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Autore: rekichan    23/02/2018    5 recensioni
«Ino ha castato Lussuria Innaturale e tu hai fallito miseramente il Tiro Salvezza su Volontà. Come gli altri centinaia di tiri da quando abbiamo iniziato questa pietosa sceneggiata che mi ostino a chiamare “campagna” – sbadigliò – Ora, o cominci a cercare di farti il cagnaccio, oppure ti faccio spuntare un non-morto alle spalle che ti inchiappetta con il suo femore. Scegli la soluzione che preferisci».
[Pathfinder!AU][SasuKiba][MadaSaku][NaruGaa][DeiIno][HinaTen]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Kiba Inuzuka, Madara Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Gaara
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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You can’t play in a stealth mode if you roll a critical failure

 

 

Capitolo I

You can’t intimidate the door

 

La stanza ovale è illuminata dalla tenue luce delle candele. Le fiamme aranciate si specchiano, contorte e disomogenee, sull’acqua della vasca al centro. Solo un lieve soffio di vento, proveniente dalla spaccatura sul vetro del rosone dove il simbolo di Sarenrae[1] riluce alla flebile luce delle fiammelle, sembra ravvivare l’atmosfera del tempio. Il marmo delle pareti, un tempo bianco e splendente, è oscurato dalla polvere che il tempo ha sedimentato.

«C’è puzza di morte», annuncia Karas. Con noncuranza, si gratta l’orecchio peloso con la zampa posteriore. Variel gli scocca un’occhiata irritata. Una luce azzurrina comincia a emanare dai suoi occhi chiari che, attenti, si soffermano sulle varie zone della stanza[2].

Nulla sembra rivelarsi all’incantesimo, almeno finché lo sguardo non si posa sull’altare. È antico, con un fronte in legno un tempo riccamente intagliato e ora graffiato dai topi e imputridito dal tempo e dall’umidità, ma agli occhi del mago[3] brilla di una luce intensa. Percepisce la magia provenire da dentro la fragile struttura in pietra. Forse ce l’hanno fatta, forse la fine del loro pellegrinaggio è finalmente arrivata…

«Be’, cosa facciamo?», chiede Nijiena. La paladina[4] sembra osservare con apprensione lo stato in cui è ridotto il tempio. Non riesce a credere che il luogo dove si celebra la bontà della Fiamma Guaritrice possa essere ora teatro di tale squallore. La frase del morfico[5] l’ha turbata e le condizioni della chiesa non lasciano molto spazio alle interpretazioni: quel luogo è abbandonato da tempo, forse da secoli e qualcosa di malvagio ha corrotto la santità del tempio.

«Nell’altare c’è un oggetto magico – spiega Variel – Forse è la fiamma di Sarenrae, ma prima di procedere sarebbe il caso che Salien controlli il percorso più sicuro».

«Perché devo andare sempre io per primo? – protesta la Kitsune[6] – Non può andare che so… Tessara? Non ha fatto praticamente nulla per tutto il viaggio!»

L’elfa[7], chiamata, si volta spocchiosa verso Salien, agitando i lunghi capelli bruni come il tronco dell’ebano.

«Perché io sono un’artista, non una rozza volpe cerca trappole[8] come te!», protesta, stringendo tra le mani l’arpa[9].

«Allora potrebbe andarci Jaina, almeno avremmo tutti una visione del suo posteriore mentre si fa saltare in ar…»

La musica dall’arpa di Tessara riempe l’aria. Salien comincia a sentirsi strano e lo sguardo si dirotta, magnetico, su Karas trasformato in lupo. Non avrebbe mai pensato che un animale sarebbe potuto risultare così affascinante, con quelle zanne gigantesche, la coda folta e sensuale… Il suo istinto prende il sopravvento e perde la sua forma umana. Il volto si allunga, il corpo si ricopre di pelo fulvo e la lunga coda esce dai pantaloni agitandosi sensuale. Le orecchie umane si allungano, si allargano e si diramano nella loro forma volpina. Lentamente si avvicina al morfico

 

«Ehi! A Salien non piace Karas

Madara alzò lo sguardo da sopra lo schermo in cartone[10] che protegge i suoi lanci di dadi dagli sguardi curiosi dei giocatori, indignato per l’interruzione – l’ennesima – alla sua meravigliosa narrazione.

