanto amava gli altri, ma con quel qualcosa in più. È stato così di sicuro, forse per poco tempo, forse per la durata di un battito di ciglia.

Ora che quel sottile e fragile attimo si è dissolto nel nulla, la fiamma che ha visto nel cuore dell’altro si è assopita.

Yoongi non gliel’ha detto, ovviamente; è quello che non ha peli sulla lingua ma è anche quello che di nascosto si preoccupa per tutti più di chiunque altro, quindi è piuttosto ragionevole pensare che non abbia avuto cuore di dirglielo, tuttavia Hoseok non ha bisogno di parole, basta ciò che i suoi occhi riescono a catturare di giorno in giorno, gli basta vedere come Yoongi sembri libero da ogni catena quando è vicino a Jimin.

Qualcosa in lui si spezza, non può farne a meno, ma li ama – lo ama – così tanto che sa già cosa deve fare, deve allontanarsi un po’, tornare sullo sfondo assieme agli altri e sorridere mentre sanguina.

Sorride, allora, al proprio riflesso nell’enorme specchio che ricopre un’intera parete della sala prove. Sorride e sanguina e poggia una mano su quel dannato specchio, le spalle si incurvano verso il basso e gli sembra quasi di crollare.

Ansima e si dice che è perché sono due ore che prova, senza quasi mai fermarsi.

Qualcosa gli riga le guance e si dice che dev’essere per forza il sudore, solo sudore.

È piena notte e nemmeno la musica riesce a salvarlo e allora affonda e affonda.

Vorrebbe tornare in camera e dormire, per costruirsi un oblio artificiale, ma come potrebbe davvero, dal momento che è con Jimin che condivide la stanza?

La mano poggiata allo specchio si chiude a pugno, flette leggermente il gomito e poi si dà una spinta all’indietro per allontanarsi dal proprio riflesso, improvvisamente nauseante. Sente la strana sensazione di camminare su un filo sottile, quindi non può fare a meno di barcollare un po’ quando si avvicina allo stereo, per poi far ripartire la musica con un gesto secco, pregno di frustrazione.

Ora che hanno presentato il nuovo album, dubita che avrà molte occasioni per esibirsi ancora in Boy Meets Evil, tuttavia continua a ripetizione a ballare su quelle note; si dice che dev’essere perché la coreografia serrata gli impone di concentrarsi solo sul ballo, ma la realtà è che la prima volta in cui Yoongi gli ha detto che è bellissimo quando balla, è stata dopo l’esibizione ai MAMA del 2016.

Quella volta, con lui ha ballato anche Jimin. Jimin, Jimin, sempre Jimin.

Le parole di Yoongi gli sembrano improvvisamente meno reali, un eco distorto.

La testa comincia a pulsargli e i passi si fanno un po’ più feroci, quasi isterici, ma solo un poco, è una delicata variante che sporca l’esecuzione, perché anche nella disperazione sa essere aggraziato.

In effetti quasi nessuno potrebbe rendersi conto della differenza con la coreografia originale.

Quasi nessuno.

« … Hyung…? »

Per l’appunto.




Jungkook non ha un problema.

Jeon Jungkook non ha un fottuto problema.

Crede che l’universo abbia un senso dell’umorismo abbastanza discutibile, ma, nossignore, lui non ha assolutamente alcun problema.

Ha vinto a Sasso, Carta e Forbice, aggiudicandosi l’unica camera singola del nuovo dormitorio, dovrebbe essere felice di avere finalmente un po’ di privacy, di poter dormire senza qualcuno – coff coff, Namjoon hyung, coff, coff – a russargli nelle orecchie con l’intensità di un concerto di tromboni, eppure non è contento nemmeno un po’.

Si rigira per l’ennesima volta nel letto, le lenzuola gli si attorcigliano tra le gambe e lui si arrende al fatto che sta per passare una notte insonne.

L’ennesima.

Sbuffa e si mette seduto di scatto, scalciando via nervosamente le lenzuola, per poi guardarle come se fossero loro la causa di tutti i mali.

Complimenti, Kookie, molto maturo dare la colpa alle lenzuola, davvero”.

