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Autore: ryuga hideki    27/02/2018    1 recensioni
-Ecco la mia risposta...- gli lanciò il foglio in bianco per poi scandire per bene un: “vaffanculo” con la freddezza tipica di un russo. Sasori lo guardò negli occhi, si alzò. Lo prese per le spalle e lo fece sbattere contro il banco da cui si era alzato. Deidara si morse il labbro, il cuore prese a battergli all'impazzata. Erano così vicini da poter sentire uno il respiro dell'altro. Avrebbe tanto voluto che tutto questo sfociasse in qualcosa di più.
AU ambientata in Giappone. Coppie: SasoDei, KisaIta, SasuHina, NaruSaku.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Sasuke, Itachi/Kisame, Naruto/Sakura, Sasori/Deidara
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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RIVELAZIONI





 

Era seduto sulla cattedra della propria classe con le gambe incrociate, un gomito sopra al ginocchio e la mano che gli reggeva la testa. Era intento a fissare Hinata che gli stava esponendo qualche idea per la festa della scuola.

Le lezioni erano ultimate da circa un ora e i due si erano ritrovati nella sua aula per continuare a portare avanti il progetto che gli era stato affidato circa due settimane prima. Non avrebbe mai creduto che passare del tempo con Hinata sarebbe stato così piacevole. Era una ragazza davvero sveglia, precisa e determinata anche se molte volte questi suoi pregi venivano offuscati dalla sua timidezza. Aveva notato che più passavano del tempo assieme e più lei acquistava sicurezza in sé, era quasi riuscita a smettere di balbettare quando gli parlava e sopratutto riusciva a guardarlo negli occhi quando gli rivolgeva la parola. Il viso le diventava sempre leggermente rosso per l'imbarazzo e insicurezza, ma riusciva comunque ad affrontare una conversazione con Sasuke senza scappare.

-Cosa ne pensi della mia idea?- chiese la ragazza con tono delicato. Il ragazzo sembrava poco attento e la domanda di Hinata lo destò dai propri pensieri.

-Credo che aggiungere attività invernali sia davvero una buona idea... Cosa pensavi di fare?-

-Beh ecco...- la ragazza incrociò le braccia e assunse uno sguardo pensoso. Sasuke rimase a fissarla, perdendosi nuovamente nei propri pensieri. Voleva scoprire qualcosa di più su di lei e sopratutto capire come mai si fosse innamorata di uno come lui. -Potremmo fare una specie di gara di sculture di ghiaccio...- lo guardò negli occhi e vide il suo sguardo perso nel vuoto. -S...sasuke?- si sporse in avanti per guardarlo meglio in viso. Il ragazzo fece la stessa cosa per ritrovarsi vicinissimi l'uno dal volto dell'altro. La ragazza arrossì leggermente, ma tentò di rimanere calma. Gli mise una mano sulla fronte per controllare se fosse accaldato. -Stai bene?- chiese un po' titubante.

-Sì e mi piace la tua idea...- si mise composto. -Quindi abbiamo deciso di addobbare l'intera scuola, sia dentro che fuori, a tema invernale con stand con cibo tipico stagionale. Accendere un grande falò al centro del cortile, organizzare una gara di scacchi, sculture di ghiaccio e altri laboratori creativi. Verso sera si conclude con danza e musica, giusto?-

-Sì, tutto corretto!- gli sorrise.

-Bene, allora domani presentiamo il programma alla direttrice per avere il totale consenso e poi si iniziano i preparativi!- si alzò dalla cattedra per poi stiracchiarsi la schiena e le gambe. Hinata si voltò per sistemare tutti i fogli che aveva sul banco accanto a sé. -Vuoi uscire con me?- chiese su due piedi senza un minimo di preavviso. La ragazza s'immobilizzò, diventando tutta rossa. Il cuore le batteva così velocemente da poter quasi esplodere. Non riusciva a tenere a freno i propri pensieri. Si sentiva felice ma tremendamente in imbarazzo. Aveva sempre fantasticato su questo momento, molto spesso lo immaginava prima di addormentarsi per poi viverlo nel mondo dei sogni, ma non credeva che sarebbe mai successo nella realtà.

Sasuke notò di averla messa in difficoltà e cercò di rimediare in qualche modo. Pensò velocemente a cosa poterle dire per farla tornare a respirare tranquillamente.

-Pensavo di uscire tutti assieme: io, te, Sakura e Naruto...- aggiunse il moro per far sembrare la proposta un po' più amichevole. La ragazza iniziò a calmarsi. Si sentiva sollevata anche se in cuor suo avrebbe tanto voluto avere un appuntamento con Sasuke. Era convinta di non essere il tipo giusto per lui, ormai si stava convincendo che sarebbe diventato un amore platonico.

-Va bene...- si voltò verso di lui accennandogli un sorriso. -Cosa vorresti fare?-

-Pensavo di andare al luna park questo sabato...-

-Cioè dopo domani...- il ragazzo annuì. -Per me va bene. Dopo avviso Sakura-chan e Naruto!- prese i raccoglitori, pieni di fogli, tra le braccia. Sasuke le si avvicinò e glieli prese per darle una mano. La ragazza si stupì ed abbassò lo sguardo un po' imbarazzata.

-A Naruto ci penso io- Hinata lo guardò negli occhi, il moro fece incontrare i loro sguardi per un interminabile istante. Stranamente ella non si sentì in imbarazzo, rimase a perdersi nei suoi occhi provando solamente calma e conforto. -Forse è meglio se tu inizi ad andare prima che sia troppo tardi e pericoloso-

-S...sì... A domani e buona serata- gli sorrise dolcemente per poi andarsene. Sasuke rimase per un istante a guardare la porta da dove era uscita. Aveva in mente il suo sorriso e cercò di inciderlo profondamente nella mente per potersene ricordare nei momenti di rabbia e sconforto. Il sorriso di Hinata aveva il potere di mantenerlo calmo e lucido.

