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Autore: Vago    03/03/2018    6 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Non è possibile.
Non è possibile.
Perché sono venuti qui? Perché hanno portato i leggendari?
Merda.
Sono venuto qui da solo apposta, non volevo che Darkrai e Cresselia potessero rimanere feriti o uccisi da quel mostro bianco.
Merda.
Devo fare qualcosa. Devo assolutamente fare qualcosa.
Quali dei miei pokémon possono ancora combattere?
Gardevoir e Blaziken.
Nessun altro è ancora in grado di combattere.
Cazzo.
Mi salirono le lacrime agli occhi.
Ero fottuto, ero completamente fottuto.
Darkrai non sarebbe riuscito ad assorbire un altro Geoforza.
Cosa potevo fare con solo due pokémon, nemmeno nella loro piena salute?
Basta, li avevo sfruttati fin troppo.
Sono esausti , non possono reggere ancora per molto questo massacro. Neppure tutti i revitalizzanti di questo mondo potranno risvegliarli, se muoiono per una mossa di troppo.
Fanculo, mi sono nascosto dietro i miei compagni per fin troppo tempo.
Non credo che Karden pensi davvero di poter battere Arceus. Credo stia puntando a quel vecchio bastardo.
Non può fare un cazzo, però, se Arceus si continua a mettere in mezzo.
Devo fare qualcosa.
Fanculo al mio braccio rotto, devo fare qualcosa.
Mi alzai a fatica, ero provato, me ne riuscivo perfettamente a rendere conto anche da solo. Non mi sarei però lasciato fermare dalle mie condizioni fisiche.
Le gambe mi tremavano, ma potevo comunque contare su di loro.
Un braccio e due gambe ancora in grado di essermi utili.
La mole di Arceus si stagliava davanti a me, coprendo quasi completamente alla mia vista la sagoma dell’uomo che lo controllava.
Non stava prestando attenzione a me, quel colosso di merda.
Ce l’avrei fatta a sopravvivere, dovevo solo passare tra quelle sue gambe senza farmi pestare.
Mi preparai alla corsa che stavo per fare.
Veloce, sicuro, bastava un colpo solo ben assestato per distrarre quel vecchio o, per lo meno, attirare su di me la sua attenzione.
Il gesso. Il fottuto gesso che mi teneva il bloccato il braccio sinistro sarebbe stato perfetto.
Dovevo colpirlo con quello.
Mi avrebbe fatto un male bastardo il contraccolpo, ma quello sarebbe stato un problema che avrei affrontato dopo, se fossi rimasto in vita a lungo a sufficienza per preoccupamene.
Fanculo alla vita. Tutta. Se non fossi stato assegnato a una palestra non mi avrebbero mai fatto partecipare alla riunione plenaria, non sarei mai stato iniziato a questa missione, non avrei conosciuto quel bastardo di Jacob e questa stramaledetta storia dei custodi. Porca troia, non sarei qui a farmi ammazzare di botte.
Porco Arceus.
Sospirai, stavo perdendo secondi preziosi. Karden si stava avvicinando velocemente a quel bastardo e rischiava di prendersi in faccia una mossa di Arceus.
Partii di corsa.
O, almeno, ci provai.
Quello che ottenni fu una caduta di faccia sul pavimento.
Qualcosa mi aveva trattenuto per la giacca lercia.
Mi cercai di rialzare velocemente, girando appena la testa per vedere cosa mi avesse trattenuto dal salvare il culo a Karden.
Probabilmente era stato Blaziken, quel maledetto ha sempre provato ad allontanarmi dalla prima linea.
Lo avrei strigliato per bene, poi.
Finii di ruotare il capo, pronto a mandare a cagare il mio compagno.
Loren.
Porco Arceus.
Loren.
Che cazzo ci fa qui, lui?
Il ranger mi stava trattenendo per il colletto. Aveva uno sguardo duro, non credo di averlo mai visto così, per quanta poca attenzione potessi avergli prestato.
