1

 

15 anni dopo..

"30 Agosto 1015
Sire... Manca un anno allo scadere dei sedici anni"


Passi sempre più veloci e ansiti si fecero strada in quella notte, mischiandosi con i rimbombi dei piedi che si abbattevano nelle pozzanghere. L'aria era fredda e spostava forte le nuvole, allontanando l'acquazzone.
Una penna si immergeva nell'inchiostro e si posava delicatamente sulla carta, impugnata da giovani mani.

"Dovreste vederli... Sua Altezza vi somiglia molto"

-dove pensi di andare!
-fermo! 
Si voltò continuando a correre e inciampò in una buca. Cadde malamente a terra, procurandosi numerose ferite, da cui subito uscì del sangue. Scorreva lungo le gambe, caldo, mentre la penna si muoveva sinuosa ed elegante. Lasciava scie nere, piccole e pulite.

"Vi ricordate che quando era piccolo, dicevate, che era destinato a essere l'essere più bello del pianeta? Non Vi sbagliavate"

Cercò di farsi forza sulle braccia per rialzarsi, ma i suoi muscoli erano stremanti. Guardò velocemente nella direzione delle guardie, trascinandosi contro al muro di quella casa. Si stracciò i vestiti e nacquero nuovi graffi. Erano sottili e bruciavano come vecchi ricordi. 
La penna si era fermata e quell'assenza d'inchiostro, venne colmata con un sospiro.

"Sapete... l'ho visto impugnare un bastone e limarne la punta, per poi andare a caccia e uccidere un lupo"

Il suo corpo tremava e credeva che i sensi lo stessero abbandonando. Spalancò gli occhi quando vide un uomo impugnare l'arco e puntargli una freccia. 
Era in trappola.
Il cuore batteva sempre più forte, il respiro sempre più affannato, la vista sempre più appannata.
Un capogiro.
Quel ricordo lo manteneva fiero nella memoria. Guidava la penna sorridendo, con un avambraccio appoggiato metà sulla scrivania e metà sul foglio. Era messo comodo su una poltrona e il gatto sulle proprie gambe.

"È coraggioso proprio come Voi"

-fermo! 
Aprì gli occhi quando sentì una voce diversa. 
Un ragazzino incappucciato si era fatto strada tra i suoi inseguitori e gli si stava avvicinando con passo deciso. Era basso e minuto, nonostante il volume della veste. Portava una sacca sulla schiena e il cappuccio gli copriva il viso.
Si inginocchiò di fronte, poggiando le braccia sulle ginocchia e gli sorrise nell'ombra che il copri capo creava.
-prendetelo 
Pronunciò con tono sprezzante.
Si rialzò andando a risalire a cavallo
-portatelo nelle segrete
Tirò le briglie cambiando direzione all'animale, che prese a correre seguito da un altro.
Il ragazzo venne sollevato di forza da terra e gli vennero legati i polsi. Strizzò gli occhi, per trattenere le lacrime dovute al dolore e si concentrò a rimanere in piedi. Lo spintonarono e buttarono sul cavallo di un soldato.
Non capì cosa successe successivamente. 
Si risvegliò in una cella, con il pavimento cosparso di paglia, l'ambiente umido e maleodorante. Le pareti invase di muffa e muschio.
Non era solo in quel buco.
Vide due occhi puntati su di lui come a studiarlo
- non puoi più uscire
Gemette preso dallo spavento.
-come ti chiami?
-i-io? 
-si.. io sono Jin e lui è Namjoon.
Guardò il ragazzo che stava sdraiato a terra con la testa sulle gambe dell'altro. Gli occhi chiusi e le labbra appena aperte. Le guance infossate e gli zigomi sporgenti. Un corpo esile e mal nutrito coperto da una veste di molte taglie in più.
-è malato.. sta aspettando che qualcuno lo venga a prendere.
Si accorse di aver fissato Namjoon troppo a lungo e abbassò subito lo sguardo.
Jin passò una mano tra i capelli lunghi e sporchi del ragazzo al suo fianco sorridendogli 
-il suo corpo non è in grado di assorbire neanche un chicco di riso... solo un goccio d'acqua.
-m-mi dispiace
Sussurrò guardandosi le mani
-non è colpa tua, non lo è di nessuno
-p-perché' siete qui?
Si azzardò a chiedere, pentendosene subito dopo
-facevamo parte del trio fidato di Re Park... io ero l'arciere, Namjoon il cavaliere e Hoseok... era tutto. Non abbiamo mai perso una battaglia fino a quel giorno... sai.. non dovrei dirlo, ma ormai moriamo qua dentro e se devo tenere alto l'onore, allora ripenso a Sua  Altezza il Re Park.
Sospirò guardando da una piccola apertura
-non so nemmeno se Hoseok sia ancora vivo
Una lacrima gli scese lungo la guancia, ma non si curò di asciugarla.
-h-hyung...
Namjoon aveva appena schiuso gli occhi
-Nam dormi..
-c-chi è..
-è un nuovo arrivato
-lui....
-Nam devi stare a riposo
-tu...
Si rivolse al più piccolo, osservandolo appena da due piccoli buchi lasciati dalla palpebre, che tendevano a richiudersi. L'aveva vista. Quella piccola catenella che portava al collo. 
-c-chi sei...
Non sapeva perché', ma quegli occhi gli mettevano paura e conforto. Aveva qualcosa in gola, che non gli permetteva di parlare. 
Voleva urlare che non doveva essere lì, gridare il suo nome ai quattro venti, correre veloce e finire quell'inferno.
Intanto il ragazzo si era mosso e con un dito gli stava sfiorando la pelle. Quel tocco era famigliare, quella piccola pressione.
Una culla, una ninna nanna, delle carezze sulle braccia. 
-jimin.....
Scrisse l'ultima frase veloce e calcata, e disegnò il timbro reale. Accarezzò il gatto, che iniziò a fare le fusa e poggiò il pennino vicino alle labbra.

"Quel giorno sta per arrivare
                    Jung Hoseok"


°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
ANNYOOO!! SONO TORNATA DOPO TAAAANTO TEMPO. SPERO CHE QUESTO DISAGIO VI PIACCIA E NIENTE... FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE..
CI SI VEDE ;)) 

VERO