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Autore: Ashbear    29/06/2009    4 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In the attitude of silence the soul
Finds the path in an clearer light,
And what is elusive and deceptive
Resolves itself into crystal clearness.
Our life is a long and arduous quest after Truth.

--Mahatma Gandhi

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXX. BELLIGERANZA ~

Sin dall'inizio dei tempi, a memoria d'uomo, è sempre esistita la lotta tra bene e male, due forze di pari potere. Se una delle due diventasse troppo forte, scoppierebbe un caos da cui nessun mortale né Dio potrebbe mai salvarci. Si tratta di un equilibrio, come tra buio e luce, tra sole e luna, o amore ed odio. C'è sempre un confine sottilissimo, che nessuno osa attraversare. E anche se un essere o una qualsiasi entità avesse il coraggio di sfidarlo, in tal caso sarebbe la fine per l'universo.

Una discendente di Hyne era qualcosa di unico. L'incarnazione di una strega significava molto di più di quanto i libri di storia avessero mai raccontato, di quanto potessero mai sapere. Le streghe regolavano l'equilibrio non solo della vita, ma anche dell'aldilà. Servire Hyne, oppure essere esiliati per sempre in un altro regno: quello delle anime mortali, o di coloro che sono condannati alla perdizione eterna. Perché nell'universo c'era una triade di forze, un equilibrio suddiviso in tre parti uguali. A differenza della maggior parte delle religioni, che si focalizzano solo sul dualismo... sul potere di bene e male. Ma per Hyne, esisteva un mondo a parte per le sue discendenti, un mondo dove avrebbero potuto presiedere e governare. Il regno mortale era semplicemente questo... un posto dove il resto della società potesse riposare in pace.

O essere dannato in eterno... c'è sempre un male. Sempre.

Certe volte il male è palese, si presenta ammantato in groppa a un cavallo nero, con la falce in mano. Altre volte resta invece in attesa, scovando le nostre debolezze, imparando...osservando ogni singolo istante. E quello è il male peggiore, quello che se ne sta nascosto, non tra le tenebre, ma nella luce del giorno.

*~*~*~*~*

La stanza era silenziosa, se si escludeva la bambina, che stava facendo finta di volare. Allison correva, a braccia spalancate; girando in tondo, sfiorava con le ali le immaginarie nuvole che riempivano la stanza. Rinoa sedeva quieta sul divano, godendosi ogni momento di quello spettacolo. Udì un rumore provenire da fuori della camera, ma non si voltò. Poi sentì una mano sulla spalla, mentre la figura si sedeva, ma neanche stavolta guardò. Solo, chiuse gli occhi, e appoggiò il capo sul petto di lui.

"Ha la tua fantasia."

"Squall, non credo tu ne abbia mai avuta una." Era una battuta, lo sapevano entrambi.

"Forse sì, forse no." Le ravviò le corte ciocche dietro le orecchie, incantato a guardare il modo in cui le cadevano sul viso. Il suo orecchio era così perfetto... c'erano così tante cose che non si era mai fermato ad assaporare.

"Ha i tuoi occhi."

"Ha il tuo cuore," sussurrò lui in risposta. Rinoa sorrise.

Cercando di non farsi salire di nuovo agli occhi il pianto, si girò. Si girò a guardarlo una volta ancora, in ogni particolare, e in ogni colpa. Con un dito tracciò il percorso della sua cicatrice, lasciandolo infine scendere verso la bocca, e si fermò sulle sue labbra, mentre lui chiudeva gli occhi nella sensazione del contatto.

"Ricordati di me."

Lui riaprì gli occhi di scatto, improvvisamente a bocca aperta. Le parole non vennero. Lo shock era troppo forte. Cominciò a dire qualcosa, ma di nuovo lei gli premette, piano, il dito sulle labbra, e lo ammonì con gli occhi.

"Squall... ti prego... ricordati di me, semplicemente. Ricordati di questi pochi, ultimi giorni, e tienili stretti nel tuo cuore. Lei ne avrà bisogno. Se succede qualcosa, tu va' avanti. Non guardarti mai indietro."

