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Autore: Amantea    04/03/2018    16 recensioni
Sopravvissuti a uno degli inverni più rigidi che la storia ricordi, sopravvissuti all'esplosione dell'episodio 31.
Un missing moment sui Nostri alla mia maniera, un po' intimista.
"[...]La neve li aveva dapprima ammantati, e poi inesorabilmente invasi, avvinti, trasfigurati, penetrati come una lama, fin quasi alle porte della primavera.
L'inverno più terribile per la povera gente di Parigi e dell'intera Francia. Ogni anno sembrava il peggiore mai vissuto, e quello dopo incredibilmente lo era ancora di più. Come se non ci fosse mai fine, mai un limite.
E invece poi, d'improvviso, la primavera.[...]"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A nulla poté la neve



NULLA POTE' LA NEVE


Vana ogni resistenza.
Come la Primavera,
la Vita non chiede il permesso:
sospinge avanti, e ancora, e ancora, avanti.
Dolce e inevitabile sarà la resa,
Un poco oltre il già raggiunto.
Nulla poté la Neve.




Non seppero bene cosa successe a un certo punto.
Cos'è che esplose, contro di loro. 
Cosa, tra il fumo e il botto e la fiammata, imbizzarrì i cavalli, a tal punto da perderne il controllo, e finire scagliati in aria. 
Duro l'impatto con il terreno, un tonfo sordo i corpi contro l'erba. 
Un grido soffocato, forse un nome, un pensiero, e poi più nulla.
(Il Peccato, cap. XV)