Uscì dall'aula per andare a mettere a posto il materiale che avevano usato per organizzare la festa della scuola. Aveva la mente completamente persa tra le nuvole. Non vedeva l'ora che arrivasse sabato per poter osservare Hinata al di fuori della scuola e scoprire, magari, qualcosa di nuovo su di lei. Era quasi tentato di chiederle direttamente cosa ci trovasse in lui, ma forse era troppo avventato e avrebbe soltanto rischiato di farla svenire. Ma era sicuro che sabato avrebbe scoperto qualcosa di nuovo.

 

 

Quando Hinata arrivò a casa chiamò subito Sakura per informarla dell'appuntamento che si sarebbe tenuto quel sabato. Prese il cellulare, cercò il numero dell'amica e la chiamò.

-Ciao Hinata!-

-Ciao Sakura-chan, spero di non averti disturbato...- disse nel mentre andò a sedersi sul letto.

-Ma no, figurati! Avevi bisogno di qualcosa?-

-Beh, ecco...Sasuke mi ha invitato al luna park, invitando sia te che Naruto...- sentiva il cuore battergli all'impazzata nel petto e il viso farsi più caldo.

-COSA??? SASUKE TI HA INVITATO AD USCIRE??? Non posso crederci! Ma stava bene? Com'è successo? Voglio sapere tutto!!!- l'Haruno iniziò ad agitarsi dall'emozione, sperava vivamente che il ragazzo si fosse accorto dell'amica dopo tanti anni.

-Ehm...prima di tornare a casa mi ha semplicemente chiesto se volevo uscire con lui, poi ha aggiunto che avrebbe invitato sia te che Naruto.- si mise una mano al petto, torturandosi la maglietta.

-ODDIO!!! Non ci credo!!! Avrei voluto essere lì ad assistere!!!- alzò la voce per l'eccitazione. Poi fece un respiro profondo e si calmò un poco. -Allora...prima ha invitato solo te e poi ha aggiunto me e Naruto, eh?- ripeté come se stesse architettando qualcosa di losco.

-S...sì...- l'Haruno ghignò, mandando in confusione l'amica. -Sa...Sakura-chan, cosa c'è?- chiese titubante.

-Oh, nulla! Spero che il bel addormentato si sia svegliato. Comunque sì, ci sono!-

-Fantastico! Sarà divertente!-

-Non vedo l'ora! Ora ti lascio, ci vediamo domani!-

-Ciao...- chiuse la chiamata, buttò il telefono sul cuscino e si fece cadere all'indietro. Chiuse gli occhi e si mise una mano sul petto sentendo il cuore battergli forte. Accennò un piccolo sorriso nel pensare a Sasuke. Non poteva ancora crederci che il ragazzo che tanto amava le avesse chiesto di uscire, pensava di essere in un sogno. -Sasuke-kun...- sussurrò per poi cadere addormentata.

 

 

 

Quel sabato arrivò subito. La giornata sembrava quasi primaverile anche se il freddo era abbastanza pungente. Hinata non stava più nella pelle, era un altalena di emozioni contrastanti. Era felicissima di poter passare del tempo con Sasuke fuori dall'ambito scolastico ma allo stesso tempo aveva paura, una parte di lei era tentata di rinunciare all'uscita per il troppo nervoso. Si stava fasciando la testa prima del dovuto con tutti i filmini mentali che si stava facendo. Cercò di calmarsi prendo un respiro profondo e decise di concentrarsi soltanto sul prepararsi per la giornata.
Aprì l'armadio e pensò a cosa indossare. Scelse dei jeans chiari con sopra una fine maglietta a maniche lunghe bianca, un maglione indaco con maniche larghe, lunghe fino al gomito e collo alto. Quando fu pronta era giunto il momento di uscire e incontrarsi con gli altri alla stazione per andare tutti assieme al luna park di Asakusa Hanayashiki.
Sasuke era il primo ad essere già sul posto. Hinata gli corse in contro e lo salutò.

-Scusa per l'attesa!- gli accennò un piccolo sorriso.
-Tranquilla, tanto mancano ancora gli altri due...- appena finì la frase giunse Sakura.
-Ehi! Naruto ancora non c'è?- disse la ragazza appena arrivata guardandosi attorno.
-Secondo te?- le rispose Sasuke facendo irritare l'Haruno che strinse le mani a pugno.
-ECCOMI RAGAZZI!!!- si sentì urlare da lontano. Tutti si voltarono in direzione della voce e videro Naruto correre verso di loro. -Scusate il ritardo! Sono stato trattenuto!- sorrise a trentadue denti, poi guardò Sakura e rimase ammaliato dalla sua bellezza. Indossava un cappotto in camoscio nero aperto che mostrava un maglione bordeaux, aveva dei jeans neri e stretti e portava una sciarpa e un cappellino di maglia dello stesso colore del maglione.
-Bene, allora andiamo...- disse Sasuke.
Presero il treno e dopo qualche minuto arrivarono a destinazione. Si fiondarono subito verso le montagne russe per poi fare un giro sul disk “o”. Quando scesero dall'attrazione sentirono la testa vorticare. Naruto era diventato pallido, ma cercò di riprendersi il prima possibile per fare da sostegno a Sakura.
-Ti senti bene, Naruto?- chiese la ragazza dai capelli rosa, mettendogli una mano sulla schiena.
-Certo!!!- cercò di mantenersi eretto, ma poco dopo si piegò posando le mani sulle coscia. -No, ok...il mio stomaco implora pietà...-
-Prendi questo...- la ragazza tirò fuori dalla tasca una scatolina di alluminio da cui estrasse dei pezzi di zenzero. Naruto ne prese un pezzo e lo mangiò. Sentì la gola bruciare, ma il senso di nausea sparì poco dopo.
Anche Hinata non se la passava molto bene, la testa continuava a girarle e a fatica riusciva a stare in piedi. Sasuke, che fra tutti era quello che stava meglio, le si avvicinò mettendole una mano sulla schiena e l'altra sul braccio.
-Tutto ok?-
-Mi gira un po' la testa ma fra poco dovrebbe passare...- era talmente concentrata sul mal di testa che non si rese conto del contatto fisico di Sasuke.
-Fai dei respiri profondi mentre fai qualche passo...- l'aiutò a camminare fino a che non si riprese del tutto.