Le scostò il dito con la mano, con un po' più di aggressività di quanto avesse voluto. "Rinoa, non parlare così!" I suoi occhi sembravano quasi metallici, come acciaio. Era così serio, così accalorato. "Stasera partiamo per Esthar... e lì saremo al sicuro."

"Al sicuro..." ripeté lei con un filo di voce. "Squall, non si fermeranno finché non mi avranno trovata. Non potrò mai avere una vita normale."

"Sì che puoi. Possiamo... maledizione. A me non è mai importato niente dei tuoi poteri, solo di te."

"A te può non importare niente del potere, ma ad altri sì. Lo vorranno sempre, e io non sarò mai lasciata in pace. Tu ed Allison non meritate questo, correre come topi dentro un labirinto. Voi meritate di essere liberi, di correre lungo le sponde dell'oceano. Quando eravamo nella baita, promettesti di riportarci a riva. Ti scongiuro Squall... ti prego, ti prego, fallo se dovesse accadere qualcosa."

Lui si voltò dall'altra parte, solo per guardare sua figlia che ancora giocava a volare tutto intorno al soggiorno. Così innocente, così giovane... proprio come erano stati loro prima che il destino cominciasse ad essere crudele. Osservava ogni movimento che la bambina faceva, il modo in cui i capelli ondeggiavano mentre l'aria li attraversava, come era stato con quelli della madre tante stagioni prima. Si passò la mano tra le sue ciocche, anche se ormai le aveva corte, era ancora un'abitudine nervosa retaggio di tanti anni passati.

"Rinoa, perché sei così sicura che debba succedere qualcosa? Entro due ore saremo su un mezzo che ci porterà ad Esthar, eppure tu ti comporti come se non dovesse accadere – o se accadesse, tu non ce la faresti. Ma perché... perché continui a fare così? Fin dal primo momento che ti ho rivista, perché ti sei sempre comportata come se questi fossero i tuoi ultimi giorni? Per l'amor del cielo, Rinoa, smettila di parlare così."

"Squall," non riusciva più a fingere un sorriso. "Lo so e basta... non sono in grado di spiegarlo. Tutto converge verso un unico fatto, loro che mi trovano. Non avranno pace, non si fermeranno mai, continueranno a darmi la caccia finché non mi prenderanno. Io sono l'animale e loro i predatori... io non sono nient'altro che una preda. Non avrei mai neppure sognato di avere l'opportunità di rivederti... e questo è stato più di quanto potessi chiedere. Io... ti... amo. Ho avuto l'occasione di dirti queste parole ancora una volta."

"Forza." Si alzò in piedi, quasi con rabbia. Le offrì la mano e la tirò su assieme a lui. "Adesso raccogliamo le nostre cose, e ce ne andiamo. Loro possono fare tutte le battaglie che vogliono, io non perderò la mia."

"Squall, hanno bisogno di te."

"Santo cielo, no, non ne hanno. Non hanno mai avuto bisogno di me. Non ci sono stato per due anni, la mia unica ossessione era trovare te, e la verità. Ho fatto tutte e due le cose, il mio compito è finito. Il Garden è un ricordo."

I loro sguardi s'incrociarono, ognuno sembrava deciso a non arretrare dalla sua risoluzione. Quello di lui era talmente serio e allo stesso tempo terrorizzato, che anche lei lo vedeva chiaramente. Non lo stava più nascondendo molto bene... o forse era solo che riusciva a leggerlo meglio. Comunque fosse, non poteva opporsi alla sua decisione.

"Va bene, Squall, dammi solo una ventina di minuti."

"Non me ne vado finché..." Un bussare alla porta li fece girare entrambi. Allison smise di fare l'aeroplano, e corse verso quel suono.

"Mami... porta... papi?"

"No... no, non è lui." Non aveva il coraggio nemmeno di guardare Squall. Il senso di colpa la consumava ogni volta che sentiva Allison chiamare quell'uomo, Richard Bennett, papi.

"Faccio io." Rinoa percepì la sofferenza nella voce di lui.

"No, aspetta un secondo, Squall." Inginocchiatasi, Rinoa fissò sua figlia occhi negli occhi, guardando dentro lo stesso azzurro d'acciaio che aveva visto poco prima nel suo vero padre.