«Ino ha castato[11] Lussuria Innaturale[12] e tu hai fallito miseramente il Tiro Salvezza[13] su Volontà. Come gli altri centinaia di tiri da quando abbiamo iniziato questa pietosa sceneggiata che mi ostino a chiamare “campagna”[14] – sbadigliò – Ora, o cominci a cercare di farti il cagnaccio, oppure ti faccio spuntare un non-morto[15] alle spalle che ti inchiappetta con il suo femore. Scegli la soluzione che preferisci».

«Ma non è giusto!», protestò Naruto. Lanciò un’occhiata furibonda a Ino che ridacchiava sulla sedia, le lunghe gambe accavallate e l’aria insolente dipinta sul volto; un braccio stringeva, possessivo, il bicipite muscoloso di Deidara che, incurante della situazione, si scostò il lungo ciuffo biondo dagli occhi chiari e guardò da un’altra parte.

Tutto in Ino sembrava urlare: «Giù le mani dal personaggio del mio ragazzo», ma Naruto non sembrava intenzionato a tollerare oltre quella situazione. Balzò in piedi, colpendo il tavolo con le mani; qualche dado rotolò sulla superficie e Gaara, seduto accanto a lui, si affrettò a bloccarlo prima che cadesse a terra, mentre Uzumaki imprecava: «È da quando abbiamo cominciato a giocare che Ino lancia incantesimi ogni volta che si fa qualche battuta sessuale sul personaggio di Deidara! Non hai detto che le questioni esterne devono restare fuori dal gioco?»

Madara non sembrò curarsi delle sue parole. Si limitò ad alzare la mano destra e a piegare prima il pollice, poi il mignolo, poi…

«Questa è un’ingiustizia! Non puoi ricattarci con la morte dei personaggi!»

«Sono il master[16], faccio quello che voglio», abbassò l’anulare.

«Non puoi decidere tutto tu!»

«Naruto per la Fiamma di Sarenrae, vuoi sederti e riprendere a ruolare? – protestò Sasuke, esasperato – Ino, tu piantala di fare metagame[17], nessuno è intenzionato a provarci con Jaina».

«Perché? Non è abbastanza bella per te, Uchiha?», intervenne Deidara, piccato sull’orgoglio. Il suo personaggio, una splendida elfa ranger[18] con i capelli azzurri e gli occhi viola, era assolutamente magnifico, un’opera d’arte, almeno a suo modesto parere e quel continuo disinteresse da parte del fratello minore di uno dei suoi migliori amici era esasperante. Oltretutto, Variel, l’elfo mago di Sasuke, era l’unico esemplare della loro specie maschio presente nel party, quindi il deprecare Jaina in gioco e fuori da parte sua acquistava un doppio valore offensivo.

«Il pensiero mio e di Variel su Jaina si è espresso abbastanza quando, in una battaglia in mezzo alla foresta, invece di salire sugli alberi e ammazzare nemici di nascosto, è rimasta al centro della radura a farsi caricare da un ogre[19]! È una ranger e tu la usi come se fosse una prostituta di basso borgo!»

«Ha solo un modo di combattere alternativo».

«Se “alternativo” è diventato sinonimo di “suicida”, sono d’accordo con te», replicò Sasuke, sorridendo serafico.

«Improvvisamente l’acqua della vasca comincia a ribollire tingendosi di rosso. Di fronte ai vostri occhi terrorizzati si addensa in una forma umanoide. Una puzza di marcio e putridume invade le vostre narici e qua mi fate prima un tiro su Tempra[20] per non vomitare, poi uno su Volontà[21] per non pisciarvi addosso».

 

***

«Non ci credo che ci ha mandato contro un golem di sangue[22] – bofonchiò Sasuke, tirando un calcio al primo sasso a terra – Insomma, tutto per colpa di Ino e Naruto! Se quel dobe la piantasse di fare battutacce su Jaina…»

«Uchiha, te la prendi troppo. È solo un gioco».

