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Autore: Tera_Saki    25/02/2018    3 recensioni
Minus ha tradito, ma lo ha fatto solo dopo quattro anni. Voldemort, per paura di un rivale che lui stesso aveva scelto, non ha ucciso Harry, ma ha fatto in modo che lo credessero morto.
Ora Harry ha diciassette anni, e da quando ne aveva cinque non vede altro che la sua cella di pietra a casa Riddle.
*
Appena James entrò, il ragazzo sembrò riscuotersi, alzò di scatto il capo e rivolse una perforante occhiata nella sua direzione. Al verde dei suoi occhi, James avvertì un brivido liquido percorrergli la schiena. Il ragazzo si alzò, e fece qualche passo in avanti, senza smettere di fissarlo, e solo per un breve momento il suo sguardo corse ai due Auror vicino al letto.
La voce di Harry era graffiata –Papà?–
A James si mozzò il respiro, dilatò le pupille ma non ebbe tempo di muoversi. Harry gli si era buttato addosso in un abbraccio feroce, che gli fece annodare la gola e fermare il cuore nel petto.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Ordine della Fenice, Sirius Black, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Titanium

Disclamer: i personaggi e l'universo appartengono a J.K.Rowling o a chi per essa. Questa storia non ha alcuno scopo di lucro e non intende infrangere diritti di copyright.

 --- ---  Capitolo VI – Lullaby  ---  ---

 

Per Harry, a volte era difficile mangiare, soprattutto dopo aver passato una lunga influenza che lo costringeva a rimettere ogni volta. Nella cella lui mangiava con le mani, e dato che lo sferragliare della porta era lo stesso quando entrava Voldemort o quando Berg portava da mangiare, non sapeva mai quale dei due sarebbe arrivato.

James, comunque, aveva visto lo sguardo colpevole che Harry aveva riservato al piatto ancora mezzo pieno che aveva di fronte -Harry, se non ce la fai più, non sforzarti-

Lui si lasciò andare sulla sedia ingoiando tra i denti un sospiro frustrato che a Remus fece malissimo e che fece catalizzare su di lui anche l'attenzione di Tonks. Harry prese a dondolare piano le gambe che quasi tremavano, e quando James parlò, lui distolse lo sguardo dal piatto.

-Harry, quanto spesso mangiavi?- e a Remus si bloccò l'aria nei polmoni, mentre le iridi verdi del più piccolo si fissarono su un punto imprecisato del pavimento di legno della casa di Tonks e Remus.

-A volte andava bene- sussurrò come se si vergognasse -ma...- gli si spezzò la voce -quando sbagliavo non veniva più nessuno e dovevo...-

Il cigolio del pavimento di legno e il cinguettio soffocato che proveniva da fuori accompagnarono il suono flebile dell'aria che usciva dalle labbra di Harry mentre lui cambiava posizione sulla sedia. Non disse più niente, e James fece lo stesso. Passarono diversi minuti in silenzio, Harry ad un certo punto cambiò di nuovo la direzione dello sguardo e fece scivolare gli occhi sulla culla di Teddy.

-Quindi...- il tono era di domanda solo per metà, Harry si avvolse le braccia al petto e con una mano attorcigliò una ciocca di capelli intorno alle dita, nervoso -... avrò una bacchetta come la vostra?-

-Oh,- Tonks si voltò verso James, lasciando che un verde acceso coprisse la tonalità grigio scuro che i suoi capelli avevano assunto -lo porti da Olivander?-

James annuì, ed Harry sentì una fitta al petto di calore e lieve agitazione. La sua bacchetta, e anche lui avrebbe potuto essere un mago come loro.

 

 

Si appiattì contro la parete di pietra non appena il ciglio della porta era rimbombato nelle orecchie, ma poi Berg entrò nella stanza grugnendo. Harry rimase immobile, e irrigidito sul muro, riusciva a sentire il freddo attraverso la maglia e le pietre sporgenti sul cemento.

-Berg oggi pulisce- ripeté ancora l'elfo, Harry fece solo in modo di ritrarre un gemito tra i denti mentre rabbrividiva. Non riuscì a distogliere lo sguardo dallo straccio intriso d'acqua sporca che Berg strofinava sul pavimento, fino a quando l'elfo si avvicinò al mobile che Harry aveva di fianco e lui scattò di lato, colpendo malamente uno sgabello di legno e cadendo proprio sul secchio dell'acqua.