"Ally... la mamma ti deve dire una cosa. So che non capirai, però bisogna che sia io a dirtelo. Squall... questo signore qui." La ragazza allungò la mano a tirarlo per la manica dell'uniforme, facendolo piegare giù al loro livello. "Questo è il tuo... papà. Non lo chiameremo papino o papi, lo chiameremo papà. Puoi dire questa parola per me?"

"No... quello Skall."

"Sì, Ally, è lui... ma è anche il tuo vero padre. È il tuo papà." Indicò se stessa, e poi Squall. "Mamma e papà."

Il rumore all'ingresso riecheggiò ancora una volta nella stanza. Allison sembrava più preoccupata della porta che non di quello che sua madre stava cercando di dirle. "Mami, porta, papà Skall, porta."

Rinoa si rialzò, e il suo compagno con lei. "Credo che ci si stia avvicinando pian piano, papà Skall. Ora vai ad aprire la porta prima che si arrabbi."

Lui guardò in basso verso la bambina, che adesso gesticolava come una matta verso la porta. "Vieni qua." Squall si allungò a prenderla tra le braccia. "Vediamo un po' chi è, okay?"

Rinoa li guardava concentrata, e non riusciva a credere a quanto bene lui stesse prendendo la situazione. Non sapeva con precisione come aveva pensato che sarebbe andata, ma comunque era tutto diverso. Questo era infinitamente meglio di qualsiasi sogno. Questa era la sua realtà.

"Alix..." strillò la piccola. "Mami, tia Alix! E Iell!"

"Oh, zia Alex e Zell? Che bello, Allison," rispose la madre alla figlia.

Squall aprì del tutto la porta, con la bambina ancora in braccio. Sia Alex che Zell sembrarono un po' presi in contropiede a vedere Squall che teneva Allison, come se fosse naturale per lui occuparsi di bambini. L'ultima cosa che avrebbero pensato di lui era che potesse, o volesse, essere bravo con i piccoli.

"Ehi Squall... ehm, gli altri avrebbero proprio necessità di incontrarsi con te nel tuo ufficio, prima che tu parta per Esthar. Selphie crede di sapere che cosa sta succedendo, chi ha ucciso Bennett."

"Non me ne frega niente di chi abbia ucciso il bastardo," rispose stizzoso. "Ce ne stiamo andando. Adesso."

"Come?" Alex sembrava leggermente confusa. "Pensavo che avessimo ancora qualche ora."

"I piani sono cambiati. Se devi venire anche tu, preparati." Il suo tono era quello del Comandante, sarebbe stato quasi difficile credere che avesse in braccio un bambino: il suo comportamento era tornato in tutto e per tutto alla serietà quando erano arrivati gli altri. Solo Rinoa poteva vedere l'altra faccia, e, ovviamente, anche Allison.

"Squall," le parole della ragazza erano appena percettibili. "So che non puoi capirlo. Maledizione, neanch'io lo capisco, ma una parte di me ha bisogno di sapere, per metterci la parola fine. Sono stata sua moglie per due anni..."

"No," quasi le urlò contro. Allison si spaventò un poco, e si sporse verso la persona che aveva più vicina, che era Alex. Squall sciolse il suo abbraccio, lasciando che Ally gattonasse verso la sua madrina. Appena ebbe le mani libere, si voltò subito verso Rinoa. "Non dire mai più che eri sua moglie. Non lo eri." Non si era mai reso conto di quanto gli avrebbe dato fastidio sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Diavolo, la sua situazione non era certo migliore, visto che era sposato con Quistis, ma il loro matrimonio era legale... quello di Rinoa no. Renee Bennett non era altro che una finzione.

"D'accordo, Squall, però per favore... possiamo andarci adesso, sentire cos'hanno da dirti. Poi partiamo. Così Alex avrà il tempo di fare la valigia. Ti prometto che subito dopo partiremo."

"Prometti?" Le mise una mano sul braccio. Lei non rispose, pensando fosse una domanda retorica. Il tono di lui si fece di un'ombra più rigido: "mi prometti che dopo questa riunione partiremo per Esthar?"

