Capitolo
12 – Una cena per farli innamorare
Una
volta entrata nella sua stanza, Stana si appoggiò
alla porta e chiuse gli occhi, sospirando. Era stata indubbiamente una
bella
giornata: aveva visitato un quartiere di Parigi che trasudava arte,
storia e voglia
di vivere ad ogni passo. E aveva trascorso dei momenti meravigliosi in
compagnia di Nathan. E poi quel bacio… il cuore fece una
capriola nel petto e
si ritrovò a sorridere da sola, senza alcun motivo. Dovette
convenire che lui
le piaceva ancora.
Oh,
eccome se le piaceva.
Di
nuovo.
Fin
troppo.
Si
tolse la giacca e la appoggiò sul letto, insieme alla
borsa, da cui scivolò fuori il cellulare: non lo guardava da
ore! Si era
praticamente dimenticata di averlo. A ripensarci bene, nessuno dei due
aveva scattato
foto né selfie, come per un tacito accordo. Si erano
totalmente isolati per
godersi quei momenti, senza volerli condividere con nessuno.
L’icona di
whatsapp indicava che aveva ricevuto un messaggio, così ci
cliccò sopra e vide
che la sua amica Rosalie le aveva scritto, invitandola a cena per
l’indomani.
L’amicizia con quella ragazza francese era uno dei regali
della sua trasferta a
Parigi e non aveva intenzione di rinunciare a trascorrere un
po’ di tempo con
lei e a incontrare finalmente l’affascinante marito americano
di cui era tanto
innamorata. Però l’idea di non vedere Nathan per
cena le fece provare uno
strano dolore: era consapevole che presto si sarebbero dovuti separare
e non
sapeva in che termini sarebbero rimasti. A dirla tutta, non aveva
proprio idea
di come definire il rapporto che avevano.
Ex
colleghi? Sì, ma non solo.
Amici?
Ni. Gli amici non si baciano, non certo in quel
modo.
Amanti?
Non più. O forse era meglio dire non ancora? Da
quando si era separata da Kris non aveva più sentito il
desiderio di
avvicinarsi a un uomo, forse perché temeva di non essere
abbastanza bella,
sensuale e desiderabile. In fin dei conti, il suo ex marito si era
trovato
un’altra con cui dare sfogo alla sua passione e questo le
aveva insinuato dei
dubbi sulla propria femminilità. Però quel bacio
con Nate aveva alimentato di
nuovo qualcosa dentro di lei, risvegliando un fuoco che probabilmente
covava
ancora sotto la cenere.
Decise
comunque di accettare il gentile invito di Rosalie
e poi avrebbe pensato a un modo per farsi perdonare da Nathan di dargli
bidone
per l’intera giornata: aveva infatti in programma di dedicare
un po’ di tempo a
studiare il copione degli episodi che avrebbe dovuto girare appena
rientrata in
Bulgaria.
Magari
gli avrebbe potuto regalare dei fiori. Sì, avrebbe
chiesto a Hélène, la cameriera che serviva la
colazione e con cui aveva preso
l’abitudine di scambiare qualche parola ogni mattina.
Conosceva il quartiere
come le sue tasche e le avrebbe di certo indicato un fioraio a cui
rivolgersi.
Rinfrancata dall’idea, si preparò per la notte e
si addormentò in breve tempo.
In
un albergo non lontano da lì, Nathan terminò la
terza
telefonata. Aveva lasciato il cellulare in modalità
silenziosa per tutto il
tempo trascorso con Stana e, da quando aveva riattivato il sonoro, non
gli
aveva dato tregua. Prima lo aveva cercato Paul, per rammentargli
l’appuntamento
tassativo con la produzione della nuova serie, poi sua madre e infine
suo
fratello. Ai familiari, che avevano notato un tono di voce assai
più gioviale
del solito, aveva solo confidato di avere buone notizie in ambito
lavorativo,
senza far alcun riferimento a Stana. Il rapporto che stava ricostruendo
con lei
era troppo prezioso per correre qualsiasi rischio.