- Loren, che cazzo fai? Non vedi che Karden sta per prendersi in faccia una mossa di quel colosso. –
Il ragazzo non mi rispose, anzi, mi diede uno strattone per allontanarmi ulteriormente da quella montagna bianca.
- Dai, ti prego. Lasciami andare a dare una mano. –
- Stai zitto. – mi rispose lui.
Porca troia, mi ha detto di stare zitto questo stronzo.
- Ti sto restituendo il favore di avermi salvato. – riprese – Quante mosse gli ha fatto utilizzare? –
- Tu… cosa? – riuscii solo a borbottare.
Non riuscivo a capire cosa dovessi rispondergli.
- Tutti gli allenatori tengono conto di quante mosse hanno usato gli altri. Almeno tutti quelli di un buon livello. –
- Oh. Ah… Ha usato cinque punizioni. Tutte quelle che aveva. Poi movimenti sismici, due extrarapidi e un geoforza. –
- Sei sicuro? –
- Si, cazzo. Si, che sono sicuro. Sono venuto qui con la speranza di fargli finire tutti i PP e vincere per sfinimento –
Lo sguardo di Loren si alzò nuovamente sull’azione che si stava svolgendo davanti a noi.
Karden era ormai arrivato quasi a toccare il vecchio.
- Cosa state provando a fare? – provai a chiedere.
Non mi arrivò nessuna risposta.
Merda.
Che cazzo sta succedendo?
Provai a rialzarmi, ma ero talmente indebolito che quella presa era sufficiente a tenermi chino.
- Arceus! Geoforza, ora! –
Karden era fottuto.
Fottuto con la F maiuscola.
Un muscoloso pokémon dalla pelle grigia si parò sul pavimento che si stava gonfiando, mettendosi in posizione di difesa.
Cosa? Un Machamp?
È di Loren? Cioè,  Loren lo ha preso grazie al suo Styler?
E quella cos’è? Una resistenza?
Il pavimento esplose con un fragore assordante e la lava che sotto di esso ribolliva si levò verso il soffitto, impattando sul torso di Machamp.
Il pokémon dalle quattro braccio vacillò, ma restò stoicamente in piedi, proteggendo l’uomo alle sue spalle e il leggendario che gli stava appresso.
Sentii solo un tonfo sordo, la cui fonte era coperta dalla mole di Arceus.
Da dove era uscito quel Machamp?
Cercai di far spaziare il mio sguardo su tutta la stanza, in cerca di una porta o un foro nella parete che gli avesse permesso di arrivare fin là.
Qualcosa di giallo per un attimo mi folgorò il cervello e solo dopo un paio di secondi i miei occhi riuscirono a mettere a fuoco la sua sagoma.
Un Alakazam.
Un Machamp e un Alakazam.
Alle spalle del pokémon psico la figura esile di Arenne stringeva tra le sue dita una megaball consumata.
In quanti cazzo sono venuti fin qui?
Una luce abbagliante riempì la sala, Arceus risplendeva come un sole bianco.
Le sue zampe anteriori si sollevarono da terra, scalciando, seguite da quelle posteriori. Pareva stesse scalando una ripida parete montana che lo avrebbe condotto verso il soffitto.
Soffitto che non lo fermò, ma, anzi, si lasciò trapassare senza riportare nessun danno.
Finalmente riuscii a vedere la sala invasa dalle salme dei server distrutti nella sua interezza.
I miei pokémon giacevano riversi a terra, scomposti, immobili. Appena oltre loro scorsi dapprima le sagome incombenti dei due leggendari, poi i rispettivi guardiani.
Mary stringeva il vecchio dai baffi bianchi con un gomito all’altezza della giugulare, Karden lo sovrastava, guardandolo dall’alto in basso.
L’allenatrice bionda si avvicinò piano, riponendo nel suo portasfere quella che ancora teneva tra le dita.
Cos’era successo?
Cosa cazzo era successo?