Sasuke fulminò Kiba con lo sguardo. Allungò la mano, gli tolse la sigaretta dalle labbra – giusto per sentirlo protestare un: «Ehi, se vuoi fumare comprati le tue!» - e gli rubò un tiro, ben intenzionato a non restituirgliela. Quando le sue intenzioni furono fin troppo chiare, Kiba sbuffò esasperato e se ne accese un’altra.

«Non è solo un gioco – riprese Sasuke – È un’avventura, una vita parallela alla nostra, un…»

«Sai che anche l’essere nerd ha dei limiti Uchiha? Stai perdendo il contatto con la realtà».

Sasuke sbuffò, indignato. Quel siparietto con Kiba si svolgeva tutti i weekend, almeno da tre mesi a quella parte, da quando Sasuke aveva deciso che forse, forse, poteva abbassarsi a chiedere un passaggio, invece che tornare a casa a piedi di notte tutte le volte. O meglio, da quando suo cugino Madara aveva imposto che il suo commesso riaccompagnasse il nipote a casa dopo ogni sessione, all’affermazione acida di: «Per quanto la prospettiva possa risultarti allettante, non voglio sentire zia Mikoto protestare perché hanno abusato del tuo fondoschiena delicato, quindi o ti fai riportare a casa, o non giochi più».

Alla prospettiva di cessare di ruolare, Sasuke aveva acconsentito di malavoglia al ricatto, sebbene tutto in Kiba, dal suo atteggiamento scanzonato al ghigno ribelle e spregiudicato, indicasse una persona affatto in grado di badare a se stesso, figuriamoci di portare a casa sani e salvi terzi. Sua fortuna, si era dimostrato più responsabile di quanto sembrasse in apparenza e aveva scoperto che Inuzuka aveva una buona tenuta di guida. Spericolata sì, irrispettosa di ogni regola stradale pure, ma perlomeno era in grado di farlo giungere alla propria abitazione senza incidenti.

«Non sto perdendo il contatto con la realtà», bofonchiò. Prese il casco che il ragazzo gli porgeva e si premunì di allacciarlo per bene sotto al mento. Lanciò un’occhiata di rimprovero a Kiba che, in sprezzo alle basilari regole di sicurezza, era già salito a bordo della moto, una Yamaha MT 125 rosso fuoco, senza indossarlo. Inuzuka gli regalò una risata sprezzante in risposta.

«Avanti, marmocchio, sali che ti riporto a casa. I bambini come te dovrebbero dormire da un pezzo», lo prese in giro.

Sasuke non se lo fece ripetere. Ignorò l’insulto e si accomodò dietro a Kiba, aggrappandosi al giubbotto in pelle. Quando la moto partì, allacciò istintivamente le braccia attorno alla sua vita per non sbilanciarsi. Il vento laterale gli frustava il viso e si ritrovò per l’ennesima volta ad appoggiare il volto sulla schiena di Inuzuka per proteggersi.

Il viaggio in moto lo aiutò a liberarsi dei cattivi pensieri e dell’arrabbiatura per lo svolgimento della sessione. Tuttavia, non poté fare a meno di maledire il giorno in cui aveva chiesto a Sakura di accompagnarlo alla fumetteria da suo cugino. Sasuke frequentava il Konoha Comics&Games da quando Madara, con un colpo di testa che quasi aveva fatto venire un infarto a KaguyaSasuke poteva quasi giurare che lo avesse fatto apposta, giusto per provare la sua teoria malsana secondo cui la trisnonna aveva stretto un patto con i peggiori gironi infernali perché la mutasse in un semi-lich[23] immortale -, aveva mollato gli studi universitari per mettersi a vendere fumetti assieme al suo migliore – e unico – amico Hashirama. Avevano così aperto il negozio e a Sasuke non era parso vero di poter finalmente usufruire di quel piccolo angolo di paradiso; andava quando poteva e aveva insistito con tenacia infantile per poter partecipare a una sessione di Pathfinder[24] masterizzata dal cugino, memore di quelle che Madara, da adolescente, organizzava per lui, Itachi e Shisui. Solo che, se ai due componenti più grandi del party la passione era scemata con la crescita, Sasuke aveva continuato a sognare di poter sconfiggere draghi, vivere avventure meravigliose e avvincenti e muovere personaggi sempre diversi.

