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Autore: Eleonora_Vasile    28/02/2018    4 recensioni
Castiel ancora non sa che Dean Winchester, l'affascinante peccatore che il giovane ha il compito di strappare dalla perdizione, stravolgerà la sua esistenza e tutto ciò in cui ha fermamente creduto da quando è venuto al mondo. Cercando un ultimo appiglio a cui aggrapparsi, un senso alla sua missione, troverà Dean.
Dean è perso : la sua famiglia gli è stata strappata via con la forza e si trova intrappolato in una comunità di psicopatici religiosi, o almeno così li ritiene lui. Eppure una luce nel buio c'è. E' un ragazzo dagli occhi blu, appartenente a un mondo completamente diverso dal suo.
Nonostante le loro idee siano così differenti, a tratti addirittura contrastanti, ognuno imparerà a conoscere se stesso attraverso gli occhi dell'altro.
Attenzione: i personaggi esprimono opinioni, sebbene opposte , particolarmente controverse sulla religione e ci tengo a precisare che non rispecchiano per forza le mie idee e che non intendo offendere in nessun modo la sensibilità dei lettori. Ovviamente nulla di blasfemo o, a mio avviso, poco rispettoso è contenuto nella storia e sicuramente nulla che non si potrebbe trovare tranquillamente anche nella serie originale. Ogni critica è più che ben accetta. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Dean tiene le mani ammanettate davanti allo stomaco. Si sente a disagio, come sempre quando entra in una chiesa. Non ricorda bene quando ha cominciato a sentire quella sensazione, forse quando ha smesso di credere, o forse già dal giorno del funerale di sua madre. Tutti sono in silenzio, come allora, mentre la voce cavernosa del prete mormora col suo modo cadenzato di parlare parole effimere, che lo attraversano senza lasciare davvero un segno.  Ricorda che lo avevano obbligato a sedersi in prima fila, ma non piangeva più. Aveva superato quella fase.  Ormai il dolore della perdita lo trascinava lontano da quella realtà, dalle persone a cui voleva bene, finché non rimaneva nient’altro, solo vuoto. Restava semplicemente immobile e cercava di evitare il contatto con gli altri il più possibile, eccetto con Sammy. Aveva il terrore che qualcosa sbucasse dal buio e lo portasse via, come la mamma. Lo teneva in braccio, quel giorno. Era l’unico vestito di bianco, avvolto nella copertina candida con cui di solito la mamma lo aggrovigliava amorevolmente. Dean l’aveva osservata tante volte e aveva deciso di imitarla, sussurrando a Sam parole dolci per non farlo frignare come faceva lei. Aveva stretto suo fratello al petto: non era solo, come papà. Anche Sammy aveva perso la mamma. Aveva annusato il bimbo e sotto quello strano profumo di latte in polvere e coccole che hanno i neonati lo aveva sentito, l’odore della mamma, di casa, tra le fibre della coperta. Dopo qualche minuto Sam aveva cominciato a piangere e Dean ne aveva approfittato per uscire da quel luogo infernale e lasciarsi tutto alle spalle, per la prima volta.
Un brivido di quel gelo gli attraversa la schiena anche nel presente. Una sensazione di paura più profonda e di pericolo lo assalgono quando il coro comincia a cantare. Non ricorda di aver mai visto così tanti religiosi o una chiesa così grande, e ovunque si giri c’è qualcuno che lo guarda storto, o tiene gli occhi a terra, continuando a cantare. Le pareti, con i loro affreschi di angeli terribili, dalle spade argentate puntate verso diavoli in fuga, non aiutano di certo. Nella sua testa sente le voci di una Santa Inquisizione, di secoli di persecuzioni, soprusi, omicidi. Eppure sono ancora lì. No, forse quel terrore è più legato alla consapevolezza che tutti, là dentro, affascinati da un dio o un bene superiore lo guardino come uno di quei diavoli, un essere immondo da ricacciare all’inferno. La cecità dell’uomo lo ha sempre sconvolto. Come si può arrivare a ferire, torturare, uccidere addirittura una persona, in nome di una fede? Non importa quale, non importa in nome di quali principi.  Per quando gli dispiaccia per Cas – Dio, se ce ne fossero di religiosi come lui, il mondo sarebbe un posto migliore – non riesce a vedere nient’altro in un velo o una croce. Dean scorre sulla parte riservata al coro ed eccolo, che canta in mezzo ad altri ragazzi sulla destra seguendo il movimenti di un tipo occhialuto con una tunica nera. Sembra molto concentrato sul canto, gli occhi fissi sul suo maestro, il ciuffo nero laccato da una parte e la camicia ridicola abbottonata fino al collo. Quello… e non solo. Gli occhi cielo pieni di sogni e speranza, le labbra screpolate incurvate all’insù, e dietro, un ragazzo buono, colto e sincero, e contemporaneamente così straniero del mondo. Ci crede davvero, pensa. Ci crede in senso buono. Dean ha sempre segretamente ammirato e invidiato quella capacità. Anche Sammy ce l’ha, un po’. Nei momenti peggiori lo aveva sentito sussurrare preghiere. Si chiede per la prima volta da chi le abbia imparate. Non da lui di certo. Forse da papà. Evidentemente pregava anche lui qualche volta. O forse… è possibile che pregasse quando era piccolo? Cazzo, non se lo ricorda più.
Chiude gli occhi: sì, ormai riesce a distinguere la voce di Castiel in mezzo alle altre. Nel momento in cui li riapre lui lo sta guardando e sorride, senza smettere di cantare. Dean ricambia ed è piacevole avere almeno Cas in mezzo a tutti  quei visi. Gli fa l’occhiolino e il ragazzo dagli occhi blu si distrae un attimo per ridere. Dean gli legge sulle labbra “Tutto bene?” e si limita ad annuire, sorridendo. Si concentra più sulla voce di Cas, così familiare, più che su tutti i volti, tutti i ricordi che lo rendono nervoso e canta anche lui, per la prima volta capendo il senso delle parole della canzone. E in qualche modo serve a tenere lontano i cattivi pensieri.
   
 
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