Una luce sbieca gli ferì gli occhi.
Imprecò, impastando saliva e sangue.
La caduta gli aveva velato il volto di polvere densa. Se la ritrovò sulle dita, mentre si massaggiava la mascella
dolorante.
Si rialzò con fatica: la schiena sembrava voler restare affissa al suolo, e gemette scricchiolando quando, un palmo puntato a terra, le ginocchia decisero di raddrizzarsi.
Aveva la divisa lacera.
Imprecò di nuovo, ridendo a quel suo modo sgangherato, nell'incredulità di ritrovarsi vivo.
- Corpo di un diavolaccio, Dio mi fulmini se non l'ho vista brutta questa volta...
Rise di nuovo, dopo aver sputato in terra, che la terra va benedetta e santificata nel punto in cui Dio ti fa la grazia. Ché lui non era uomo da baci, ma da sputi di sicuro.
Poi sembrò ricordare qualcosa, e si volse in fretta, le gambe già pronte a correre.
Gli occhi lo rassicurarono presto, e tornò a ridere, per la terza volta.
- Il nostro André ha salvato la sua donna!
Si avvicinò a quei due corpi lunghi distesi sull'erba.
Si avvicinò abbastanza da verificare che respirassero. Il respiro del Comandante era un sibilo lieve, che smoveva appena la divisa. André giaceva riverso di pancia, il viso di lato, premuto contro verdissimi fili d'erba, sottilii e sparuti come soldatini imberbi, che la sua bocca schiusa faceva tremare.
Erano vivi, tanto gli bastò.
Indugiò lo sguardo su quelle dita strette intorno al polso di Oscar. Erano rimaste serrate, come in uno spasimo.
- Dove vuoi che vada la tua Oscar, André?...
Mormorò ancora, scuotendo la testa.
Neanche una bomba li aveva uccisi.
Il volto di Oscar non aveva neppure un graffio. C'era uno strappo lungo un fianco, ma non si vedeva
sangue. I capelli creavano un'onda sul prato, come una massa di spighe mature scompigliate dal vento.
Il berretto di André era rotolato lontano. Anche i suoi capelli, ancora troppo lunghi per essere un soldato, ricadevano scomposti nel verde, neri come pece. La cicatrice giaceva a contatto con la terra. Un uomo così bello, sfregiato in un modo così assurdo.
Glielo aveva raccontato, una sera, durante una delle loro ronde.
- Dimmi che ne è stato del tuo occhio. L'hai venduto al Diavolo per amore? -, aveva scherzato Alain, masticando un legnetto all'angolo delle labbra.
- Già -, aveva risposto André.
E conoscendolo, aveva pensato che fosse finita lì, tutta la loro gran conversazione.
Invece poi si era seduto, aveva sollevato l'occhio al cielo, per qualche istante, e poi lo aveva guardato come ti guarda un cieco. Sembra che ti veda dentro, e invece ti sta solo attraversando, perché il suo sguardo è oltre, o forse semplicemente altrove, nel ricordo di quello che sa di te, per guardarti ancora, senza vederti più. E gli aveva raccontato del cavaliere nero, dell'inseguimento, della ferita. Omettendo che la vista non l'aveva persa subito, ma dopo, per andare a salvare Oscar. Non era necessario che Alain sapesse tutto.
- E che altro sei disposto a perdere per lei? -.
André si era sollevato in piedi di nuovo, pronto a marciare la ronda, venti passi a est, e altrettanti per tornare dal compagno.
- Quella volta un occhio, in caserma quasi l'intera faccia, e poi? -.
Alain aveva ripreso a masticare il legnetto. Non si aspettava veramente una risposta.
Cosa vuoi che dica un uomo innamorato marcio come André? "La vita?" O forse qualcosa tipo: "Il cuore?"
No, il silenzio era già stato un'eloquentissima risposta. Nemmeno André forse sapeva cosa sarebbe stato disposto a fare.
E intanto il suo bell'occhio dai riflessi smeraldo giaceva annichilito da una cicatrice sfrangiata e oblunga, e le sue dita non mollavano il polso di Oscar.
Alain sospirò, portando le mani dietro la nuca.
Ancora la mascella e il fondoschiena tutto gli dolevano come se percossi a bastonate.
Il sole sorgeva ancora specchiandosi nelle acque ferme di un fiume poco distante. Erano volati su un dosso, l'argine di quel corso d'acqua che rifletteva le canne e i cespugli equorei della riva.
La strada doveva essere poco oltre la cima del manto erboso, e più lontanno ancora il paese di Agincourt, dove Oscar aveva sventato l'agguato al principe spagnolo.
Pure i soldati non dovevano essere distanti. Tanto meno i cavalli.
Eppure Alain non aveva fretta di ritrovare gli altri.
Si mise ad osservare lo scorrere lento delle acque, assaporandone l'odore che saliva alle narici.
Distese le braccia, respirò. Soffiava ancora una brezza tesa e fresca, quella che separa la notte dall'alba. Rabbrividì al ricordo dell'inverno più freddo e gelido che la sua memoria d'uomo ricordasse.
La neve li aveva dapprima ammantati, e poi inesorabilmente invasi, avvinti, trasfigurati, penetrati come una lama, fin quasi alle porte della primavera.
L'inverno più terribile per la povera gente di Parigi e dell'intera Francia. Ogni anno sembrava il peggiore mai vissuto, e quello dopo incredibilmente lo era ancora di più. Come se non ci fosse mai fine, mai un limite.
E invece poi, d'improvviso, la primavera. D'improvviso un albero fiorito, il ghiaccio che si ritira, il sole che scalda un poco. D'improvviso, quando sei pronto a morire, ti rendi conto che nulla poté la neve! La vita ti spinge in avanti, e ti dice, "Guarda, ecco, è passato, non l'avresti mai detto, ma sei qui, e devi andare ancora avanti, ancora!
".
Già.
Non l'avrebbe mai detto Alain, che sarebbe sopravvissuto a una simile esplosione.
Volse ancora gli occhi verso quei due. Per un attimo sperò di trovarli abbracciati.
Rise a quel pensiero. Forse la botta che aveva preso in testa era più grossa di quanto pensasse. Però, in fondo... Si passò una mano tra i capelli, calcando il berretto, che per qualche motivo gli era rimasto attaccato per tutto il tempo alla testa, senza essere sbalzato via. Però in fondo un premio quel ragazzo se lo meriterebbe davvero...