"Squall, te lo prometto con tutto il cuore, hai la mia parola." Lui allungò una mano per posarle il palmo sulla guancia, sentendo la sua pelle setosa contro il ruvido della sua.

"Ci conto, signorina Heartilly."

*~*~*~*~*

Quante volte aveva visto quel posto? Si poteva soltanto tirare a indovinare, era un mistero persino per Seifer Almasy stesso. L'ufficio che una volta era di Cid era adesso stato trasformato in quello di Leonhart. Era davvero sorpreso che addirittura l'ufficio avesse così poco di personale, ma c'era da aspettarselo. Almeno Cid con la sua collezione di... beh, qualunque cosa fossero quegli orrori. Edea doveva avere un macabro senso dell'umorismo, visto che ad adornare le pareti dell'ufficio c'erano teste di mostri impagliate. Lui le odiava, aveva sempre pensato che lo sbeffeggiassero. Aveva passato un sacco di tempo là dentro... un giorno si era addirittura messo a sedere e aveva dato un nome a tutti.

Adesso era diverso. Le pareti erano ancora listate di mogano ed eleganti intarsi in legno, le porte avevano sempre le maniglie d'ottone lucidato, e Squall aveva tenuto lo stesso divano di pelle. Seifer immaginava che avesse passato parecchie notti là dentro, era più facile che andare a casa da una persona che non amava... Quistis. Era più facile starsene rinchiuso in un ufficio con una persona che non amava... se stesso. Alcuni riconoscimenti erano appesi in ordine sparso sulle pareti. Uno era il diploma ufficiale a SeeD di Leonhart. Già, quello sì che scocciava. Gli altri avevano l'aria di essere stucchevoli ringraziamenti da parte di città e nazioni dopo la guerra. Se nessuno diceva una parola entro breve, sarebbe diventato matto.

"Ehi, guarda, Quistis, non mi avevi mai detto che Squall era un membro onorario di Timber Maniacs. Non erano loro che pubblicavano anche 'La mia vicina'? Wow, chissà se il Comandante Cerca-ragazzine ha scritto qualche lettera all'editore... ci scommetto che avrebbe ottenuto qualche bella storia in più."

"Seifer..." Suonava come un rimprovero più di quanto lei stessa non avesse voluto. Quistis alzò gli occhi al cielo, e si allontanò da lui.

"Che c'è? Mi stavo solo chiedendo..."

Irvine bisbigliò qualcosa a Selphie, che gli scoccò un'occhiata infastidita.

Quistis scosse la testa. Era cambiato talmente tanto nelle loro vite che nessuno sapeva più ridere? Una volta ogni tanto sì, ma essere spensierati come lo erano stati un tempo... Poi si rese conto che non erano mai stati spensierati, la loro vita era stata tutto l'opposto. Dai pasti pianificati, alle battaglie pianificate... diavolo, persino i loro funerali venivano predisposti sin da quando avevano quindici anni, che cosa tremenda era quella? In qualche modo, Seifer era riuscito a conservare qualcosa che gli altri avevano perso. Forse essere allontanato dal Garden l'aveva solo reso più forte... forse per questo era una persona migliore... forse tutti loro lo sarebbero stati.

"Selphie," una voce si alzò dall'altra coppia. "stai ancora lavorando a quella cosa, mi sembrava che avessi detto che te n'eri fatta un'idea..." Irvine si adagiò sul divano, coi piedi sul tavolino di fronte.

Lei riprese in mano la penna che aveva tra i denti. Aveva preso l'abitudine di mordicchiare penne e matite per il nervosismo dai tempi della scuola e degli esami, ed era una cosa che poi non era mai riuscita a togliersi. "No, Irvine, ancora non ce l'ho del tutto. Ti posso solo dire chi non è stato. Ma qui c'è qualcosa di più che non un solo omicidio, la pista risale a tre anni fa, un anno prima che la Sorella venisse uccisa."

Quando la porta si aprì con un cigolio, tutti e quattro vi rivolsero la loro attenzione. Rinoa entrò per prima, con circospezione, il disagio si leggeva chiaramente nel suo modo di fare. La seguiva Squall, che si chiuse la pesante porta alle spalle. Nessuno dei due sembrava contento di essere lì, ma entrambi cercavano di comportarsi nel modo più civile possibile. "Subito dopo di questo ce ne andiamo, quindi fatela breve." Le parole di lui mettevano in chiaro tutto.

