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Autore: Riflessi    01/03/2018    6 recensioni
Hermione Granger. Una maledizione, un gioiello... uno spirito che la tormenta senza un apparente motivo, e la grinta che a volte l'abbandona, facendole disperatamente chiedere perché non c'è mai pace, nella sua vita.
Poi, Draco Malfoy. La sofferenza dei suoi anni di espiazione, l'isolamento, il disprezzo del mondo magico. E la scoperta, inammissibile, sconvolgente, inaccettabile, che l'amore è l'emozione più violenta che un essere umano può provare, più forte perfino dell'odio... quell'odio che l'aveva sempre animato in passato, proteggendolo come una corazza.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 7
L'aiuto di Draco
 
 
Finalmente, l'incubo con il Ministero era finito: Draco aveva tirato un sospiro di sollievo quando Harry Potter aveva tolto i sigilli dalla sua stanza, scagionandolo di fatto da ogni accusa, anche se l'Auror gli aveva fatto sottilmente capire di aver chiuso un occhio, come si diceva tra i babbani, e che insieme ad Hermione Granger, avevano voluto accordargli fiducia facendo sparire dalla lista dei manufatti oscuri la bambola ed il quadro maledetto. Poi Harry si era premurato di ammonirlo, chiedendogli di fare attenzione, e soprattutto di non farli pentire della scelta fatta.
E allora Draco si chiese perchè Hermione Granger avesse deciso di dargli quella chance... ne era stupefatto, lui al suo posto non l'avrebbe mai fatto! Come accordare fiducia ad un uomo che ti ha odiata ed offesa per tutta l'adolescenza? Era una pazza: lui in passato le aveva sputato addosso le parole più infamanti, il primo anno di scuola l'aveva denunciata alla Professoressa McGonagall spifferandole che lei e i suoi amici nascondevano un cucciolo di drago dentro i confini di Hogwarts, poi le aveva addirittura scagliato addosso un'incantesimo che le aveva fatto crescere i denti fino al pavimento, senza contare che durante l'assedio della scuola l'avrebbe fatta morire bruciata dall'ardemonio dentro la stanza delle necessità senza farsi alcuno scrupolo!
Hermione Granger era a dir poco sorprendente per il suo altruismo...
Si riscosse dai quei pensieri: "Ti ringrazio, Potter."
Draco pronunciò quelle parole con evidente sforzo, quasi obbligandosi a sputarle fuori dalla gola; purtroppo... gliele doveva. Era molto seccato dalla piega che avevano preso gli eventi nell'ultimo periodo, si era trovato a dover interagire per forza di cose con le persone che più avrebbe evitato al mondo, quasi che il destino avesse voluto giocargli un brutto scherzo. L'immaginaria bolla dentro il quale si era rinchiuso da nove anni e che l'aveva protetto ed isolato dal disprezzo della gente, si era miseramente frantumata, lasciandolo a boccheggiare indifeso ed impaurito. Le conseguenze di ciò erano state pesanti per il suo ego: nel giro di qualche giorno si era sentito in dovere di chiedere scusa ad Hermione Granger per il suo atteggiamento strafottente e maleducato, ed esprimere gratitudine ad Harry Potter: inaudito!
"Dovresti ringraziare anche Hermione, Malfoy! Sono certo che le farebbe piacere!"
"Lo farò." Gli rispose serio, lapidario, stringendo i pugni dentro le tasche dei pantaloni, così da reprimere il malumore che la richiesta di Potter gli provocava. Harry invece, dopo aver fatto il gesto di andarsene prendendo l'uscita del grande portone di Villa Malfoy mentre abbottonava la sua giacca fin sotto il collo, si voltò improvvisamente, con un'espressione alquanto indecisa sul viso: "Sai... avevi ragione, Malfoy! Riguardo il bracciale di Hermione intendo! C'è davvero qualcosa che non va, in esso..."
Draco chiuse gli occhi in un cenno silenzioso di assenso, investito in pieno dal pensiero di quella donna, e poi parlò, senza minimamente sospettare che da lì a qualche secondo, avrebbe pronunciato una frase... una frase che sarebbe stata come una sterzata violenta che fa deviare il viaggiatore da un percorso dritto e monotono fino a portarlo su una strada forse più difficoltosa, ma sicuramente più entusiasmante. Quelle parole avrebbero cambiato per sempre la sua misera e solitaria vita:
"Beh... Se la situazione della tua amica dovesse prendere una brutta piega, fammelo sapere Potter. Posso aiutarvi, se serve! In fondo, vi devo un favore."
L'Auror annuì, e stavolta andò via sul serio, lasciando un Draco molto pensieroso, ancora una volta combattuto fra la sua naturale antipatia, e quel sentimento difficile da comprendere verso Hermione Granger...
 
