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Autore: Captain Payne    18/02/2018    0 recensioni
Nella contea di Cheshire East non succede mai nulla che possa rompere la quotidianità in cui la popolazione è intorpidita; figurarsi nella cittadina di Holmes Chapel, di soli 5.000 abitanti, dove la cosa più scandalosa accaduta era stata il malfunzionamento di un lampione nel centro storico.
Un gruppo di ragazzi vive la propria vita credendo di poter rimpiazzare le follie di una metropoli con la piccola città, tra i popolari del loro college ed invidiati da chi sogna di fuggire dalla routine.
L’arrivo di una ragazza in città cambia totalmente le carte in tavola.
Dal testo:
“Il moro si voltò ancora una volta verso la ragazza accanto a lui, catturando nella sua memoria come i fasci di luce s’infrangessero sul suo viso candido e il profilo del suo naso alla francese sembrasse uno spicchio di sole appena sorto: un timido calore nel gelido freddo dell’alba d’Ottobre. Avrebbe voluto risponderle, per non sembrare un ebete che di prima mattina aveva già terminato le parole; per esempio voleva chiederle come mai non avesse ripetuto l’insulto da lui pronunciato.”
https://www.wattpad.com/434827794-troubles-in-heaven-z-m-%E2%80%9E-i-welcome-in-holmes
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Dedicato ai gioavni coraggiosi,
piccoli detective come me,
che vedeno un mistero anche dietro una carta di gomma gettata a terra.
 





Per la prima volta nella sua carriera sportiva, sentiva di aver passato il limite.
I muscoli le dolevano tutti: qualsiasi punto del corpo le venisse in mente, rispondeva all’appello con un lamento sofferto. Non che non avesse un fisico allenato, perfino Chelsea era rimasta sorpresa della sua resistenza anche di fronte agli esercizi più faticosi, ma tutti possiedono un preciso limite e lei aveva quasi sfiorato il suo oggi. Se la preparazione per il campionato era tanto dura, non osava nemmeno pensare a come sarebbero stati gli allenamenti durante il periodo degli incontri.

Improvvisamente, un fastidioso pensiero incrinò la sua: sarebbe arrivata fino all’inizio del campionato o sarebbe dovuta rimpatriare molto prima? E da quando il pensiero di tornare a casa le provocava tanto dispiacere?
Scosse la testa per scacciare quei pensieri tanto impropri, stare insieme ai suoi coetanei doveva averla rintontita più che il solito.

-E chiudi quella dannata porta!- una delle sue compagne di squadra lanciò un’imprecazione, fissava lo sguardo cupo verso l’entrata agli spogliatoi. Molte si erano sbrigate ad infilare le loro magliette e/o erano corse verso le docce, tranne quelle che si erano già cambiate o che non avevano ancora iniziato, come Sophie.

Si avviò verso le docce, non curandosi dei borbottii che andavano scemando fra gli armadietti delle compagne, e iniziò a liberarsi dei scarpini e dei calzettoni, gettandoli nel proprio borsone.

-Per Allah, puzzate più degli uomini, ma è mai possibile?- la voce squillante di Whaliyha si fece subito spazio fra i corpi sudati delle ragazze, raggiungendo Sophie con un’espressione di disgusto dipinta in viso. In tutta risposta, lei scosse la testa senza fare domande: sapeva anche non avrebbero potuto parlare in santa pace finchè lo spogliatoio non fosse stato vuoto. La ragazza svedese s’incammino scalza verso le docce e fece cenno alla mora di seguirla, scelse uno dei tanti cubicoli a mattonelle bianche e chiuse la tenda plastificata dietro di sé.

-Ho sentito Liam dire che Louis sarà di ritorno oggi, credo vogliano organizzargli una festicciola questa sera, una cosa tranquilla per festeggiare la fine della sua convalescenza…- iniziò Whaliyha, poi tirò fuori una piccola limetta azzurra dalla sua borsa e prese a passarsela sulle unghie: -L’invito è esteso anche a te e i gemelli lumaca, ovviamente-

Sophie ridacchiò mentre si riempiva di schiuma bianca tutto il corpo: -Ed è stato Liam a dirtelo o lo hai appena aggiunto tu questo particolare?-

-Potrei averlo aggiunto io… ma insomma, siete parte del gruppo ormai, non vedo che problema ci sarebbe se veniste anche voi!- Whaliyha scrollò le spalle.
L’aveva invitata sul momento, questo era vero, ma era certa che non sarebbe stato un problema per nessuno: i nuovi arrivati si erano amalgamati bene nella loro “cerchia”. Non sapeva con esattezza come avrebbe dovuto definirli: ad Harry piaceva chiamarli “élite” anche se molto probabilmente non ne conosceva il significato.

La mora si guardò intorno furtiva, incredibile come in soli cinque minuti l’intero spogliatoio si fosse già svuotato.