Subito dopo essersi ripresi del tutto, decisero di cimentarsi con lo space shot.
-Io...credo che vi aspetto qui...- disse Hinata guardando la torre alta.
-No, Hinata! Non puoi!!!- esclamò il biondo. La ragazza abbassò lo sguardo.
-Soffri di vertigini?- chiese Sasuke. Lei arrossì leggermente, annuendo. -Beh, nel caso tu svenissi ci pensiamo noi a te...- Hinata strinse i pugni e si fece coraggio, accettando di partecipare. Non appena salirono, sentì l'ansia prendere il sopravvento. Iniziava già a sentirsi male. Chiuse con forza gli occhi, cercando di non pensare. Sasuke allungò una mano verso di lei, notando il terrore nei suoi occhi. La chiamò per attirare la sua attenzione. La ragazza si voltò verso di lui e vide la sua mano. Arrossì lievemente sentendo il cuore battergli forte nel petto. -Prendi la mia mano.- Hinata allungò la propria con timore per poi stringergliela forte. Non appena sentì il contatto con la mano dell'Uchiha riuscì a sconfiggere la paura e a godersi un poco quei minuti sulla giostra.

Nel giro di qualche minuto terminarono il giro e scesero. Naruto e Sakura erano entrambi elettrizzati e soddisfatti del tempo trascorso sullo space shot, sentivano ancora l'adrenalina che scorreva nel corpo. Sasuke si alzò ed andò ad aiutare Hinata che aveva le gambe tremolanti ma tutto sommato felice dell'esperienza fatta.
-Stai bene?- domandò Sasuke. La ragazza gli sorrise ed annuì, si sentiva diversa come se avesse ritrovato il coraggio che era nascosto dentro di lei.
-Su ragazzi! Andiamo alla casa stregata?- incitò Naruto pieno di euforia. Sakura lo guardò e rise, sentendo uno strano calore nel petto.
-Come volete...- rispose Sasuke. Il biondo prese per mano Sakura correndo in direzione della casa dell'orrore.
-Presto, Sakura-chan!!!-
Dopo qualche minuto di fila entrarono, ritrovandosi in una specie di labirinto poco illuminato e offuscato dal fumo. Vi era tanto silenzio, non si udiva nemmeno la gente all'esterno che urlava. Di tanto in tanto si coglieva qualche soffio di vento, ma per lo più i rumori che echeggiavano erano quelli dei loro passi.
Sakura continuava a guardarsi intorno con sospetto per essere pronta a qualsiasi strano ed inaspettato avvenimento, ma sentiva l'ansia crescere dentro di lei ad ogni passo. Un po' di timore si stava facendo strada. Istintivamente si avvicinò a Naruto senza dare troppo nell'occhio, non voleva farsi vedere timorosa preferiva mostrarsi forte il quanto più possibile. Ma il biondo, sentendola vicina, le prese la mano senza dire alcun che. Sakura lo guardò ed arrossì sorridendo, doveva ammettere che si sentiva più al sicuro ora.
All'improvviso, quando meno se lo aspettavano, spuntò uno zombie dal nulla che iniziò ad inseguirli. Hinata urlò dallo spavento ed impulsivamente strinse la mano a Sasuke che si sorprese ed avvertì il cuore accelerargli di colpo. Tutti e quattro iniziarono a correre per scampare dalle grinfie dello zombie, cercando di uscire dalla casa stregata. Furono colti da altri imprevisti che fecero salire ancora di più l'adrenalina e l'agitazione e dopo circa venti minuti riuscirono ad uscire ed ultimare il percorso.
-Caspita! Fatto proprio bene!!!- commentò Naruto ansimando.
-Già! È la prima volta che ne trovo uno fatto così bene...- aggiunse Sakura.
-Non credevo fosse così, pensavo fosse più deludente...- disse Sasuke.
-Scusate per l'urlo di prima...- intervenne Hinata con un po' d'imbarazzo. Aveva ancora la mano stretta in quella di Sasuke che non aveva alcuna voglia di staccare quel semplice contatto. La ragazza sentiva il cuore battergli all'impazzata ma si sentiva felice come non lo era mai stata.
Naruto si guardò intorno e vide delle bancarelle con giochi a premi, si eccitò e pensò che avrebbe potuto fare colpo su Sakura vincendo un peluche per lei.
-Vieni, Sakura-chan!- le prese la mano e la portò alla bancarella.
-Cosa vuoi fare?- chiese confusa.
-Vincerò per te un peluche!- la guardò con determinazione e sorridendo. La ragazza ricambiò il sorriso e lo guardò nel mentre affrontava la piccola sfida di mira. Se Naruto colpiva tutti i barattoli avrebbe vinto un premio. Sakura mantenne gli occhi fissi sulle lattine, sperando con tutto il cuore che il biondo superasse la prova. Non voleva che si demoralizzasse, la giornata stava andando fin troppo bene e vederlo col morale a terra sarebbe stata una piccola rovina in questo giorno perfetto. Per fortuna Naruto era abbastanza abile da riuscire nell'intento al primo colpo, sbalordendo la ragazza che sorrise radiosa. -Ce l'ho fatta!- strinse la mano a pugno per poi voltarsi verso di lei sorridendole.
-Sei stato bravissimo!-
-Complimenti, ragazzo, che premio volete?- chiese il giostraio guardando entrambi. La ragazza si avvicinò al bancone e guardò cosa offrivano. Vi erano un sacco di peluche di qualsiasi genere: animali, pokemon, pupazzi di supereroi o di onigiri; ma lei s'innamorò di un semplice e grande peluche a forma di volpe.
-Vorrei quella volpe lì!- il signore si voltò verso la direzione indicatagli dalla giovane, lo prese e glielo consegnò.
-Ottima scelta! Grazie per aver giocato!-