Selphie alzò gli occhi dal suo portatile. "Squall, mi rincresce tantissimo chiederti questo, so che è una cosa molto personale, ma hai le foto di Rinoa e Mitchell?" Rinoa restò impietrita dallo shock, il corpo che s'irrigidiva al solo pensiero di essere con quell'uomo.

"Che cosa diavolo...?" sbottò il Comandante di rimando.

"Per favore..."

Squall guardò Rinoa cercando una qualche risposta. Lei annuì, per dargli la sua approvazione. Lui detestava quelle fottutissime foto, eppure, per chissà quale ragione, le aveva conservate. Forse per ricordare a se stesso del purgatorio in cui viveva, la costante tortura che aveva tra mente e cuore. Andò verso un armadietto e cercò tra alcune cartelline. Alla fine, ne riemerse con un fascicolo; fece solo pochi passi verso Selphie, prima di gettarglielo con rabbia. "Tieni."

Selphie cominciò ad alzarsi dal divano per raccoglierlo, ma prima che potesse farlo Rinoa si avvicinò rapidamente. Senza una parola per nessuno, aprì il fascicolo. Un respiro affannoso risuonò nella stanza, quando lei vide la prima foto. "Oh Dio," fu l'unica cosa che riuscì a dire. Sfogliò tutte le foto, infine si fermò sull'ultima. C'erano Rinoa e Mitchell: lei indossava lo stesso abito che aveva nelle altre immagini. La porse a Squall.

"Questa qui... questa qui sono io. Ti prego, devi credermi... ero a una serata di beneficenza, insieme a mio padre. Fu qualche tempo dopo Artemisia... ti avevo chiesto di venire, ma eri troppo occupato, e così ci andai da sola. C'era una fotografa lì, mi ricordo che lei mi chiese di fare uno scatto con il Presidente."

"Lei?"

"Sì, Kimberley, mi sembra... o qualcosa di simile. Non mi ricordo. Ad essere sincera... avevo bevuto un pochino troppo quella sera. Ero triste che non eri venuto con me... neanche quella volta. Ero sempre da sola a quelle feste. Capisco che tu odiassi fare apparizioni negli eventi dove c'era di mezzo la politica, ma mio padre era appena stato eletto al Consiglio, dovevo andarci."

"Avrei dovuto esserci anch'io." Squall continuava a fissare quella foto. Rinoa aveva un aspetto così allegro allora, anche se stava dissimulando il dispiacere di essere stata lasciata sola da lui; c'era ancora in lei una certa scintilla d'innocenza che poi aveva perduto per strada. Allungò il braccio verso di lei, prendendole di mano le altre foto. Quelle su cui non aveva avuto il coraggio di riflettere.

Qualche volta, dopo che si sono prese le distanze da una situazione, le menzogne si mostrano più chiaramente. Scorse di nuovo tutti gli scatti, quando l'aveva fatto in passato era così furioso che era stato pronto a credere a tutto. Voleva veramente che fosse lei quella nelle fotografie. Ora invece si accorgeva che la maggior parte di esse mostrava solo corpi nudi intrecciati, e la nuca di lei. Nulla di concreto.

"Ce l'ho fatta!" cinguettò Selphie quando il suo computer emise un suono. "Ho i risultati dell'autopsia. Credetemi, Trabia non me li ha esattamente serviti su un piatto d'argento... ho provato attraverso il server principale, ma si incappava in tutte le procedure formali e la burocrazia; e così mi sono infiltrata, per così dire, dalla porta sul retro virtuale. Richard Bennett è morto per un colpo a bruciapelo di una pistola nove millimetri. Il proiettile è penetrato nel ventricolo sinistro e il foro d'uscita è sulla schiena... La traiettoria del proiettile coincide con un assassino di altezza tra 1,58 e 1,68 m... e la cosa..."