- Che cazzo… - provai a dire, ma rinunciai notando che Loren non mi stava prestando attenzione.
- State bene? – chiese Arenne raggiungendo i due Custodi.
- Si, per fortuna la mole di Machamp è stata sufficiente a tenermi al sicuro. – le rispose Karden – Ottimo lavoro. –
Mary lasciò la presa, permettendo al corpo del vecchio di accasciarsi mollemente a terra.
L’aveva ucciso?
Non l’avrei potuto escludere, visto quello che era stata in grado di fare.
Karden e Mary si voltarono verso di me, avvicinandosi a passo svelto.
- Nail, sei un coglione. – mi ripeté il Custode di Darkrai – Sei un fottuto coglione. Era così difficile pensare a un lavoro di squadra, invece che gettarsi a capofitto in un’azione suicida? Guarda, è tutto finito e non grazie a te. –
- Io… io volevo solo… - provai a dire, sentendo le parole pesanti in bocca.
- Non volevi fare un cazzo se non morire. – riprese l’uomo dagli abiti sporchi – Porca troia, non fossi andato e tornato sempre di corsa, se solo ti fossi fermato un attimo a parlare con noi ti saresti evitato tutto questo casino. Hai quasi fatto ammazzare la tua squadra per niente. Tu, Rocco, perché avete tutti quanti la mania di farvi uccidere uno alla volta? –
- Cosa avete fatto? – riuscii ad articolare, mentre una stretta al petto mi bloccava il respiro.
Una piccola scatola metallica cadde ai miei piedi.
- Questo – mi rispose Mary – è tutto quello che controllava Arceus. Se solo avessi ascoltato quello che avevano da dire i Ranger, sapresti che ci vuole un dispositivo per legare un uomo a un pokémon. Una volta che questo viene rotto si perde tutto quello con cui si è stretto il legame. Bastava questo per fermarlo. –
Cosa cazzo potevo dire, ancora?
Avevo fatto un casino ed ora, con quei quattro che mi guardavano dall’alto in basso, mi sentivo ancora più in colpa.
Avrei voluto piangere, ma mi costrinsi a non mostrarmi ancora più pietoso di come già non ero.
Avrei voluto ringraziarli, ma il mio cervello non riusciva a mettere insieme una frase compiuta.
- Grazie… - riuscii a biascicare.
Avevo fatto un fottuto casino, andando lì da solo.
- Andiamocene, ora. – disse Karden voltando le spalle verso il leggendario a cui era legato – Ora che l’emergenza è finita non ho più intenzione di rimanere in quel buco subacqueo. –
- Questo è un addio? – provai a chiedere, alzandomi piano.
- Non vedo cos’altro potrebbe essere. Ho fatto quello che tuo padre mi aveva chiesto, ho salvato il mondo e, ora, non ho intenzione di mettere ancora a repentaglio la mia vita. Quindi si, è un addio. –
Quelle parole mi fecero ancor più male. Il tono era duro, freddo.
Non avevo mai pensato al nostro rapporto che un’amicizia, eravamo solo costretti a viaggiare insieme, però… speravo che, una volta che fosse finito tutto, potessimo quantomeno rimanere in contatto.
- Tu cosa farai, Mary? – voltai il volto verso la Custode, che già si stava allontanando.
- Non lo so. Quello per cui ho studiato, credo. –
- Credi che ti rivedrò mai? –
Perché una domanda del genere? Potevo prevedere perfettamente la risposta.
- Non credo. –
Loren ed Arenne si allontanarono in silenzio, lasciandomi da solo con i due pokémon della mia squadra che ancora erano coscienti.
Feci rientrare tutti i miei compagni a terra nelle rispettive sfere, per poi fare lo stesso con Blaziken.
Avevo sbagliato tutto.
Mi ero focalizzato troppo su quello che avrei dovuto fare da perdere di vista tutto il resto.
Presi la mano di Gardevoir, l’unico essere vivente rimasto in quella stanza a farmi compagnia.
