Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: dreamlikeview    04/03/2018    4 recensioni
Nathaniel "Nate" Winchester è un giovane nephilim e cacciatore. Quando il padre in punto di morte gli parla dell'angelo che lo ha messo al mondo, distrutto dalla perdita del genitore, decide di intraprendere un viaggio indietro nel tempo, per salvare entrambi i genitori. Con l'aiuto dell'amico Jack, di un incantesimo e di una strega, riesce a compiere il rituale. Sarà abbastanza coraggioso da compiere la sua missione?
[Destiel, canon-verse (kind of), parents!Destiel, mini-long]
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Desclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene (a parte Nate, lui è il mio bambino), tutto ciò che è qui scritto è scritto senza alcun fine di lucro (tradotto, non ci guadagno niente, ci perdo solo la faccia), e non ho intenzione di offendere nessuno con questo scritto (solo di accoppiare due che dovrebbero essere già accoppiati dalla quinta stagione, pft).

Avviso: Come è già anticipato nelle note della storia, i personaggi tendono ad essere un po' fuori dai personaggi televisivi, anche se ho cercato di mantenermi negli schemi. Spero di non aver fatto troppi strafalcioni. Enjoy!

_____________

Anno 2018

Nate si risvegliò all’interno di un capanno abbandonato, si sentiva leggermente stordito e spossato, ma era convinto che l’incantesimo avesse funzionato. Si guardò intorno con aria circospetta, il capanno era mezzo distrutto, c’erano dei simboli di protezione dipinti su tutte le pareti e altri segni, probabilmente qualche cacciatore era stato lì, o esso era stato proprietà di uno di loro, tuttavia sembrava abbandonato da anni, ed era sicuramente vuoto; si alzò in piedi e portò una mano alla tasca posteriore dei pantaloni, accertandosi di avere la sua pistola lì e poi tastò le tasche interne della giacca, dove nascondeva sempre la lama angelica di suo padre, e tirò un sospiro di sollievo, rendendosi conto che le sue armi avessero viaggiato nel tempo con lui; poi sentì il rumore di un pezzo di carta contro le dita. Era nel taschino interno della giacca, ed era certo di non aver avuto alcun pezzo di carta con sé. Lo prese tra le dita e dopo averlo studiato circospetto, si rese conto che era solamente un biglietto, quasi sicuramente era da parte di Jack, era ripiegato con cura, probabilmente lo aveva nascosto nella sua giacca, prima che lui la indossasse, lo aprì e immediatamente lo lesse: “Nate, se arriverai davvero nel 2018, volevo darti alcune dritte su Dean e Castiel, come sai si trovano al bunker, ma attento a non farti ammazzare da Dean, che non è molto avvezzo alle novità, e Castiel… beh, ti sembrerà un po’ impassibile, ma è normale, stai tranquillo e sii te stesso. Buona fortuna, fratello – Jack”. Era tipico di Jack, lasciargli messaggi per indirizzarlo nella direzione giusta, lo faceva spesso, soprattutto quando Nate partiva senza di lui o si gettava alla caccia di qualche mostro in completo stile Winchester; lo ringraziò mentalmente per la dritta e si diresse all’uscita del capanno. Sapeva di dover usare i suoi poteri per spostarsi, altrimenti non sarebbe mai arrivato al bunker dei letterati, non era difficile, con Jack lo aveva fatto infinite volte, ma non era molto abituato a farlo, perché preferiva spostarsi con la vecchia Impala di suo padre – e poi l’uomo si era fatto promettere, quando gli aveva consegnato l’auto, che avrebbe usato i suoi poteri solo nel caso in cui fosse stato strettamente necessario, perché temeva che i cacciatori potessero accorgersi dei suoi poteri e prenderlo di mira – a Nathaniel comunque, come a suo padre, piaceva guidare e lo preferiva al teletrasporto; e poi c’era la storia della sua famiglia impressa in quell’auto, per lui era un onore guidarla e prendersene cura, come suo padre alla sua età aveva fatto. Appena fuori dal capanno, si concentrò sulla città in cui voleva arrivare, e sulle persone che voleva raggiungere, poi semplicemente svanì in un frullio d’ali – doveva riconoscere di essere davvero migliorato con il teletrasporto – atterrando esattamente in mezzo a due uomini con un piccolo sbuffo. Sbatté le palpebre incredulo, prima di rendersi conto di aver fatto un piccolo errore di calcolo, era talmente elevato il desiderio di incontrare i suoi genitori, che si era concentrato troppo su di loro, e meno sul luogo dell’atterraggio, ed era finito direttamente in mezzo a loro durante una discussione all’apparenza importante; se ne rese conto quando si ritrovò davanti a loro due che lo guardavano con gli occhi spalancati.
«Chi diavolo sei tu?» domandò una voce imperiosa e adirata.
«Io… ehm, salve! Io… io sono Nate!» esclamò, deglutendo, riconoscendo la voce di suo padre Dean, quando era all’erta e minacciava di morte qualunque cosa si frapponesse fra lui e la sicurezza della sua famiglia. Restò qualche istante perplesso, voleva avvicinarsi a lui e abbracciarlo di nuovo, ma non poteva perché gli puntava una pistola contro.
«Salve» lo accolse un’altra voce, Nate deglutì non riconoscendo la voce, e si voltò verso l’altra persona in quella stanza, restò ad occhi spalancati davanti a quella figura in trench. Era esattamente come lo aveva descritto suo padre prima di morire, com’era raffigurato nelle foto e… wow, era incredibile trovarsi esattamente di fronte a lui. Sembrava davvero essere l’eroe coraggioso che aveva descritto suo padre, con quell’aria seria e piena di potenza, ma anche carica di gentilezza e buoni sentimenti. Si trovava di fronte al mito della sua infanzia, e probabilmente doveva avere un’espressione stranita davanti a quell’angelo, che lo guardava con le sopracciglia aggrottate e l’espressione confusa.