Poggiando
il cellulare sul comodino, si rese conto di
aver ricevuto anche diversi messaggi. Li scorse velocemente: un paio
erano di
sua madre che aveva provato più volte a cercarlo senza
successo, “benedetto
figliolo mi farai venire un infarto”, uno era del suo amico
Michael Trucco, che
gli chiedeva dove diavolo fosse finito, visto che era scomparso da
qualsiasi
social, persino le nipoti gli avevano scritto per avere sue notizie. E
poi ce
n’era uno di Robert, che lo invitava a cena. Gli si
aprì un sorriso sul volto.
Il professor Shermann era una persona squisita ed era genuinamente
felice di
averlo incontrato. Chissà come gli era andata la conferenza
su Shakespeare… gli
avrebbe fatto davvero piacere andare a cena da lui e incontrare
finalmente la
splendida francesina che gli aveva catturato il cuore, ma
l’idea di non vedere
Stana per una sera gli adombrò lo sguardo. Gli rimaneva
ormai poco tempo da
trascorrere insieme a lei e ogni secondo aveva un valore inestimabile.
D’altro
canto, si sentiva in debito con Robert, che lo aveva aiutato a
scegliere il
locale giusto dove portare Stana, permettendogli di avvicinarsi di
nuovo a lei.
Decise dunque di accettare il suo invito, confidando di poter poi
passare dalla
donna dopo cena. L’attrice gli aveva infatti detto che
l’indomani avrebbe
dovuto dedicare la mattinata a leggere il copione dei nuovi episodi di
Absentia
che avrebbe iniziato a girare appena rientrata dalla pausa e a
memorizzare i
dialoghi, quindi non si sarebbero potuti vedere se non nel tardo
pomeriggio.
Les
fleurs de Pascaline,
il negozio che le aveva consigliato Hélène,
la accolse di buon mattino con un tripudio di colori e di profumi. I
grandi
vasi raccoglievano numerose varietà di fiori recisi, mentre
le piante erano
esposte su scaffali e fioriere, con grande attenzione
all’impatto cromatico e
olfattivo che avrebbero avuto sui clienti. Dopo aver salutato
cordialmente la
proprietaria, Stana la mise a conoscenza della sua richiesta:
“Non conosco il
linguaggio dei fiori, cosa potrei regalare a una persona per chiedere
perdono?”
La
donna la osservò con attenzione, poi un lampo le
attraversò lo sguardo: l’aveva riconosciuta!
Decise però di mantenere un
approccio professionale e di rimandare la richiesta di un autografo
solo dopo
averla servita. Non capitava tutti i giorni di avere una famosa attrice
americana come cliente, quindi si schiarì la voce e assunse
il tono più
competente che aveva: “Dunque, ci sono vari tipi di fiori. I
giacinti indicano
benevolenza e tentativo di riavvicinamento. Le violette sono perfette
per
dimostrare di aver imparato dai propri errori. I gigli invece
significano
perdonami e ricominciamo da capo…”
“Direi
che i gigli potrebbero andare. Ma me ne serve solo
uno…ecco, quello sarebbe perfetto” le rispose,
indicando con un cenno della
mano uno splendido giglio bianco screziato di porpora. “E
visto che ci sono
vorrei anche acquistare dei fiori per un’amica che mi ha
invitato a cena”
aggiunse.
“Che
tipo è la sua amica?” si informò la
fioraia.
“E’
una persona squisita ed è un’artista, quindi
opterei
per qualcosa di colorato” rispose con sicurezza.
“Un
bouquet di margherite e fresie, che ne dice, signora
Katic?” le propose Pascaline, rendendosi conto solo troppo
tardi di averla
chiamata per nome. Si sarebbe morsa la lingua, ma ormai il danno era
fatto e
tanto valeva approfittarne, così tirò fuori una
serie di cartoncini: la fan
aveva preso il posto della distaccata professionista.
Stana
le sorrise e la ringraziò. Poi le firmò un
autografo per sé, uno per la sorella, uno per la nipote, uno
per la cugina e,
già che c’era, persino uno per la figlia della
signora che abitava sopra di
lei, tutte fan appassionate di Castle. Infine concordò con
lei di passare nel
pomeriggio a ritirare il bouquet per Rosalie, così che fosse
più fresco per la
cena. Prese con sé solo il giglio e si avviò
verso l’albergo di Nathan,
sperando che avesse mantenuto la sua abitudine di essere un dormiglione
mattutino. Le sarebbe piaciuto fargli una sorpresa. Nella peggiore
delle
ipotesi, avrebbe lasciato l’omaggio floreale alla reception
per lui.
