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Autore: fri rapace    20/02/2018    1 recensioni
“È una femmina! L'abbiamo chiamata Teddy, come il padre di Dora!”
Hermione strillò.
“Co...? Tonks ha avuto il bambino?”
“Sì, sì, è nata!” urlò Remus.
Tutti si congratularono con lui e Ron esclamò:
“Cavoli, una femminuccia!” come se non avesse mai sentito niente di simile.
“Sì... sì... una femminuccia,” ripeté Remus, stordito dalla felicità..."

(da Harry Potter e i Doni della Morte)
SPOILER HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL'EREDE!
Bellatrix Lestrange e Ninfadora Tonks danno alla luce i figli in una clinica segreta. A causa di un inaspettato attacco i neonati verranno scambiati: Bellatrix tornerà a Villa Malfoy col maschietto dei Lupin, mentre la piccola nata dalla Mangiamorte crescerà credendo che la cugina sia sua madre.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Delphini Riddle, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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TCC Capitolo 15 Dall'altezza da cui si erano gettati la collisione con il mare sarebbe stata letale, ma il suo Signore l'aveva protetta con un incantesimo e prontamente Smaterializzato entrambi altrove, al sicuro.
Bellatrix riaprì gli occhi su una spiaggetta invasa dalle erbacce: ciuffi di capigliatura grigiastra di un bitorzoluto lungomare. Il Signore Oscuro le indicò una grotta drappeggiata dalle alghe, un nascondiglio di fortuna.
Entrarono nella bocca di pietra e si spinsero per qualche metro all'interno, dove la luce era tenue ma ancora sufficiente a distinguere i rispettivi volti. Bellatrix si gettò smaniosa ai piedi del suo amato Signore, poco importava che avessero la forma di quelli di una ragazzina sconosciuta.
“Bella,” sibilò lui, con una voce di bambina. Le sollevò il mento con una mano. “Perché la ragazza non vive con te?”
Bellatrix arrossì, capì confusamente di aver sbagliato qualcosa.
“La ragazza... quale ragazza?” chiese.
“Giaci ai suoi piedi, Bella.”
La strega non riusciva ancora a capire, aveva bramato quel momento ogni giorno della sua vita per undici anni e ora stava rovinando tutto facendo la figura della sciocca.
“Mio Signore, perdonami...” gemette, afflitta.
Il Signore Oscuro le lasciò bruscamente il mento.
“La ragazza di cui ho assunto le sembianze è l'Erede, non il moccioso che hai portato al mio cospetto anni fa.”
Delphi è l'Erede,” reagì Bellatrix con violenza, le fu impossibile controllarsi.
Dietro agli occhi della ragazzina lampeggiarono quelli infuocati del Signore Oscuro.
“Osi contraddirmi?”
“Io... ma... Delphini...”
“Hai cresciuto il bambino sbagliato!” tuonò con voce infantile il mago, poi le sue fattezze iniziarono a mutare, i contorni si sciolsero e con un lampo riaquistò il suo corpo.
Bellatrix rabbrividì di piacere, avrebbe voluto baciargli le mani ma si trattenne. Il Signore Oscuro era molto deluso da lei e lei era turbata a causa di Delphi. Come poteva essere il bambino sbagliato?
Non poteva crederci e ciò la riempiva d'angoscia: fino ad allora la parola del suo Signore era stata la Verità, l'unica possibile.
Un pensiero le si insinuò nella mente: non era esattamente così... lei, ad esempio, non si era mai fidata di Severus Piton e a ragione.
“Non ho mai visto quella ragazzina, non so chi sia,” pronunciò lentamente. “Delphi mi è stato consegnato alla clinica dove ho partorito e lei lì non c'era,” concluse, non senza una traccia di sarcasmo.
Il Signore Oscuro compresse i bordi della bocca priva di labbra.
“Ho letto nella mente della ragazzina, che è stata consegnata alla peggior feccia, mentre l'impostore che hanno portato a te...” il volto serpentesco si rilassò. “Per ora, cresciuta come Erede o meno, la bambina ha assolto al suo scopo: io sono libero e lei è in trappola, ad Azkaban, ma presto scopriranno l'inganno. Discuteremo più tardi dei dettagli, ora dobbiamo mettere più strada possibile tra noi e gli Auror.” La guardò intensamente, sapeva che non l'aveva convinta. Sfiorò il Marchio Nero con la punta del dito lungo e scarno.
“Richiamerà i Mangiamorte?” domandò Bellatrix.
“Lo farò.”
“E Delphi?”
“Non so chi sia quel ragazzo, non è l'Erede, ma potrebbe comunque esserci utile.”
