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Autore: germangirl    05/03/2018    4 recensioni
Un uomo in crisi per il suo lavoro e per la sua vita sentimentale.
Una donna ferita.
Un paio di nuovi amici.
La magia della Ville Lumière.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathan Fillion, Nuovo personaggio, Stana Katic
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12 – Una cena per farli innamorare

Una volta entrata nella sua stanza, Stana si appoggiò alla porta e chiuse gli occhi, sospirando. Era stata indubbiamente una bella giornata: aveva visitato un quartiere di Parigi che trasudava arte, storia e voglia di vivere ad ogni passo. E aveva trascorso dei momenti meravigliosi in compagnia di Nathan. E poi quel bacio… il cuore fece una capriola nel petto e si ritrovò a sorridere da sola, senza alcun motivo. Dovette convenire che lui le piaceva ancora.

Oh, eccome se le piaceva.

Di nuovo.

Fin troppo.

Si tolse la giacca e la appoggiò sul letto, insieme alla borsa, da cui scivolò fuori il cellulare: non lo guardava da ore! Si era praticamente dimenticata di averlo. A ripensarci bene, nessuno dei due aveva scattato foto né selfie, come per un tacito accordo. Si erano totalmente isolati per godersi quei momenti, senza volerli condividere con nessuno. L’icona di whatsapp indicava che aveva ricevuto un messaggio, così ci cliccò sopra e vide che la sua amica Rosalie le aveva scritto, invitandola a cena per l’indomani. L’amicizia con quella ragazza francese era uno dei regali della sua trasferta a Parigi e non aveva intenzione di rinunciare a trascorrere un po’ di tempo con lei e a incontrare finalmente l’affascinante marito americano di cui era tanto innamorata. Però l’idea di non vedere Nathan per cena le fece provare uno strano dolore: era consapevole che presto si sarebbero dovuti separare e non sapeva in che termini sarebbero rimasti. A dirla tutta, non aveva proprio idea di come definire il rapporto che avevano.

Ex colleghi? Sì, ma non solo.

Amici? Ni. Gli amici non si baciano, non certo in quel modo.

Amanti? Non più. O forse era meglio dire non ancora? Da quando si era separata da Kris non aveva più sentito il desiderio di avvicinarsi a un uomo, forse perché temeva di non essere abbastanza bella, sensuale e desiderabile. In fin dei conti, il suo ex marito si era trovato un’altra con cui dare sfogo alla sua passione e questo le aveva insinuato dei dubbi sulla propria femminilità. Però quel bacio con Nate aveva alimentato di nuovo qualcosa dentro di lei, risvegliando un fuoco che probabilmente covava ancora sotto la cenere.

Decise comunque di accettare il gentile invito di Rosalie e poi avrebbe pensato a un modo per farsi perdonare da Nathan di dargli bidone per l’intera giornata: aveva infatti in programma di dedicare un po’ di tempo a studiare il copione degli episodi che avrebbe dovuto girare appena rientrata in Bulgaria.

Magari gli avrebbe potuto regalare dei fiori. Sì, avrebbe chiesto a Hélène, la cameriera che serviva la colazione e con cui aveva preso l’abitudine di scambiare qualche parola ogni mattina. Conosceva il quartiere come le sue tasche e le avrebbe di certo indicato un fioraio a cui rivolgersi. Rinfrancata dall’idea, si preparò per la notte e si addormentò in breve tempo.

 

In un albergo non lontano da lì, Nathan terminò la terza telefonata. Aveva lasciato il cellulare in modalità silenziosa per tutto il tempo trascorso con Stana e, da quando aveva riattivato il sonoro, non gli aveva dato tregua. Prima lo aveva cercato Paul, per rammentargli l’appuntamento tassativo con la produzione della nuova serie, poi sua madre e infine suo fratello. Ai familiari, che avevano notato un tono di voce assai più gioviale del solito, aveva solo confidato di avere buone notizie in ambito lavorativo, senza far alcun riferimento a Stana. Il rapporto che stava ricostruendo con lei era troppo prezioso per correre qualsiasi rischio.