«Io…io non so… cosa…» balbettò Nate, poi di slancio si protese verso Castiel, lo raggiunge in un paio di falcate e lo abbracciò senza pensarci due volte «Ti ho trovato finalmente…» sussurrò emozionato. Non poteva credere ai suoi occhi, davanti a lui c’era davvero il padre che non aveva mai conosciuto, e non sapeva come sentirsi, provava una serie di emozioni contrastanti, ma tutte positive; era riuscito nel suo intento e non riusciva ad esserne più felice. L’altro restò impassibile, come Jack gli aveva annunciato , e lui, resosi conto della stronzata epocale e della grandissima brutta figura che aveva appena fatto, arretrò come scottato. Che diavolo stava facendo? Come gli era saltato in mente di fare una cosa così sconsiderata?
«Ci conosciamo?» chiese Castiel, studiando il suo volto «Hai un’aria familiare» osservò con serietà.
«Allontanati da lui» sibilò Dean alle sue spalle, sentì chiaramente un click che annunciava il colpo già caricato nella pistola di suo padre, e, conoscendolo, aveva già il dito sul grilletto «Chi sei?» chiese. Nate ebbe il buon senso di scostarsi dal corpo di Castiel e arretrare davvero molto lentamente – era abituato ad essere alleato di suo padre, e mai gli aveva puntato una pistola contro – con le mani alzate, per mostrargli segno di resa. Non aveva alcuna intenzione di combattere contro di loro, era lì solo per poter conoscere Castiel e salvare il futuro della sua famiglia.
«Io… mi chiamo Nate» si presentò, la sua voce tremava, non per paura, ma per l’emozione di essere a pochi metri da entrambi i suoi genitori, anche se uno di loro gli puntava una pistola; era emozionato perché era di fronte all’angelo che lo aveva messo al mondo, e al cacciatore che ammirava più al mondo. Aveva sempre solo immaginato come potesse essere suo padre da giovane, a piene forze, mentre combatteva il male con suo zio. Ora avrebbe potuto scoprirlo e forse aiutarlo in qualche modo.
«Assodato, e che cosa diavolo sei? Un demone?»
«No, Dean, non è un demone» intervenne Castiel, affiancando l’altro e appoggiandogli una mano sulla spalla, per fargli abbassare la pistola. Il cacciatore immediatamente rilassò i muscoli e abbassò l’arma, Nate però restò sull’attenti, non voleva rischiare di essere di nuovo faccia a faccia con quella pistola «È un nephilim» aggiunse poi. Dannazione, aveva dimenticato che gli angeli potevano riconoscere i mezzi angeli anche a distanza di mille miglia.
«Cosa? Credevo non esistessero i nephilim, a parte Jack!» esclamò il cacciatore.
«Esistono Dean, ma non sono molti, inoltre si nascondono, perché gli angeli li considerano abomini e li ucciderebbero immediatamente» spiegò con calma «Dovresti prestare più attenzione alle cose che ti spiego».
Dean roteò gli occhi all’indietro – tipico di quando sentiva cose che non aveva voglia di ascoltare – e a Nate scappò un sorriso dolce, non aveva mai visto i suoi interagire, ma Jack gli aveva detto molte volte che fossero imbarazzanti a livelli astronomici, qualcosa del genere lo aveva sentito dire anche dallo zio Sam, e non vedeva l’ora di assistere anche lui a questi assurdi e imbarazzanti momenti.
«E cosa diavolo vuole un nephilim da te?»
«Lo scopriremo, se non cerchi di ucciderlo, giusto?» chiese retoricamente l’angelo.
«Okay» sbuffò il cacciatore, senza prestare attenzione all’intruso, poi si voltò verso di lui «Cosa diavolo vuoi?»
Nate sussultò, non si era accorto che l’attenzione di suo padre, adesso era rivolta a lui: «Io, ehm… volevo, insomma, conoscere Castiel» disse piano «Mio padre mi ha parlato di lui, e… ho fatto un lungo viaggio per poterlo… incontrare» balbettò in risposta, e non ebbe nemmeno bisogno di mentire, erano vere le sue parole.
«Hai bisogno di aiuto?» chiese immediatamente l’angelo, guardandolo.
«Io… no, davvero, sono qui solo per poterti conoscere» si morse nervosamente le labbra «Se… è un disturbo, andrò via immediatamente» aggiunse, con tono mesto.
«Giuro che se hai cattive intenzioni, ti pianto un proiettile nel cervello, mezzo angelo» sibilò Dean minaccioso.
«Dean, smettila» intervenne Castiel esasperato «Sento il suo potere, se avesse voluto, avrebbe spazzato via te in un attimo, e forse anche me. Sei molto potente, posso sapere chi è l’angelo che ti ha messo al mondo?» chiese.
«Non credo… di potertelo dire» mormorò abbassando il capo «Mi dispiace. Posso dirti solo che mi chiamo Nate, e non ho cattive intenzioni» disse con serietà «Lo giuro, non ho nessuna cattiva intenzione».
«Ma sei armato» osservò l’angelo.
«Mio padre mi ha insegnato che bisogna essere preparati a tutto» disse piano «Ma non userò le mie armi contro di voi» continuò, poi estrasse entrambe le sue armi e le posò per terra, davanti ai suoi piedi «Ho solo un pugnale angelico e una pistola, e non le userò, mi servivano solo per il viaggio fin qui» spiegò.