Attraversò
i vicoli pieni di vita del Quartiere Latino e
giunse al suo hotel, dove venne informata che il signor Fillion era
appena
uscito. Mannaggia. Nascose a stento la delusione, ma si
limitò a farsi dare un
bigliettino e una busta: gli avrebbe lasciato due righe, insieme al
giglio.
Nate,
una
cara amica di Parigi mi ha invitato a cena stasera e, visto che a breve
dovrò
tornare in Bulgaria, ho deciso di accettare. Mi dispiace non vederti
oggi, ma
sono sicura che troverò il modo di farmi perdonare, oltre
all’omaggio floreale
;-)
Bacio,
S.
Poche
ore più tardi, in un grazioso appartamento vicino
alla Sorbonne, la cucina era in piena attività. Rosalie
aveva optato per un
menù semplice, ma curato: un’insalata come entrée,
un arrosto di manzo con delle patate al forno e infine quello che
considerava
il suo piatto forte, ovvero un golosissimo e sensualissimo gateau au chocolat. Era felice che
entrambi gli ospiti avessero
accettato con gioia il suo invito, ma si sentiva un po’ in
colpa per averli
ingannati. Del resto, era fermamente convinta che quei due si
meritassero
un’altra occasione e aveva deciso di interpretare il ruolo di
Cupido insieme a
suo marito.
Apparecchiò
per quattro con le stoviglie avorio
impreziosite da un decoro di mazzetti di lavanda, mise un piccolo vaso
di fiori
al centro della tavola, poi andò in camera per cambiarsi
d’abito e apprestarsi
ad affrontare la serata. Indossò un vestito azzurro e
raccolse i lunghi capelli
in uno chignon. Quando suonò il campanello,
scambiò uno sguardo con Robert, per
comunicargli la sua ansia, ma lui le sorrise per rassicurarla. Poi lo
spedì ad
aprire la porta, tenendo le dita incrociate affinché tutto
andasse nel modo
migliore.
Il
professor Shermann rimase pietrificato e a bocca
spalancata per un paio di secondi, poi si riprese e disse:
“Scusami. Eri bellissima
a video, ma dal vivo mi hai lasciato letteralmente senza fiato! Vieni,
sono
Robert, il marito di Rosalie. Benvenuta a casa nostra!” Poi
le rivolse un
sorriso gentile e genuino e la invitò ad entrare con un
cenno della mano.
Stana
gli rispose, sorridendo a sua volta: “Grazie per
avermi invitato! Questi sono per tua moglie, spero che le
piacciano…” Gli
disse, porgendogli il bouquet.
“Oh,
Stana, sei un angelo, sono davvero deliziosi!”
esclamò la destinataria dell’omaggio floreale, che
nel frattempo li aveva
raggiunti. La padrona di casa la abbracciò e le disse:
“Sono così felice che tu
sia qui! Dai, accomodati, pochi minuti e possiamo metterci a
tavola”
Solo
in quel momento l’attrice notò che erano previsti
quattro commensali, aggrottò le sopracciglia ma non fece
alcun commento in
proposito. “Rosalie, hai bisogno di una mano in
cucina?” si offrì.
“Molto
volentieri! Devo solo preparare le ultime cose, ma
almeno possiamo fare due chiacchiere fra donne e sparlare degli
uomini” le
rispose, strizzando l’occhiolino al marito che le aveva
seguite in sala da
pranzo.
“Tesoro,
così mi ferisci fin nel profondo
dell’anima!” si
lamentò in modo giocosamente teatrale Robert, mentre si
preoccupava di
recuperare un vaso per sistemare la splendida composizione che
l’altrettanto
affascinante ospite gli aveva consegnato. Ebbe giusto il tempo di
trovare un
posto ai fiori che sentì il campanello suonare di nuovo.
Trasalì ed esclamò:
“Tranquille, vado io!” Poi fra sé e
sé aggiunse: “Chi semina amore, raccoglie
felicità… speriamo che Shakespeare avesse
ragione!”