Poggiando il cellulare sul comodino, si rese conto di aver ricevuto anche diversi messaggi. Li scorse velocemente: un paio erano di sua madre che aveva provato più volte a cercarlo senza successo, “benedetto figliolo mi farai venire un infarto”, uno era del suo amico Michael Trucco, che gli chiedeva dove diavolo fosse finito, visto che era scomparso da qualsiasi social, persino le nipoti gli avevano scritto per avere sue notizie. E poi ce n’era uno di Robert, che lo invitava a cena. Gli si aprì un sorriso sul volto. Il professor Shermann era una persona squisita ed era genuinamente felice di averlo incontrato. Chissà come gli era andata la conferenza su Shakespeare… gli avrebbe fatto davvero piacere andare a cena da lui e incontrare finalmente la splendida francesina che gli aveva catturato il cuore, ma l’idea di non vedere Stana per una sera gli adombrò lo sguardo. Gli rimaneva ormai poco tempo da trascorrere insieme a lei e ogni secondo aveva un valore inestimabile. D’altro canto, si sentiva in debito con Robert, che lo aveva aiutato a scegliere il locale giusto dove portare Stana, permettendogli di avvicinarsi di nuovo a lei. Decise dunque di accettare il suo invito, confidando di poter poi passare dalla donna dopo cena. L’attrice gli aveva infatti detto che l’indomani avrebbe dovuto dedicare la mattinata a leggere il copione dei nuovi episodi di Absentia che avrebbe iniziato a girare appena rientrata dalla pausa e a memorizzare i dialoghi, quindi non si sarebbero potuti vedere se non nel tardo pomeriggio.

 

Les fleurs de Pascaline, il negozio che le aveva consigliato Hélène, la accolse di buon mattino con un tripudio di colori e di profumi. I grandi vasi raccoglievano numerose varietà di fiori recisi, mentre le piante erano esposte su scaffali e fioriere, con grande attenzione all’impatto cromatico e olfattivo che avrebbero avuto sui clienti. Dopo aver salutato cordialmente la proprietaria, Stana la mise a conoscenza della sua richiesta: “Non conosco il linguaggio dei fiori, cosa potrei regalare a una persona per chiedere perdono?”

La donna la osservò con attenzione, poi un lampo le attraversò lo sguardo: l’aveva riconosciuta! Decise però di mantenere un approccio professionale e di rimandare la richiesta di un autografo solo dopo averla servita. Non capitava tutti i giorni di avere una famosa attrice americana come cliente, quindi si schiarì la voce e assunse il tono più competente che aveva: “Dunque, ci sono vari tipi di fiori. I giacinti indicano benevolenza e tentativo di riavvicinamento. Le violette sono perfette per dimostrare di aver imparato dai propri errori. I gigli invece significano perdonami e ricominciamo da capo…”

“Direi che i gigli potrebbero andare. Ma me ne serve solo uno…ecco, quello sarebbe perfetto” le rispose, indicando con un cenno della mano uno splendido giglio bianco screziato di porpora. “E visto che ci sono vorrei anche acquistare dei fiori per un’amica che mi ha invitato a cena” aggiunse.

“Che tipo è la sua amica?” si informò la fioraia.

“E’ una persona squisita ed è un’artista, quindi opterei per qualcosa di colorato” rispose con sicurezza.

“Un bouquet di margherite e fresie, che ne dice, signora Katic?” le propose Pascaline, rendendosi conto solo troppo tardi di averla chiamata per nome. Si sarebbe morsa la lingua, ma ormai il danno era fatto e tanto valeva approfittarne, così tirò fuori una serie di cartoncini: la fan aveva preso il posto della distaccata professionista.