Bellatrix si accese come se fosse un tizzone e le parole del Signore Oscuro un soffio rigeneratore.
“Lo sarà, lo sarà certamente!”



***


Per Tonks, Remus e Andromeda quelle che seguirono furono ore difficili.
Fino a quel momento Delphi aveva mostrato simpatia nei loro confronti, ma quando si era congedato assieme ai Malfoy si era rifiutato persino di salutarli, mostrando avversione soprattutto per Tonks, a cui attribuiva la colpa della sparizione della madre. Narcissa aveva provato a rimediare dopo aver istintivamente respinto il nipote, tentando di convincerlo a tornare a Villa Malfory, ma Delphi ormai aveva deciso. Alla fine si erano accordati col ragazzo, che avrebbe trascorso il resto delle vacanze natalizie a Hogwarts, assieme agli altri studenti che non erano potuti rientrare a casa.
Gli insegnanti avevano promesso che lo avrebbero sorvegliato giorno e notte.
Tonks continuava a rivivere nella mente il momento in cui Bellatrix e Teddy si erano gettate dalla prigione, purtroppo non era riuscita a vedere se c'era stato o meno l'impatto col mare.
Un ticchettio proveniente da una finestre del salotto la fece scattare in piedi contemporaneamente a Remus: era un gufo che bussava col becco contro il vetro, uno di quelli del Ministero.
Tonks prelevò e srotolò la pergamena a lei indirizzata, la rilesse almeno venti volte prima di esclamare incredula:
“Teddy è ad Azkaban, sta bene!”
Tonks presenziò all'interrogatorio della figlia, che a causa della gravità della situazione non poteva essere rinviato. Teddy raccontò in lacrime del piano che aveva architettato con l'aiuto di Delphi e di quello che la signora Lestrange le aveva chiesto di fare ad Azkaban: camuffarsi e raggiungere la cella di Lord Voldemort. Giustificò la sua collaborazione con la strega adulta raccontando una visione che avrebbe avuto all'inizio dell'anno scolastico: era una Veggente, spiegò alla commissione.
Riportarono a casa Teddy quando era ormai pomeriggio inoltrato.
“Delphi dov'è?” domandò la ragazzina. “Dovrebbe essere qui.”
Tonks si sedette sul divano accanto a lei, ancora incredula ed emozionata per averla riavuta con sé con tanta facilità.
“Non è voluto restare,” spiegò.
“Oh. È tornato a casa coi Malfoy?”
Tonks scambiò una rapida occhiata con Remus.
“No,” disse semplicemente, sperando che lei non pretendesse ulteriori spiegazioni, ma naturalmente non fu così.
“È a Hogwarts? Perché?”
Tonks tirò un sospiro e fece per parlare, ma Remus fece segno di no con la testa.
“Dobbiamo dirle la verità, Remus. Delphi sa tutto e presto si vedranno a scuola... vuoi che l'apprenda da lui?”
“No, certo che no,” si arrese lui.
“Teddy, ho ascoltato con attenzione quando hai raccontato la tua 'visione'. Non è importante quello che vedi, ma l'interpretazione che dai... penso che tu ti sia sbagliata.”
La ragazzina si tirò a sedere, era attenta, curiosa, ma nella sua espressione c'era anche sfida con una buona dosa di arroganza: non pensava che la madre potesse saperne più di lei.
“Quello che hai visto nello specchio era... ecco...” Tonks chiuse gli occhi per un istante, le orecchie le ronzavano fastidiosamente. Tutto combaciava, i poteri della figlia erano, da qualunque verso li si guardasse, un'ulteriore conferma alle proprie intuizioni e ricerche, essi stessi avevano provato a comunicare con Teddy! “Era la tua vera identità, piccola, nient'altro che quello.”
Teddy emise una risatina esausta.
“Cosa? Io non sono Delphi!” e rise ancora, come se le avesse detto qualcosa di molto sciocco.
Tonks pensò di non avere la forza di proseguire quella conversazione, ma l'aveva voluta lei e non poteva chiuderla né chiedere a Remus di aiutarla.
Lui prese l'iniziativa a la sostenne, come se le avesse letto nel pensiero:
“Delphini Lestrange è la tua vera identità, piccola.”
Teddy pensò che fosse tutto uno scherzo.
“Tu e Delphi compite gli anni lo stesso giorno, non è vero?” insistette Remus, anche se si vedeva che non ne aveva voglia, che avrebbe preferito mille volte lasciare le cose come stavano.
“Sì,” fece lei cautamente.
“Tua madre e la madre di Delphi hanno partorito lo stesso giorno, nella stessa clinica... i bambini nati sono stati... siete stati, tu e Delphi, scambiati per errore.”