-Grazie a lei! Arrivederci!- dissero i due per poi incamminarsi verso Sasuke e Hinata.
-Grazie Naruto!- il biondo la guardò un po' imbarazzato.
-Figurati... Ho sempre voluto fare una cosa del genere per qualcuno a cui tengo.- Sakura lo guardò con la coda degli occhi. Aveva il cuore che le batteva forte e sentiva il viso diventare paonazzo. Si voltò verso di lui e gli diede un piccolo e svelto bacio sulla guancia. Naruto arrossì vistosamente, il cuore accelerò di colpo e il cervello s'inceppò.
-Sa...sakura-chan...- sussurrò imbambolato.
-Dai su! Andiamo dagli altri!- gli prese la mano e corsero via.
Nel frattempo Sasuke ed Hinata avevano fatto una piccola sosta sedendosi su di una panchina. Parlarono un poco e il moro poté notare un piccolo cambiamento nella ragazza. Era diventata ancora più sicura di sé, riusciva a parlargli senza balbettare e raramente arrossiva. Sasuke poteva sentire che l'energia che vi era tra i due si era liberata da quel alone di tensione che proveniva da parte di lei e lui non poté che esserne sollevato. Non sapeva perché ultimamente gli importasse che Hinata si trovasse al proprio agio con lui, forse voleva fare qualcosa per lei dopo il consiglio che gli aveva dato su Itachi. Fu proprio quello il momento in cui incominciò a voler avvicinarsi a lei per conoscerla meglio. Sapeva che con lei avrebbe potuto trovare la tranquillità che il suo animo cercava e lui voleva ricambiare aprendosi un po' di più.
-Come va a casa?- gli domandò Hinata.
-Come al solito, ma Itachi sembra diverso come se facesse scivolare via tutta la negatività di nostro padre...- incrociò le braccia, assumendo uno sguardo pensieroso.
-Oh...allora sta imparando la meditazione e l'autocontrollo dell'energia- Sasuke si voltò verso di lei guardandola con un espressione confusa e allo stesso tempo sorpresa. Hinata lo guardò e gli sorrise.
-Come fai a saperlo? Cioè come fai ad esserne certa?-
-Beh, nella mia famiglia la pratichiamo tutti, abbiamo anche una scuola di yoga e meditazione. Io purtroppo ne faccio poca perché ho poco tempo da dedicarci, ma mio cugino Neji è quasi esperto nel campo.- il moro la guardò con ammirazione.
-Affascinante, magari un giorno potresti spiegarmi meglio...-
-Certo, con piacere!- arrossì lievemente.
-Ah, sto mettendo in pratica ciò che mi hai suggerito di fare con mio fratello e lui lo apprezza tanto, quindi grazie- accennò un piccolo sorriso. Hinata si sorprese e diventò ancora più rossa nel vederlo sorridere.
-Figurati...- ci fu un momento di silenzio. La ragazza tornò a guardare il cielo, mentre Sasuke mantenne lo sguardo fisso su di lei, era un po' teso e non capì il perché ma con estrema tranquillità prese a parlare per rompere il silenzio.
-C'è un evento politico fra circa una settimana. È un ballo in maschera, vuoi venire con me?- Hinata sgranò gli occhi diventando rossa, si voltò verso di lui ed acconsentì con un semplice gesto con la testa.
In quel momento tornarono Sakura e Naruto. Il biondo aveva ancora la testa tra le nuvole, ripensando ripetutamente al bacio che aveva ricevuto, mentre Sakura era alquanto divertita.
-Sta bene o è morto?- domandò Sasuke, alzando un sopracciglio.
-Sta bene, si riprenderà presto!- in quell'istante un soffio di vento accarezzò il viso di Naruto portando con sé il delizioso profumo di ramen che lo fece svegliare di colpo.
-Cibo!!! Ho fame!!! Andiamo a mangiare?- propose con un enorme passione negli occhi. Tutti gli altri acconsentirono e si diressero verso uno dei ristoranti che vi erano lì.
Passarono buona parte del pomeriggio a parlare dentro al locale, per poi fare ritorno a casa al calare del sole.
Era stata una bellissima giornata. Naruto era ormai certo che il suo cuore appartenesse a Sakura. Non faceva altro che pensare a lei, giorno e notte, e quando succedeva si sentiva al settimo cielo. Avrebbe voluto passare molto tempo, se non addirittura il resto della sua vita con lei, per questo decise che si sarebbe fatto avanti nel momento più opportuno.
Sakura era sempre più colpita da Naruto. Ogni giorno che passavano assieme scopriva delle sfaccettature nuove di lui e ne rimaneva sempre più affascinata. Erano poche le persone capaci di stupirla quasi sempre e lui era una di quelle rare persone. Doveva ammettere che stare assieme a lui la rendeva felice.
Hinata si sentì soddisfatta dei progressi personali che era riuscita ad ottenere. Non riusciva a crederci di essere riuscita a parlare con Sasuke senza alcun problema. Ma la cosa che non pensava fosse davvero accaduta era l'aver tenuto la sua mano stretta nella propria. Continuava a ripetersi che probabilmente per lui non significava niente quel semplice gesto e che sicuramente era solamente gentilezza, ma per lei valeva molto. Per non parlare della proposta che gli aveva fatto, partecipare ad un ballo in maschera con lui poteva essere solo un sogno eppure era tutto vero.
Sasuke capì che Hinata provava davvero qualcosa per lui e ciò gli creò un po' di confusione in testa. Non sapeva come comportarsi e sopratutto non capiva come mai si sentiva così strano. Ma sapeva con certezza che lei lo faceva stare così bene da sentirsi quasi in un altro mondo.