«Tuo padre sì che è intelligente» commentò sarcasticamente Dean «E dimmi non ti ha avvisato di non materializzarti davanti a degli sconosciuti armati? Potevamo ucciderti immediatamente» commentò ancora. Castiel gli lanciò un’occhiata tagliente, e lui ebbe il buon senso di zittirsi. Wow, era così facile farlo tacere? Nemmeno Sam riusciva a farlo stare zitto in quel modo con una sola occhiata, eppure era suo fratello. Nate avrebbe voluto dirgli che si trovasse proprio di fronte ai suoi genitori, ed era per questo che non aveva avuto troppo controllo sul teletrasporto, ma avrebbe sicuramente incasinato il tempo, se avesse rivelato di essere chi era. Restare in silenzio gli sembrò la scelta più sensata da prendere in quel momento, perché non voleva inimicarsi Dean fin da subito. Le novità per lui erano sempre segno negativo e impiegava davvero molto tempo a capire se si potesse fidare o meno di qualcuno. Doveva andarci piano con lui; doveva ricordarsi che era un cacciatore esperto, il quale non esitava a sparare per proteggere i propri cari.
«Sei molto sincero, eppure noi siamo due sconosciuti» disse l’angelo al nephilim, continuando a studiarlo.
«Non per me» disse con troppa sincerità, santo cielo, era davanti ai suoi genitori, sì, Castiel non lo aveva mai conosciuto, ma accanto a lui c’era Dean, colui che da solo, lo aveva cresciuto in un mondo di mostri, streghe, e demoni. L’angelo aggrottò di nuovo la fronte, senza capire le parole del giovane nephilim «Cioè, mio padre mi ha parlato di voi, e… so che posso fidarmi. Mi sembra di conoscervi, per via dei suoi racconti» si sbrigò ad aggiungere.
Dean assottigliò lo sguardo, ancora sospettoso: «Chi è tuo padre? Un cacciatore?»
«Sì» rispose immediatamente, guardandolo, sei tu mio padre, santo cielo.
«Continui ad avere un’aria familiare» commentò l’angelo, poi il suo sguardo si posò su Dean, e dopo di nuovo su Nate, poi scosse la testa e raggiunse la stanza centrale del bunker «Seguimi, vedrò che posso fare per te» concluse.
Hai già fatto tanto, papà – pensò il giovane con il sorriso commosso sulle labbra, seguendo l’angelo in quella stanza, fu a sua volta seguito da Dean, che non gli staccava gli occhi di dosso e si interrogava sul perché fosse riuscito ad entrare, nonostante il bunker fosse protetto da qualsiasi essere sovrannaturale, a parte quelli di famiglia – la risposta era semplice, ma il cacciatore non poteva conoscerla, non ancora.
«Cas» lo fermò Dean raggiungendolo e appoggiandogli una mano sulla spalla «Non sappiamo chi è» disse abbassando il tono di voce per non farsi sentire da Nate, ignaro che lo sentisse lo stesso «Non sappiamo se possiamo fidarci, non puoi invitarlo a restare e basta, senza almeno farti dire chi è» disse a denti stretti. Solo in quel momento, Nathaniel si accorse che non aveva mai mollato la pistola – era attendibile, conoscendo suo padre, sapeva che non gli avrebbe mai concesso tanta fiducia immediatamente, riconosceva di aver sbagliato anche lui ad atterrare lì, improvvisamente, nel bel mezzo di una discussione, ma si era lasciato travolgere dalla curiosità e dal desiderio di conoscere l’angelo, da non aver dosato bene i poteri e da non aver controllato dove sarebbe atterrato.
«Sento che ci possiamo fidare» obiettò l’angelo, contrariato «Guardalo, è solo un ragazzo, e poi il bunker gli ha permesso di entrare, quindi non è una minaccia» osservò con ovvietà «E poi sento di essere legato a questo giovane».
Non puoi immaginare nemmeno quanto, papà – pensò il giovane con un piccolo e impercettibile sorriso sulle labbra.
«Ne sei sicuro? Mi fido del tuo giudizio, Cas, lo sai, ma… sei sicuro che possiamo fidarci?» domandò ancora «Non puoi fare uno dei tuoi abracadabra angelici e scoprire chi è?»
«Ascolta, se si rivela una minaccia, me ne occuperò io. Ma per il momento voglio capire cosa vuole. Se è arrivato qui, vuol dire che ha bisogno di noi, in qualche modo» spiegò lentamente, guardando l’uomo; wow, era così saggio, avrebbe davvero voluto averlo come guida per imparare ad usare al meglio i suoi poteri, e poi, come diavolo riusciva a rendere suo padre così calmo? Incredibile. Bastava un tocco, una parola di Castiel e suo padre mutava atteggiamento, com’era possibile? «Vuoi accomodarti, Nate?» chiese l’angelo, rivolgendosi al giovane, indicando una sedia vuota.
«Grazie» rispose annuendo e sedendosi sulla sedia indicatagli, si guardò intorno e si rese conto che, nel suo tempo, il bunker non fosse cambiato di una virgola rispetto a com’era nel passato, era sempre la stessa casa polverosa e piena di libri in cui era cresciuto. Non vedeva l’ora di rivedere Sam e anche Jack, quello doveva essere il periodo in cui si era appena unito al team dei Winchester, rinnegando la sua natura di figlio del diavolo.
«Cosa posso fare per te?» chiese l’angelo, guardandolo, continuando a studiare il suo volto. Aveva qualcosa di familiare, ma non riusciva a capire bene cosa, eppure lui avrebbe dovuto capire con un solo sguardo quali fossero le sue origini, angeli, demoni, umani e perfino nephilim non avevano segreti per lui, eppure questo nephilim in particolare rappresentava un mistero. C’era qualcosa di familiare in lui, un’aura positiva, che lo spingeva a fidarsi di lui, nonostante apparentemente fosse uno sconosciuto. Doveva indagare di più.
«Non so nemmeno da dove iniziare» mormorò sinceramente il giovane. Aveva così tante domande da porgli, e voleva disperatamente farlo, ma non sapeva da dove iniziare, aveva fatto così tanta strada per raggiungerlo – viaggiare indietro di almeno 27 anni, non era una cosa davvero semplice da fare – e si ritrovava senza parole?