Gli sussurra una vocina nella sua mente. È strana, perché è al tempo stesso canzonatoria come sarebbe quella di Yoongi hyung, ma al tempo stesso ha la nota materna di quella di Jin hyung.

Magnifico, la sua stessa mente lo sta prendendo in giro e trattando come un moccioso, senza contare che forse, ma solo forse, iniziare a sentire voci nella propria testa non sia esattamente sintomo di sanità mentale.

Si passa una mano sul viso, pensando al vero problema per distrarsi dall’ipotesi di essere completamente pazzo.

Si sente solo.

Forse è terribilmente infantile, eppure dopo anni passati a dormire con gli altri, a sentire il proprio respiro accompagnato da quello di qualcun altro, questo improvviso silenzio pesa. Rimpiange perfino i concerti molto poco sinfonici di Namjoon.

E, se proprio deve andare fino in fondo in questa sua confessione mentale, è anche arrabbiato a morte con Taehyung.

Lui ha una camera singola, maledizione, ma abbastanza grande da permettere a due persone di passarci la notte, completamente indisturbati… e Tae preferisce restare in camera con Namjoon e il suo eterno russare al posto di raggiungerlo.

Lo odia. Lo ama ma lo odia. Cosa aspetta, l’invito scritto?

Messere Kim Taehyung, è formalmente invitato a passare la notte dal sottoscritto Jeon Jungkook”.

Sbuffa, sentendosi incredibilmente sciocco, ancora un ragazzino rispetto agli altri, sensazione che non lo ha mai davvero lasciato, anche se è innegabilmente cresciuto dal loro debutto.

Si alza dal letto, soppesando le sue possibilità: potrebbe mettersi a giocare ad Overwatch, ma è qualcosa che di solito fa con Tae e questo gli ricorderebbe che l’imbecille è nell’altra stanza a godersi il concerto; si stiracchia, infila i piedi nelle ciabatte e poi cammina svogliatamente verso la sala prove, sicuro di trovarla vuota.

Si sbaglia e rimane a guardare Hobi hyung che balla come se ne andasse della sua vita, che si aggrappa a quei passi con disperazione ma allo stesso tempo li aggredisce con ferocia.

Attende che la canzone finisca, poi si fa avanti, quasi esitante, perché non ha idea di quale sia lo stato mentale di Hoseok, ma una cosa è più che certa: non sta bene.

« … Hyung…? » domanda esitante, inclinando leggermente la testa di lato per osservarlo meglio. Ha il respiro ovviamente pesante ed è affaticato, tuttavia Jungkook sente la strana certezza che non sia solo sudore quello a rigargli le guance.

Hoseok non risponde subito, non ha abbastanza fiato per farlo, quindi Jungkook ha qualche istante in più per intuire cosa stia turbando l’altro. In realtà non gli ci va nemmeno troppo sforzo, è chiara a chiunque la dinamica Hoseok-Yoongi-Jimin, solo che nessuno ha mai avuto abbastanza palle da parlarne.

« Yoongi hyung è uno stupido » offre, quindi, sicuro di trovare un riscontro, riscontro che però avviene in modo diverso da come lo ha immaginato.

Hoseok accenna un sorrisetto quasi canzonatorio ma in senso buono, fraterno. Gli si avvicina e gli scompiglia i capelli, per poi appropriarsi dell’asciugamano che aveva sistemato vicino alla porta e sistemarselo attorno al collo, tirando leggermente indietro la testa.

« Come è stupido anche TaeTae? »

Jungkook sa benissimo cosa sta cercando di fare Hoseok, perché è ciò che fa sempre: se qualcuno si preoccupa per lui, Hobi hyung sorride, fa finta di niente e inizia a pensare ai problemi degli altri, offrendo una consolazione che però non concede mai a se stesso.

Scuote piano la testa, perché questa volta non gli permetterà di farlo, non permetterà a J-Hope di essere la speranza degli altri mentre sprofonda nel nulla.