Stana le sorrise e la ringraziò. Poi le firmò un autografo per sé, uno per la sorella, uno per la nipote, uno per la cugina e, già che c’era, persino uno per la figlia della signora che abitava sopra di lei, tutte fan appassionate di Castle. Infine concordò con lei di passare nel pomeriggio a ritirare il bouquet per Rosalie, così che fosse più fresco per la cena. Prese con sé solo il giglio e si avviò verso l’albergo di Nathan, sperando che avesse mantenuto la sua abitudine di essere un dormiglione mattutino. Le sarebbe piaciuto fargli una sorpresa. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe lasciato l’omaggio floreale alla reception per lui.

Attraversò i vicoli pieni di vita del Quartiere Latino e giunse al suo hotel, dove venne informata che il signor Fillion era appena uscito. Mannaggia. Nascose a stento la delusione, ma si limitò a farsi dare un bigliettino e una busta: gli avrebbe lasciato due righe, insieme al giglio.

Nate,

una cara amica di Parigi mi ha invitato a cena stasera e, visto che a breve dovrò tornare in Bulgaria, ho deciso di accettare. Mi dispiace non vederti oggi, ma sono sicura che troverò il modo di farmi perdonare, oltre all’omaggio floreale ;-)

Bacio,

S.

 

Poche ore più tardi, in un grazioso appartamento vicino alla Sorbonne, la cucina era in piena attività. Rosalie aveva optato per un menù semplice, ma curato: un’insalata come entrée, un arrosto di manzo con delle patate al forno e infine quello che considerava il suo piatto forte, ovvero un golosissimo e sensualissimo gateau au chocolat. Era felice che entrambi gli ospiti avessero accettato con gioia il suo invito, ma si sentiva un po’ in colpa per averli ingannati. Del resto, era fermamente convinta che quei due si meritassero un’altra occasione e aveva deciso di interpretare il ruolo di Cupido insieme a suo marito.

Apparecchiò per quattro con le stoviglie avorio impreziosite da un decoro di mazzetti di lavanda, mise un piccolo vaso di fiori al centro della tavola, poi andò in camera per cambiarsi d’abito e apprestarsi ad affrontare la serata. Indossò un vestito azzurro e raccolse i lunghi capelli in uno chignon. Quando suonò il campanello, scambiò uno sguardo con Robert, per comunicargli la sua ansia, ma lui le sorrise per rassicurarla. Poi lo spedì ad aprire la porta, tenendo le dita incrociate affinché tutto andasse nel modo migliore.

Il professor Shermann rimase pietrificato e a bocca spalancata per un paio di secondi, poi si riprese e disse: “Scusami. Eri bellissima a video, ma dal vivo mi hai lasciato letteralmente senza fiato! Vieni, sono Robert, il marito di Rosalie. Benvenuta a casa nostra!” Poi le rivolse un sorriso gentile e genuino e la invitò ad entrare con un cenno della mano.

Stana gli rispose, sorridendo a sua volta: “Grazie per avermi invitato! Questi sono per tua moglie, spero che le piacciano…” Gli disse, porgendogli il bouquet.

“Oh, Stana, sei un angelo, sono davvero deliziosi!” esclamò la destinataria dell’omaggio floreale, che nel frattempo li aveva raggiunti. La padrona di casa la abbracciò e le disse: “Sono così felice che tu sia qui! Dai, accomodati, pochi minuti e possiamo metterci a tavola”

Solo in quel momento l’attrice notò che erano previsti quattro commensali, aggrottò le sopracciglia ma non fece alcun commento in proposito. “Rosalie, hai bisogno di una mano in cucina?” si offrì.

“Molto volentieri! Devo solo preparare le ultime cose, ma almeno possiamo fare due chiacchiere fra donne e sparlare degli uomini” le rispose, strizzando l’occhiolino al marito che le aveva seguite in sala da pranzo.

“Tesoro, così mi ferisci fin nel profondo dell’anima!” si lamentò in modo giocosamente teatrale Robert, mentre si preoccupava di recuperare un vaso per sistemare la splendida composizione che l’altrettanto affascinante ospite gli aveva consegnato. Ebbe giusto il tempo di trovare un posto ai fiori che sentì il campanello suonare di nuovo. Trasalì ed esclamò: “Tranquille, vado io!” Poi fra sé e sé aggiunse: “Chi semina amore, raccoglie felicità… speriamo che Shakespeare avesse ragione!”