«Beh, inizia dal principio, parlami di te» suggerì l’angelo.
Nate annuì pensieroso, leggermente teso «Mi chiamo Nathaniel, ma gli amici mi chiamano Nate, ho ventisette anni e sono figlio di un angelo e di un cacciatore» spiegò brevemente, mentre suo padre annuiva convinto.
«E dimmi, cosa ti ha spinto a cercarmi?»
«Io… ecco» si morse le labbra «Mio padre, quello umano, mi ha parlato di te» disse piano «E, beh, mi ha detto che sei un angelo coraggioso e che… se volevo imparare a gestire al meglio i miei poteri, dovevo venire a cercare te» spiegò, cercando di sembrare convincente, non era esattamente la verità, ma non poteva dirgli ehi sono il tuo figlio mezzo angelo, che nascerà tra qualche mese, ma che non hai mai conosciuto perché sei morto prima della sua nascita – sarebbe stato strano, e avrebbe davvero fatto qualche guaio temporale. L’angelo assottigliò lo sguardo, non convinto delle sue parole e della sua storia, e da quello sguardo Nate capì che non gli stesse credendo. Okay, ora capiva perché suo padre si zittisse immediatamente davanti a quello sguardo, Castiel aveva il potere di far capire agli altri di essere in errore da un solo sguardo, terrificante. «Mi dispiace» si scusò immediatamente sospirando «È complicato, e… non so come spiegartelo senza che tu mi prenda per pazzo», l’angelo continuò a guardarlo in quel modo, tacendo, senza dire nulla «Un mese fa ho perso mio padre umano» raccontò il nephilim  «Non mi aveva mai parlato del mio padre angelico, se non per sommi capi, e poco prima di morire, mi ha raccontato tutto» continuò, stavolta l’angelo prestava attenzione, come se gli credesse «Mi sono messo sulle sue tracce, e il mio migliore amico, mi ha suggerito di cercare te. Ha detto che mi avresti potuto aiutare» disse ancora, stavolta aveva detto quasi tutta la verità e non sapeva come poter spiegare ancora il suo essere lì.
«Perché non lo hai detto subito? Dean avrebbe potuto spararti» disse leggermente divertito.
«Già, non credo avrebbe fatto effetto» ridacchiò, scuotendo la testa «I proiettili non possono ferirmi».
«Lo immaginavo, sei molto potente, lo posso sentire» osservò l’angelo con mezzo sorriso sul volto, certo che lo sono, sono tuo figlio! – pensò il mezzo angelo, sconcertato «Quindi vuoi trovare tuo padre? Cosa sai di lui?»
«Che è uno degli angeli più forti e coraggiosi del paradiso» rispose il ragazzo, guardandolo dritto negli occhi, Castiel ebbe un sussulto, come se avesse capito qualcosa, ma poi scosse subito la testa, non era possibile «Quello che so di lui, mi basta per capire che è un eroe, uno di quelli, sì, insomma, veri» disse in conclusione abbozzando un piccolo sorriso.
«Se è così “eroico”» obiettò l’angelo simulando le virgolette con le dita alla parola eroico «Perché ti ha abbandonato?»
«Non mi ha abbandonato» ribatté il giovane nephilim «Se avesse avuto un’altra scelta, sarebbe rimasto» precisò.
«D’accordo» concesse il moro. Nate non riusciva a smettere di guardare Castiel, non era diverso dalla foto che aveva nel portafogli, sembrava davvero un angelo dalla potenza superiore, un angelo che non aveva timore di niente, ma che dietro tutta quella potenza, nascondeva un’umanità che faceva invidia a quella degli umani, come gli aveva detto suo padre prima di morire «Idee su come rintracciarlo?» gli chiese allora «Hai già un piano?»
«Ho… qualche indizio» rispose restando vago «Ma nessuna prova fondata» ce l’ho proprio davanti ai miei occhi
Castiel stava per fargli un’altra domanda, ma il loro dialogo fu interrotto dalla porta principale del bunker che si apriva; Nate immediatamente alzò lo sguardo e un sorriso enorme gli spuntò sulle labbra, santo cielo! – c’erano suo zio e Jack, che erano appena rientrati da chi sapeva quale caso. Wow, lo zio è così giovane e in salute qui! – pensò sorridendo leggermente. Nate non gli diede il tempo di arrivare nella sala principale, si alzò istintivamente e corse verso Sam.
«Sam! Jack!» esclamò abbracciandoli immediatamente, come volevasi dimostrare, i due restarono davvero perplessi, e quando si allontanò da loro, lo guardarono in modo stranito, e il giovane si rese conto che anche loro non erano gli stessi del suo tempo e non potevano riconoscerlo, tuttavia vedere suo zio vivo e vegeto, così giovane, era stato quasi più emozionante di conoscere suo padre. Sam era stato il suo punto di riferimento, dopo Dean, era stato lì quando aveva imparato a camminare e il suo nome – un po’ storpiato – era stata la prima parola che aveva detto – e Jack gli aveva raccontato che Dean aveva dato di matto quando lo aveva detto.
«Ci conosciamo?» chiese Sam, con aria confusa e leggermente spaesata.
«Ehm, no, io…» balbettò il giovane scostandosi da lui «M-Mi dispiace, uhm…»
Jack inclinò la testa guardandolo fisso: «Sai che sembri la copia di Castiel?» chiese confuso, poi scosse la testa «Nah, hai troppe lentiggini» disse sorridendo, poi gli porse la mano «Io sono Jack, tu sei?»
«Nate, sono Nate» rispose afferrandogli la mano «E non ho legami di parentela con nessuno» mentì scuotendo la testa «Sono qui per trovare mio padre e ho chiesto aiuto a Castiel» spiegò rapidamente «Solo… mio padre mi parlava di voi in continuazione, e mi sembra di conoscervi benissimo» disse ancora, mentre Sam lo guardava con circospezione.