L'improvviso, acuto stridio e il freddo di un liquido addosso amplificarono il dolore al fianco e al ginocchio, Harry inspirò velocemente, cercando di prendere fiato mentre la vista si anneriva e il campo visivo veniva invaso da puntini scuri. E subito dopo, il petto bloccato per il gelo che gli penetrava addosso, scattò di nuovo indietro, trascinandosi via con le braccia e soffocando un singhiozzo.

-Cosa hai fatto! Perché a Berg?-

La voce stridula, rauca dell'elfo Harry non voleva, Harry aveva freddo e cercava solo di stare...

-Cattivo, cattivo! Berg sa che il padrone picchierà lui...-

Voleva solo essere bravo, lui voleva-

 

 

Fece un respiro contro il vetro, lo vide appannarsi e poi si tirò indietro appena, gli occhi verdi fissi nella chiazza opaca sullo specchio. Si dissolse lentamente, ed Harry si ritrovò a fissare il riflesso di capelli neri e iridi gemelle alle sue. Inspirò profondamente, portando una mano a stringere il polso destro.

Fissandosi nello specchio, Harry sentì lo stomaco aggrovigliarsi e poi sciogliersi di nuovo, una diffidente curiosità gli fece brillare lo sguardo. Era proprio strano come gli altri lo vedevano, come se fosse adulto.

Un reflusso acido inondò la bocca mentre continuava a fissarsi, il pulsare sordo della pelle che stringeva troppo venne annegato dalla propria immagine. Fece qualche passo indietro, il dondolio del riflesso accompagnò il suo movimento, Harry ne rimase colpito. Sapeva di zoppicare, eppure non riusciva a ricordarsi come era successo, quando si era fatto male.

E fu un pensiero che si impiantò nel cervello e rimase a languire nella mente anche dopo che si fu vestito, ma che venne spazzato via dal bussare secco della porta del bagno.

-Harry?- la voce di James lo tranquillizzò, Harry fece un gesto con la mano che il padre non avrebbe potuto vedere -i capelli- disse solo, mentre James stava già entrando.

Suo padre incurvò le labbra in una smorfia di pura comprensione, e -mmh...- mugolò, aprendo appena il rubinetto del lavandino e bagnandosi le mani con un po' d'acqua. Gli affondò le dita nei capelli, Harry socchiuse appena gli occhi, senza mai distogliere lo sguardo dalla sua figura riflessa.

Qualche minuto dopo, James indietreggiò, lo fissò nello specchio e si dipinse addosso un'espressione fintamente delusa -niente da fare- dichiarò, mettendogli una mano fra i capelli e scompigliandoli. Harry accusò il colpo emettendo un soffio tradito, fece scattare una mano sotto l'acqua e la diresse contro James.

Suo padre trattenne il respiro, Harry dischiuse le labbra, mostrando i denti in un sorriso, prima di ritrovarsi bagnato a sua volta.

-Vuoi la guerra, eh?-

 

 

Si mise a ridere. Rideva e rideva tenendosi la pancia, quando aveva visto quell'insetto lungo mangiato dal serpente. Perché si era appena posato sul ramo e subito dopo non esisteva più.

Ad Harry, aveva fatto nascere nel ventre un dolore che aveva generato risate squillanti come non ne aveva più fatte da anni, e in quel momento ne aveva nove.

Appoggiando una mano contro il muro, si fece scivolare in avanti, continuando a ridacchiare, nella testa l'immagine di quell'insetto che prima c'era e poi non più.

Anche lui una volta c'era e ora non più. Nessuno era venuto a prenderlo, lui era... scomparso.

Fino a che le guance furono rigate di lacrime, e il petto scosso da singulti che prima erano spasmi di risate, ma ora solo singhiozzi -Mamma...-

 

 

La smaterializzazione ad Harry non piacque per niente; appena si era aggrappato al braccio di suo padre, un suono di strappo che nella sua testa si confuse con quello che facevano le sue maniche quando si graffiava aveva accompagnato la sensazione di compressione agli organi interni. Quando davanti a sé vide una strada, Harry vacillò, sentendo improvviso l'impulso di vomitare.