Teddy era incredula, il riso le morì sulle labbra.
“Non state scherzando. Voi... voi... non siete i miei veri genitori?”
Tutto nel suo piccolo corpo si tese, gli occhi sbarrati ma asciutti. Tonks fece per abbracciarla, ma lei si divincolò, fuggì via anche dal padre e si chiuse in camera, tenne i genitori lontani per ore. Doveva pensare, urlò, che la lasciassero in pace.
Uscì dalla stanza solo quando Tonks e Remus rinunciarono a presidiare la porta della sua cameretta e si rifugiarono nel salotto, in un lugubre silenzio.
Teddy entrò, diede un bacio sulla guancia a testa, e disse sottovoce, ma con uno sguardo deciso:
“Siete i miei genitori, non dimenticherò mai quanto mi avete voluto bene.”
“Te ne vogliamo ancora,” le disse Remus con calore. “Te ne vorremo sempre.”
Teddy sembrò angosciarsi per quell'interruzione, voleva dire qualcosa d'altro, qualcosa che, pensava, li avrebbe feriti. Tonks si preparò a ricevere un brutto colpo.
“Volevo dire che anche se mi piacerebbe conoscere meglio la signora Lestrange, quando la troveranno, non significa che non voglio più essere vostra figlia.”
Anche se l'aveva previsto, Tonks si sentì comunque ferita. Delphi non voleva avere nulla a che fare con lei, peggio, la odiava apertamente, e Teddy voleva rimpiazzarla con quella psicopatica di sua zia, la cui ultima impresa era consistita nel liberare Voldemort da Azkaban servendosi del figlio. Con addosso tutta la stanchezze delle ultime quarantotto ore, si sentì sul punto di scoppiare in lacrime.
“Non te lo impediremo, Teddy,” disse esausta. “Ma quando gli Auror troveranno Bellatrix, stavolta verrà chiusa ad Azkaban, come Voldemort.”
“Oh,” disse solo Teddy. Possibile che non l'avesse immaginato? La ragazzina si strinse nelle spalle ed esclamò, con un entusiasmo forzato: “Facciamo una partita a SparaSchiocco?”



***



Narcissa sedeva di fronte al marito, nel salone della sua principesca abitazione eccheggiavano i passi dell'Elfo Domestico che aveva servito loro del Vino Elfico d'annata. Festeggiavano il ritorno del Signore Oscuro. Di nuovo.
Con addosso la sgradevole sensazione di essere vittima di una GiraTempo maneggiata da un pazzo, si chiese cosa provasse realmente, ma non ammise neppure a se stessa il risentimento che ancora provava nei confronti del Signore Oscuro per i pericoli a cui aveva esposto il suo unico, adorato figlio. Draco era, suo malgrado, di nuovo coinvolto. Il suo Marchio Nero si era acceso, come quello del padre, ma non si era Smaterializzato prontamente come aveva fatto lui, non voleva più avere nulla a che fare con i Mangiamorte; allo stesso tempo, però, non se la sentiva di andare dagli Auror a denunciare l'accaduto, frenato dall'obbligo morale di tutelare Lucius.
“Dobbiamo proteggere nostro figlio,” chiarì Narcissa. “Mi ha detto che non intende rispondere alla chiamata. A nessuna chiamata.”
Lucius tirò aria tra i denti, era irritato.
“Lui deve. Non è più un ragazzo, Cissy, è un uomo.”
“Un uomo che ha fatto una scelta!” lo difese lei.
Lucius fece ruotare il liquido sanguigno nell'elegante calice, rifletteva. Narcissa attese paziente, aveva fiducia nel marito e sapeva che amava Draco quanto lei.
“Presto tornerai a Hogwarts,” disse. “Il Signore Oscuro ritiene che il tuo ruolo sia della massima importanza. Inoltre, Bellatrix è nelle sue grazie più che mai. È stata lei a liberarlo,” posò il bicchiere senza portarlo alle labbra. “Bellatrix potrebbe intercedere per Draco.”
“Non lo farà,” disse Narcissa. “Non riesce a capire.”
“Lo capirà nel momento in cui la minaccerò di rivelare al Signore Oscuro la vera identità di Delphini.”
Narcissa ricordava quando, molti anni prima, la sorella le aveva sussurrato con invidia che, se avesse avuto un figlio, sarebbe stata ben felice di donarlo al Signore Oscuro. Non dubitava delle sue parole, era certa che Bellatrix avrebbe accettato e forse addirittura gioito se Delphi si fosse immolato per la causa, ma non avrebbe permesso che venisse umiliato e ammazzato in quanto ibrido.
“Funzionerà,” approvò, facendo tintinnare il calice contro quello di Lucius.
