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Autore: CHAOSevangeline    23/02/2018    1 recensioni
{ Soukoku | Questa storia partecipa al “Rainy Time” a cura di Fanwriter.it! }
A Chuuya la pioggia non piace, lo infastidisce e preferirebbe non esistesse. Non si tratta solo di nervosismo dovuto all'inzaccherarsi, all'umidità e al bisogno di portare con sé l'ombrello: no, la pioggia rovina il suo umore, lo rende pensieroso e triste. Scava in ricordi passati che riporta a galla e preferirebbe lasciare sopiti.
Sta a Dazai cercare di risolvere questo problema come può e tentare di far sorridere Chuuya.
Dopotutto se la pioggia ha un effetto su di lui, Dazai non può esserne immune come vorrebbe.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa al “Rainy Time” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 736
★ Prompt/Traccia: 6. Lacrime che si confondono con la pioggia
 

 

3. Tempest
Un violento acquazzone



Chuuya aveva sempre la sensazione, forse infondata, che spesso Dazai fosse triste e non lo dicesse. Quando era ancora alla Port Mafia gli sembrava sempre un po’ troppo tetro, ombroso e serio per la sua età.
Chuuya non sapeva perché ed era certo che avrebbe continuato ad essere così: la condanna di Dazai era essere sempre un passo avanti agli altri, sempre con uno scarto alle spalle che impediva a chiunque di avvicinarlo.
Chiunque, a meno che non fosse un genio come lui.
Chuuya non era un genio, poteva fare giusto quello che riusciva per l’altro, tentare di colmare quell’abisso che li divideva. Ed era un minimo, molto meno di quanto avrebbe voluto.
Ma una simile fossa non si poteva scavalcare: si doveva scendere e infangarsi, rischiare di annegare per guadarla.
A volerla dire tutta, se quel paragone fosse stato concreto, Chuuya avrebbe anche potuto risolvere il problema usando la propria abilità.
Quel giorno infangarsi era inevitabile: una sola pozzanghera fuori dall’auto era bastata a fargli inzaccherare i mocassini neri tirati a lucido.
Pioveva a dirotto, così tanto da aver già inzuppato Dazai.
Aveva iniziato piano, con calma, ma ora quell’acquazzone non dava cenni di volersi calmare.
Chuuya lo vedeva: una figura la cui gradazione era di un nocciola leggermente più scuro del solito a causa dell’acqua e del tempo bigio.
Sospirò.
Quell’idiota avrebbe preso un accidente.
L’antipatica pioggia leggera appiccicò i capelli di Chuuya al suo volto in pochi istanti.
Dazai era uno sciocco: probabilmente ripensare a quel momento gli avrebbe fatto credere di essere un tormentato romantico per non aver usato l’ombrello. Chuuya lo aveva solo scordato nella fretta di raggiungerlo.
Sibilò un’imprecazione.
« Vuoi ammalarti o farti ammazzare? » ruppe il ghiaccio Chuuya.
Non senza difficoltà: interrompere il flusso di pensieri di Dazai era sempre una cosa che Chuuya reputava di dover fare con estrema cautela.
Certo non lo dimostrava.
Il porto era un luogo poco sicuro per Dazai.
Chuuya credeva lo avrebbe trovato con qualcuno, magari Akutagawa. La semplice presenza del collega avrebbe dato a Dazai un motivo plausibile per trovarsi lì e per la verità anche una copertura.
Di sicuro Mori non avrebbe inviato uno squadrone appositamente per liberarsi di Dazai in quelle circostanze del tutto fortuite, ma Chuuya avrebbe voluto che l’ex compagno ragionasse di più e non si mettesse in pericolo.
Frustrazione.
Dazai doveva aver già calcolato tutto, che non avrebbe corso alcun pericolo e che Chuuya avrebbe fatto in tempo a raggiungerlo senza problemi. Era lui quello che non ragionava e non riusciva a mantenere il suo passo.
Dazai fissava il mare, Chuuya al suo fianco.
Lo degnò solo allora di uno sguardo, un sorriso tirato.
« Nessuna delle due », gli rispose. « Tu sei insolitamente pimpante per un giorno piovoso. »
La preoccupazione gli faceva scordare il senso di angoscia che comunque provava.
Come sempre Dazai dirottava il problema, pur avendo chiamato per primo per chiedere aiuto.
Lo punzecchiava per svalutare la situazione e diamine se questo innervosiva Chuuya.
Il volto di Dazai era rigato dalla pioggia. O forse…
Chuuya allungò entrambe le mani verso le sue guance. Aveva tolto i guanti perché come il cappello non si inzuppassero. Tanto valeva che parlassero come se nulla fosse: ormai la pioggia li aveva già infradiciati.
I palmi si poggiarono sul suo viso, le dita lo ispezionarono; i polpastrelli sfiorarono gli angoli degli occhi, i pollici navigarono sul solco delle occhiaie.
Da quanto non dormiva?
« … Mh. »
« Che fai? »
« Niente. »
Dazai chiuse gli occhi e portò una mano su quella di Chuuya.
« Tu invece? Rimpiangevi i vecchi tempi? » incalzò il rosso.
« Volevo vederti. »
Chuuya rimase in silenzio.
Dazai avrebbe potuto ribattere, ma aveva scelto di essere sincero.
Il rosso annuì e si avvicinò al suo fianco, la pioggia scrosciante che cadeva sulle loro dita intrecciate, quasi a volerle far scivolare.
« Al solito posto? »
« Sarebbe fantastico. »
Chuuya gli sorrise.
« Vieni, andiamo a farci un bagno caldo. »
Agli angoli degli occhi di Dazai, Chuuya aveva davvero trovato delle lacrime e le aveva asciugate e questo anche Dazai lo sapeva.
Forse era per il ricordo di qualcuno, forse per qualche evento spiacevole.
Chuuya non ne conosceva la ragione, ma Dazai gliel’avrebbe rivelata prima o poi; chiedendo non avrebbe ottenuto nulla.
Ciò che poteva fare era essere sempre pronto ad asciugare quelle lacrime in qualsiasi momento.
   
 
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