 
***
 
 
Aveva sbattuto per terra una ventina di libri con rabbia, senza curarsi dei danni, e già soltanto questo poteva far supporre lo stato di prostrazione di Hermione, che mai e poi mai avrebbe osato trattare così i suoi manuali magici, i trattati, i romanzi, i preziosi saggi contenuti nella libreria di casa.
Era disperata per ciò che era successo alla tana, non riusciva a capacitarsi del suo comportamento, lei non voleva reagire in quel modo. Aveva lottato con tutte le forze per contrastare quella dannata forza misteriosa che tentava in ogni modo possibile di sopraffarla e di farle fare cose che la sua coscienza non approvava. Era da quella sera che provava e riprovava a fare delle ricerche per scoprire cosa le stava succedendo, ma l'entità del bracciale glielo impediva, portandola a richiudere qualsiasi libro che potesse contenere informazioni... Quando cercava di parlarne con Harry o con Ron, la voce le moriva in gola, le parole si confondevano nella sua testa, i pensieri svanivano e lei era costretta a cambiare discorso. E poi stava male fisicamente: le nausee erano aumentate, i giramenti di testa si erano fatti più frequenti, talvolta la temperatura corporea aumentava, facendola ardere. Sentiva in casa una presenza invisibile che camminava, colpiva, graffiava le pareti, talvolta emetteva ringhi bassi. Hermione avrebbe tanto voluto piangere, e lo avrebbe fatto se non fosse stato per una vecchia promessa che aveva fatto a sé stessa nove anni prima, quando dopo la guerra, aveva deciso di non cedere più alla debolezza delle lacrime...
Gli unici momenti in cui riusciva ad essere totalmente padrona del suo corpo e della sua mente erano le ore in cui si dedicava al lavoro, oppure alla stesura della traduzione de "Le fiabe di Beda il Bardo", o a qualsiasi cosa frivola, come fare compere e guardare un film.
Hermione si accasciò sulla scrivania e posò gli occhi su una cartellina di plastica verde, con un'etichetta che portava su scritto: Caso Belby. L'aprì, sospirando pesantemente, e prese a leggere controvoglia l'ultimo interrogatorio al ragazzo, effettuato ad Azkaban.
 
"...Ho perso i sensi, o forse più che perdere i sensi, è stato come se qualcuno avesse preso il controllo del mio corpo e della mia mente; quando ho riaperto gli occhi, ho visto le mie mani che piano lasciavano la presa dal collo di mio nonno. Lui aveva il viso completamente viola e l'espressione terrorizzata. Ho realizzato dopo qualche secondo che era morto strozzato, mentre stringeva fra le dita il bracciale che io portavo al polso. Con uno scatto mi liberai dalla sua morsa ferrea, probabilmente dovuta all'irrigidimento post-mortem, ed il bracciale si sganciò dal mio arto, finendo a terra. Fu in quel preciso istante che mi sentii improvvisamente libero, come se il peso che avevo portato addosso da due mesi a quella parte fosse finalmente svanito, l'oppressione al petto dissolta, la mia coscienza di nuovo padrona di sé. Sono sicuro che la forza misteriosa che mi aveva posseduto per tutto quel tempo, fosse andata via proprio in quel momento..."
 
Hermione si agitò, cambiò posizione sulla sedia, poi aggrottò la fronte, ed il cuore cominciò a batterle più rapidamente nel petto: il bracciale... C'erano troppe similitudini tra il racconto di Marcus e la sua situazione. Sfogliò febbrilmente alcune pagine, e tornò indietro ai racconti della madre del ragazzo, Anne Belby.
 
"Sentivamo qualcosa che si muoveva in casa, annusava forte, a volte ruggiva; sembrava una presenza animale perchè nelle notti di luna piena, si sentiva ululare. Trovavamo graffi profondi sulle pareti, troppo grandi per essere di un cane ma troppo piccoli per essere stati fatti da un essere umano. Marcus era strano, capitava che si isolasse improvvisamente da tutto, oppure si arrabbiava in modo eccessivo, diceva cose senza senso, sembrava quasi che lottasse internamente contro qualcosa..."
 
