Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=Kq-r4ZUpels.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
Originale, introspettivo.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al
‘Rainy time’ a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 782.
★
Prompt: 16. Kiss the rain (Billie
Myers).
Bacia
la pioggia
Jennifer
si appoggiò alla parete a vetri, infilò le
cuffiette nelle orecchie e attivò l’mp3, lo fece
partire e chiuse gli occhi. Il
vetro gelido era solcato da scie d’acqua, il vento della
notte filtrava dall’impalcatura
di metallo, facendole ondeggiare i lunghi capelli castani e lisci.
<
Ciao… Non credo che tu riesca a sentirmi, non so
comunicare telepaticamente, ma ti sento ugualmente vicino.
Alle
volte mi chiedo dove sei in questo momento e con
chi. Ci pensi mai a noi, a chi eravamo e a quello che abbiamo fatto
insieme?
> si chiese. Un lampo illuminò la classe deserta, i
banchi vuoti.
Sulla
parete accanto a lei c’era un ombrello blu scuro.
<
Mi dicevi che ti ricordavo la pioggia, spesso
così cupa, ma capace di farti provare forti emozioni. Hai
lasciato che ti
rivoluzionassi la vita come una tempesta, ma mi hai fatto passare
altrettanto
velocemente >. La melodia nelle sue orecchie copriva il rumore
del battito
del suo cuore e lo scrosciare della pioggia alle sue spalle.
Infilò l’altra
mano nella tasca del giaccone nero che le ricadeva largo, aveva una
gonnellina
grigia a pieghe che le arrivava sopra il ginocchio.
<
Un giorno mi hai solo detto: “Dobbiamo parlare”.
Mi
chiedo se sei felice. I sì, alle volte, altre meno.
Ti trovi bene nella scuola in cui sei andato? >.
Il
suo petto prosperoso si alzava e abbassava sotto la
sua camicia bianca, il colletto le aveva arrossato la pelle rosea,
insieme alla
collanina di metallo e a una cravatta a righe che andavano
dall’azzurro chiaro
al blu intenso.
<
Anche io sto seguendo i miei sogni in questa
scuola privata. Studio tanto, alle volte fino a sera, certe volte fino
alla
notte come adesso >. I suoi occhi si muovevano sotto le palpebre
chiuse, la
frangetta di disordinati capelli castani le oscillava davanti alla
fronte
spaziosa.
<
Ti ricordi quelle volte in cui parlavamo per ore
andando in giro? Quando mi fermavo nella tua macchina per mezzora, alle
volte
anche un’ora, solo a chiacchierare, anche se tu mi avevi solo
accompagnato a
casa?
Te
lo ricordi quella volta che impacciati ci siamo
baciati?
Io
non ho dimenticato niente di tutto questo >. Un
sospiro le sfuggì dalle labbra sottili, avvertì
una fitta al petto, gli occhi
le bruciavano ed espirò anche dal naso.
<
Riproviamoci.
Ciao…
sto comunicando con te? È tardi lì?
L’ultima
volta che ti ho telefonato c’era una risata
in linea. Non sei solo anche adesso?
Sei
cambiato tanto? Le ultime volte che ho cercato di
parlarti, di spiegare perché non potevi semplicemente
chiuderla, c’era qualcosa
di sbagliato.
Da
te piove? Da me sì. Ho affidato tutti i baci che
non ti ho dato alle gocce di pioggia >.
Partì
un’altra musica e lei la saltò,
continuò a
cliccare il tasto per cambiare canzone fino a sentirne una che
iniziò a
fischiettare.
<
Se ti senti solo e le tue labbra sono secche,
esci fuori e bacia la pioggia. Se senti di aver bisogno di me e non ci
sono,
bacia la pioggia.
Tieni
a mente che siamo sotto lo stesso cielo >.
Ticchettò
sul pavimento con la scarpa laccata di nero
e smise di fischiettare.
<
Se senti che non riesci ad aspettare fino all’arrivo
del giorno, sentendo che la notte è vuota per te come lo
è per me, bacia la
pioggia.
Probabilmente
mi hai già dimenticato >.
Riaprì
gli occhi, mise l’mp3 in tasca e recuperò
l’ombrello
da terra, raggiunse il banco su cui era appoggiata la sua borsa.
<
Ciao… Sono convinta di non mancarti nello stesso
modo in cui tu manchi a me >. Uscì fuori dalla
classe, raggiunse l’ascensore
e lo chiamò.
<
Cosa c’è di nuovo nella tua vita?
Com’è il tempo?
C’è tempesta anche dalle tue parti? >.
Entrò nell’ascensore e uscì
dall’edificio
dalla porta di servizio, utilizzando la chiave per chiuderlo.
<
Penseresti un’ultima volta solo a me come abbiamo
fatto in quei mesi in cui siamo stati insieme? Oh, non sai quante volte
ti ho
immaginato tra le braccia di un’altra >. Le gocce di pioggia le
scivolarono sul volto,
mentre apriva l’ombrello.
<
Te ne sei andato. Diventeresti pioggia anche tu
per me solo una volta? Mi cadresti addosso, baciandomi come le gocce di
pioggia? >.
Raggiunse
la strada principale, camminando sotto i
lampioni.
<
Pensami. Bacia la pioggia.
Se
le tue labbra si sentono affamate e tentate, bacia
la pioggia, non un’altra bocca.
Lascia
che la pioggia passi e aspetta l’alba >.
Si
fermò sotto un lampione, alla fermata dell’autobus
e guardò la strada davanti a sé,
l’ululato del vento riusciva a sentirlo
nonostante la musica.
<
Ciao… Riesci a sentirmi? >.