“Ehy, amico! Finalmente!” lo apostrofò Nathan, prima di abbracciarlo. “Grazie per l’invito” aggiunse.

“Grazie a te per averlo accettato! Vieni, entra” lo invitò Robert. Nathan gli porse una bottiglia e dichiarò: “Vi ho portato dello champagne per festeggiare!”

“Ti vedo di buonumore, deduco che tu abbia ricevuto buone notizie!” commentò felice Robert.

“Sì, un’ottima offerta di lavoro” poi, abbassando il tono, aggiunse. “E non solo…”

Nel frattempo, dalla cucina, Stana riconobbe immediatamente la sua voce e rimase a bocca aperta per lo stupore, mentre le guance arrossirono al ricordo del messaggio che lui le aveva mandato appena era rientrato in albergo, quando aveva trovato il giglio e la ferale notizia che non si sarebbero potuti vedere quella giornata. L’emoji della faccina in lacrime era seguita da “Ho già in mente vari modi in cui ti potresti far perdonare…” E non c’era bisogno di essere dei geni per capire a cosa si riferisse. La sua libido lo aveva compreso perfettamente. Oh, eccome se lo aveva capito! Le aveva persino fatto immaginare il tono profondo della sua voce mentre le diceva quelle parole. Rosalie si accorse subito della reazione di Stana e si affrettò a dirle: “Sì, è lui, mi dispiace, lo ha incontrato Robert in un museo diversi giorni fa, più o meno quando tu sei venuta in negozio per la prima volta, e hanno fatto amicizia. So che sei ancora arrabbiata con lui, però io penso, anzi, noi pensiamo che vi meritiate un’altra occasione, e poi è solo una cena…” Le rivolse un’occhiata implorante e si torse le mani in attesa di una sua risposta. Stana si mise a ridere.

All’udire il suono di quella risata, Nathan scoccò uno sguardo interrogativo a Robert, che gli restituì un sorrisino complice e aggiunse: “Mi ringrazierai dopo, amico. Però giocatela bene!” Benedetta solidarietà maschile!

Stana uscì dalla cucina portando l’insalatiera, seguita a ruota da una perplessa Rosalie che non riusciva a capacitarsi della reazione della sua amica. Appena vide Nathan, questi le sorrise e le disse: “Ecco perché non potevi uscire a cena con me stasera!” Gli occhi di entrambi rimasero incatenati per qualche secondo, immersi in una conversazione silenziosa eppure pregnante, del tutto ignari della presenza dei due padroni di casa, i quali a loro volta si fissarono confusi: questa proprio non se l’aspettavano. Avevano organizzato una cena per farli innamorare, ma quei due si erano innamorati senza il loro intervento. Di fronte all’assurdità esilarante della scena, che sembrava tratta da un film muto degli anni Trenta, Robert scoppiò a ridere e disse: “Bè, volevamo farvi una sorpresa ma vedo che l’avete fatta a noi. Forza, sediamoci a tavola e mangiamo: avrete modo di raccontarci come siamo arrivati a questo punto e di farvi perdonare per esservi presi gioco di noi!”

La battuta del professore spazzò via l’imbarazzo iniziale e l’armonia tornò fra i quattro commensali. Su richiesta di Nathan, Shermann raccontò della conferenza su Shakespeare e tutti pendettero dalle sue labbra: la sua oratoria era fantastica.

“Devi venire a trovare i miei, Robert! Ti adorerebbero e potresti chiacchierare con loro di letteratura e teatro per ore!” commentò Nate.