Hermione rimase scioccata dalla testimonianza, pensando a tutte le cose successe a lei... prese ad osservare il bracciale allacciato al suo polso e ricordò che il gioiello proveniva proprio da casa Belby: la sua folletta della Cornovaglia, Pepper, l'aveva rinvenuto sulla scena del delitto, portandolo via. Provò ad alzarsi dalla sedia, nella testa l'impellente bisogno di andare ad Azkaban per interrogare Marcus sulla questione ma, improvvisamente, sentì quella forza oscura travolgerla di nuovo, come un'onda particolarmente violenta che ti fa sprofondare in acqua, lasciandoti senza respiro. Perse qualsiasi volontà di dirigersi al carcere, o di provare per l'ennesima volta a togliersi il gioiello dal polso... Ogni suo proposito di vederci chiaro fu messo a tacere, e lo spirito invisibile tornò ad invadere la sua psiche. Hermione provò a combattere con tutte le forze, ingaggiando una lotta disperata per mantenere almeno un attimo il controllo sul suo intelletto. Riuscì, dopo enormi sforzi mentali, ad afferrare un pennarello e a scrivere, con mano tremante, una frase sulla cartellina del Caso Belby:
 
AIUTO. QUI CI SONO INDIZI. DA SOLA NON RIESCO.
 
 
***
 
 
 
La bacchetta si muoveva in modo armonico, svolazzando in aria con determinazione e leggiadria, mentre quella che sembrava una litania sussurrata, erano in realtà una serie di incantesimi avanzati, probabilmente a portata di pochi maghi, ovviamente quelli più esperti... Una bambola di pezza con i capelli rossi vibrò paurosamente, staccandosi dal tavolo su cui era poggiata, poi subì uno scossone violento mentre si librava in aria, sotto lo sguardo attonito di Draco che continuava a tenere ferma la bacchetta nella mano, assorto. Qualcosa di indefinibile abbandonò il corpo del pupazzo, galleggiando di fronte al mago che tentava di nascondere il nervosismo dietro la concentrazione. Sembrava una sostanza, o semplicemente un agglomerato informe di energia, di colore scuro, che pulsava avvicinandosi al ragazzo, come se volesse entrargli dentro. Strinse i denti, ringhiando feroce: i tendini della mano si erano tesi, le nocche erano bianche, la bocca stretta. La bacchetta tentò di sfuggire alla sua salda presa quando un vento improvviso si scagliò contro di lui, spezzandogli il respiro, e Draco seppe di stare ad un passo dal perdere la lotta contro lo spirito maligno che fino a poco prima abitava il corpo inerte della bambola.
Non poteva. Non poteva, maledizione! Non ora che... che... Non lo sapeva neanche lui. L'energia si espanse, emanando un fumo nero pronto ad avvolgerlo ed impossessarsi di lui.
 
Il viso dolce di una donna si formò d'improvviso nella sua mente: Hermione Granger.
 
Gemette, e proprio quando la materia oscura toccava il suo petto, lui ebbe la forza di scaraventarla lontano con la bacchetta e farla sparire con un incantesimo antichissimo.
Quella si disintegrò sfrigolando, e la bambola di pezza rimasta per tutto il tempo a fluttuare a mezz'aria, ricadde sul tavolo a peso morto. Draco rimase qualche secondo immobile, poi prese ad inspirare ed espirare pesantemente, per riprendere fiato.
Aveva vinto.
Si tolse gli occhiali da vista, e passò il dorso della mano sulla fronte, asciugandosi il sudore; poi sorrise mestamente riponendo la bambola oramai innocua nella sua teca di vetro. Voleva capire per quale strano motivo la sua coscienza gli aveva messo davanti agli occhi il volto di quella donna proprio in un frangente che tutto richiedeva, tranne distrazioni... e crollò sulla sedia lì a fianco.
 
Hermione Granger... non capiva perchè improvvisamente fosse diventata il suo tormento personale, gli balzava alla mente nei momenti più disparati, e il suo viso delicato gli lasciava sempre una strana amarezza addosso, come quando qualcosa ti sfugge dalle mani e sai di non poterla afferrare.
Provava un'intima e vergognosa riconoscenza per lei, che lo aveva aiutato con la storia del sequestro dei manufatti oscuri, e Draco aveva passato l'intera giornata a lambiccarsi il cervello per trovare un modo di ringraziarla senza perdere dignità e cadere nel ridicolo: purtroppo non l'aveva ancora trovato. Ed ogni giorno che passava, per un motivo o per l'altro, il pensiero di Hermione Granger si faceva sempre più pressante...
 