Aveva però impiegato anni a convincere Madara a permettergli di partecipare a una campagna. Il cugino preferiva masterizzare party di giocatori navigati, senza doversi impelagare in noiose spiegazioni sulle regole base del gioco. Quando, finalmente, Sasuke aveva avuto il suo benestare, era successo il fattaccio, altresì definito dal piccolo Uchiha: il giorno in cui il suo d20 della vita aveva fatto fallimento critico.

«Hai intenzione di dormire abbracciato a me, Uchiha

La voce di Kiba lo riscosse dai suoi pensieri. Seccato, scivolò giù dalla moto e si slacciò il casco.

«Grazie per il passaggio, Inuzuka», bofonchiò, mentre gli restituiva il copricapo. Kiba se lo mise in testa, lasciandolo slacciato e gli sorrise.

«Di nulla principessa», lo prese in giro. In risposta, Sasuke gli tirò un calcio sulla caviglia. Non troppo forte, giusto quel tanto che bastava a fargli comprendere la propria indignazione, ma invece di scatenare il puro terrore in Kiba, ebbe solo l’effetto di farlo sciogliere in una grassa risata.

Fallito il tiro su Indimidire[25], pensò Sasuke, con rammarico. La sua vita al di fuori del gioco era una lunga serie di fallimenti critici[26]. Di nuovo irritato, cominciò ad avviarsi verso il cancello. Fu la stretta di Kiba sul suo polso a bloccarlo.

«Non te la sei presa, eh marmocchio?»

Sasuke rimase sorpreso dal tono serio di Inuzuka. Lo scrutò attentamente, ricercando negli occhi castani un brillio divertito, o un segno della prossima presa in giro a una sua eventuale risposta, ma Kiba sembrava sinceramente preoccupato di averlo offeso. Un po’ rabbonito, scosse il capo: «Non me la prendo per certe stronzate», rispose.

«Bene, perché… Be’… Lasciamo perdere. Tutto a posto, giusto? – Sasuke annuì. Kiba mise in moto – Ci vediamo sabato prossimo!»

«A sabato…», mormorò Sasuke. Seguì con lo sguardo la moto scomparire lungo la strada e si lasciò andare a un profondo sospiro. Si arrabbiò con se stesso per quel momento di debolezza e si affrettò lungo il vialetto. Recuperò la chiave di casa ed entrò, stando attento a non svegliare nessuno. Lo sguardo si posò sull’orologio che segnava le 3.42 del mattino. Avevano fatto più tardi del solito quella sera. Prese il cellulare e lo riaccese, usando la torcia del telefono per illuminare le scale e raggiungere la propria camera.

Una volta a letto, riaccese la connessione internet e controllò i messaggi su Whatsapp. Sakura doveva essere ancora sveglia, perché apparve subito una notifica a nome dell’amica. Fu tentato di ignorarla, ma poi si ricordò che le aveva promesso, quando avevano cominciato a giocare, di avvisarla ogni volta che arrivava a casa sano e salvo, quindi si costrinse a leggere il messaggio e a rispondere.

 

Sakura

Sasuke tutto bene? Io sono arrivata a casa. Anche stasera tuo cugino si è rifiutato di accompagnarmi, lasciatelo dire: è un cafone!                                                                                                                                             03:52

 

Sasuke sospirò. Da quando aveva – dannato lui – chiesto a Sakura di accompagnarlo in fumetteria, la sua vita era andata letteralmente a rotoli. Aveva sempre evitato di far conoscere all’amica i propri parenti, ma aveva pensato fosse carino condividere con lei una delle sue passioni. Così, con la promessa di non dire nulla a scuola, le aveva rivelato che dopo la scuola si recava sempre al Konoha Comics&Games, per vedere le nuove uscite e tenersi aggiornato sulle campagne di giochi di ruolo che il negozio di Madara organizzava. Fin lì, non ci sarebbero stati problemi, anzi! Sakura si era dimostrata perfino comprensiva verso quel suo hobby. Non lo aveva neppure fatto sentire strano, o diverso, o infantile e si era offerta di accompagnarlo a iscriversi alla sessione.

