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Autore: Riflessi    22/02/2018    6 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 6
La stanza segreta di Villa Malfoy
 
 
Quel giorno al lavoro si occuparono del caso di Draco Malfoy: lei ed Harry decisero che fosse giunta l'ora di togliere i sigilli alla stanza che avevano sequestrato al loro ex compagno di scuola, ed iniziare ad analizzare gli oggetti oscuri rinvenuti lì dentro. Con il passare delle ore, Hermione si era gradualmente allontanata dal pensiero di ciò che era successo in casa sua quella notte, e dopo averlo raccontato al suo amico, decisero di discuterne con calma a cena da Molly Weasley.
 
Quando giunsero quel pomeriggio stesso a Malfoy Manor, Hermione, decisamente nervosa, si stupì invece di trovare una dimora completamente diversa, anche se perfettamente uguale a com'era allora... Non sapeva spiegarselo: forse, il brutto ricordo che ne aveva, era stato scaturito solo dal terrore e dalla sofferenza delle torture inflittale da Bellatrix. Aveva memoria di una casa semibuia, tetra, angosciante, addirittura fredda e invece, nonostante fosse rimasta a grandi linee la stessa di prima, non le trasmetteva più quel senso di oppressione al petto.
Ruotò più volte su se stessa, meravigliata dalla bellezza sontuosa del maniero, come se lo vedesse per la prima volta; si ritrovò addirittura con il naso all'insù, perdendosi ad osservare gli enormi lampadari di cristallo, i drappeggi lussuosi delle tende che sfioravano dolcemente il pavimento di marmo, gli specchi maestosi che le rimandavano l'immagine di una donna vestita elegantemente di nero, con gli occhi sgranati dallo stupore ed un sorriso incredulo stampato in viso. Si domandò inaspettatamente come potesse essere vivere in quella casa così dispersiva, così regale, così importante. Poi, attraverso lo specchio, Hermione vide scendere lentamente le scale un silenzioso Draco Malfoy, e tutti gli altri sciocchi pensieri svanirono, mentre realizzava che, da quella prospettiva, lui appariva soltanto come un giovane uomo distinto e straordinariamente bello...
Si voltò di scatto, facendo sparire dal volto quell'aria da bambina sognante che gira per i corridoi della reggia del principe, e tornò alla sua posa professionale. Mosse qualche passo, ed il rumore rimbombante dei suoi tacchi la fece quasi vergognare mentre Draco salutava Harry rigidamente. Superati i convenevoli, il padrone di casa lì guidò attraverso vari ambienti, diretto alla stanza sequestrata; durante il tragitto, Hermione si soffermò più volte a contemplare sbalordita i soffitti lavorati o le pareti bianche alternate all'oro degli stucchi, ma fu solo quando si bloccò ad ammirare una sala affrescata, che Draco Malfoy tornò indietro per raggiungerla, lasciando il capo degli Auror ad aspettarli più avanti.
"La mia casa è stata costruita nel XVI secolo, Granger: le generazioni che vi si sono succedute l'hanno costantemente arricchita, per questo motivo puoi trovare un arredamento sfarzoso ed opere d'arte di tale livello!"
Hermione si voltò a guardarlo dritto nelle pupille, leggendovi l'enorme sforzo che aveva fatto per parlarle. Aveva gli occhi profondi, spiazzanti, di un grigioazzurro chiarissimo, simile a quello cristallino dell'acqua. Ed erano seri, troppo seri per essere occhi di un ragazzo di nemmeno trent'anni. Bastava esaminargli lo sguardo per capire i tormenti interiori che lo affliggevano, ed Hermione ebbe voglia improvvisamente di scuoterlo con nervosismo dal suo isolamento e di dirgli, una volta per tutte: Smettila di auto-punirti, maledizione! Rialzati e vivi, Malfoy! Vivi come stiamo vivendo tutti, perchè la tua vita non è meno importante di quella di qualsiasi altro essere umano!
 