-Okay, via libera, muoviti ad uscire da lì se non vuoi diventare una sirena, ho delle grosse novità- Malik Junior prese posto su una delle panche di legno di fronte all’armadietto di Sophie, poi rimuginò nella sua borsa frettolosamente.

-Sai, ripensavo al significato di quella scritta, no? “Guarda allo specchio, e di' a quella faccia che di formarne un'altra ormai è tempo”, l’avevo già sentita da qualche parte ma non ne ero sicura, credevo di star impazzendo…- terminò il suo pensiero con una risatina nervosa, stringendosi nell’accappatoio bianco mentre il freddo si faceva spazio sulla pelle bagnata.

-Qualcosa tipo “Chi tomba al suo amor di sé vuol essere, fermando, fatuo, la posterità”… più ripenso a quella frase sullo specchio, più vengono fuori queste altre frasi senza senso che ho nella testa da giorni- si massaggiò le tempie con i polpastrelli, esausta ormai sia fisicamente che psicologicamente: era solo mezzogiorno e avrebbe volentieri fatto una dormita di dieci ore filate.

-Hey-oh! E’ qui che ti sbagli, cara mia, io non direi proprio “senza senso”- esordì sollevando prontamente un indice in aria, un sorriso sornione accompagnò le seguenti parole:- “Guarda allo specchio, e di' a quella faccia
che di formarne un'altra ormai è tempo;
se ora non ne rinnovi il fresco aspetto,
inganni il mondo, defraudi una madre.

Dov'è la bella il cui grembo inarato
sdegni il dissodamento del tuo vomere?
Chi tomba al suo amor di sé vuol essere,
fermando, fatuo, la posterità?

Di tua madre sei specchio, e lei il leggiadro
aprile evoca in te del suo rigoglio;
pur con le rughe, tu questo aureo tempo
vedrai dalle finestre dell'età.

Ma se vivi per non lasciar ricordo,
muori, e con te la tua Immagine, solo”- il sorriso di chi la sapeva lunga non aveva ancora abbandonato le sue labbra: -E indovina un po’ chi è l’autore di questa poesia? O forse sarebbe meglio dire sonetto-

Sophie corrugò la fronte all’inverosimile, la sensazione di avere la risposta sulla punta della lingua ma di non essere in grado di dirla la stava facendo impazzire. Poi d’un tratto l’illuminazione, la consapevolezza la investì come un cavallone nel mare – rilassò i muscoli tesi con la stessa velocità con cui si erano contratti.

-Shakespeare! Per tutte le patate, come ho fatto ad essere così cieca?!-

Superato l’iniziale stupore dovuto all’inveire dell’amica contro delle patate, continuò entusiasta: -Aspetta un attimo! Non è mica questa la parte più folle- Whaliyha si mordicchiò il labbro inferiore, le sopracciglia le si arcuarono lievemente e Sophie intuì che non avesse buone notizie da condividere. Sospirò sconsolata e riprese a vestirsi con una rinnovata lentezza nei movimenti.

-Non ti sembra strano che compaia un sonetto di Shakespeare, proprio nel bagno in cui eravamo rintanate noi due, e subito dopo che hai dichiarato il tuo amore per lui  nell’aula di letteratura?-

La porta degli spogliatoi si aprì bruscamente e una testa riccioluta e bionda ne fece capolino, seguita subito dopo dalla chioma mogano di Betty Canvedish.

-Menomale, siete entrambe qui- solo ora che le osservava bene, Sophie notò il grosso sorriso di Cheet, abbagliante sotto le luci al neon; poi udì il fiatone della povera Betty, ancora stretta nella morsa della bionda: -Louis è tornato, siamo tutti alla mensa, sbrigatevi!-
 




 
*
 


-E allora le ho detto: “Se voleva infilarsi dentro le mie mutande bastava chiederlo, non serviva mica un catetere!”- la risata di Niall era davvero inconfondibile: sovrastava il rumore delle stoviglie nella cucina della mensa, perfino quello del gran chiacchiericcio dei studenti nell’enorme sala, ed era giunto fino alle orecchie delle ragazze appena entrate dalle porte tagliafuoco.

Louis era intento a raccontare uno dei tanti aneddoti d’ospedale, qualcosa con cui aveva già martellato le orecchie di Harry per giorni ma evidentemente non aveva intenzione di smettere: Harry si era chiesto più volte se non fosse tutto intenzionale, se non si fosse auto-avvelenato con del cibo avariato solo per scroccare vitto e alloggio a casa sua, nonché rompere le scatole al sottoscritto durante tutta la convalescenza.

-Lou!- lo strillo della piccola Malik si propagò nell’aria serpeggiando fra i tavoli; i sguardi di tutti i commensali, messi al solito tavolo, si voltarono verso di lei. Sophie potè chiaramente vedere il riccio roteare gli occhi al cielo, e fu una reazione che non le dispiacque d’aver notato.

