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Autore: Ramiza    29/06/2009    6 recensioni
«Hai saputo? Neji Hyuuga è stato espulso dal clan» dice Kakashi. La notizia mi coglie del tutto impreparato. «Com'è possibile?» chiedo incredulo. «Sono notizie insicure, ma pare che abbia annullato il matrimonio con Hinata Hyuuga».
Come vi dicevo l'amore è lì, e può ancora accadere di tutto...potete immaginare cosa succederà adesso? (Lascio gli accenni alla trama dalla vecchia intro).Il clan Hyuuga è al centro della vicenda, con Hanabi, Hinata e naturalmente Neji. La storia è Neji centric, è incentrata sul segno che lui porta sulla fronte e da cui non può liberarsi, sui suoi rapporti d'onore e d'obbligo con il clan e sul suo "destino già segnato". L'ambientazione è più o meno durante le Shippuuden.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Altri, Neji Hyuuga, Tenten
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ritardo mostruoso....perdonatemi e grazie davvero a tutti!


Hanabi


Mentre ascolto ad uno gli anziani esprimersi riguardo all'espulsione di Neji rimango immobile.

Dentro, tuttavia, tremo.

Mi sento strana.

Vorrei essere altrove.


La decisione viene presa così.

Il clan Hyuuga non può perdonare un simile affronto.

Allora, finalmente, mi rendo conto di quello che sono diventata.


Quando mi avvicino a Neji e gli riferisco di ciò che è stato stabilito lo invidio. Sul serio e senza alcuna ipocrisia.

Vorrei essere al suo posto.


Mia sorella mi guarda.

«Cosa è stato deciso?» mi chiede

«Verrà espulso».

Lei abbassa lo sguardo.

«E' tutta colpa mia» sussurra.

Non ho la forza per dirle che non è vero. Vorrei gridarle di smetterla. In quel momento la odio. Odio la sua bontà e la sua dolcezza, che le permettono di perdonarci tutti nonostante stia soffrendo e che la portano ad attribuire a se stessa le responsabilità di quello che è successo.

Non ho la forza per farlo.

Mi sento fragile e debole, come se un qualsiasi soffio di vento potesse portarmi via.

Scrollo le spalle.

«E' andata così» rispondo indifferente.

Sgrana gli occhi, spalancandoli per stupore come sa fare lei che ancora si stupisce per la cattiveria umana

«Come puoi dire così? Il clan era tutta la sua vita» dice

«Avrebbe dovuto sposarti, allora». Le parlo ma è come se fossi distante anni luce. Niente mi tocca.

«Lo abbiamo incastrato, Hanabi, lo sai benissimo» dichiara.

«Lui ha voluto essere incastrato. Ha capito benissimo il gioco e lo ha accettato»

«Sei un mostro» urla, poi scappa via.


Rimango in silenzio.

Probabilmente ha ragione, tuttavia non riesco a sentirmi in colpa nei confronti di Neji.

Mi sento solo svuotata.


Esco e cammino.


Mi chiedo cosa devo fare, ma non me ne importa nulla. Nemmeno il dolore di Hinata mi scuote, nemmeno quella frase che mi grida, nemmeno le sue lacrime.

Niente.

In un certo senso è come se fossi tornata a quando ero piccola. Mi allenavo per diventare più forte fino a quando non mi sentivo sfinita e cadevo a terra, ed era come se tutto il mondo fosse distante.

Se per caso Neji o mio padre mi stavano guardando, poi, mi rialzavo e ricominciavo.

Cosa mi sostenesse non saprei dirlo. Vivevo in quello spazio che mio padre aveva creato per me, dove nulla poteva entrare.

In un certo senso è così che mi sento.

Ma non ci sono né Neji né mio padre.

Mio padre è morto e Neji non fa più parte del clan, ma soprattutto nessuno dei due rappresenta più un modello, né uno stimolo.

L'odio era l'ultima cosa rimasta, l'ultimo strascico di quell'antico sentimento.

Ora che anche quello se n'è andato non rimane che vuoto.


Kiba


Quando vedo Hanabi Hyuuga di spalle, davanti a me, mentre cammina per la strada, è come se intuissi in un istante il suo stato d'animo.

Sarà l'istinto dell'animale che vive dentro di me.

Sarà l'odore che lei sprigiona nell'aria.

Sarà il suo passo pesante seppure i suoi piedi sfiorano appena la strada, quasi grave, e lento e solenne.

Hanabi Hyuuga mi cammina davanti con la grazia e la potenza di un sultano, con la grazia e la potenza del clan Hyuuga; tutto in lei tradisce la consapevolezza di quell'appartenenza, eppure c'è qualcosa che stona, un anello che non tiene, una maglia sfilata nella tela perfetta.

Lo capisco come lo capirebbe un animale ed è con la stessa curiosità di un animale che mi avvicino a lei, nel giorno che cambierà ogni cosa.


Mi avvicino e le parlo.

Parole semplici, forse stupide penserà lei.

«Ciao Hanabi. Come va?».

Parole gentili ma forse poco rispettose, per una persona nella sua posizione.

Mi guarda. È distante, assente.

Come un animale che vorrebbe essere altrove.

Come un animale in gabbia, rassegnato alla sua condizione.


Nel giorno che cambierà ogni cosa capisco che Hanabi Hyuuga vive come un animale in gabbia e improvvisamente abbatto le barriere che ci dividono, perché con gli animali, di qualunque razza e tipo, so entrare in sintonia perfetta.


Pochi minuti dopo siamo seduti su un muretto. Mangiamo ramen e parliamo.

«Pensavo che alla fine tu e mia sorella vi sareste messi insieme» dice a un certo punto.

Quello è l'inizio della svolta. Annuso il suo cambiamento. Ha cominciato a lasciarsi andare con quella piccola confessione troppo intima per risultare naturale, dalla sua bocca.

Sorrido.

«Lo pensano tutti».


Vero. Perché con gli animali so entrare in sintonia perfetta e Hinata è una farfalla che si posa sui fiori e vorrebbe trovarne uno abbastanza grande per accoglierla su di sé per sempre.

«Hinata è come una farfalla» le dico

«E io? Cosa sono io?» chiede.


«Un leopardo in un mondo che non gli appartiene» rispondo.


Lei capisce.

Ecco la cosa davvero assurda. Ecco la vera svolta. Lei capisce ciò che intendevo dire. Sa di essere un leopardo perché il leopardo corre veloce, e corre e corre, ma spesso non sa dove andare. Corre per il piacere di correre. Ma in un mondo che non gli appartiene il leopardo può solo sognare di correre.

Lei annuisce.

Ecco la cosa davvero assurda. Ecco la vera svolta.


«Voglio trovare il mondo dove posso correre» sussurra.


Così la guardo. Improvvisamente mi accorgo che è bellissima.

Possiede la bellezza fiera e selvaggia del suo animale, i suoi occhi felini, i suoi muscoli tesi, la sua grazia e la sua maestà.

Improvvisamente.

È la mia rivelazione, la mia epifania. È come se tutto il tempo prima io lo abbia vissuto solo per poter essere lì in quell'istante, per guardarla, per desiderarla, per amarla.

Nel modo istintivo e passionale con cui amano gli animali.


Per questo senza pensare ad altro, mi avvicino e la bacio: perché il pensiero mi ha sempre inibito e ora non voglio inibizioni.

Adesso mi prende a schiaffi, penso.

Aspetto, ma non succede.

Anche Hanabi mi bacia e si stringe al mio petto

È tutto inaspettato, assurdo, meraviglioso.


È il giorno che cambia ogni cosa.


  
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