Era giusto pagare per gli errori commessi, ma il caso di Draco Malfoy era singolare, e tutti avevano concordato che l'unica colpa da attribuire al ragazzo, era stata più che altro l'eccessiva codardia, la maleducazione, il disprezzo e l'alterigia che lo avevano contraddistinto tra l'infanzia e l'adolescenza. Tutto quello che aveva combinato dopo invece, era stato solo il naturale modo di agire di un ragazzo di sedici anni impaurito dalle minacce di un mago oscuro senza scrupoli, il più pericoloso degli ultimi cinquant'anni.
Spesso Hermione si domandava cosa avrebbe fatto lei se, invece di trovarsi catalogata come sanguesporco, fosse stata cresciuta da una famiglia di maghi ricchi e purosangue. Avrebbe avuto, ad undici anni, l'acutezza di capire da sé che era tutto tremendamente sbagliato? Avrebbe avuto, appena adolescente, la forza di ribellarsi al proprio amato padre e alla propria adorata madre per mettersi contro Lord Voldemort? No! Perché, con molta probabilità, nascere e crescere con quegli ideali, non le avrebbe permesso di porsi il minimo dubbio sulla loro correttezza!
Con il tempo, tante cose avevano portato Hermione ed Harry a far si di perdonare Draco Malfoy, ed una di queste era stata proprio il mettersi nei suoi panni. Non avrebbero mai dimenticato quella piccolissima prova di coraggio, rispetto alla sua proverbiale codardia, quando si era rifiutato di riconoscerli al Manor, evitando a tutti e tre la morte certa; ed anche se meno degno di lodi, pure il gesto di abbassare la bacchetta di fronte a Silente aveva decretato in fin dei conti la sua totale incapacità di uccidere o di fare davvero del male ad un essere umano.
Ecco: era tutto questo che aveva distinto Draco Malfoy da un vero Mangiamorte, ed era tutto questo che aveva consentito ad Hermione Granger di non odiarlo più... 
Poi, vederlo a distanza di quasi dieci anni, tormentarsi ancora per gli sbagli compiuti a tal punto da chiudersi completamente in se stesso, evitare il contatto umano e tenere lo sguardo basso fra la gente, le dispiaceva terribilmente.
 
"Come fai a vivere con disinvoltura in una casa così... così maestosa?" Gli aveva chiesto Hermione a voce bassa, dopo essersi ripresa dalle sue elucubrazioni. Draco aveva fatto spallucce, fermandosi a studiare le sensazioni che lei gli aveva provocato: aveva tentato di asciugarsi le mani sudate sul tessuto dentro le tasche del pantalone e di sopportare il prurito sotto le ascelle, tipico di quando era nervoso...
Lui non la odiava più Hermione Granger. No. Forse per inerzia ancora odiava Harry Potter, ma ormai aveva capito che si trattava più che altro di una stupida antipatia protratta nel tempo, senza un reale motivo. Per lei invece, che era diventata piacevolmente donna, provava un sentimento di vergognoso pentimento che lo annientava e lo turbava (anche per altri motivi, a dire il vero)... Non era facile poi, trovarsi di fronte alla persona che aveva bullizzato per anni e che, alla fine, gli aveva dato lo schiaffo morale di vincere la guerra e di fargli capire di essere sempre stato in torto. Tutto ciò, aveva minato alle fondamenta il suo incredibile orgoglio che, da quel giorno, era crollato pezzo dopo pezzo, lasciando solo un mucchio di macerie a testimonianza di quel suo glorioso passato da gran testa di cazzo.
Irritandosi con se stesso, Draco tornò per un momento il ragazzino cattivo di Hogwarts e, forse credendo di annichilire quelle sensazioni di disagio miste all'inconscia ammirazione per Hermione Granger e il suo nuovo corpo di donna, la liquidò dando il meglio del meglio di un Draco Malfoy versione tredicenne: "Sono abituato a vivere qui... come probabilmente tu sei abituata a vivere in un asfissiante monolocale babbano, fra il sozzume di Londra!" E le diede le spalle, riprendendo il cammino verso la stanza sequestrata.
 