 

 

 

Se ne stava seduto sulla sedia della propria scrivania a pensare all'argomento della seconda lezione che avrebbe dovuto affrontare. Continuava a girarsi sulla poltrona con le rotelle, nel mentre si picchiettava la matita sul naso. Voleva trovare qualcosa che potesse sorprendere Sasori, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era solamente lui. Desiderava toglierselo dalla testa, ma da quando passarono il pomeriggio al parco non riusciva a non pensarci. Voleva conoscere la sua vita a fondo per capire la sua sofferenza e conoscere, così, il vero volto delle opere che aveva visto a casa sua. In quel momento un colpo di genio gli balenò alla mente. Si fiondò sul computer e fece una ricerca approfondita su Sasori. Ghignò quando trovò quello che stava cercando. Si alzò ed andò a vestirsi con le prime cose che trovò sotto mano. Uscì di casa di corsa, facendo slalom tra gli organizzatori del ricevimento che sarebbe stato a breve.

Si fece accompagnare dall'autista a Ōme, un paesino attraversato da un fiume e circondato dal verde. Si fece lasciare davanti un'abitazione non troppo distante dal fiume. La guardò dal finestrino dell'automobile e in qualche modo riuscì a sentire una minima parte di essenza di Sasori provenire da quell'edificio.
-Aspetta qui, Serjgey!-
-Da, mister!- rispose l'uomo con un forte accento russo.
-Spasibo!- Deidara uscì dalla macchina e si diresse verso la casa.
Si guardò intorno cercando di analizzare il più che poteva del luogo. Si sentiva un po' nervoso e allo stesso tempo emozionato di stare nella stessa città dove era cresciuto il suo adorato maestro. Giunto sulla soglia, bussò alla porta ed aspettò. Qualche istante dopo si ritrovò davanti un anziana signora con lunghi capelli grigi che le ornavano un tenero viso candido.
-Cosa posso fare per te, giovanotto?- chiese la signora con tono calmo. Deidara s'irrigidì un poco, quel modo di parlare così tranquillo gli ricordava fin troppo Sasori.
-Sono Deidara Iwa, uno studente di suo nipote!- fece un inchino.
-Oh... Il biondino dall'innato talento artistico. Sasori mi ha parlato molto di te...- il ragazzo si alzò di colpo guardandola con enorme stupore. Non avrebbe mai creduto che Sasori potesse aver parlato di lui con qualcuno. Sentiva il cuore battergli all'impazzata senza aver la minima intenzione di volersi fermare. -Vieni, entra...- la donna gli fece strada verso il salotto. -Desideri una tazza di tea oolong?-
-S...sì, grazie!- si sedette sul divano nel mentre si guardava attorno, ammirando il gusto rustico e accogliente dell'enorme sala. Vi era un grande camino e molte finestre da cui filtrava parecchia luce. Tutta la stanza era colma di dipinti e sculture. Gli sembrava di essere nello studio di Sasori e allo stesso tempo si sentiva immerso in un posto magico e fantastico. Adorava essere circondato dall'arte, gli donava un senso di pace e serenità, si sentiva completo e in paradiso.
Qualche minuto dopo l'anziana tornò e gli servì il tea. Poi si sedette sulla poltrona di fronte a lui e gli sorrise.
-Allora, cosa ti porta qui dalla vecchia Chiyo?-
-Beh, ecco... Sto preparando una lezione di arte e volevo approfondire quella della vostra famiglia. So che lei è una grande artista e so che lo erano anche i genitori di Sasori, quindi mi chiedevo se...potesse parlarmene un po'!- la guardò con determinazione, facendola sorridere.
-Da dove inizio?-
-Da dove ha memoria!- Chiyo rifletté qualche istante per poi iniziare a parlare. Deidara si avvicinò di più con fare eccitato, si sentiva come un bambino a natale.
Gli raccontò di come la famiglia Akasuna iniziò a praticare l'arte, rivelandogli che in principio realizzavano opere legate alla religione per volere del sovrano. Gli spiegò che gli Akasuna erano una famiglia antichissima e che di generazione in generazione veniva portato avanti il culto dell'arte. Erano uno dei più importanti clan del Giappone assieme alla famiglia Uchiha. Il loro ruolo era molto importante poiché tramite le loro opere dovevano mostrare la ricchezza e grandezza della nazione. Molti templi e persino il palazzo imperiale erano ornati da loro opere. Ma purtroppo molte disgrazie colpirono la dinastia Akasuna che li portò quasi alla totale rovina. Tra le guerre e il continuo progredire della tecnologia la loro arte, così come quella dei singoli artigiani, era venuta meno in richieste. Gli rivelò che tale disgrazia si abbatté nelle loro vite già dagli inizi del novecento e ancora non erano riusciti a risollevarsi.
Deidara si sentì addolorato nell'apprendere una tale storia. Capì il motivo per cui Sasori non approvasse a pieno l'arte contemporanea e comprese perché per lui l'arte era una parte importante della sua vita. Più la sentiva raccontare la storia della loro famiglia e più si sentiva vicino all'animo di Sasori, poteva quasi vedere alcuni demoni che dimoravano dentro di lui.
-C'è stato un momento in cui pensavamo di poter tornare alla gloria di un tempo...- il biondo la guardò con occhi pieni di speranza. -I genitori di Sasori avevano un talento così innato e innovativo che fin da giovani riscontrarono grandi successi. Eravamo sicuri che avrebbero riportato una certa fama, ma purtroppo non è potuto succedere...- l'anziana sospirò. Deidara abbassò lo sguardo facendosi malinconico.