«Aspetta, vuoi farmi credere che stai cercando tuo padre, che è sparito?» chiese incredulo. Somigliava tanto ad una storia già sentita, anche se credibile e assolutamente plausibile.
«No, mio padre è morto» disse e si sentì un po’ male per averlo detto «Sto cercando l’altro padre, l’angelo».
«Sei figlio di un umano e di un angelo?» Nate annuì lentamente «Wow, due nephilim insieme, che gioia» commentò inacidito, raggiungendo Dean, lasciando Jack, Nate e Castiel, che si stava avvicinando a loro, da soli. Qualcosa non andava in suo zio, ma qualcosa non andava in generale, quella non era l’aria familiare in cui era cresciuto lui; per lui era tutto normale, essere lì con suo padre, suo zio e Jack, l’unica cosa diversa era Castiel, e proprio per questo doveva rendersi conto di non essere a casa sua, o meglio era a casa sua, ma non era ancora il suo tempo. E poi Jack, davvero, era lì di fronte a lui, ma era come guardare un estraneo, nei suoi occhi c’era ancora così tanta ingenuità, non era ancora il suo migliore amico, quello che gli aveva insegnato tutto sui poteri da metà angeli. E nemmeno suo zio Sam era lo stesso che lo aveva cresciuto, ma sapeva che non potessero essere gli stessi, soprattutto suo zio Sam, era così giovane rispetto a quello che conosceva lui, ma era stato così bello e travolgente rivederlo, che non aveva affatto pensato alle conseguenze, così come non lo aveva fatto con Dean, o con Castiel. Doveva imparare ad essere meno espansivo, come gli era stato insegnato fin dalla sua giovane età.
«Di quale angelo sei figlio?» chiese Jack «Mio padre è Castiel!» esclamò come se fosse una cosa naturale.
«Io non…» Nate lo guardò stranito «Non sei il figlio di Lucifer?» chiese, okay, conosceva Jack come le sue tasche, era il suo migliore amico, e gli aveva sempre detto di aver sempre visto in Castiel una figura paterna, perché il suo vero padre, Lucifer, non era un buon esempio di padre, ma non aveva creduto che si reputasse figlio di Castiel.
«Sì, biologicamente. Ma alla mia nascita ho scelto Castiel come guida e come padre, perché mia madre mi parlava bene di lui prima della mia nascita» spiegò con tranquillità «È stato così anche per te?» chiese. No, in realtà sono davvero suo figlio, ma non posso dirtelo, pensò. Wow, era così strano trovarsi a parlare in quel modo con Jack, mentre davanti a lui c’era proprio Castiel, suo padre e nella stanza accanto c’erano suo zio Sam e suo padre Dean. Era strano, ma in un certo senso bello, il suo viaggio stava iniziando ad acquisire senso.
«In un certo senso…» sorrise appena. Sarebbe stato davvero difficile salvare suo padre, ma non per questo si sarebbe arreso davanti alla prima difficoltà. Del resto, nephilim o meno, lui era il figlio di Dean Winchester, era un Winchester, e un Winchester non era il tipo da tirarsi indietro davanti a un piccolo intoppo. Doveva perseverare nel suo piano e portarlo a termine, prima della sua nascita. Doveva salvare Castiel e il suo futuro.
 
Fin dalla comparsa di Nate, Castiel non aveva avuto nessun dubbio, era una persona di cui si potevano fidare, aveva un’aura pura ed era abbastanza sincero, anche se non credeva fino in fondo a quella storia di voler cercare suo padre, non aveva fatto più cenno al desiderio di trovarlo. Aveva capito fin dal primo momento di potersi fidare di lui, perché gli sembrava di conoscerlo, di essere in qualche modo legato a lui, eppure non capiva ancora in che modo fossero legati, aveva intenzione di scoprirlo, perché era importante capire chi fosse questo nephilim e perché desiderasse incontrarlo, e perché fosse così desideroso di conoscerlo. Mentre Dean non capiva come mai Cas si fidasse tanto di quello sconosciuto, che era comparso così dal nulla, e si era messo alle calcagna dell’angelo, chiedendo di tutto riguardo lui, il suo passato, il suo rapporto con i Winchester, e davvero, sembrava nascondere qualcosa, non era lui ad essere paranoico come cacciatore; era un essere ibrido tra un angelo – di cui ancora non conoscevano l’identità – e un umano – del quale non sapevano assolutamente nulla – quindi su quali notizie vere Cas basava la fiducia che stava riponendo in quel giovane? E soprattutto, perché riusciva a coinvolgerlo? Pian piano si stava abituando alla sua presenza, un po’ grazie alle parole dell’angelo, un po’ perché quel ragazzo non sembrava tanto male, anzi sembrava un bravo ragazzo dopotutto e non sembrava essere una minaccia, visto che a quanto pareva voleva solo conoscere Cas.
Nate, fin dal suo arrivo, era stato l’ombra di Castiel. Aveva così tante domande da porgergli e così tante cose da sapere su di lui, che non riusciva a trattenersi; certo, si era mantenuto a distanza, aveva preso una camera di motel non troppo distante dal bunker, e si recava lì ogni giorno. Sembrava che pian piano anche gli altri avessero iniziato a fidarsi di lui, aveva dimostrato di non avere cattive intenzioni, anche se l’osso più duro da spezzare, era proprio suo padre Dean, che nonostante tutto, continuava ad avere reticenze nei suoi confronti. Però, nonostante tutto, ne era valsa la pena, Castiel era un angelo così singolare ed interessante, e lui non poteva credere davvero che quell’angelo fosse suo padre, e forse solo perché lo aveva idealizzato troppo durante la sua crescita, ma gli sembrava addirittura migliore di quello di cui gli avevano parlato sempre tutti. Conosceva così tante cose, ed era così saggio nelle cose che diceva o faceva, era la persona che si era aspettato di incontrare, ma era anche di più, e non poteva credere di aver conquistato la sua fiducia così facilmente; avrebbe potuto salvargli la vita, adesso ne aveva la certezza.