-Malik Junior! Dove diavolo eri? Mi hai lasciato solo al tavolo con questi scorbutici, noiosi, ins-

-Va bene Lou, abbiamo afferrato- tuonò Harry mentre infilzava un pezzo di pollo con la sua forchetta. Un po’ dell’olio nel suo piatto schizzò verso Liam, che prontamente si fece una spanna più vicino a Niall, preferendo un timpano perforato ad un pezzo di pollo sulla camicia.

Whaliyha gli corse incontro e lui l’aspettò a braccia aperte, un sorriso fiero di tanto affetto troneggiava sulle labbra sottili. La strinse fra le braccia e le accarezzò i lunghi capelli scuri: Sophie non aveva mai notato quanto i due fossero in buoni rapporti, sembravano più avvezzi ai battibecchi che alle smancerie.

-Tuo fratello ti ha trattato bene mentre ero via?-

Zayn sollevò finalmente gli occhi dal suo cellullare, posandoli divertito sul viso sereno di Louis. Sophie non fece altro che riflettere su quanto la sua espressione fosse cambiata da quella volta in ospedale, quando aveva quasi spaccato la macchina del caffè al solo pensiero del suo amico chiuso lì dentro.
Non si era nemmeno accorta della sua presenza finchè Louis non lo aveva interpellato - avrebbe voluto posare lo sguardo su di lui, solo per un momento. Dopo un’intera settimana in cui il suo cervello non le aveva dato tregua, le sue sinapsi non facevano altro che reclamare un contatto visivo.

Non si era mai sentita più idiota di così.
Una principessa, un membro della famiglia reale, e le ci sono volute solo due occhiate per prendersi una cotta per il primo che le passava davanti.

-Vic! Ci sei anche tu! La mia piccola Ibrahimović!- Louis tenne le braccia allargate, invitandola a stringerlo così come aveva appena fatto Whaliyha un momento prima.

Si guardò intorno sospettoso, soppesando la situazione, ed inarcò un sopracciglio confuso: -Non ci sono le tue guardie del corpo? Questo mi autorizza ad un contatto fisico?- chiese allora il ragazzo, aveva assunto un’aria teatralmente da nobile come se le stesse chiedendo un ballo a corte.

Sophie non se lo fece ripetere due volte.
Dopo esserci lasciata andare in una sonora risata, si gettò fra le sue braccia riversando in quella stretta tutto il senso di colpa che aveva, per non essersi preoccupata di andare a trovarlo o sapere come stesse. Aveva sviluppato un buon rapporto con lui, dopo che aveva sostanzialmente ammesso la sua bravura in campo sportivo, e le aveva perfino promesso che non l’avrebbe più messa in discussione.

-Sento come una strana preoccupazione, come se da un momento all’altro potesse spuntare Simon e strapparti la giugulare a morsi- Liam ridacchiò dopo il suo stesso commento, ma Zayn si ritrovò a pensare che di certo non aveva tutti i torti. Se veramente ci rifletteva con attenzione, non aveva mai visto Sophie senza nessuno dei due alle costole, come se proprio non si fidassero a lasciarla sola.
Anche lui sentiva di dover proteggere sua sorella, questo era un sentimento più che naturale, ma arrivare a tanto gli faceva pensare che le cose non fossero davvero esattamente come apparivano.

-Ahm, credimi Liam, lo aiuterei- tossicchiò falsamente il riccio che gli sedeva di fronte, beccandosi un’occhiataccia da parte del diretto interessato. Louis fece scivolare Victoria su una gamba, facendola sedere sulle proprie ginocchia mentre riprendeva uno dei soliti battibecchi con Harry.
Zayn strinse la mascella anche solamente per aver notato la mora e il suo amico con la coda dell’occhio: gelosia? Proprio no, era piuttosto una rabbia di cui non si capacitava.

Ricordava di provare ancora del riserbo nei confronti di lei, non l’aveva vista nemmeno una volta dopo la loro breve discussione in casa sua e avrebbe solamente voluto capire perché si comportava così. Lo ignorava completamente, aveva perfino saltato le due ore di matematica mercoledì mattina e per cosa? Non sarebbe dovuto essere lui quello rancoroso dei due?

Non lo guardava nemmeno, neppure in quel momento, e questa situazione di disagio lo faceva innervosire inverosimilmente, perché non aveva fatto nulla per meritarsi tanto astio.

-Allora, stasera festeggiamo il rientro della piattola?- chiese Liam divertito, scaturendo le medesime risate in Harry e Niall.

Zayn non poteva ridere, era troppo concentrato su quella domanda, sul suo significato.

Che gli avessero appena dato un’occasione?
Sophie si stava chiedendo la stessa identica cosa.

 










 
  
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