-Dev'essere faticoso portare un tale peso e una tale responsabilità...- commentò il ragazzo. Riusciva a capire quello che stava passando Sasori, cercare di mantenere alto il nome della propria famiglia o tentare di riportarlo alla luce era un compito assai oneroso. Anche lui era stato cresciuto con la consapevolezza che avrebbe dovuto vivere in un certo modo per il bene della famiglia anche se ciò voleva significare rinunciare alla propria felicità. Ma non sapeva che anche Sasori portasse un tale fardello.
-Sì, ma Sasori non ha ancora capito una cosa importante.- Deidara alzò lo sguardo su di lei, guardandola con aria confusa.

-Cosa sta dicendo? In che senso?- ella gli rivolse un piccolo sorriso.
-In Sasori vi è la stessa genialità, la stessa scintilla di talento che vi era nei suoi genitori. Dopo trentacinque lunghi anni non se n'è reso conto, probabilmente il peso della perdita dei suoi e dell'eredità di famiglia non lo hanno aiutato affatto.- sospirò. Sul viso del biondo si accese un enorme e radioso sorriso pieno di determinazione.
-Allora c'è speranza!!!- le prese le mani.
-C'è sempre speranza, figliolo!-
-Mi dica di più, sul vostro stile!-
La donna continuò a parlare, raccontandogli delle loro tecniche di lavoro e di alcuni simboli che ricorrevano in ogni loro opera. Passò circa un'ora e quando Chiyo finì, Deidara si sentì al settimo cielo. Aveva lo sguardo infuocato di passione e determinazione. Il sorriso stampato in faccia indelebilmente e il suo spirito si sentì appagato.

-Sei proprio un vero amante dell'arte, eh?-

-Sì! È l'unica cosa che mi fa sentire vivo!- la guardò per poi rendersi conto di aver lasciato Serjgey ad aspettare in macchina per quasi due ore. -Proklyat'ye*!!! Devo tornare a casa!!! È tardissimo! La ringrazio per il suo tempo!- fece un piccolo inchino. La vecchia si alzò, gli mese una mano sulla spalla ossuta per poi accompagnarlo fuori.
-Grazie a te per la visita!- gli sorrise.
-Si figuri! Spasibo!!!- fece un piccolo inchino per poi correre in auto. Chiyo lo guardò allontanarsi con aria soddisfatta e un tenero sorriso sul viso. Sospirò e guardò il cielo.
-Eh sì, è proprio come me lo hai descritto tu, Sasori...- si disse per poi rientrare in casa.

 

 

 

 

Un tiepido soffio di vento entrava dalla finestra accarezzando i loro corpi nudi e sudati. Ansiti e piccoli gemiti echeggiavano nella stanza illuminata solo dai raggi della luna.
La sua candida e delicata mano gli accarezzava il petto tutto sudato, mentre le sue soffici labbra torturavano un capezzolo. Aveva la mano stretta nei suoi morbidi capelli rossi, mentre respirava con affanno e il viso tutto arrossato. Il rosso si spostò con la bocca sul suo collo mentre con la mano scendeva fino all'inguine per divaricargli dolcemente le gambe. Gli alzò leggermente il bacino e lo penetrò, entrambi gemettero. Il rosso lo guardò negli occhi per poi baciarlo con passione e amore nel mentre si muoveva dentro di lui. Poco dopo si staccò dalle sue labbra, gli si avvicinò all'orecchio e gli sussurrò due semplici parole.
-Ti amo...- l'altro gemette, graffiandogli la pallida schiena con i polpastrelli.

 