Quella mattina, decise di portare al bunker la colazione, e se c’era una cosa fondamentale che suo padre Dean gli aveva insegnato, era che una buona colazione era alla base di ogni cosa, e ovviamente non poteva mancare la crostata. Si smaterializzò in una pasticceria e scelse due crostate, una di ciliegie e una di mele, le preferite di suo padre, e dopo averle pagate, si smaterializzò in un bar, dove prese il caffè per tutti; poi si spostò al bunker, apparendo, come suo solito, in un momento in cui c’erano delle discussioni in corso. C’erano Dean, Jack, Castiel e Sam intorno al tavolo enorme al centro della sala principale, e sembravano discutere di cose importante.
«Nate! Sei arrivato in tempo!» esclamò Jack, invitandolo a sedersi accanto a lui «Dean e Castiel mi stavano raccontando di quando si sono conosciuti» esclamò il nephilim sorridendo. Wow, allora non era affatto un momento sbagliato, era il miglior momento in cui poter capitare.
«Ho portato la colazione!» annunciò il ragazzo, mostrando i suoi acquisti e appoggiandoli sul tavolo.
«Sbaglio o quella è crostata?» domandò Dean.
Nate annuì sorridendo, in fondo, non era poi tanto diverso dal Dean del suo tempo «Appena sfornata, ne vuoi una fetta?» chiese prendendo posto accanto a Jack, che guardava i due con attesa.
«Ehi, Sammy, hai visto che bravo ragazzo? Ha portato anche la crostata!» esclamò, afferrando i due vassoi con i dolci.
L’altro Winchester scosse la testa ridacchiando: «Meno male che qualche settimana fa volevi piantargli un proiettile in testa»» osservò, scuotendo la testa. Dean lo ignorò e iniziò a tagliare alcune fette di dolce.
«Come ti stavo dicendo» riprese Castiel, mentre i due cacciatori distribuivano le torte portate dal giovane «Io e Dean ci siamo conosciuti quando io l’ho salvato dall’inferno».
«Avevo fatto un patto con un demone degli incroci per salvare la vita di Sam» spiegò Dean, mordendo una fetta di crostata «Wow, è deliziosa!» esclamò poi «Comunque, ero finito all’inferno, e non credevo ne potessi uscire, sapete, non si resuscita tutti i giorni» scherzò, mentre l’angelo alzava gli occhi al cielo «E poi, improvvisamente ero fuori senza nemmeno un graffio, a parte questa cicatrice sulla spalla a forma di mano». Senza rendersene conto, Castiel appoggiò la mano esattamente sul punto in cui c’era quella cicatrice, e Nate li guardò quasi in trance, erano una coppia bellissima, anche se non lo sapevano ancora.
«E poi?» chiese Jack.
«Beh, volevo capire chi mi avesse tirato fuori da quel buco infernale, così facemmo una specie di seduta spiritica» spiegò il cacciatore, continuando a mangiare «Durante quella venne fuori il nome di Castiel, così io e Bobby ci recammo in un vecchio capannone abbandonato, e lì ho conosciuto Cas» raccontò.
«Mi sparasti addosso e provasti a piantarmi un pugnale nel cuore» precisò, leggermente piccato, l’angelo.
«Credevo fossi un demone, amico» ribatté il biondo, scuotendo la testa «E poi hai fatto lo spaccone con la storia dell’angelo del signore e delle ali enormi».
«Non mi credevi, dovevo mostrarti che ti dicevo la verità» disse con ovvietà l’angelo «Sei l’essere umano meno credente e più scettico che abbia mai conosciuto, Dean Winchester» disse guardandolo con intensità. Dean gli restituì uno sguardo simile, e si fissarono per interi secondi, che parvero ere geologiche e Nate restò con la crostata a mezz’aria.
«Ma fanno sempre così?» chiese in un sussurro a Jack, che come lui pendeva dalle loro labbra.
«Continuamente, Sam dice che a volte litigano come una coppia sposata da vent’anni» scherzò il nephilim, ridacchiando sotto voce «Inoltre a volte si fissano per così tanto tempo che sembrano dimenticare il resto del mondo» continuò, mentre l’angelo e il cacciatore, usciti dallo stato di trance in cui erano caduti, fissi l’uno nello sguardo dell’altro, continuavano a battibeccare sul loro primo incontro.
«Io ho rinunciato al paradiso per te» stava dicendo l’angelo «Ho tradito la mia specie per te, Dean, dovresti ricordarlo».
«In che senso?» chiese Nate.
«Beh, credo sia stato dopo esserci conosciuti, Dean doveva essere il tramite di Michael, mentre Sam di Lucifer, e inizialmente ero d’accordo con tutti gli altri angeli» raccontò Cas «Poi Dean mi disse alcune cose, mi fece dubitare delle idee che seguivo e mi aiutò a cambiare idea, perché tutti dovevano decidere cosa fare, e mi convinse con tutta la storia del libero arbitrio» spiegò «Poi ho scoperto che gli angeli volevano l’apocalisse per distruggere l’umanità, così mi sono schierato con Dean e Sam» continuò a spiegare, mentre il cacciatore lo guardava con intensità, quasi gli occhi avevano la forma di un cuore «E non mi sono mai pentito della mia scelta», disse guardando il cacciatore con il sorriso sulle labbra.
«Sì, è così che è nato, quello che noi chiamiamo il team free will, no?» domandò sorridendo il cacciatore, guardandolo; l’angelo annuì rivolgendo anche lui un sorriso al cacciatore «Alla fine, nonostante tutto, ci siamo sempre protetti le spalle a vicenda. Anche nei momenti peggiori».