Non avrei dovuto commettere mai più un errore del genere.
Avevo appena perso due persone che, in fondo, mi erano diventate care per colpa delle mie azioni avventate.
Il mondo perse solidità intorno a me, mentre le prime lacrime che erano riuscite a sfuggire al mio volere mi rigarono le guance sporche di polvere.

Non ci volle molto perché la popolazione si rendesse conto che la situazione ad Hoenn si era stabilizzata.
La verità, o, almeno, parte di essa, venne a galla e il comitato della lega decise di dare un riconoscimento alle squadre che avevano collaborato al fine di far cessare l’allarme.
I nomi di Karden e Mary non vennero mai fuori, così come il coinvolgimento di Arceus, che fu sostituito con un macchinario in grado di controllare il tempo atmosferico.
Il funerale di Rocco fu un evento seguito da tutte le principali emittenti, vi presero parte le più alte cariche della regione, i pochi parenti che gli erano rimasti e qualche fortunato. Io riuscii a guadagnarmi un angolo in disparte, dal quale osservare la sua bara venir calata nel terreno del cimitero.
Le settimane successive servirono solo a far quietare le acque agitate della popolazione, che in poco tempo parve aver dimenticato completamente l’accaduto.
A me non restava molto da fare.
Non riuscivo a togliermi di dosso il senso di inadeguatezza che mi perseguitava da quando Mary e Karden avevano ammazzato quel vecchio.
Volevo rintracciarli per ringraziarli adeguatamente e scusarmi con loro.
Ma avevano avuto ragione su tutto.
Prima dovevo migliorare me stesso.
Avevo fatto quel disastro e dovevo assicurarmi che una cosa del genere non si potesse ripetere.
Solo allora li avrei cercati.
Strinsi la lettera che tenevo tra le mani.
Quello era solo il primo passo.
- Rudi, devo dirti una cosa. – cominciai a dire, cercando poi un aiuto per continuare tra le pareti della palestra che mi aveva ospitato per così tanto tempo. Presi poi un respiro profondo – Questa è la mia lettera di dimissioni. –
Gli porsi la busta con lo sguardo basso, avevo una paura fottuta di quello che mi avrebbe potuto dire quell’uomo.
- Perché questa decisione? – mi chiese lui, prendendola dalle mie dita.
- Ho… capito che mi manca qualcosa che non posso ottenere lottando qua dentro. Ho bisogno di una pausa. –
- Va bene. Buona fortuna, allora, e, per quando ti sentirai pronto, sentiti libero di tornare. –
Sorrisi a quelle parole.
Era fatta.
Ora dovevo solo partire.

Jacob avrà voluto anche uccidermi, ma su una cosa aveva ragione.
Io pensavo unicamente ai pokémon associandoli alle lotte. Di conseguenza mi rapportavo alle altre persone solamente come un allenatore.
Volevo migliorarmi. Volevo imparare.
Bussai alla porta che mi stava di fronte. Questa si aprì, piano, dopo qualche minuto.
- Si? – chiese la voce di un’anziana dall’interno dell’abitazione.
- Ciao, sono Nail… Volevo chiedervi se sareste disposti a farmi lavorare per voi, per un po’ almeno. Vorrei… imparare qualcosa sulle pensioni… -
Il volto segnato dagli anni di Catherine si piegò in un sorriso. – Sai, Andy e Chris sono tornati a casa, dopo tutto quello che è successo. Potrebbe servirci il tuo aiuto. –
- Spero che anche suo marito sia d’accordo… -
- Oh! Quel brontolone di Vincent se lo farà andar bene, se glielo dico io. Forza, vieni dentro che prenderai un malanno a stare al freddo. Vuoi un tè? –
- In realtà ne ho portato un po’ da Brunifoglia… le piante non si sono ancora completamente riprese, ma non è male. –
- Nonna! – rimbombò una voce stridula tra le pareti della casa, ancora leggermente macchiate dal fango che le aveva invase. A stento riuscivo a riconoscere la stalla improvvisata in cui mi ero dovuto scontrare con la volontà ferrea di un Chansey – Nonna! Andiamo a giocare con… -
La vocetta si interruppe quando la sua proprietaria comparve da dietro un angolo.