Di colpo si svegliò ansimando e mettendosi seduto. Era sudato e il cuore gli batteva forte nel petto. Si sentiva accaldato e allo stesso tempo in imbarazzo. Si guardò intorno e vide il letto tutto disfatto e il computer ancora acceso. Si mise una mano sul cuore chiudendo gli occhi per cercare di calmarsi. Si morse il labbro ripensando al sogno appena fatto e ciò non fece altro che agitarlo ancora di più. Si mise le mani sul volto iniziando ad urlare ed imprecare in russo.
-Non doveva finire così!- sentì lo stomaco attorcigliarsi, procurandogli un senso di nausea allucinante che lo fece correre subito in bagno a vomitare. Si guardò allo specchio e si vergognò. -È la sesta volta che succede in due settimane...- pensò. Abbassò lo sguardo, sentendosi in colpa per quanto aveva appena fatto e per tutte le altre volte che era successo. Si sedette per terra, appoggiando la schiena contro il muro. Guardò davanti a sé dritto verso la vasca, la mente era priva di pensieri, l'unica cosa che avvertiva era il senso di disagio che provava nei propri confronti. Si guardò le mani che si erano fatte leggermente più ossute rispetto al normale. -Io non sono così... Io sono meglio di così!- cercò di ripetersi per convincersi e darsi forza, ma c'era sempre quella fastidiosa vocina che continuava a ripetergli: “Allora perché sei triste? Uno come te non dovrebbe esserlo. Non sarai mai degno di portare il nome della tua famiglia e tanto meno tuo padre non ti guarderà mai in modo più affettuoso, nessuno si accorge della tua esistenza.”. Scosse la testa cercando di cacciare via quei brutti pensieri ed aggrappandosi a qualcosa che potesse farlo respirare. Istintivamente la sua mente tornò a quell'uscita con Sasori e il suo cuore si riempì di gioia e calore. Strinse i pugni, aggrottò le sopracciglia e si rialzò con determinazione. -Io sono meglio di così!-
Si lavò e si preparò per andare a lezione. Erano passati un paio di giorni da quando era andato a fare visita alla vecchia Chiyo e in quei pochi giorni era riuscito ad ultimare anche la seconda ed ultima lezione. Quel giorno gli avrebbe rivelato l'argomento che avrebbe trattato e avrebbe visto lo stupore dipingersi sul suo viso.
Una volta arrivato in classe, aspettò con impazienza l'ora di Sasori che tutto sommato arrivò presto. Aveva passato tutte le ore precedenti a pensare al racconto della vecchia Chiyo, a Sasori e al sogno che aveva fatto. Ogni volta che si ricordava di quelle due parole magiche sentiva il cuore scoppiargli nel petto e il respiro farsi sempre più corto. Ormai aveva capito che non avrebbe più potuto fermare e assopire i suoi sentimenti, non poteva contrastare ciò che provava per lui poiché non era più infatuazione ma qualcosa di molto più grande.
Sasori entrò in aula salutando gli alunni. Deidara non riuscì a guardarlo in volto per l'imbarazzo. Come la prima volta decise di aspettare che la lezione ultimasse per non rubargli tempo prezioso e nel mentre si preparò psicologicamente a non imbarazzarsi davanti a lui.
La campanella suonò e il biondo si alzò ed avvicinò alla cattedra con passo deciso. Sasori lo guardò e si fermò nel sistemare le proprie cose.
-Dimmi, Deidara...-
-Ho pronta la seconda lezione!- strinse i pugni per farsi forza.
-Argomento?- il biondo ghignò, confondendo il professore.
-Beh, lo scoprirà quando inizierà la lezione, sono certo che è preparato a riguardo!- si voltò lasciando il rosso un tantino spiazzato. -In che aula siamo?-
-Trecentotrentatré...-
-Ok, l'aspetto lì fuori.- s'incamminò. Sasori lo guardò uscire rimanendo quasi incantato dal suo modo di fare. Era curioso di scoprire cosa stesse tramando il biondino. Senza badare troppo all'ordine, prese le sue cose e corse fuori verso la classe in cui aveva lezione. Entrò, salutò i propri alunni e presentò Deidara.
-Prego, Iwa, esponi l'argomento alla classe...- disse, tenendo gli occhi puntati su di lui e rimanendo appoggiato alla cattedra con le braccia conserte.
-L'argomento di oggi è un approfondimento sull'arte giapponese, parlando in particolar modo di una famiglia importantissima di artisti. La famiglia...- si voltò verso di lui. -Akasuna...- vide il volto di Sasori farsi pallido e gli occhi spalancarsi dalla sorpresa. Riusciva a percepire la sua ansia e la sua voglia tremenda di fermarlo e magari fargli male, molto male. Deidara si sentì soddisfatto della vittoria ma impulsivamente sul suo viso si dipinse un sorriso affettuoso, mimandogli un semplice: “Sta' tranquillo!”. L'espressione del rosso cambiò, facendosi più rilassata anche se era tentato di fargli parecchio male per ciò che aveva fatto. La classe rimase in silenzio nel scoprire che la lezione fosse incentrata sulla famiglia del loro professore e non sapevano come meglio reagire poiché temevano una sua qualsiasi reazione improvvisa.
Deidara iniziò ad esporre quanto scoperto, ma decise di rivelare solamente gli anni d'oro degli Akasuna e di analizzare il loro stile. Non voleva rivelare faccende tanto private a tutti quanti, soprattutto senza il consenso di Sasori, voleva mantenersi più professionale possibile e mostrargli la sua abilità nel farlo.
Il rosso fu sorpreso dal modo in cui il biondo spiegava la storia della sua famiglia. Era completamente diverso dalla sua prima lezione sull'arte contemporanea. Avvertiva una passione diversa, non travolgente ma più delicata e armoniosa. Riusciva a captare un estrema cura in qualsiasi cosa diceva e quasi amore in ogni parola. Ciò lo stupì ancora di più, facendogli provare delle strane sensazioni. Sentiva uno strano calore nel petto e allo stesso tempo si sentiva fragile. Gli sembrava di essere avvolto da un caloroso abbraccio pieno di affetto. Si sentiva bene e in pace con se stesso, come se ogni dolore fosse scomparso come per magia. Quell'impulso malsano di violenza era sparito nel nulla e ogni problema sembrava fosse scivolato via dalla sua anima. Era come se fosse tornato a vivere nella luce. Non intervenne mai, non voleva interrompere il flusso delle sue parole e sopratutto non voleva rischiare di perdere questa piacevole sensazione che provava.
Senza che nemmeno se ne rese conto la lezione finì, Deidara lo raggiunse e lo chiamò ripetutamente per nome. Non notando alcuna risposta, gli mise una mano sulla spalla facendolo tornare con i piedi per terra.
-Allora, Danna!- esclamò un po' spazientito.

-Ho bisogno di prendere un po' d'aria, vieni?- lo guardò negli occhi per un istante per poi dirigersi verso la propria borsa e prendere le medicine.
-Va bene...- lo guardò e poi lo seguì.
Uscirono dall'istituto ed andarono al parco lì vicino. Non parlarono per tutto il tragitto, Deidara rimase sulla difensiva poiché non capiva cosa avesse l'altro. Si diressero verso una panchina, Sasori prese un foglio di giornale dalla borsa e vi si sedette sopra. Il biondo lo guardò per poi sedersi accanto a lui, sentiva lo stomaco in subbuglio e la voglia di vomitare in quel preciso istante ma si trattenne.