«Sarò sempre al tuo fianco, Dean» confermò l’angelo, appoggiando di nuovo una mano sulla sua spalla, sembrava un gesto così intimo tra di loro, il solo sfiorarsi era una dichiarazione d’amore agli occhi del giovane nephilim che, per la prima volta in tanti anni, stava scoprendo la relazione tra i suoi genitori.
«E poi cosa è successo?» chiese Nate.
«Oh, un sacco di cose» commentò Dean «Dopo l’apocalisse, Cas ci ha traditi e si è proclamato nuovo dio, ha liberato i leviatani nel mondo, e quando li abbiamo sconfitti, noi due ci siamo trovati in purgatorio» spiegò brevemente Dean, guardando i due giovani «Siamo rimasti lì circa un anno, e quando abbiamo trovato il passaggio per tornare sulla terra, beh, Cas è rimasto lì perché voleva espiare le sue colpe o qualche stronzata hippie del genere».
«Non sono stronzate hippie, avevo fatto davvero cose molto sbagliate» disse l’angelo con il suo tono neutro «Una delle quali è stata tradire te» disse «Cioè, voi» precisò «Dovevo fare ammenda e il purgatorio era il posto giusto dove farlo».
«Non contava se io avevo bisogno di te, e ti imploravo di tornare?»
«Dean…» lo chiamò e il suo tono si spezzò nel pronunciare il suo nome.
«Lo so, lo so…» sospirò il cacciatore, guardandolo «Comunque, Cas era stato tirato fuori da un angelo pazzo e psicopatico, Naomi» raccontò «Gli aveva praticamente fatto il lavaggio del cervello».
«Aveva il completo controllo su di me, sulle mie azioni e mi aveva addestrato ad uccidere Dean» raccontò, Nate notò che la sua voce si fosse affievolita di nuovo «Quando ero sotto il suo controllo, ho ucciso centinaia… forse migliaia di versioni diverse di Dean» raccontò l’angelo, il dolore nel suo sguardo era evidente, soprattutto a Nate.
«Già, poi quando è arrivato il momento di uccidermi, non l’hai fatto» spiegò Dean, guardando in direzione di Cas.
«State ascoltando?» chiese Sam a bassa voce «Preparatevi a sentire una delle cose più assurde mai accadute».
I due nephilim annuirono, portando la loro attenzione sui protagonisti del racconto.
«Dean non lottò contro di me, accusò ogni colpo, beh non che avesse fatto differenza, se avesse lottato, ma sarebbe stato come durante le esercitazioni di Naomi» disse, il suo sguardo era rivolto al cacciatore «Poi mi ha guardato, io stavo per ucciderlo e… ha semplicemente detto che aveva bisogno di me, cioè, che loro avevano bisogno di me».
«Beh, è vero» intervenne Dean.
«In quel momento, si è interrotta la connessione con Naomi, e poi… sono ritornato in me» spiegò l’angelo, senza staccare lo sguardo da quello del cacciatore «Ancora non abbiamo capito cosa abbia effettivamente interrotto la connessione». Non era chiaro cosa avesse interrotto la connessione con il paradiso? Idioti.
«Cosa?» chiese Jack «Non lo sapete?»
«No, nessuna idea» rispose Dean «L’importante è che Cas è tornato in sé, ed è tornato da me, cioè da noi».
«No, scusate, non avete nessuna idea di cosa abbia interrotto la connessione?» chiese Nate «Siete seri? È così palese!»
«Io ve l’avevo detto» intervenne Sam «Sono anni che continuo a dire a questi due che c’è qualcosa di più».
«Ma dai, anche un cieco lo capirebbe!» esclamò Nate, sorpreso. Davvero i suoi genitori cercavano di nascondere così tanto i rispettivi sentimenti l’uno per l’altro, da non accorgersi che essi li avevano sempre guidati nel prendere le giuste decisioni? Wow, il potere dell’amore che li univa era potente a tal punto da interrompere quel terribile gioco mentale a cui l’angelo era stato sottoposto? Ma scherziamo?
«Scusate se lo chiedo» intervenne poi Nate di nuovo «Ma tra di voi le cose come sono andate? Cioè, vi siete subito fidati o…?» chiese, voleva sapere come fossero passati dal ti ho salvato dall’inferno a quello che aveva davanti.
«No! Come potevo fidarmi di un cazzone angelico?» chiese retoricamente Dean, quasi indignato.
«Dean, dovresti davvero imparare a moderare il linguaggio» sospirò l’angelo rassegnato «No, comunque, il nostro legame si è rafforzato con il tempo. All’inizio Dean non si fidava di me, o degli angeli in generale» raccontò «Poi abbiamo lottato fianco a fianco e… siamo diventati amici».
«A parte Sam, non c’è persona di cui mi fidi di più di Cas» disse Dean, stavolta con tono serio «Sul serio, è circa l’unico amico che ho e ormai è di famiglia» gli rivolse un sorriso che tutti i presenti poterono definire tenero «Ma non è stato facile». Nate sorrise, i suoi genitori avevano un rapporto meraviglioso, basato sull’amicizia e sulla reciproca fiducia, si vedeva anche lontano un miglio quanto si amassero, loro forse erano gli unici a non accorgersene.
«Ma non vi hanno raccontato di quando Cas ha rinunciato a un esercito di angeli per salvare la vita di Dean» disse Sam.
«Cosa? Davvero lo hai fatto?» chiese Jack.
«Sì, Dean era sotto l’influenza del marchio di Caino, non avrebbe ucciso nessuno se non fosse stato così» spiegò il moro, senza scostare lo sguardo da lui «Non potevo ucciderlo, sceglierò sempre lui… e Sam, ovviamente». Sia Jack, sia Nate, sia Sam alzarono lo sguardo al cielo, esasperati davanti a tanta negazione. Non era difficile ammettere di provare qualcosa no? Eppure, per quei due sembrava quasi un’impresa titanica «E non è stata l’unica volta in cui il marchio ha influito sulle sue azioni» raccontò l’angelo.