“Ehy,
amico! Finalmente!” lo apostrofò Nathan, prima di
abbracciarlo. “Grazie per l’invito”
aggiunse.
“Grazie
a te per averlo accettato! Vieni, entra” lo
invitò Robert. Nathan gli porse una bottiglia e
dichiarò: “Vi ho portato dello
champagne per festeggiare!”
“Ti
vedo di buonumore, deduco che tu abbia ricevuto buone
notizie!” commentò felice Robert.
“Sì,
un’ottima offerta di lavoro” poi, abbassando il
tono, aggiunse. “E non solo…”
Nel
frattempo, dalla cucina, Stana riconobbe
immediatamente la sua voce e rimase a bocca aperta per lo stupore,
mentre le
guance arrossirono al ricordo del messaggio che lui le aveva mandato
appena era
rientrato in albergo, quando aveva trovato il giglio e la ferale
notizia che
non si sarebbero potuti vedere quella giornata. L’emoji della
faccina in lacrime
era seguita da “Ho già in mente vari modi in cui
ti potresti far perdonare…” E
non c’era bisogno di essere dei geni per capire a cosa si
riferisse. La sua
libido lo aveva compreso perfettamente. Oh, eccome se lo aveva capito!
Le aveva
persino fatto immaginare il tono profondo della sua voce mentre le
diceva
quelle parole. Rosalie si accorse subito della reazione di Stana e si
affrettò
a dirle: “Sì, è lui, mi dispiace, lo ha
incontrato Robert in un museo diversi
giorni fa, più o meno quando tu sei venuta in negozio per la
prima volta, e
hanno fatto amicizia. So che sei ancora arrabbiata con lui,
però io penso,
anzi, noi pensiamo che vi meritiate un’altra occasione, e poi
è solo una cena…”
Le rivolse un’occhiata implorante e si torse le mani in
attesa di una sua
risposta. Stana si mise a ridere.
All’udire
il suono di quella risata, Nathan scoccò uno
sguardo interrogativo a Robert, che gli restituì un
sorrisino complice e
aggiunse: “Mi ringrazierai dopo, amico. Però
giocatela bene!” Benedetta
solidarietà maschile!
Stana
uscì dalla cucina portando l’insalatiera, seguita
a
ruota da una perplessa Rosalie che non riusciva a capacitarsi della
reazione
della sua amica. Appena vide Nathan, questi le sorrise e le disse:
“Ecco perché
non potevi uscire a cena con me stasera!” Gli occhi di
entrambi rimasero
incatenati per qualche secondo, immersi in una conversazione silenziosa
eppure
pregnante, del tutto ignari della presenza dei due padroni di casa, i
quali a
loro volta si fissarono confusi: questa proprio non se
l’aspettavano. Avevano
organizzato una cena per farli innamorare, ma quei due si erano
innamorati
senza il loro intervento. Di fronte all’assurdità
esilarante della scena, che
sembrava tratta da un film muto degli anni Trenta, Robert
scoppiò a ridere e
disse: “Bè, volevamo farvi una sorpresa ma vedo
che l’avete fatta a noi. Forza,
sediamoci a tavola e mangiamo: avrete modo di raccontarci come siamo
arrivati a
questo punto e di farvi perdonare per esservi presi gioco di
noi!”
La
battuta del professore spazzò via l’imbarazzo
iniziale
e l’armonia tornò fra i quattro commensali. Su
richiesta di Nathan, Shermann
raccontò della conferenza su Shakespeare e tutti pendettero
dalle sue labbra:
la sua oratoria era fantastica.
“Devi
venire a trovare i miei, Robert! Ti adorerebbero e
potresti chiacchierare con loro di letteratura e teatro per
ore!” commentò
Nate.
Stana
invece condivise con loro la sua esperienza in
Bulgaria, narrando quello che aveva imparato della cultura e della
cucina
bulgara. Discussero delle caratteristiche della serie che stava
girando,
decisamente più cupa e brutale di Castle. Poi parlarono del
cinema
indipendente, che racconta le storie più interessanti e
permette di fare
esperimenti e correre dei rischi, anche se non garantisce grandi
profitti né
stipendi milionari, come spesso capita a chi lavora
nell’ambito della cultura.