Stana invece condivise con loro la sua esperienza in Bulgaria, narrando quello che aveva imparato della cultura e della cucina bulgara. Discussero delle caratteristiche della serie che stava girando, decisamente più cupa e brutale di Castle. Poi parlarono del cinema indipendente, che racconta le storie più interessanti e permette di fare esperimenti e correre dei rischi, anche se non garantisce grandi profitti né stipendi milionari, come spesso capita a chi lavora nell’ambito della cultura. A questo proposito, Robert rivelò loro che quando aveva confidato alla sua ex di voler lasciare il lavoro di avvocato nel famoso studio legale di famiglia per accettare la proposta della Sorbona, lei gli aveva rinfacciato che i professori universitari sono dei morti di fame.

Poi Robert chiese sia a Stana che a Nathan cosa pensassero del finale di Castle. Entrambi concordarono che fosse un sogno, perché la vita vera non è sempre felice come noi vogliamo. Però era un regalo che i fan si meritavano, visto l’affetto con cui avevano seguito e supportato tutte le stagioni.

Non mancarono di parlare delle delicate illustrazioni di Rosalie e dei suoi clienti più affezionati, oltre alle richieste più inusuali che aveva ricevuto da quando aveva aperto il negozio, dalle più commoventi alle più ridicole. E naturalmente venne fuori anche il modo rocambolesco in cui lei e il marito si erano conosciuti, non tralasciando quanto fossero stati burrascosi i rapporti fra loro all’inizio, dal loro primo bacio sotto un ciliegio alla scenata che le aveva fatto Rachel, la ex fidanzata americana che aveva tentato inutilmente di riprendersi il professore, per arrivare a quando Robert aveva trascinato una riluttante Rosalie sul Pont des Arts e le aveva regalato un lucchetto in cui si leggeva Rosalie & Robert. Pour toujours.

Tutti si complimentarono con la cuoca per l’ottima riuscita dei piatti e lei, scherzando, aggiunse: “E non avete ancora gustato il mio gateau au chocolat! Come dite voi americani? The best is yet to come! Mi daresti una mano, Stana?” E con questo, sparì in cucina portandosi dietro la sua amica. Stava morendo dalla curiosità di capire cosa fosse successo in quegli ultimi giorni fra quei due.

Appena raggiunta la loro destinazione, la bella decoratrice chiuse la porta e rivolse uno sguardo interrogativo a Stana, con il quale la invitava ad aprirsi con lei. “Guarda, non so nemmeno io cosa dirti” confessò l’attrice in tutta sincerità. “E’ tornato ad essere l’uomo per cui avevo preso una sbandata anni fa e con cui ho trascorso tanti momenti meravigliosi sul set. Però non so cosa pensare… in fin dei conti, il passato mi insegna che la nostra relazione non funziona”

Rosalie la osservò per qualche secondo e commentò: “La luce nei tuoi occhi però dice tutt’altro…” Poi le posò teneramente una mano sul braccio e le disse: “Credo che il tuo cuore abbia già scelto, anche se tu non lo sai. Quello forse era il momento sbagliato per voi, magari ora è quello giusto…”

Le due amiche si scambiarono un sorriso affettuoso. Rosalie aggiunse: “Qualunque cosa sia, adesso tocca al dolce. E a un po’ di bollicine!”

Rientrarono nella sala da pranzo e trovarono Robert e Nathan intenti a disquisire di musica, osservando la collezione dei CD che faceva bella mostra di sé sugli scaffali della moderna libreria bianca. Il professore mise su una raccolta di canzoni francesi e lo stereo diffuse le note della celeberrima La vie en rose. Poi raggiunse il resto della compagnia, che si era già seduta a tavola, e, su suggerimento della moglie, aprì la bottiglia di champagne e riempì i calici di tutti.

“Brindiamo alla magia di Parigi!” propose Robert. “Senza questa città, non avrei mai trovato la donna della mia vita. Dubita che di fuoco siano le stelle, dubita che si muova il sole, dubita che la verità sia menzogna, ma non dubitare mai del mio amore” aggiunse, citando Shakespeare e rivolgendo uno sguardo sognante alla sua bella moglie, i cui occhi si colmarono di lacrime di gioia.