«Ah no?» chiese Jack, addentando un pezzo di crostata «E quando ha influito su di lui?»
«Dean aveva accettato il marchio per eliminare Abaddon, un demone davvero potente, e… era accecato dall’effetto distruttivo che il marchio aveva su di lui» raccontò ancora «Pensate che era così forte, il legame che c’era con quello che quando Metatron ha ucciso Dean-»
«Chi è Metatron?» chiese Nate, interrompendolo «E in che senso ha ucciso Dean?»
«Metatron è lo scriba di Dio» rispose Castiel, guardando il giovane.
«Metatron è uno stronzo, ecco chi è» intervenne Dean «Comunque mi aveva ucciso, ma il marchio mi riportò in vita, come demone» Nate spalancò gli occhi, nei vari racconti di cacce suo padre non aveva mai accennato al fatto che fosse stato un demone «Sam e Cas mi avevano guarito con un rituale a base di sangue umano, e per un po’ sono stato bene, ma poi… l’influenza del marchio iniziò a farsi sentire di nuovo… ed ero fuori controllo, e Cas cercò di fermarmi» spiegò, mentre l’angelo lo guardava dispiaciuto. Non voleva fargli ricordare quel periodo, era stato uno dei più bui della sua vita, e lui lo sapeva, visto che era stato accanto a lui.
«Provai a convincerlo di fermarsi, di accettare l’aiuto che io e Sam volevamo dargli, ma lui era accecato dal male. Non volle ascoltarmi. Sapevo che stavo per perderlo e non volevo che la sua bella anima si macchiasse ancora e iniziammo a lottare tra di noi, tuttavia non riuscii a reagire, nonostante il mio essere un angelo, perché non volevo colpirlo o fargli del male» il cuore gli si stringeva ogni volta che pensava a come era ridotto Dean quel giorno, e a come avesse reagito al suo volergli stare accanto per l’eternità, anche se lui fosse stato un demone.
«Ero così fuori di me, che… non so cosa mi spinse a fermarmi» disse «Cas alzò lo sguardo e appoggiò una mano sulla mia spalla, e mi disse solo per favore, piantai la lama angelica accanto a lui e andai via, senza guardarmi indietro» disse abbassando lo sguardo, colpevole. Nate spalancò gli occhi, stupefatto. Quindi, i suoi genitori erano stati posseduti da forze sovrumane, ed era bastata una parola o un gesto dell’uno o dell’altro per fermare la furia distruttiva? E loro continuavano a dire che tra di loro non ci fosse qualcosa in più? Oh andiamo, è assurdo!
«Avete un rapporto… interessante» commentò Nate, guardandoli ammirato. Sì, sapeva che loro non fossero la classica coppia, eppure era affascinato dal rapporto di totale fiducia che aveva Dean nei confronti di Castiel.
«Io e Dean condividiamo un legame profondo» disse l’angelo con tono quasi solenne «Va al di là di ciò che gli umani riescono a pensare e a concepire, per questo è difficile parlarne».
«Difficile parlarne?» intervenne Sam, spalancando gli occhi «Vogliamo parlare dell’inizio di quest’anno, quando eri peggio di una vedova che aveva appena seppellito il marito?» chiese. Dean arrossì imbarazzato, e scosse la testa borbottando un “Sei un idiota, taci Sam, non sai niente” «Giusto, quando è tornato, lo hai solo definito una grande vittoria» disse ripetendo le parole che lui aveva usato, quando ne avevano parlato. Dean non disse niente, né negò le parole del fratello. Non poteva negare, lo aveva detto davvero.
«Come dicevo» disse di nuovo Castiel «È  un legame che va oltre le semplici convinzioni umane».
«Già…» asserì Nate, pensieroso. Aveva visto suo padre soffrire per quel legame, perché aveva perso l’occasione di dire alla persona che amava i suoi reali sentimenti, non poteva permettere che accadesse di nuovo, non davanti ai suoi occhi, per questo «A me sembra facile invece, per me vi amate» aggiunse, lasciando sbigottiti sia Jack e Sam, sia Dean e Castiel. Lo guardarono tutti come se avesse detto l’eresia del secolo, e lui davvero non capiva cosa avesse detto di male, dopotutto, lui era lì, ed era, come dicevano gli umani, frutto del loro amore. Il silenzio scese in un lampo tra di loro.
«Mangia un po’ di torta, e non dire stronzate, Nate» disse Dean, passandogli una fetta di torta. Il nephilim ebbe il buon senso di tacere e accettare la torta, senza però capire perché per lui fosse così difficile ammettere di provare qualcosa per l’altro. Ma, in fondo, suo padre aveva ammesso di aver amato Castiel solo in punto di morte.

_______________________

Hola people!
Buona domenica! Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Yuppi. Spero non ci siano errori, betando le storie da sola, pur rileggendo 5 volte, a volte qualche errore sfugge sempre! 
Nate ha trovato i suoi genitori, e finalmente ha conosciuto Cas. E niente, non so cosa dirvi, ma preparatevi al prossimo capitolo - piccolo spoiler - perché ci sarà una bella scena Destiel, stay tuned!
Vi ringrazio davvero per essere di nuovo qui a supportarmi e a sostenere le mie storie. Sono davvero molto contenta. Ringrazio tutti coloro abbiano speso un click per leggerla, coloro che l'hanno aggiunta tra le preferite e chi, senza stancarsi, recensisce sempre. Siete meravigliosi, sul serio.
Vi saluto, ci si becca sempre su questi canali la prossima settimana! 

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: dreamlikeview