Purtroppo quel giorno gli ormoni di Sakura avevano deciso di prendere il controllo dell’altrimenti notevole cervello della sua migliore amica, perché si era presa una cotta per la persona più misogina che Sasuke avesse mai avuto il dispiacere di conoscere: suo cugino, Madara Uchiha.

Così, Sakura aveva sviluppato, guarda caso non appena appreso che Madara avrebbe masterizzato la campagna, un improvviso interesse per i giochi di ruolo e si era iscritta alla campagna, alla sua campagna, quella che Sasuke aveva desiderato per tanto tempo. Non si poteva lamentare, il suo personaggio, Yangrit, una nana[27] barbara[28] di livello 10 particolarmente collerica, era un ottimo tank[29], peccato che ci provasse spudoratamente con ogni singolo PNG[30] del Master, esasperando non solo lui, ma anche Madara stesso.

Rassegnato, si costrinse a risponderle.

 

È fatto così. Dovresti saperlo ormai. Comunque sono a casa, anche stasera Kiba non ci ha ammazzati in un incidente con la moto.                                                                      03:55

Sakura

Meno male! A proposito, glielo hai detto? E non provare a rispondere che non c’era nulla da dire! Non puoi mentirmi, Sasuke Uchiha! Si vede lontano un miglio che il nostro commesso di fiducia ti attizza.      03:59

 

In quel preciso momento, Sasuke sentì l’improvvisa voglia di sprofondare sotto le coperte e nascondere al nulla il proprio colorito paonazzo. Sakura era fin troppo diretta per i suoi gusti, senza che lo dimostrasse ulteriormente sbattendogli in faccia la semplicità con cui riusciva a sbirciare oltre il muro di indifferenza che si era costruito, al caro prezzo di sangue e sudore. Mise da parte il telefono, indeciso su cosa risponderle e consapevole che, qualora avesse mancato di farlo, Haruno sarebbe stata capace di chiamarlo. Rifletté qualche minuto, perdendo tempo con una partita a Candy Crush. Sapeva che l’amica aveva centrato il punto, ma non si sentiva pronto ad ammettere così spudoratamente che sì: Kiba lo attraeva. Era quasi spaventato da quell’impulso che lo portava a considerare una persona, così lontana dai suoi canoni, interessante; prima di allora, non aveva mai provato un interesse fisico o sentimentale per qualcuno in maniera intensa. Certo, aveva avuto le sue cotte spente in maniera brutale ancora prima di divampare, ma erano tutte dettate da un’affinità per lo più mentale, invece che fisica. Kiba invece, per usare il gergo da perfetta nana barbara di Sakura, lo attizzava e Sasuke non la smetteva di interrogarsi su come fosse possibile.

Quando lo aveva visto al Konoha Comics&Games per la prima volta, non gli aveva detto nulla: era il solito commesso anonimo, di circa vent’anni – Sakura avrebbe scoperto poi, dopo accurate indagini («Ehi, Kiba quanti anni hai?») che ne aveva ventuno –, capelli di un anonimo castano e la capacità di guadagnarsi il secondo posto nella scala personale d’irritabilità di Madara, circa un gradino sotto Hashirama. Finché non avevano cominciato a giocare, Sasuke non lo aveva degnato di uno sguardo; non sapeva neanche il suo nome, visto che il cugino continuava a chiamarlo con un fischio o con l’appellativo di “Fuffi”. Tuttavia, quando la campagna era iniziata, Sasuke era rimasto stupito dalla sua conoscenza di Golarion, il mondo dove si svolgevano le avventure di Pathfinder, almeno quanto era rimasto inorridito dalla sua scheda giocatore, piena più di sberleffi che di note serie.

Eppure, mentre ruolava Karas, il suo morfico di livello 13, Kiba acquisiva tutto un altro fascino. Il sorriso si faceva sghembo, predatorio; gli occhi si illuminavano di una luce rapace e Sasuke ne era rimasto rapito. Per un po’, si era perfino convinto di essersi preso una cotta per Karas e non per Kiba, ma le lunghe chiacchierate e i tragitti assieme per farsi riaccompagnare a casa gli avevano fatto presto abbandonare quell’opzione. La verità, la tragica amara verità, era che Karas e Kiba erano più simili di quanto sembrasse e i suoi ormoni adolescenziali impazziti non sembravano propensi a tenere distinta la realtà dall’immaginazione.