-Da...danna?- lo guardò con la coda degli occhi un po' turbato.
-Sei stato davvero eccezionale. Non ho mai assistito ad una lezione del genere.- rivelò, guardando il cielo. -Sei stato anche meglio della volta scorsa...- nel tono della sua voce vi era un velo di dolcezza quasi impercettibile accompagnato dalla solita calma. -Ti sono grato per quello che hai fatto e di aver omesso i fatti spiacevoli...- incrociò le braccia. Fece un respiro profondo.
-Figurati...- lo guardò e sentì il cuore battere velocemente e il corpo avvampare di calore.
-Ma ciò che mi chiedo è perché tu abbia scelto un tale argomento- lo guardò.
-Volevo stupirti. Sapevo che non eri un artista che realizzava opere per puro diletto, così ho fatto una piccola ricerca e il resto è venuto da sé.- posò lo sguardo altrove sentendo l'agitazione prendere il sopravvento.
-Ho fatto caso che...ci tenevi tanto a questo tema, anche più della tua adorata arte contemporanea...- Deidara sgranò gli occhi, sentì il cuore perdere un battito e il viso farsi rosso. Gli tornò alla mente il sogno che aveva fatto. Strinse i pugni e si morse il labbro.
-Più scoprivo la storia del tuo clan e più mi appassionava...- si fermò un attimo, abbassò lo sguardo e sentì gli occhi di Sasori su di lui. -Mi sembrava fosse un ottimo modo per uscire di scena!- rise amaramente anche se dentro di sé si sentiva morire. Non poteva continuare a frequentare l'accademia per via dei sentimenti che provava per Sasori, se poi lo avesse scoperto suo padre sarebbe stata la fine. Il rosso rimase shockato nel sentire quelle parole. Sentiva la pace interiore scivolargli via e il tormento tornare a soffocarlo nell'oscurità.
-Non puoi andartene! Sei un puro talento! Perché gettare via tutto?- il biondo fu colto da un turbinio di forti emozioni. Era frustato e arrabbiato perché non avrebbe voluto rinunciare alla sua passione per colpa del nome che portava. Si sentiva inondato dall'amore che provava per lui e allo stesso tempo disperato perché doveva rinunciarci ancor prima di provarci. Ciò non faceva altro che farlo infuriare ancora di più poiché odia a morte perdere.
Si alzò di scatto dalla panchina, stringendo con violenza i pugni. Si voltò verso di lui guardandolo con occhi pieni di disperazione e furia.
-Perché sono innamorato di te!!! Più scoprivo la tua storia e più sentivo il bisogno di poterti avere come non potrò mai! Perché sei l'unico che mi ha mai fatto sentire vivo in tutta la mia vita e io non posso! Dannazione! Non posso!!! Non posso essere me stesso a causa della mia famiglia e del futuro che mi aspetta!- si fermò un istante per cercare di calmarsi un po'. -Addio, Sasori!- corse via, lasciandolo da solo.
Sasori lo guardò allontanarsi rimanendo quasi paralizzato. Si sentiva diverso rispetto alla prima volta che era scappato dopo avergli fatto da modello. Si sentiva fragile e tremendamente solo, con il cuore spezzato a metà. Avrebbe voluto rincorrerlo ma non capiva il perché avrebbe dovuto farlo. Non riusciva a comprendere come mai provasse queste strane sensazioni. Era dispiaciuto che dovesse abbandonare il percorso artistico poiché aveva davvero un enorme talento, ma non si spiegava il perché gli facesse così male.
Si alzò e tornò a casa con aria avvilita e sguardo spento. Una volta giunto all'appartamento, andò nello studio e si sdraiò per terra. Respirò a pieni polmoni l'odore che impregnava l'intera stanza, cercando di calmarsi. Nella sua mente continuavano a ripetersi le parole urlate da Deidara in un ciclo continuo senza sosta. Più le ascoltava e più stava male sentendo un enorme vuoto propagarsi nel petto. Si focalizzò sull'assenza del biondo nella sua vita e un forte dolore si concentrò nel torace. Gli sembrava di avere il Monte Fuji che gli opprimeva la cassa toracica impedendogli di respirare. Sgranò gli occhi, mettendosi una mano sul petto stringendo la maglia con forza. Non respirava, era quasi certo di non respirare. La testa incominciò a girargli e gli arti a farsi pesanti come macigni e allo stesso tempo gelidi come se fossero privi di vita. Sentiva il cuore battergli forte e allo stesso tempo decelerare di colpo. Ansimò come se fosse in preda ad un attacco di asma. Non poteva neanche raggiungere gli ansiolitici poiché erano in cucina e in quel momento non aveva la forza di muoversi. Cercò, quindi, di focalizzare il pensiero su qualcosa che gli poteva dare gioia ma non ci riuscì. Si mise sul fianco destro con estrema fatica. Sussurrò il nome di Deidara e poi perse i sensi.

-Deve cercare di fare piccoli progressi alla volta, se no rimarrà intrappolato per sempre nella situazione in cui si trova.-

-Come suggerisce di fare?-
-Si apra con qualcuno. Non deve aver paura a scoprire il suo cuore e non deve nemmeno temere di innamorarsi o lasciarsi amare da qualcuno. Lei si è chiuso in se stesso creandole ancora più problemi e sopratutto difficoltà a liberarsi dei suoi demoni. I suoi pensieri sadici possono essere risolti se lei si lasciasse amare da qualcuno dato che derivano dalla perdita dei suoi genitori. S'innamori...-
-Come faccio a capire di amare qualcuno senza confonderli con impulsi sadici che mi fanno stare bene ed eccitano?-
-Se è innamorato di qualcuno è probabile che gli nascano quei stimoli, ma sente anche il desiderio di far del bene a quella persona, anche semplicemente abbracciarla o ammirarla per il puro piacere di incantarsi nella sua bellezza. Per intenderci se ama qualcuno si sente come se fosse nel suo mondo artistico, quindi si sente bene e i problemi che ha tendono a sparire!-

 

Sasori riaprì lentamente gli occhi sentendo le parole del suo psichiatra nella mente. Si mise la mano sul cuore sentendolo palpitare con armonia. Chiuse gli occhi.

-Deidara...- sussurrò con un filo di voce. Aveva capito che non poteva perderlo e quindi avrebbe dovuto agire per riaverlo nella sua vita.






  






*Proklyat'ye= dannazione (pronuncia praclezie)


 
Buon martedì a tutti! Spero che la storia vi stia piacendo! Mi spiace per i finali dei capitoli un po' deludenti e con pochissima suspance, ma non riesco a fare di meglio! 
Grazie di cuore a tutti coloro che leggono e seguono :)

A martedì prossimo!!!

Ryuga Hideki
 
   
 
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