A questo proposito, Robert rivelò loro che quando aveva
confidato alla sua ex
di voler lasciare il lavoro di avvocato nel famoso studio legale di
famiglia
per accettare la proposta della Sorbona, lei gli aveva rinfacciato che
i
professori universitari sono dei morti di fame.
Poi
Robert chiese sia a Stana che a Nathan cosa
pensassero del finale di Castle. Entrambi concordarono che fosse un
sogno,
perché la vita vera non è sempre felice come noi
vogliamo. Però era un regalo
che i fan si meritavano, visto l’affetto con cui avevano
seguito e supportato
tutte le stagioni.
Non
mancarono di parlare delle delicate illustrazioni di
Rosalie e dei suoi clienti più affezionati, oltre alle
richieste più inusuali
che aveva ricevuto da quando aveva aperto il negozio, dalle
più commoventi alle
più ridicole. E naturalmente venne fuori anche il modo
rocambolesco in cui lei
e il marito si erano conosciuti, non tralasciando quanto fossero stati
burrascosi i rapporti fra loro all’inizio, dal loro primo
bacio sotto un
ciliegio alla scenata che le aveva fatto Rachel, la ex fidanzata
americana che
aveva tentato inutilmente di riprendersi il professore, per arrivare a
quando
Robert aveva trascinato una riluttante Rosalie sul Pont des Arts e le
aveva
regalato un lucchetto in cui si leggeva Rosalie
& Robert. Pour toujours.
Tutti
si complimentarono con la cuoca per l’ottima
riuscita dei piatti e lei, scherzando, aggiunse: “E non avete
ancora gustato il
mio gateau au chocolat! Come dite voi americani? The best is yet to
come! Mi
daresti una mano, Stana?” E con questo, sparì in
cucina portandosi dietro la
sua amica. Stava morendo dalla curiosità di capire cosa
fosse successo in
quegli ultimi giorni fra quei due.
Appena
raggiunta la loro destinazione, la bella
decoratrice chiuse la porta e rivolse uno sguardo interrogativo a
Stana, con il
quale la invitava ad aprirsi con lei. “Guarda, non so nemmeno
io cosa dirti”
confessò l’attrice in tutta sincerità.
“E’ tornato ad essere l’uomo per cui
avevo preso una sbandata anni fa e con cui ho trascorso tanti momenti
meravigliosi sul set. Però non so cosa pensare…
in fin dei conti, il passato mi
insegna che la nostra relazione non funziona”
Rosalie
la osservò per qualche secondo e commentò:
“La
luce nei tuoi occhi però dice
tutt’altro…” Poi le posò
teneramente una mano sul
braccio e le disse: “Credo che il tuo cuore abbia
già scelto, anche se tu non
lo sai. Quello forse era il momento sbagliato per voi, magari ora
è quello
giusto…”
Le
due amiche si scambiarono un sorriso affettuoso. Rosalie
aggiunse: “Qualunque cosa sia, adesso tocca al dolce. E a un
po’ di bollicine!”
Rientrarono
nella sala da pranzo e trovarono Robert e
Nathan intenti a disquisire di musica, osservando la collezione dei CD
che
faceva bella mostra di sé sugli scaffali della moderna
libreria bianca. Il
professore mise su una raccolta di canzoni francesi e lo stereo diffuse
le note
della celeberrima La vie en rose.
Poi
raggiunse il resto della compagnia, che si era già seduta a
tavola, e, su
suggerimento della moglie, aprì la bottiglia di champagne e
riempì i calici di
tutti.
“Brindiamo
alla magia di Parigi!” propose Robert. “Senza
questa città, non avrei mai trovato la donna della mia vita.
Dubita che di
fuoco siano le stelle, dubita che si muova il sole, dubita che la
verità sia
menzogna, ma non dubitare mai del mio amore” aggiunse,
citando Shakespeare e
rivolgendo uno sguardo sognante alla sua bella moglie, i cui occhi si
colmarono
di lacrime di gioia.