-Questa è Diagon Halley, Harry-

Lasciò andare un mugolio non del tutto presente, ma quando poi la nausea finì, fece qualche passo accanto al padre, e spalancò gli occhi. Il muro dell'edificio accanto al quale si erano smaterializzati era decorato da un'insegna che Harry non riuscì a leggere, tanto era scolorita. Però era l'imponenza e la grandezza di quello spazio ad averlo lasciato senza fiato, un'esplosione di odori gli invase la gola fino a farla quasi bruciare, e anche se un rumore di fondo ronzante gli s'insinuò nelle orecchie era stupore ciò che premeva nel petto.

James diresse lo sguardo sulla porta di quel locale dall'insegna ingiallita -Devo solo incontrare una persona, non ci metteremo molto-

Harry si lasciò guidare all'interno, che lo scosse ancora più di ciò che avrebbe potuto immaginare. C'erano così tante persone da fargli venire quasi il voltastomaco, un odore pungente e dolciastro lo costrinse a storcere le narici e fissare il padre mentre, dopo averlo portato vicino al bancone, parlava a bassa voce con il barista.

-Potter! Che ci fai qui?- un uomo si era accostato al padre, la sua voce da dietro aveva fatto sussultare Harry. James gli riservò una smorfia non così contenta -sei ubriaco alle dieci di mattina, Harvey?-

Quello scosse il braccio, e mentre il barista sussurrava qualcosa all'orecchio del padre, lo sguardo dell'uomo scivolò nel suo. Harry indurì gli occhi, e si trattenne dallo scattare all'indietro.

-Oh, ciao-

 

 

Quella parola, crucio, popolava i sogni di Harry con la voce di Voldemort, con quella di Berg, a volte, con quella di sua madre. Harry non capiva perché il dolore dovesse essere così costante, condizionato dall'umore del Signore Oscuro come se lui fosse il suo gioco. Spesso, per farlo smettere, supplicava, non gl'importava degli sputi che riceveva, del risucchio aspro nella bocca di Voldemort -Sei patetico-

Harry piangeva, anche quando aveva sedici anni, annaspava per terra, e con la saliva che colava per terra nascondeva la testa nella coperta. Ti prego ti prego ti prego.

In quel momento la cella era vuota e la mente di Harry si stava crepando, lui girò gli occhi e si vide davanti l'immagine di Rev -Ormai,- disse lui inclinando il collo -sono sempre qui. Mi dispiace-

Harry lasciò andare un mugolio, rannicchiandosi e affondando le unghie nelle braccia -Fallo smettere-

Non vide la smorfia di scuse sul volto dell'altro -Non possiamo-

 

 

-Papà- l'aveva solo sillabato sulle labbra, la gola muta e le iridi dilatate. Nessuno lo aveva sentito. Non voleva stare lì da solo, ma James l'aveva lasciato qualche minuto prima.

-Papà...?- ripeté, questa volta facendo vibrare lo sguardo attorno a sé, dove sempre più persone continuavano ad ammassarsi. Il respiro iniziò a farsi veloce, il tono agitato -Papà?-

-Harry... tu sei Harry Potter?-

Tutti volevano toccarlo, tutti gli parlavano addosso, Harry voleva solo che James tornasse. Si ritrasse per quanto poteva contro il muro della stanza, ma il mondo iniziò a vorticare come se avesse intenzione di cadergli addosso.

-Papà?- questa volta alcuni lo guardarono interrogativi, ma le voci di sempre più maghi gli rimbombavano in testa fino a diventare insopportabili -PAPÀ!-

Le persone attorno a lui per qualche istante ammutolirono, Harry si mosse a disagio, indietreggiando ancora, e inspirò di sorpresa appena una mano gli toccò la spalla.

-Andiamo- disse James, una nota incrinata nella voce, e la folla si aprì attorno a lui. Harry notò come le sue dita stringessero con forza la bacchetta, e lo sguardo gelido che si faceva scivolare attorno, ad ammonire chi tentasse di avvicinarsi troppo.