Il nome Oscar gli rimase impigliato tra le labbra aride. Fu quasi un gemito, e l'occhio che si riapriva alla luce, trovandola, e trovando lei, al suo fianco.
Si accorse dopo, delle dita che stringevano il suo polso. Dita grandi per quel polso sottile, che la divisa ammantava di stoffa. Non abbastanza da mascherarne la magrezza e il calore.
Raccolse le forze in un sol punto, per sollevarsi sul gomito, trascinando il braccio sotto il petto, e alzarsi quel tanto che bastava per guardarla in viso. Giaceva riversa sull'altro lato, e oltre i capelli, la dolcezza della gota, la fronte, la linea dritta e nobile del naso, scorse le labbra pallide, le ciglie chiuse, i riccioli biondi confusi tra i fili d'erba. Si mosse ancora, quasi trattenendo il respiro, che il costato tutto gli doleva. Si sciolse dal polso lentamente, mosse le dita verso il viso, un gesto ardito, quanto leggero, sfiorò appena la pelle, era fresca, ma la fronte si corrugò, la bocca emise un gemito flebile, era viva, viva, e questo bastava, questo al suo cuore bastava.
Si ritrasse,
uno sguardo intorno a cercare Alain. Lo scorse, in piedi, una figura blu. Tornò nella sua posizione, forse solo appena più vicino. Le dita tornarono delicate a cingere il polso, e chiuse gli occhi, di nuovo.
Avrebbe atteso il suo risveglio.
Poi si sarebbe tirato su a sua volta, la mano ritratta in fretta, per non metterla in imbarazzo, ma quel tanto che bastasse a farle sentire che c'era, che era la sua mano che l'aveva tenuta e trattenuta, la sua mano che la vegliava, la sua mano che l'avrebbe tratta in salvo sempre, anche fuori dall'inferno se necessario.
A lei, la sua Oscar.
Lasciò che il dolore si espandesse e scivolasse via, contando le ossa, ché tutte fossero ancora intatte.
Nulla era più importante che poter essere ancora al suo fianco.
L'esplosione era un ricordo lontano che rimbombava fitto nelle orecchie, così come il terrore che aveva provato l'attimo in cui si era sentito scaraventare all'indietro dall'urto della deflagrazione.
No, non per sé. Per Oscar. Aveva gridato il suo nome nello scoppio, e poi il buio.
Quel buio fitto fatto di nulla di quando non si ha più coscienza di sé. Eppure il cuore la sapeva più lunga di ogni ragione, se la sua mano aveva trovato quella di Oscar anche in mezzo al niente più assoluto.
Sentì che un sonno leggero lo vinceva, quasi una resa.
Sentì qualcosa di umido farsi strada,
indugiare e poi rapido attraversare il viso.
Lasciò che accadesse. Accanto al suo amore, anche una lacrima aveva quasi il sapore della felicità.




******
Guardando i fiori sbocciati a margine del bosco, oggi, ho pensato che nulla ha potuto la neve dei giorni addietro (da noi un evento raro) contro la primavera. Essa arriva, comunque, come la vita che ci spinge oltre, quando vorremmo fermarci esausti, o il cuore che torna a farsi sentire anche quando ci pare impossibile che sso pulsi ancora.
Così, da un'impressione e una frase, ho pensato dapprima ai Nostri sotto la neve, e poi invece ai Nostri sopravissuti a uno degli inverni più rigidi mai visti in Europa, quello del 1788 (fonte wikipedia) e non solo, perché nell'episodio 31 (e chi se la dimentica quella mano di André stretta intorno al polso di Oscar?) i Nostri sopravvivono pure a un'esplosione... da qui, la piccola OS che vi presento come un missing moment di quell'eopisodio famosissimo, prendendo a prologo un brano de "Il peccato".
Grazie a chi leggerà e lascerà una traccia, grazie a chi resterà in silenzio (come la neve).
Un abbraccio comunque sia, e sempre da cuore a cuore.
Sì, spero di tornare presto anche con CERTE altre storie rimaste in sospeso ;)
Amantea
   
 
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