 

Sakura

Sasuke ci sei?                                   04:05

 

La notifica Whatsapp gli rammentò che doveva una risposta a Sakura. Decise, per mantenere la propria sanità mentale, di troncare la conversazione in fretta.

 

Scusa, mi ero appisolato. Non è successo niente e non gli ho detto niente. Ci sentiamo domani. Buonanotte.                                     04:07

 

Non aspettò risposta. Mise in carica il cellulare e si girò dall’altra parte, cercando di prendere sonno. Il giorno dopo sarebbe iniziato di nuovo il conto alla rovescia per il sabato successivo; il giorno dopo sarebbe cominciata un’altra tediosa domenica, poi un lunedì, un martedì e via dicendo, ma quella sera aveva avuto i suoi dadi, il suo mondo fantastico dove la magia poteva risolvere ogni problema – o quasi –, dove non aveva i limiti imposti dal suo corpo, dalle incombenze quotidiane, dove tutto era più avvincente, più interessante, più…

Cullato dal pensiero della campagna, si addormentò.

 

 

 

N/A: salve a tutti e benvenuti a questo delirio da giocatore di ruolo. So che non dovrei (no, non dovrei proprio), cominciare un’altra long, ma avevo bisogno di qualcosa di leggero per staccare da Lettera, quindi eccola qua.

Questa storia non avrà aggiornamenti regolari. Come ho detto: mi serve per staccare e scrivere qualcosa di più semplice e divertente, quindi la scriverò molto a tempo perso. D’altro canto, mi rendo conto che per chi non gioca a Pathfinder o D&D sarà solo un’enorme insieme di dati, ma per questo ci sono le note a piè di pagina su cui trovate le spiegazioni in breve della terminologia, i link per approfondire e via dicendo.

Appena le terminerò caricherò anche su un apposito file le schede dei personaggi dei nostri amati giocatori. Spero davvero che possa divertirvi, almeno quanto diverte a me scriverla.

Un po’ di dediche/ringraziamenti.

A EuphemiaMorrigan, perché deve innamorarsi dei GdR, perché il MadaSaku è una cosa bella e perché Sakura nana barbara infoiata che ci prova con i PNG del master è cosa buona e giusta.

A Nyt, Dimitri, Ciara, Seriz e Kira (e al Master) e ai loro giocatori, per tutte le avventure, i pianti e le risate che ci facciamo a suon di rotolar dei dadi.

Alle bimbe della gilda, che ascoltano deliri, tirano dadi e si divertono a cazzeggiare per ore su ogni stronzata.

Al gruppo SasuNaru Fanfiction Italia, per essere sempre fonte di meravigliosa ispirazione, anche sul crack.

Alla prossima.



[1]Conosciuta dai suoi fedeli come “Fiore dell’Alba”, “Fiamma Guaritrice” e “Sempre Chiara”, Sarenrae è una Dea che insegna temperanza e pazienza in tutte le cose. Compassione e pace sono le sue più grandi virtù e se i nemici della fede possono essere redenti, dovrebbero esserlo. È la divinità buona principale del Pantheon di Pathfinder.

[2] Incantesimo di individuazione del magico, scuola di Divinazione, individua oggetti magici nel raggio di 18m.

[3] Classe di Pathfinder; il mago è il caster (incantatore) principale del gioco.

[4] Una delle classi di Pathfinder. Il paladino è letteralmente un combattente per la propria fede.

[5] Il morfico è una delle classi di Pathfinder; è talmente legato alla natura e alle bestie selvagge che può mutare il suo corpo di conseguenza e acquisire caratteristiche fisiche di Forme Animali, man mano che salgono di livello. La forma minore di una forma animale concede dei bonus a seconda dell’animale scelto, mentre nella forma maggiore (come nel caso di Karas) prendono proprio forma dell’animale. In questo caso, Karas è trasformato in un Lupo Crudele.