Villa Malfoy era stata messa sotto sorveglianza dagli Auror e loro erano quasi sicuramente pedinati, perciò i Malfoy decisero di incontrare Bellatrix in un luogo insospettabile e caotico: Diagon Alley. Narcissa e Lucius finsero di dover acquistare del materiale scolastico per Delphi. Avevano pregato i Lupin di non diffondere la notizia dello scambio dei neonati per non urtare la sensibilità dei ragazzi e loro si erano detti d'accordo: oltre agli Auror e ai diretti interessati, solo alcuni insegnanti erano a conoscenza dei fatti, quelli che stavano tenendo d'occhio Delphini in quegli ultimi giorni di vacanza. Era stata Narcissa a comunicarlo al lupo mannaro, presto sarebbero stati di nuovo colleghi di lavoro, almeno finché il Signore Oscuro non fosse intervenuto a mettere un po' d'ordine.
C'era un gran folla in quei giorni. Si fermarono davanti alla vetrina del Ghirigoro e qualcosa di invisibile urtò la spalla di Narcissa. Seppe subito di chi si trattava, l'incantesimo di Occultamento era stato eseguito alla perfezione: era come se Bellatrix indossasse un Mantello dell'Invisibilità.
La sorella maggiore le sussurrò all'orecchio in quella forma di fantasma, come fosse già morta:
“Andiamo in quell'angolo, prima che qualcuno mi urti. Non sono incorporea.”
Si spostarono, rifugiandosi in un angolo meno affollato e Lucius e Narcissa si disposero in modo da dare l'impressione di parlare tra di loro.
“Noi aiutiamo te, e tu aiuti Draco. Prometti,” le disse spiccia Narcissa.
“Io non ho bisogno di alcun aiuto,” la schernì Bellatrix.
“Ne hai, se ti importa della vita di Delphi.”
“Il Signore Oscuro lo accoglierà tra i Mangiamorte anche se crede che non sia nostro figlio,” replicò la strega invisibile, trionfante. Era certa di avere messo fine alla discussione.
“Non lo farà quando saprà chi sono i suoi veri genitori,” disse Narcissa rivolgendosi a Lucius, che fece un mezzo, scaltro sorriso.
“Io sono sua madre, io!” ringhiò Bellatrix a voce un po' troppo alta.
“Metti forse in dubbio la parola del nostro Signore?”
“No, io...”
“Abbiamo le prove, Bella. Tu e Ninfadora Tonks avete partorito lo stesso giorno, nella stessa clinica. Poi c'è stata l'irruzione dei Troll e nella confusione i neonati sono stati scambiati... perciò Delphi è figlio di colei che tu avresti dovuto eliminare e di un licantropo,” le spiegò velocemente Narcissa, cercando di non mostrare il nervosismo. Tra il fiume di gente che si accalcava nella via qualcuno li stava spiando, anche se non avrebbe saputo dire chi di preciso.
Bellatrix rise, una risata isterica che sembrò provenire dal muro di mattoni accanto ai coniugi.
“Sei pazza.”
“Il Signore Oscuro ti ha spiegato che la vera Erede è stata cresciuta proprio dai Lupin, Bellatrix. Dovresti prenderci sul serio, anche perché, come sappiamo entrambe, Teddy Lupin è identica a te.”
La risata da fantasma si trasformò in un singhiozzo e poi svanì.
“Stai mentendo, Cissy, e il Signore Oscuro è stato tratto in inganno, com'era accaduto con Piton,” parlò come se stesse facendo a pezzi le parole tra i denti. “Mi state facendo perdere tempo.”
“Continua a raccontarti menzogne, se preferisci, ma i fatti parlano chiaramente. È Delphi il ragazzo che ama la carne cruda, amico dei lupi mannari che dà morsi che non si rimarginano, ricordi? Ma se ti fa stare meglio... ricorda però che se queste voci arrivassero all'orecchio del Signore Oscuro, Egli non sarà tenero col ragazzo che macchia come mai prima d'ora l'albero genealogico dei Black,” sibilò tutto d'un fiato Narcissa. “Forse chiederà proprio a te di eliminarlo, quale dimostrazione di fedeltà sarebbe più grande?”
Seguì un lungo silenzio. Narcissa era in allerta, temeva che Bellatrix approfittasse dell'invisibilità per compiere qualche pazzia, non la temeva, semplicemente la conosceva fin troppo bene.
“La protezione di Draco per quella di Delphi,” cedette infine Bellatrix. “Draco è fuori, Narcissa. Ma Delphini, lui sarà grande tra i Mangiamorte, dimostrerà a tutti chi è veramente!”
   
 
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