Come se proteggesse un cucciolo, Harry ridacchiò fra sé e incastrò le dita attorno alla mano del padre.

-Scusa, tesoro, io...- la voce di James era rotta, Harry si sentì stringere addosso a lui con una forza che sapeva di scuse e colpa, ma lui si limitò ad inspirare l'odore di suo padre -Non fa niente-

 

 

Una volta, aveva undici anni, mentre stava tracciando con le dita simboli per terra, Harry aveva sentito l'eco di un grido risuonare tra le mura della cella. Un brivido aveva attraversato gelido la schiena, era scattato all'indietro, un riflesso spontaneo di terrore che gli aveva annodato i muscoli. Poi riconobbe la voce.

Le urla continuavano e lui aveva le mani premute sulle orecchie e le lacrime agli occhi, Rev non era comparso e lui aveva capito.

-Mi dispiace- iniziò a sussurrare con un sapore salato sulla lingua e lacrime che bagnavano le guance, dondolava e cercava di non vomitare -scusa...-

Berg continuò ad urlare finché la voce roca non prese a stridere sui muri, ed Harry non riuscì mai più a togliere il ricordo del refolo acido di quei lamenti gutturali.

 

 

Harry seppe nel momento in cui aveva preso la bacchetta, che sarebbe stata quella giusta. Il rigetto che le altre avevano mostrato, fu invece sostituito da una pressione sullo stomaco appena le sue dita avevano stretto il legno d'agrifoglio.

Tuttavia, James aveva assunto una smorfia preoccupata appena Olivander aveva sussurrato qualcosa, Harry aveva sentito solo in parte, ma nemmeno quello gl'interessava. Perché appena erano riapparsi nel salotto di casa, Harry era corso al piano di sopra nel bagno.

-Oh, Merlino- James l'aveva seguito subito dopo -Harry?- mormorò di fronte alla porta chiusa.

Rumore di un respiro affannato e di gemiti soffocati gli spezzò il cuore -cosa c'è?-

Harry ingoiò aria voracemente, facendosi quasi male ai polmoni che bruciavano, e fece scendere gli occhi verdi sul pavimento spaccato, il marmo distrutto e lo scuro della terra al di sotto.

Mi dispiac-

Fu duro trattenere le parole nella bocca, ma James si sarebbe arrabbiato, Harry, però, in quel momento capì che la magia, la sua magia, era davvero cattiva.

 

 

-Allora, oggi come stai?-

-Zoppico- disse Harry, sorprendendo molto il dottore. A James si congelò il respiro, fece scattare gli occhi in quelli dello psicologo -Tesoro, è...-

Harry però storse le labbra in quello che assomigliava ad un ilare sorriso -Anche Sirius-

-Bene, quindi ti senti come lui- disse l'uomo che gli era di fronte. Harry annuì con la testa, e il medico gli concesse un sorriso -E invece Rev?-

Harry si immobilizzò, distolse lo sguardo, e passarono diversi secondi prima che parlasse -io non l'ho più visto-

-Ti manca?-

Harry sentì il respiro scartare, una morsa gli strinse lo stomaco e si morse la lingua per non dire quello che stava pensando. Rev l'aveva avvertito, tutti pensavano che lui non esistesse, ma la risposta di Harry sarebbe stata .



Note:

Salve a tutti, scusate il ritardo nella pubblicazione dei questo capitolo, mi sono presa una "pausa" invernale, ma da adesso in poi la pubblicazione dovrebbe riprendere un ritmo abbastanza regolare, magari con un po' più di distanza tra un capitolo e l'altro. Ringrazio tutti, davvero, per avermi aspettata, in particolare:

- Alohomora__, Blackblood_hp,  Mary Parker per aver inserito la storia nelle preferite
- Linss, Lele_Tonks, marty_pizza, harryforever93, JohannaLunaSnow, Marty Evans, holly715, Alex11 e Gssycdun per aver iniziato a seguire la storia
- Nhirn9001 ed Elanor92 per averla inserita nelle ricordate

e infine un grazie enorme e un abbraccio caloroso a holly715 e Dragonfly92 per aver lasciato una recensione, sul serio, sono state davvero importanti per me. Alla prossima,
Tera

  
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