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Autore: _niallsbreath    05/03/2018    1 recensioni
Dove Tiffany, frequentando un semplice corso di scrittura e poesia, incontra Harry, un ragazzo di cui non sa nulla, se non il suo nome e il suo modo di esprimersi attraverso i suoi testi e i suoi versi.
Mentre il fare vissuto della ragazza, il suo modo di parlare e scrivere d'amore, rivelano un passato frastagliato e tortuoso, ferito dalle lame di chi le ha scagliato contro coltelli senza apprezzare la dolcezza e la bellezza delle sue iridi colore del cielo.
Harry capisce che la sofferenza si cela anche dietro ai sorrisi più radiosi e che non solo il suo era un triste passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harry

Come tutte le mattine, mi ero svegliato prima del suono della sveglia.
Erano le 5:30 del mattino, ed ero rimasto all'incirca per una mezz'oretta fra le coperte, a fissare il soffitto.
Sentivo fuori il vento e la pioggia che sbatteva sui vetri della mia finestra.
Ormai erano 5 giorni che pioveva, a questo tempo mi ci ero abituato e non lo trovavo più così irritante come i primi mesi dal mio trasferimento, nonostante la pioggia e il brutto tempo mi mettano molto spesso di cattivo umore.
E, di conseguenza, pensai a tutti i problemi che ultimamente affliggono la mia vita.
Mi coricai su un fianco, voltandomi verso la parete dove era appoggiata la mia chitarra.

Era lì da circa una settimana, non l'avevo presa in mano da allora, e mi stavo rassegnando al mio blocco quasi prendendo in considerazione l'idea di rinunciarci una volta per tutte. Forse era arrivato il momento di trovarmi un lavoro, un lavoro vero, e smetterla di sperare che qualcuno potesse credere ancora in me e nelle mie capacità. Anche se ora le mie certezze erano nettamente diminuite, anche per quanto riguarda la capacità.

Scostai le coperte.
Poi mi alzai, decidendo di prendere la mia chitarra. La accordai, dal tempo che era rimasta ferma sicuramente si era scordata.
Poi presi uno dei tanti spartiti che avevo gettato sul pavimento, e iniziai a suonare le note che avevo composto.
Suonai per qualche secondo, fino alla fine della prima riga del mio spartito. Ricominciai, da capo, dalla prima nota.
Sembrava quasi che nulla suonasse come mi aspettavo. Che le note non avessero un senso, una logica. Che non suscitassero alcuna emozione.
Suonai di nuovo. Poi ancora.
Come potevo pensare che quel testo avrebbe emozionato gli altri, se prima non convinceva me?
Lasciai la chitarra sul letto ancora disfatto, e senza preoccuparmi di sistemarlo, mi diressi verso il bagno e mi gettai letteralmente sotto la doccia calda.
In quel momento era l'unica cosa di cui avevo bisogno. Oltre a una bella tazza fumante di caffè doppio.

Arrivai a passo svelto nel bar di Liam. Erano circa le 10:30, ma ormai quello era il mio orario d'abitudine.
Il caldo del locale mi scaldò le guance e il naso, completamente rossi e congelati a causa del vento freddo e della pioggia.
Mi abbassai il cappuccio una volta entrato, e asciugai i piedi nello zerbino.
"Prima o poi imparerai ad usare l'ombrello" scherzò Liam, avvicinandomi al bancone.
Mi sedetti. "Guarda che dalle mie parti non piove così tanto" ribattei "non ho mai usato l'ombrello in 23 anni della mia vita e non credo inizierò a usarlo ora".
"Ne riparleremo quando ti prenderai l'influenza".
Non ero proprio in vena di scherzi, quindi non risposi. Mi limitai a intrecciare le dita delle mie mani sul bancone aspettando il mio caffè.
Ormai Liam non mi chiedeva nemmeno più cosa volessi ordinare, mi conosceva fin troppo bene. E sapeva anche a cosa era dovuto il mio comportamento scorbutico di questa mattina.
"Certo che sei intrattabile questa mattina" disse porgendomi "Blocco dello scrittore e maltempo sono una combinazione letale per chiunque circondi Harry Styles".
Lo guardai stortissimo, portandomi alla bocca la tazza di caffè.
Il ragazzo rise, alzando le mani in segno di arresa. 
"Davvero Harry, devi rilassarti. Può succedere. Niall non ha scritto per 3 mesi".
Appoggiai la tazza, e sospirai.
"Il punto è che per Niall la musica non era l'unico motivo di distrazione, Liam.
Questa cosa mi sta facendo impazzire perché non riesco a trovare un'altra cosa che mi faccia stare così bene come la musica". Il ragazzo mi guardò storto, asciugando alcune tazzine che erano rimaste nel lavabo. "Va beh non puoi capire, lascia perdere" dissi alla fine, per tagliare corto.
"Mi dispiace Harry, io davvero non so come aiutarti" disse poi, ma certo non era colpa sua. "Senti, guarda che non è problema se stasera non vuoi cantare. Se preferisci stare a casa..."
"No" risposi secco "stasera canterò. È una delle poche cose che mi riesce ancora abbastanza bene. E sai che mi serve". 
Bevvi gli ultimi sorsi di caffè prima di lasciargliela sul bancone, insieme ai soldi per il caffè.
Lo salutai con un semplice cenno della testa, e uscii dal locale dirigendomi verso casa.