 
***
 
 
Era giunto dicembre, e le campagne fuori Londra si erano già coperte di un leggerissimo strato bianco di ghiaccio, dal quale spuntavano i coraggiosi fili d'erba; il sole era tiepido, i piccoli pettirossi cercavano il loro cibo ignorando il freddo, le foglie secche rotolavano inermi alle folate di vento invernale, un vento che portava con sé il brutto tempo e forse le primissime nevicate dell'anno. Hermione era caduta in uno stato di profonda malinconia, ancora in lotta con quel qualcosa che non sapeva spiegare, quella non voglia di fare, di non scoprire, di tentare di capire cosa le succedeva. Aveva lottato con le unghie e con i denti contro l'oscura presenza che aveva deciso di invadere la sua casa e soprattutto la sua mente: purtroppo si era dovuta arrendere, perchè ogni stramaledetta volta che provava a confidarsi con qualcuno o a fare qualcosa di concreto, lo spirito maligno la sopraffaceva, evitandole di fatto di riuscire a liberarsene. Sapeva che tutto ciò aveva a che fare in qualche modo con il bracciale dei Belby e ringraziava Dio, Merlino, la Madonna e tutti i santi dei Cristiani se, nonostante l'evidente impedimento a sfogarsi, Harry e Ron avevano capito ugualmente che qualcosa in lei non andava, ed era certa avrebbero indagato. Hermione non poteva sapere (e non l'avrebbe saputo ancora per molto) che in realtà era stato Draco Malfoy ad accorgersi della pericolosità dal bracciale, e sempre lui ad avvisare Harry di fare qualcosa. Un giorno l'avrebbe ringraziato dal più profondo del cuore per averle salvato la vita con quel piccolo avvertimento, anzi... l'avrebbe baciato sulla bocca mille volte per ciò ma, purtroppo, anche questo Hermione non poteva ancora immaginarlo.
Il capo degli Auror aveva tentato più volte di forzarla a raccontare ciò che la turbava, e nonostante lei si fosse sempre rifiutata di spiegare, comportandosi in modo alquanto anomalo ed aggressivo per il suo carattere abituale, Harry provava comunque sul suo gioiello i più svariati e potenti incantesimi di liberazione; a volte lei si rifiutava di collaborare, perchè lo spirito maledetto tentava di controllarla, e allora Ron la immobilizzava, permettendo al cognato di operare le contro-fatture. Alla fine, con evidente sconcerto, i suoi amici avevano appurato che il gioiello non ne voleva sapere di sfilarsi dal suo polso, sia con la magia che con la forza fisica, lasciandoli completamente impotenti e preoccupati. La maledizione che affliggeva il bracciale di Hermione era qualcosa di più potente di un semplice incantesimo di magia oscura, ed Harry Potter dovette cedere alla fondatezza dei moniti di Draco Malfoy: per un momento, gli passò addirittura per la mente di chiedergli un consulto, dopo aver visto, con i suoi stessi occhi, la mole di oggetti maledetti che lui aveva annientato con le sue sole forze e conoscenze, ma poi aveva rinunciato dandosi del pazzo... Mettere Hermione nelle mani di un uomo che la odiava da una vita e che avrebbe solo gioito nel vederla in quello stato, era pura follia.
 