 
***
 
 
Quando avevano sciolto i sigilli della stanza, Harry ed Hermione avevano trovato un luogo misterioso, pieno di oggetti ben catalogati, chiusi in teche di vetro e pieno di libri scritti in latino e runico. L'ambiente era in penombra e vi aleggiava un odore che non era piacevole, ma neanche sgradevole: un'idea di chiuso, un vago sentore di fumo di candela, carta, antichità...
Harry Potter, che aveva studiato più approfonditamente l'occulto e la magia oscura per diventare Auror, si occupò di analizzare le molte cianfrusaglie, pronunciando formule che risultavano incomprensibili perfino ad Hermione che, invece, si stava guardando intorno alla ricerca di qualcosa di preciso. Camminava lentamente, posava la bacchetta su ogni scaffale, avvicinava il naso alle sfere di cristallo guardandoci dentro, aggrottava le sopracciglia quando individuava un aggeggio inspiegabile, finché si fermò di fronte ad un quadro coperto da un lenzuolo bianco, appeso alla parete poco più lontana.
L'aveva trovato: il dipinto maledetto che Augustus Jenkins aveva venduto a Draco Malfoy per cinquanta galeoni. Tese la bacchetta di fronte a sé, si avvicinò con cautela e nervosismo, quasi immaginando la bambola voltarsi verso di lei, o il bambino saltare fuori dalla tela... e così il cuore cominciò a batterle più forte nel petto. Deglutì, facendo tremare un po' la bacchetta, e quando le sue dita furono ad un soffio dal togliere il lenzuolo che teneva celato il dipinto, una mano le apparve improvvisamente davanti, immobilizzandole il polso.
"Ooh, Merlino!" sussultò Hermione terrorizzata, e respirò profondamente quando, un secondo dopo, si accorse che quella mano elegante apparteneva a Draco Malfoy.
"Questo non devi toccarlo!" La rimproverò lui con voce bassa e profonda.
Hermione, stizzita, si scrollò la mano del ragazzo dal polso, irritata per aver fatto trapelare la paura, ma sopratutto ancora offesa dalle parole cattive che lui le aveva riservato prima: ne era rimasta profondamente delusa, perché non credeva di dover affrontare ancora, dopo anni, il suo disprezzo. Tutto ciò che aveva ponderato nel corso del tempo, come le scusanti, la pietà, il perdono... evidentemente non erano serviti a nulla.
"Io rappresento il Ministero, Malfoy! Ho il diritto ed il dovere di toccare ciò che voglio, qui dentro!"
Draco chiuse gli occhi per un momento, prima di avere di nuovo la forza di parlare: "Potrei essere d'accordo con te, se solo questo quadro non fosse così letale! Ancora non sono riuscito ad annullare il potere oscuro che sprigiona... Quindi, non puoi toccare una cosa di cui non conosci il pericolo!"
Hermione, con impeccabile professionalità, ma anche leggermente indispettita, prese una cartella con il timbro ministeriale ed iniziò a scrivere furiosamente, tanto che a Draco, per un attimo, ricordò spiacevolmente la Professoressa Umbrige.
"Malfoy? Tu sostieni che non utilizzi più la magia oscura da quasi dieci anni, giusto?"
"Nel modo più assoluto."
"Ci hai riferito che quello che collezioni qui dentro è il frutto di un lavoro costante, basato sulla raccolta di tali oggetti, sul loro studio e poi sull'annientamento delle maledizioni di cui sono impregnati! Confermi?"
Hermione aveva deciso di smetterla di provare ad avere un rapporto civile e cordiale con Draco Malfoy, perché non ne valeva la pena e, per quanto lui fosse pentito, evidentemente non era poi così pronto a fare un passo indietro.
Draco incrociò le braccia ed annuì in silenzio poi, con voce bassa, le disse, fintamente scocciato: "Ti preferivo poco fà, con quell'aria da scolaretta meravigliata mentre giravi per la villa!" Hermione lo guardò stralunata, finendo per ad arrossire di rabbia: "Beh, io invece ti preferisco quando non fai lo stronzo. Cioè mai!" E gli diede le spalle, appuntando ancora qualche informazione sulla cartella.
In Draco Malfoy montò una furia cieca, il respiro gli si fece pesante, le dita si strinsero a pugno fino ad evidenziare i tendini irrigiditi, e strinse i denti. Ma il bello era che... non era irritato con lei! No! Si era irritato con se stesso: si detestava con tutta l'anima per non essere capace di relazionarsi cortesemente con una donna, era più forte di lui: per un passo avanti che faceva, tornava indietro di due. Non esisteva niente di più devastante dell'odio verso il proprio io, e volle provare, per la prima volta, a combatterlo:
"Scusa..." Fu un sussurro strozzato, quasi incomprensibile.
Hermione s'immobilizzò sul posto, sconcertata. 
Scusa.
Scusa.
Scusa.
La parola le rimbombò più volte nella testa. Non credeva di poter mai sentire, in tutta la sua vita, quel termine uscire dalle labbra di Draco Malfoy. Fece quasi per aprire la bocca e dire una sciocchezza, ma poi preferì tacere e gustarsi il piacere momentaneo di quella piccola vittoria. Hermione era certa che quella parola nascondesse di più che il semplice chiedere perdono per aver pronunciato una frase infelice. No... racchiudeva molte altre cose, e allora, seppe che non si era sbagliata a credere nel suo pentimento, anche se per lui non era facile guardare in faccia la realtà ed affrontarla a testa alta; quelle sue ricadute scaturivano probabilmente più dal desiderio di non perdere totalmente la faccia di fronte a lei, che per reale disprezzo.
Hermione si voltò a guardarlo, abbozzò un sorriso timido ed abbandonò finalmente quella spiacevole aria da impiegata del Ministero, parlandogli con tono più dolce: "Perché lo fai, Draco? Intendo... perché ti occupi di svolgere un lavoro simile? E' rischioso! Ci sono gli Auror per questo! Ma non ti ricordi a scuola quante cicatrici aveva Malocchio Moody per aver passato la vita a combattere le maledizioni?"
Lui, bianco come uno straccio per aver osato affrontare una benedetta volta il suo stupido orgoglio, spalancò improvvisamente gli occhi stanchi, meravigliato di sentire il suo nome fra le labbra di Hermione Granger. Non si infuriò come ci si poteva aspettare da uno come lui, non aggredì la ragazza per la maleducazione di essersi presa una libertà che non le aveva concesso, ma anzi... il fatto gli provocò solo uno strano dolore al petto, come quando si prova un'emozione violenta.
Harry Potter sopraggiunse prima che lui potesse formulare una risposta esauriente alla domanda della donna. "Hermione! Qui dentro ci sono un migliaio di oggetti, ne ho analizzati solo una cinquantina purtroppo, ma ne è emerso che tutti sono stati colpiti in passato da incantesimi oscuri, tra i più svariati: anatemi mortali, maledizioni dolorose, sortilegi di memoria, possessioni e via dicendo. Nonostante ciò, tutti, in questo momento, risultano annullati!" Si voltò verso il padrone di casa: "Malfoy, sembra che tu non ci abbia raccontato idiozie! Ovviamente dovrò tornare per terminare il lavoro, ma..."
Draco Malfoy lo interruppe: "Potter, qui dentro gli unici oggetti che contengono ancora poteri oscuri sono quella bambola laggiù, chiusa nella vetrina!" Fece un breve cenno con il capo per mostrargliela. "E poi questo quadro coperto dal lenzuolo!" Lo indicò con un dito. "Ci stavo appunto lavorando sopra, quando mi avete sequestrato tutto!"
Harry annuì pensoso e si allontanò per osservare la bambola di pezza, che sembrava assolutamente innocua con quegli occhioni così grandi e dolci, i capelli rossi, il vestitino, e le calze a righe come quelle di una bambina. "Il problema Malfoy, è che per la legge non importa se questi oggetti li tieni chiusi a chiave e cerchi di distruggerli! Li possiedi, e tanto basta. Per il Ministero è sufficiente per sbatterti ad Azkaban e gettare la chiave in mare!" L'Auror si voltò a guardarlo, prima di riprendere, pensieroso: "Dovrò chiudere un occhio, probabilmente, e fingere che quella bambola con il quadro non esistano..."
Hermione aveva finito di scrivere il resoconto del caso, omettendo naturalmente la presenza di quei due oggetti mentre lanciava un'occhiata d'intesa ad Harry, e poi aveva riposto la cartella nella borsa, sorvolando sul piccolo momento di debolezza avuto prima: "Verrai chiamato al Ministero per rispondere di altre domande, per il momento credo che Harry rimetterà di nuovo sotto sequestro la stanza, per terminare il lavoro. Se può farti piacere, posso dirti che ho sbattuto il tuo accusatore ad Azkaban, per via di alcuni traffici illeciti di cui si occupava!"
Draco ragionò, finché in lui si fece strada un sospetto: "Era Augustus Jenkins, vero?"
Hermione non rispose chiaramente, ma quello che disse fu sufficiente per fargli capire: "Le leggi sulla privacy in teoria non mi permettono di dirtelo! Diciamo che questa informazione mi è CASUALMENTE sfuggita!" Gli sorrise, complice... e Draco venne trapassato al petto da un dolore piacevole, lo stesso di quando lei l'aveva chiamato per nome.
 