“All’amore e all’amicizia” rincarò Rosalie, schiarendosi la gola per mascherare l’emozione che le parole di suo marito avevano provocato. Sapeva sempre come conquistarla, giorno dopo giorno, come se conoscesse gli ingredienti segreti della ricetta del vero e imperituro amore.

“E ai nuovi inizi” suggerì Nathan.

“A noi quattro” concluse Stana, levando il calice.

La cena multiculturale si concluse in bellezza con un brindisi sincero e sentito. Tutti e quattro si scambiarono abbracci affettuosi e promesse di rimanere in contatto. Nathan invitò i suoi amici francesi a raggiungerlo a Los Angeles al termine dell’anno accademico ed entrambi presero in seria considerazione quell’ipotesi, così da godersi una seconda luna di miele.

Appena si ritrovarono in strada, Stana e Nathan si guardarono e scoppiarono a ridere. “Che strana coincidenza…” dissero pressoché all’unisono. All’uomo tornò in mente l’idea della sincronicità e fu genuinamente felice che la sua vita si fosse in qualche modo sincronizzata con quella della sua ex coprotagonista e anche dei suoi nuovi amici francesi. Poi le porse il braccio e le chiese: “Mi concedi l’onore di accompagnarti in albergo?”

Stana annuì e si avviarono a piedi, godendosi la loro ultima passeggiata notturna nella Ville Lumière. Ripercorsero gli aneddoti emersi durante la cena, in cui avevano parlato un po’ in inglese e un po’ in francese, ridendo e scherzando su quello che si erano detti e su quanto fossero deliziosi i loro nuovi amici. Giunsero all’Hotel du Marronier fin troppo presto per i loro gusti.

“Ci siamo, eh?” gli disse lei, nervosamente, poi domandò: “Quando parti?”

“Domani in tarda mattinata” rispose sospirando. Il suo agente gli aveva intimato di anticipare il rientro e non aveva potuto rifiutare.

Stana guardò l’orologio, poi sollevò lo sguardo dapprima sulle labbra e infine sugli occhi di lui: “E’ mezzanotte passata, buon compleanno!” sussurrò, sorridendo. Si mise in punta di piedi e lo baciò.

Con il cuore che gli scoppiava di gioia all’idea che lei se ne fosse ricordata, Nathan non ci pensò due volte, prese la donna fra le sue braccia e, appena lei schiuse la bocca, approfondì il bacio, perdendosi nell’inconfondibile sapore di lei e di cioccolato. Rosalie aveva ragione: il meglio doveva ancora venire. Quando dovettero soccombere alla necessità di respirare, si staccarono e rimasero fronte contro fronte. “Ti chiederei di salire, ma…” iniziò Stana.

“No” la interruppe, poi si affrettò ad aggiungere: “Non mi fraintendere, Dio solo sa quanto vorrei. Sarebbe il più bel regalo di compleanno che potessi ricevere. Ma se salissi adesso non ti lascerei più andare. Non voglio fare l’amore con te sapendo che poi non ti vedrò più per mesi, non ce la farei”

La donna annuì. Poi dichiarò: “Le riprese dovrebbero terminare a fine maggio”

“Bene, allora diamoci un appuntamento” propose Nathan. “Il 31 maggio alle 16 nel parco della Huntington Library a Los Angeles”

“Vicino al tempio del giardino cinese” aggiunse Stana.

“Il 31 maggio alle 16 vicino al tempio del giardino cinese” ripeté Nathan. “Io ci sarò. E da lì vedremo cosa fare. Insieme. OK?” le stampò un bacio sulle labbra e la lasciò rientrare in albergo. Entrambi avevano un appuntamento a cui non sarebbero mancati.

 

Nota dell’autrice

Il soggiorno parigino è finito in bellezza con una cena che rappresenta l’epilogo della nascita di una nuova amicizia e della rinascita di un amore.

Spero che anche voi sarete con me nel prossimo e ultimo capitolo: vi aspetto nel parco della Huntington Library, vicino al tempio del giardino cinese!

Grazie mille per avermi regalato il vostro tempo arrivando fino qui.

Deb

 

  
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