- Ciao Tania…. – non avevo idea di come comportarmi con quella bambina. L’ultima volta mi ero limitato a controllare che il mio Blaziken non le facesse del male, giocando con lei.
- Ciao! Sei tornato! – la bambina mi corse incontro abbracciandomi il busto.
Dovevo farmi andare a genio le persone e quello sarebbe stato un ottimo punto di partenza.
Karden, Mary, prima o poi mi sentirò alla vostra altezza e verrò a cercarvi per scusarmi con voi.








PRIMO E ULTIMO ANGOLO DELLO SCRITTORE

Sono rimasto zitto per molto tempo, durante la pubblicazione di questa storia. Non avevo molto da dire o da condividere con voi.
Bene, ora che il viaggio è finito mi permetto qualche parola.
L'inizio, innanzi tutto.
Non avevo previsto questa storia perchè diventasse così lunga, ma, soprattutto, non ho mai previsto come sarebbe continuata. Ogni capitolo è sempre stato pensato al presente. SEMPRE.
All'inizio non avevo previsto i Custodi, non avevo previsto il tradimento di Jacob, il personaggio di Tania, quello di Loren o di Arenne. Mary ha rischiato di essere l'apostrofo rosa di questa storia.
Il sentiero che ho imboccato da bendato, invece, mi ha portato in un'altra direzione.
Facciamo un balzo avanti, nel "durante la pubblicazione". Questa storia ha molti difetti, il primo sono io. Io che ho del risentimento ingiustificato verso le fanfiction, io le pongo sotto alle originali. Questo non sarebbe stato un problema, se non avesse inficiato nella produzione dei capitoli.
Ci sono capitoli che potremmo definire meh. Per la forma, per i contenuti, per lo stile. Voglio correggerli e rivederli, ma sono costretto a farlo in futuro per non sbagliare di nuovo.
Ora il presente.
Non avevo idea di come sarebbe finita questa storia fino ad ora. Lo giuro. Mi sono lasciato trasportare dalle mie dita e sono arrivato qui, a un finale che ha ben poco del caldo e accogliante "vissero tutti felici e contenti".
Mi piace, però, nel suo essere agrodolce. Non credo, anzi, non ci sarà un continuo di questa storia, a meno che non mi arriveranno minacce di morte nella casella di posta. Mi piace come Nail sia maturato nel tempo, pur cambiando poco, e questo cambiare poco gli ha fatto fare gli errori che lo hanno portato a questo finale triste.
Lui non è un eroe, non è un Custode, è solo il protagonista di cui abbiamo ascoltato i pensieri.

Signori e signore. Io vi ringrazio per essere arrivati fin qui, è stato un viaggio lungo, ma, a me, ha dato molte soddisfazioni.
Io vi ringrazio, tutti, per avermi dato modo di condividere questa mia passione che è la scrittura, per essere state le mie cavie nell'ambiente della fanfiction in ci non mi ero mai addentrato. Grazie, per le visualizzazioni, le recensioni, l'inserimento nei preferiti, nei seguiti e nelle ricordate.
GRAZIE.
Vorrei potervi nominare tutti, ma così non è. Alcuni di voi, però, posso ringraziarli direttamente. aphs91, DragoRosso, EragonForever, Love_Music_29, Touko Tenshi,  Alextheboss, Bankotsu90, Bisca88, Hebale, hola1994, KyokoDemonietta, La ragazza imperfetta, MiaUndersea, whitesky, ZeroBaco, _Alys e grazie a tutti voi che non ho potuto nominare.

Io vi saluto, chiudo il sipario e lascio il palco.
La corsa contro la fine si è arrestata.
Vago
   
 
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