 
***
 
 
"Non puoi tornare a dormire a casa tua, maledizione!" Ron Weasley sbraitava da oltre dieci minuti, cercando di convincere la sua amica a restare alla tana, dopo i fatti che le erano capitati la notte prima in casa. Harry invece, fissava silenzioso il bracciale di Hermione, continuando a pensare alle parole di Malfoy, che lo aveva avvisato del pericolo giorni e giorni prima. In quel momento la ragazza era tutta scarmigliata, ed aveva le gote arrossate di esasperazione: "Per Merlino, Ron! So difendermi da sola!" 
"Certo! Come no! Ho visto come sei riuscita a difenderti quando quella cosa ha scaraventato la tua bacchetta per terra!"
"Mi ha colta impreparata!"
Ron alzò la voce: "Ovvio che ti ha colta impreparata, secondo te uno che vuole farti del male aspetta che sei pronta a difenderti!?!"
"IO VOGLIO TORNARE A CASA MIA!"
Ron si girò verso il cognato, allibito: "Harry! Dille qualcosa a questa pazza!"
Molly Weasley si affacciò dalla cucina e, domandando se andasse tutto bene, portò il dolce di fine pasto. Ginny era andata a stendere le gambe sul letto della sua vecchia stanza, per riprendersi delle nausee di una nuova gravidanza mentre da qualche parte della tana, si sentiva il signor Arthur dire cose stupidissime al piccolo James.
Harry, senza scomporsi minimamente, sollevò la schiena dal divano e poggiò i gomiti sulle ginocchia, guardando intensamente l'amica. Se Draco Malfoy avesse avuto ragione, le cause di quegli episodi erano da attribuire allo strano gioiello che lei portava al polso: "Hermione, posso vedere quel bracciale?"
Ron, comprendendo al volo cosa passasse per la testa di Harry, rimase in silenzio ad aspettare la risposta. Hermione non capì il motivo per cui, apparentemente, il discorso era deviato su di un altro argomento, ma si sentì subito a disagio, come se non volesse che la loro attenzione si fosse puntata al bracciale d'oro. A dire il vero, percepì una ritrosia non sua a parlare del gioiello: le dava quasi fastidio.
"Cosa c'entra adesso il bracciale?" Ed ebbe l'istinto di coprirlo, poggiandoci sopra l'altra mano.
Harry notò il gesto, cominciando ad impensierirsi: "Hermione! Fammelo vedere ho detto!"
"No."
"Perché no? Che problema c'è?"
"HO DETTO DI NO!"
Harry tirò fuori la bacchetta, innervosito dal comportamento di Hermione, pronto ad immobilizzarla per strapparglielo di dosso: anche con la forza, se necessario. Ogni minuto che passava, si convinceva sempre di più che quel maledetto di un Malfoy ci aveva visto giusto. Negli occhi di Hermione Granger passò un barlume di profondo odio, ed il ragazzo ne rimase scioccato. Si fronteggiarono in silenzio, lasciando Ron imbambolato nel mezzo.
Hermione intanto sentiva il cervello esplodergli di una grande confusione, una forza sconosciuta che cercava a tutti i costi di farle dire cose che la sua coscienza invece non approvava. Un rancore violento la voleva misteriosamente sopraffare e, guardare Harry negli occhi, diventava ogni minuto più difficile, improvvisamente sentiva di odiarlo, senza motivo... alla fine riuscì a vincere la battaglia contro quella parte oscura della sua mente e, per evitare di fare sciocchezze, prese al volo la borsetta dall'appendiabiti e scappò via, smaterializzandosi nel campo di grano appena fuori dalla tana, distrutta dal dispiacere.
 
Continua...
   
 
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