Rovistò freneticamente tra alcuni fogli. "Ecco! La cosa contrasta con i risultati finali secondo cui Squall l'avrebbe ucciso a sangue freddo. Qui dice che il suo sangue è stato trovato sulla scena del crimine, e che l'arma del delitto è stata recuperata sulla barca. Ma, a meno che Squall non si fosse abbassato, guardando in su verso Bennett, le cose non quadrano."

*~*~*~*~*

Quello della televisione era l'unico suono che si udiva nella stanza. Alex sedeva sul divano, con Allison distesa beatamente in grembo. La bambina era stata cambiata con una tutina con piccoli chocobo disegnati sopra; i capelli erano raccolti in due fermaglietti, e qualche ciuffo disordinato era finito addosso ad Alex. Accanto a lei, Zell era seduto a guardare in silenzio il telegiornale.

Un bussare alla porta fece sobbalzare le due, e svegliò la più piccola. Allison cercò di trattenere le lacrime, ma era troppo stanca: stava cercando disperatamente un po' di riposo in quel momento di pace. L'esperto di arti marziali non disse nulla, si limitò ad andare alla porta.

"Ehi," bisbigliò Lauren. "Oh, no, non l'avrò svegliata? Ho cercato di fare piano."

"Si riaddormenterà, è tutto ok."

"Bene, perché mi hanno appena mandato a cercarvi... è un brutto momento?"

Zell si girò per guardare Alex, che aveva disteso la bambina sul divano e la stava coprendo con un plaid. "No, va tutto bene. Che cosa vogliono?"

"Non lo so proprio, credetemi, è top secret... e come sapete... io sono esclusa."

Zell ridacchiò. "Già, immagino che dopo un anno a lavorare per il Comandante si impari a stare zitti."

"Esattamente, e anche a schivare i lanci di oggetti," rispose lei.

"Fondamentalmente, hanno solo qualche domanda per Alex."

"Per me?" chiese lei avvicinandosi alla porta. "Ma di cosa parlano?"

"Oh, signorina, non ne ho veramente idea. A me dicono solo di andare a chiamare la gente, e io lo faccio. Ho imparato da un bel pezzo a non fare domande."

"Sì, lo capisco bene." Si girò indietro verso Allison, e poi tornò a guardare la SeeD. "L'ho appena messa giù, non vorrei davvero svegliarla."

"Posso darle un'occhiata io per qualche minuto. A dir la verità, non sono così brava con i bambini, ma è addormentata... credo che il mio allenamento da SeeD possa bastare."

"Oh, grazie, sarebbe molto d'aiuto." Alex tornò indietro dalla bambina, le diede un bacio sulla fronte, prima di voltarsi di nuovo verso Zell. I due uscirono dalla porta insieme.

*~*~*~*~*

Nell'ufficio del Comandante, nessuno sapeva a cosa credere. Erano tutti parte di un enigma che non sapevano spiegare; e ogni volta che un pezzo del puzzle era risolto, un altro prendeva il suo posto.

"Non sono stata io," disse Rinoa sottovoce.

"Nessuno lo pensa." Squall raggiunse l'angolo della scrivania dove lei era seduta.

"Invece sì. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo ad alta voce," ribattè lei prendendosi la testa fra le mani. "Rientro nella descrizione... la mia altezza... ed ero da quelle parti..."

"C'è qualcuno qui che crede che sia stata lei?" Nessuno guardò il Comandante, si voltarono tutti altrove, a occhi bassi. "Oh, Dio, ci credete!" Squall sferrò un pugno sul piano del suo tavolo, facendo cadere a terra parte di quello che c'era sopra.

"No, io no." Seifer se ne stava appoggiato contro un muro distante, con Quistis accanto. Si raddrizzò, fece un passo. "È troppo perfetto. Se non è Squall, allora è Rinoa. È facile da credere, tanto ha già ucciso prima e lo farà ancora, sappiamo tutti che le streghe sono tiranne assetate di sangue. Quindi, Comandante, siamo in tre a credere in lei. Gente, mi fate venire la nausea."

Seifer uscì dalla stanza, e Quistis guardò gli altri, ma non Rinoa... non riusciva a guardare dentro la sofferenza che aveva negli occhi. "Io gli vado dietro, ma, per quanto poco possa contare, so che non è stata lei."