“All’amore
e all’amicizia” rincarò Rosalie,
schiarendosi
la gola per mascherare l’emozione che le parole di suo marito
avevano
provocato. Sapeva sempre come conquistarla, giorno dopo giorno, come se
conoscesse gli ingredienti segreti della ricetta del vero e imperituro
amore.
“E
ai nuovi inizi” suggerì Nathan.
“A
noi quattro” concluse Stana, levando il calice.
La
cena multiculturale si concluse in bellezza con un
brindisi sincero e sentito. Tutti e quattro si scambiarono abbracci
affettuosi
e promesse di rimanere in contatto. Nathan invitò i suoi
amici francesi a
raggiungerlo a Los Angeles al termine dell’anno accademico ed
entrambi presero
in seria considerazione quell’ipotesi, così da
godersi una seconda luna di
miele.
Appena
si ritrovarono in strada, Stana e Nathan si
guardarono e scoppiarono a ridere. “Che strana
coincidenza…” dissero pressoché
all’unisono. All’uomo tornò in mente
l’idea della sincronicità e fu genuinamente
felice che la sua vita si fosse in qualche modo sincronizzata con
quella della
sua ex coprotagonista e anche dei suoi nuovi amici francesi. Poi le
porse il
braccio e le chiese: “Mi concedi l’onore di
accompagnarti in albergo?”
Stana
annuì e si avviarono a piedi, godendosi la loro
ultima passeggiata notturna nella Ville Lumière.
Ripercorsero gli aneddoti
emersi durante la cena, in cui avevano parlato un po’ in
inglese e un po’ in
francese, ridendo e scherzando su quello che si erano detti e su quanto
fossero
deliziosi i loro nuovi amici. Giunsero all’Hotel
du Marronier fin troppo presto per i
loro gusti.
“Ci
siamo, eh?” gli disse lei, nervosamente, poi
domandò:
“Quando parti?”
“Domani
in tarda mattinata” rispose sospirando. Il suo
agente gli aveva intimato di anticipare il rientro e non aveva potuto
rifiutare.
Stana
guardò l’orologio, poi sollevò lo
sguardo dapprima
sulle labbra e infine sugli occhi di lui: “E’
mezzanotte passata, buon
compleanno!” sussurrò, sorridendo. Si mise in
punta di piedi e lo baciò.
Con
il cuore che gli scoppiava di gioia all’idea che lei
se ne fosse ricordata, Nathan non ci pensò due volte, prese
la donna fra le sue
braccia e, appena lei schiuse la bocca, approfondì il bacio,
perdendosi
nell’inconfondibile sapore di lei e di cioccolato. Rosalie
aveva ragione: il
meglio doveva ancora venire. Quando dovettero soccombere alla
necessità di
respirare, si staccarono e rimasero fronte contro fronte. “Ti
chiederei di
salire, ma…” iniziò Stana.
“No”
la interruppe, poi si affrettò ad aggiungere: “Non
mi fraintendere, Dio solo sa quanto vorrei. Sarebbe il più
bel regalo di
compleanno che potessi ricevere. Ma se salissi adesso non ti lascerei
più
andare. Non voglio fare l’amore con te sapendo che poi non ti
vedrò più per
mesi, non ce la farei”
La
donna annuì. Poi dichiarò: “Le riprese
dovrebbero
terminare a fine maggio”
“Bene,
allora diamoci un appuntamento” propose Nathan.
“Il 31 maggio alle 16 nel parco della Huntington Library a
Los Angeles”
“Vicino
al tempio del giardino cinese” aggiunse Stana.
“Il
31 maggio alle 16 vicino al tempio del giardino
cinese” ripeté Nathan. “Io ci
sarò. E da lì vedremo cosa fare. Insieme.
OK?” le
stampò un bacio sulle labbra e la lasciò
rientrare in albergo. Entrambi avevano
un appuntamento a cui non sarebbero mancati.
Nota
dell’autrice
Il
soggiorno parigino è finito in bellezza con una cena che
rappresenta l’epilogo della
nascita di una nuova amicizia e della rinascita di un amore.
Spero
che anche voi sarete con me nel prossimo e ultimo capitolo: vi aspetto
nel
parco della Huntington Library, vicino al tempio del giardino cinese!
Grazie
mille per avermi regalato il vostro tempo arrivando fino qui.
Deb