[6] Le Kitsune sono generalmente femmine, in questo caso Salien è un raro esempio di kitsune maschio. Sono una razza di creature antropomorfe, con volto, peluria e coda di volpe, che all’occorrenza possono mimetizzarsi con una forma umana definita.

[7] Gli elfi sono una delle razze di Pathfinder. Particolarmente snelli e agili, si prestano soprattutto a classi di incantatori come maghi, druidi e bardi, ma anche ranger, cacciatori, ecc.

[8] Salien è un rouge, o ladro. Questa classe di solito va sempre avanti nei dungeon perché particolarmente esperta nel trovare trappole.

[9] Tessara è una elfa barda. Il Bardo è una delle classi di incantatori di Pathfinder, esperti in incantesimi di illusione e ammaliamento che lanciano tramite la musica.

[10] I master a D&D, Pathfinder, Masquerade, ecc., tendono a utilizzare uno “schermo” in cartone, molte volte dipinto e decorato (alcuni arrivano a costare discrete cifre), per evitare che i giocatori vedano i suoi tiri di dado o sbircino le linee guida della campagna.

[11] Termine gergale per dire: “Ha lanciato tale incantesimo”

[12] Lussuria innaturale fa provare desiderio sessuale verso un soggetto designato.

[13] Tiri basati su tre caratteristiche secondarie: Tempra, Riflessi e Volontà. Ogni tiro di dado ha una CD (Classe Difficoltà), ovvero un punteggio da superare col risultato del lancio + il punteggio in queste o altre caratteristiche. Se il risultato è uguale o minore al valore della CD

[14] “Campagna” è il modo di definire l’insieme delle sessioni di gioco legate da un unico filo narrativo.

[15] I non-morti sono una razza di Pathfinder. Possono essere creati da necromanti, oppure essere vere e proprie razze a sé.

[16] Il motto di qualsiasi GdR è: “Il Master è il dio dei tuoi dei”

[17] Quando un giocatore infila situazioni o conoscenze personali nella campagna, di cui il personaggio non dovrebbe o potrebbe essere a conoscenza.

[18] Il ranger è un’altra classe di Pathfinder, specializzata di solito nel combattimento a distanza. È raro che un ranger, soprattutto elfa, se la cavi in mischia, per quanto non la disdegni. La scena qui descritta è realmente avvenuta nella mia prima campagna di D&D. Anche Jaina e i suoi colori sono un omaggio a due personaggi dello stesso giocatore la cui elfa ranger si chiamava, appunto, Jaina. E si piazzava esattamente al centro delle radure senza muoversi, come il personaggio di Deidara.

[19] Un ogre è un orco, ma più grosso. Se un orco può essere civile, un ogre no.

[20] Tempra: capacità di resistere a colpi o reazioni fisiche.

[21] Volontà: capacità di resistere a incantesimi mentali, a situazioni che richiedono una grande forza d’animo, ecc.

[22] I golem sono creature prive d’intelletto, molto forti e soggette al volere del loro creatore. Un golem di sangue è una cosa brutta. Molto brutta. Bruttissima, in genere letale.

[23] Il Lich è un non-morto. Un pessimo non-morto, perché è anche intelligente.

[24] Pathfinder è un gioco di ruolo basato sul sistema d20, ambientato in un universo fantasy medievale/rinascimentale di nome Golarion.

[25] Intimidire è una delle abilità su cui il giocatore può assegnare dei punti (gradi) a ogni livello. Serve principalmente per spaventare i nemici.

[26] Il peggior tiro di dado che si possa fare con un d20 (dado a venti facce): 1. Implica il fallimento critico, ovvero il risultato più catastrofico possibile come conseguenza all’azione compiuta. Un punteggio di 20, invece, implica il successo sicuro dell’azione.

[27] Razza di Pathfinder, i nani sono famosi per le lunghe barbe e la vita sottoterra.

[28]  I barbari sono una delle classi di Pathfinder, particolarmente forti, bellicosi e violenti.

[29] Letteralmente, se il caster è l’incantatore, il tank è quello che prende le botte e mena.

[30] Personaggio Non Giocante

   
 
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