 
***
 
 
Quel giorno, Harry lasciò il Ministero della magia uscendo dalla cabina telefonica dei visitatori e, affiancato da Ron, si smaterializzò a Wallingford, il paesino dell'Oxfordshire dove abitava la sua migliore amica...
"Ron, vai ad acciuffare Pepper, per favore!" Disse Harry con aria contrariata ma decisa. Hermione era rivolta verso i fornelli della sua cucina e faceva svolazzare la bacchetta per versare il tè nelle tazze di ceramica degli ospiti. Si voltò sospettosa: "Cosa vuoi da Pepper, Harry?"
"Tranquilla, devo solo farle un paio di domande!"
Dopo pochi minuti fece ritorno l'amico, con le guance rosse ed il fiatone, mentre teneva per le ali la Pixie infuriata, che si dimenava come un'ossessa, stringendo i pugnetti ed urlando con la sua vocetta stridula parole assolutamente incomprensibili per le loro orecchie. Harry si avvicinò, puntandole contro la bacchetta: "Ron, tu tienila ferma!"
"Ti pare facile, Harry! Questo folletto del cazzo tenta di mordermi in continuazione!" Si arrabbiò l'amico: "Ma perchè non posso pietrificarla? Miseriaccia!" E con l'altra mano afferrò Pepper per le gambette, evitando così di farla scalciare.
"Forse perchè ci serve cosciente ed attiva, amico!?!" Si inalberò Harry.
"Ma volete farla finita tutti e due e spiegarmi cosa volete dalla mia Pixie?" Si intromise Hermione, scioccata dalla scena a cui stava assistendo. Harry la guardò con superficialità e poi tornò a voltarsi verso l'iroso folletto blu: "Bene, Pepper! Adesso tu mi dici dove diavolo hai preso il bracciale che hai regalato ad Hermione! Perchè lo so che gliel'hai regalato tu! Me lo ha detto lei!"
Seguì un momento di silenzio, dove tutti presero a guardarsi, in attesa...
I folletti della Cornovaglia erano famosi in tutto il mondo magico per il loro animo profondamente dispettoso, adoravano fare scherzi, amavano prendersi gioco degli esseri umani e quando venivano trattati male, si vendicavano furiosamente. Pepper aveva capito da tempo che Harry e Ron non l'avevano in simpatia; ogni volta che mettevano piede in casa la guardavano con sospetto, sempre pronti a sguainare la bacchetta per difendersi dai suoi presunti dispetti. E così, con il trascorrere degli anni, fra loro era irrimediabilmente sorta un'evidente avversione...
Alla domanda pressante di Harry, Pepper si era fermata per qualche istante dal suo dimenarsi furioso, e dopo un fugace momento di speranza, in cui tutti si erano convinti che la Pixie stesse per rispondere in qualche modo, questa incrociò improvvisamente le braccia al petto, voltando la testa di lato, stizzita. 
"Pepper, maledizione! E' importante!" Tuonò Harry, ottenendo l'effetto contrario; l'animaletto infatti prese a contorcersi di nuovo per fuggire dalla presa di Ron, che ricominciò a faticare: "Cazzo! Vuoi stare ferma, stupida Pixie? Uuufff... Sarei proprio curioso di sapere se il Doxicida funziona anche su di te, sai?"
"Oooh, io credo che funzioni eccome!" Sbraitò Harry, proprio un secondo prima che Hermione esplodesse, sbattendo la sua tazza di tè sul tavolino: "MA VOLETE LASCIARLA IN PACE, BRUTTI IDIOTIII!?!"
Ci fu un momento di panico generale, in cui l'Auror iniziò ad inveire contro tutte le creature magiche d'Inghilterra, Ron ad imprecare per la fatica, Pepper a gracchiare con la sua vocetta insopportabile, Hermione ad alzare la voce nel tentativo di placare gli animi.
Alla fine, un urlo acuto ruppe il caos e tutti fecero silenzio: Pepper aveva morso a sangue il dorso della mano di Ron, che in tre secondi si fece bianco come uno straccio. Cominciò a balbettare:
"Ooh M-m-erlino.. e ades-so? Hermioneee miseriaccia aiutami! Oh... cazzooo!" Si staccò a forza Pepper dalla mano già gonfia e bluastra, poi con rabbia si rivolse a suo cognato, urlando: "HARRY! GIURO CHE SE MUOIO AVVELENATO DA UN MERDOSO FOLLETTO DELLA CORNOVAGLIA, TI AMMAZZOOO!"
Hermione ruotò gli occhi al soffitto, sbuffando: "Ma stai zitto, Ron!" E si preparò a smaterializzare il suo amico al San Mungo per l'antidoto, mentre il capo degli Auror, esasperato, si passava una mano sul volto e prendeva coscienza del fatto che con la Pixie della Cornovaglia non avrebbe cavato un ragno dal buco...
Harry era consapevole che il problema di Hermione era molto più grave di quanto poteva sembrare in superficie; le sue conoscenze in ambito di magia oscura erano elevate, da anni ormai studiava per combatterle, eppure... eppure dovette ammettere che, questa volta, non riusciva a trovare una soluzione. Si era preso gioco di se stesso, auto-convincendosi che il non accettare l'aiuto di Draco Malfoy fosse soltanto un modo per proteggere la sua amica dal presunto odio del ragazzo, mentre in realtà, non aveva voluto semplicemente confessare che lui, il capo Auror più giovane della comunità magica inglese, avesse bisogno delle competenze del suo eterno rivale.
Fu così che Harry Potter prese la decisione che avrebbe cambiato per sempre la vita di Hermione Granger...
Chiuse gli occhi ruotando su se stesso, ed il vortice della smaterializzazione lo travolse, trascinandolo via. Quando riaprì le palpebre, si ritrovò sotto il cielo luminoso del Wiltshire, lungo un sentiero alberato che portava ad un maestoso cancello in ferro battuto, oltre il quale si intravedeva l'imponente dimora dei Malfoy.
 
Continua...
 
 
 
Precisazioni:
 
-Il paesino di Wallingford esiste davvero e si trova nell' Oxfordshire.  
-Il morso di un Pixie, in realtà, non credo sia velenoso, ma si tratta di una mia "licenza poetica"!!!
 
   
 
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