Quelle parole furono di scarsa consolazione per Rinoa, anche dopo tutto quello che era successo... nessuno le credeva veramente. Riabbassò di nuovo lo sguardo verso le foto, cercando di non sentirsi male.

*~*~*~*~*

"Seifer, che storia è questa?" Quistis corse fuori dall'ufficio. Vide Seifer seduto su un angolo di una scrivania, gli occhi che guardavano fuori dalla finestra, nell'abisso.

"Dovresti chiederlo a loro. È tutto così perfetto da far schifo. Non c'è nulla fuori posto: era stato tutto organizzato due anni fa. Ora loro mi vengono a dire che risale ad ancor più tempo fa. Ma cosa credono, che Rinoa volesse vivere con Bennett? Che fosse tutto un piano geniale per mandare Squall a Trabia a indagare su un falso rapimento? Questa è la storia più cretina e ridicola che io abbia mai..." Si bloccò. Un brivido gelido come la stessa Trabia gli corse giù per la spina dorsale. Appoggiandosi all'indietro, aveva urtato con la mano contro qualcosa di affilato che gli aveva lasciato un taglio profondo. E quando si voltò, un terrore così nero da non poter essere descritto con parole umane si fece strada dentro di lui.

"Seifer, che c'è?"

"Oh mio Dio." La sua voce tremava di paura. "Questa." Aveva afferrato una statuetta di ceramica dal tavolo, quella su cui si era tagliato. "Che diavolo è questa?"

"Ti senti bene? Si direbbe una scultura, no? Niente di speciale. Credo che Lauren faccia delle ceramiche nel tempo libero."

"Lauren?" Il suo cuore galoppava.

"Sì, questa è la sua scrivania... la segretaria di Squall."

"Vieni!" Seifer agguantò Quistis per la mano, trascinandola di nuovo nell'ufficio. Lei perse l'equilibrio tanta era la sua forza. Le porte si spalancarono di colpo, gli altri fissarono i due che avevano fatto irruzione nella stanza.

"Questa!" gridò lui mostrando la statuetta. "Questa è la risposta." Tutti lo guardarono completamente frastornati. Nessuno disse una parola, perché nessuno capiva. "Dannazione... e va bene." Seifer scagliò la scultura contrò il muro, restando a guardare mentre si frantumava in centinaia di cocci.

"Qui qualcuno sta dando i numeri," fece notare Irvine.

"Uhm... direi che questo è già successo un bel po' di tempo fa," ribattè Selphie, mentre nessuno dei due staccava gli occhi da Seifer.

L'uomo dai capelli biondi si avvicinò ai frammenti, cercando là in mezzo. Ne riemerse con un piccolo pezzo nero. "Un trasmettitore radio," sussurrò. "Squall, è sempre stato qui."

"Di cosa stai parlando?"

"Il drago... non era un vero drago, era questa statua."

"Lo stemma di famiglia di Lauren?"

"Squall, questa era la creatura dei miei incubi, questo drago. È stato questo a riportarmi al Garden. Aspetta, come fai a sapere che è lo stemma della sua famiglia?"

"L'ho vista fare uno schizzo di questa cosa l'altro giorno quando..." Gli si fermò il cuore, riabbassò gli occhi sulle foto che teneva in mano. "Quella volta a Trabia l'ho chiamata Rinoa... cazzo. Da dietro assomigliava a..." Gettò via le foto, planarono tutte a terra. Chiuse gli occhi, rivivendo ogni momento degli ultimi due anni, e tutti i pezzi che non tornavano... All'improvviso tornavano.

"Di altezza tra 1,58 e 1,68..." Selphie tornò a guardare il monitor, premendo speditamente tasti. Si era trasferita..."

"Da Galbadia," completò la frase Squall. "Era con noi a Trabia... aveva l'accesso alla mia arma."

"E alle prove," aggiunse Quistis. "Può aver tranquillamente scambiato i campioni di sangue, copiato la firma di Rinoa. Ma perché il sangue di lei al posto del tuo?"