« Ottimo tentativo, hyung, ci hai provato », gli concede, con un sorrisetto che vorrebbe essere scherzosamente malefico e che in realtà risulta solo preoccupato. Non può farci nulla, se i suoi hyung soffrono, lui soffre. « Ora possiamo parlare di te? »

Hoseok poggia la schiena contro al muro e poi si lascia scivolare verso il basso, fino a ritrovarsi seduto sul pavimento; il più giovane lo prende come un segno di resa e si affretta a sedersi accanto a lui, tuttavia devono passare quasi un paio di minuti prima che l’altro finalmente apra bocca.

« Cosa c’è da dire? Non si può decidere chi amare, è una cosa che accade e basta, no? »

« Direi che noi ne siamo l’esempio lampante » annuisce Jungkook, rabbrividendo un istante nel pensare a tutto quello che rischiano di perdere solo per poter dar retta al cuore.

« Ecco. Allora che diritto potrei mai avere di dire che quello che provano Yoongie e Jiminie sia sbagliato? »

Il più piccolo esita un secondo, perché sa perfettamente che il ragionamento dell’altro non faccia una piega, eppure… « Non sarà sbagliato, ma dovrebbero avere le palle di dirtelo apertamente », dice, incrociando le braccia al petto e arricciando leggermente le labbra in un accenno di broncio che fa sorridere Hoseok di cuore.

È incredibile come il loro Maknae si addossi i problemi degli altri facendoli suoi al punto da starci così male.

« Aaah, sei un coniglietto adorabile, mi viene voglia di pizzicarti le guance! » Esclama con voce più acuta in un tentativo mal riuscito di aegyo, allungando davvero le mani di lato nel tentativo di strapazzare le guance dell’altro. Si ferma prima di raggiungere il bersaglio perché lo sguardo dell’altro è fin troppo chiaro: questa volta non basterà comportarsi da stupido per evitare il discorso.

Sospira e lascia nuovamente cadere le braccia lungo i fianchi. « Kookie, Yoongie non vuole vedermi stare male, lui non vuole mai vedere gli altri stare male e… Jiminie è troppo impegnato a sentirsi in colpa per venire a parlarmi. Non sto dicendo che facciano bene » si affretta ad aggiungere quando Jungkook apre bocca per obbiettare, « Non stanno facendo bene, ma lo sanno anche loro. Probabilmente hanno solo bisogno di tempo ».

« E mentre loro si prendono tempo, tu continuerai a distruggerti pezzo dopo pezzo? »

Hoseok non dice niente, non ce n’è davvero bisogno, entrambi già conoscono la risposta, quindi a Jungkook non rimane che intrecciare le dita della mano con quelle dell’altro e permettergli di poggiare la testa sulla sua spalla, offrendogli il suo supporto, ricordandogli che non è solo.



Note: Ciao a tutti, sono nuova nel fandom, così nuova che sono ancora incartata nella pellicola trasparente :D ( e questa è davvero pessima, tanto che Jin sarebbe fiero di me).

Ma ciancio alle bande, parliamo della storia: tutto parte dal presupposto che io sia una di quelle brutte persone che shippano chiunque con chiunque.

Vedete la mela e la penna immaginarie che ci sono alla vostra destra? Ecco, adesso le shippo (riferimenti ad pen-pineapple-apple-pen puramente casuali).

Quindi sì, tendenzialmente in questa storia i nostri amati BTS stanno tutti assieme, si amano tanto e sono felic- ah, no, giusto, non sono poi così felici perché, per quanto si amino tra loro, inevitabilmente si sono formate delle… uhm, come potrei chiamarle? Preferenze? Massì, chiamiamole preferenze.

Hoseok, come si è visto, ha la crush particolarmente potente per Yoongi che per un periodo ha ricambiato, salvo poi crusharsi(?) a sua volta del Serendipity-Boy.

Il softspot di Kookie è Taehyung, ma TaeTae è stupido (no, tesoro, non è vero, non sei stupido).

E niente, succederanno cose, rimanete sintonizzati, byee.

Uh, dimenticavo! Auguri Hobi! Scusa se ti faccio soffrire, ti prometto che ti succederanno cose belle (O forse no :D)

*Lancia cuoricini volanti a tutti e sparisce*.

   
 
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