"Dovremo chiederlo a lei." Squall si avvicinò a Rinoa, guardando nel profondo di quegli occhi castani. Come aveva potuto anche per un secondo pensare che avesse...? L'abbracciò, lei gli poggiò la testa contro il petto. "Rinoa, è stata tutta colpa mia. Hanno sempre avuto qualcuno qui, da prima dell'attacco e poi per tutto il tempo dopo. Come ho fatto ad essere così stupido?"

"Non importa, Squall, nessuno lo sapeva. Mi pare ci sia stato qualcuno di nome Lauren che ha lavorato per un po' in infermeria... era quella studentessa che faceva lo scambio da Galbadia. Non l'ho mai registrato in testa."

"Ma mi ha aiutato a Trabia." Quistis smorzò i toni. "Ho pensato che stesse dando una mano contro Mitchell, invece stava cercando di trovare Squall e Rinoa per altre ragioni. Quale sistema migliore se non aiutare me?"

"Io... io l'ho sorpresa al computer." Selphie esitava. "Mi disse che aveva trovato una comunicazione criptata che mostrava la vostra posizione a Dollet. Ci scommetto che, se controllo, scoprirò che era stata creata dal suo terminal. In realtà la stava inviando lei, quando sono entrata... l'ho colta alla sprovvista."

"Mi chiedo perché tu l'abbia assegnata a me." Mentre continuava a stringere Rinoa, Squall guardò Quistis.

"Io... io... lei ci teneva tanto a lavorare per te. Non ci ho mai riflettuto. Diceva di voler uscire dal campo medico... praticamente mi pregava ogni giorno. Hyne, non c'era modo migliore di farti continuare a cercare Rinoa, se Lauren era lì ogni giorno... a cercare di essere lei. E io sono caduta nella sua trappola."

"Tutti ci siamo cascati," aggiunse Selphie.

"Un drago dorme tra i cavalieri," sussurrò Rinoa, rievocando l'avvertimento di Ellione della notte prima. Alzò lo sguardo verso Squall, e poi verso Seifer... entrambi cavalieri, in un occasione o nell'altra. E Lauren aveva vissuto in mezzo a loro, dormendo nella loro ombra.

"Oh, mi è appena arrivato il risultato dell'analisi delle firme, quella che ho fatto fare a Rinoa prima e quella del laboratorio di anni fa. La perizia calligrafica dice che non combaciano. Comunque, era una simulazione molto convincente. Ogni volta che uno scrive il proprio nome, cambia qualche piccola cosa... ma le firme su quei fogli erano perfette. Una cosa che succede spesso nelle falsificazioni. E sono sicura che trovare da qualche parte la firma di Rinoa non dev'essere stato per nulla difficile."

"Ehi, ragazzi, abbiamo fatto prima che potevamo." Alex e Zell entrarono nella stanza, un po' confusi per il silenzio generale. "Già... comunque, cosa volevate?" continuò l'esperto di arti marziali.

"Cosa?" Squall lo guardò perplesso.

"Ehm... sì... ci avevano detto che avevate bisogno di vederci subito," rispose Alex.

"Chi ve l'ha detto?" Squall lasciò andare Rinoa e camminò verso i due, un presentimento gli si era insinuato dentro all'anima.

"Beh, non hai appena mandato Lauren giù a cercarci?" Zell guardò l'amico come se fosse pazzo. "Ci ha detto che dovevamo venire qui su immediatamente."

"Dov'è Allison?" domandò Rinoa, con una paura mortale della risposta.

"C'è Lauren a guardarla."

E il tempo si fermò.

*****
Note delle traduttrici: capitolo betato da Alessia Heartilly. Vi prego, per favore, non fate spoiler di nessun tipo nelle recensioni a questo capitolo. L'intera storia si basa su questo smascheramento, e quindi è importante che nessuno lo venga a sapere prima di essere arrivato a questo capitolo^^ Grazie.
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Citazione di apertura: da un discorso di Mahatma Gandhi.
Nel silenzio, l'anima
Trova la strada in una luce più limpida
E ciò che è elusivo e ingannevole
Si risolve in chiarezza cristallina.
La nostra vita è una lunga e tortuosa ricerca della Verità.
- Alessia Heartilly

   
 
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