***

Tiffany

Quel pomeriggio avevo svuotato l'armadio, alla ricerca di qualcosa da mettere per andare alla festa. Non avevo idea di cosa aspettarmi, nè che posto fosse. Quindi rovistai totalmente a caso tra i vestiti che avevo, ma nessuno sembrava andasse bene. Troppo elegante, troppo succinto, troppo formale, troppo casual.
Alla fine, dopo aver capito che si trattava di una semplice serata in discoteca, indossai un paio di pantaloni neri aderenti strappati sul ginocchio e un top corto bianco, che lasciava scoperta appena la parte sotto al mio ombelico.

Louis ed Eleanor erano passati a prendermi verso le 22, come d'accordo, ma cercai di convincerli in tutti i modi per farmi restare a casa.
Ma non c'è stato nulla da fare. Mi ritrovavo lì seduta su uno dei divanetti, appartati in un angolo del locale.
I due ragazzi erano andati a prendere qualcosa da bere per me.
Il locale non era molto affollato e la musica non era musica da discoteca, il che mi piaceva e lasciava un'atmosfera accogliente.
Quella sera si esibiva un cantante. Era un cantante del posto suppongo, poiché cantava diverse cover, il repertorio non mi era nuovo, anche se da quando ero lì ne avevo sentite solo un paio prima della fine della sua esibizione, poi, terminata la sua performance, avevano messo in riproduzione un CD.
Nonostante non ci fossero molte persone, comunque non ero riuscita ad avvicinarmi al palco in fondo alla sala per capire chi fosse, ma faceva comunque della bella musica.

Louis ed Eleanor si sedettero con me e insieme bevemmo i nostri cocktail, ma mi fecero compagnia per una quarantina di minuti, prima di fare il secondo giro e mi lasciarono da sola per andare a ballare solo loro due "per cinque minuti", ma per più di mezz'ora non li avevo rivisti.

Mi ero appoggiata al bancone sorseggiando il mio secondo Sex on The Beach, che di alcolico aveva ben poco.
Lo sorseggiavo lentamente, scrutando tra la folla per riuscire a trovare Louis ed Eleanor, ma non mi sembrava di vederli.
Odiavo quando mi lasciavano da sola.
Mi si avvicinò un ragazzo, totalmente ubriaco. Lo si poteva capire dal fatto che camminava come se il pavimento fosse fatto di gelatina, e dal fetore del suo alito quando sussurrò quel "ciao" a un centimetro dalla mia faccia, così malizioso e viscido, che istintivamente mi fece spostare da quella situazione.
Sapevo sarebbe successo.
"Dove scappi" ridacchiò afferrandomi un polso.
Il cuore perse un battito a quel gesto, quando milioni di piccoli flash del mio passato mi ritornarono alla mente in una frazione di secondo.
Mollai la presa, ritirando con forza il polso, cercando di non parlargli e di allontanarmi il più possibile da lì.
"Guarda che non mordo"
Ma prima che potessi voltarmi, per ribattere con qualunque cosa, sentii una voce alle mie spalle.
"Senti amico, gira a largo. Non ti conviene scherzare qui, hai capito?"
Il ragazzo strattonò l'altro, prendendolo per un braccio, facendolo voltare con molta poca delicatezza e facendogli quasi perdere l'equilibrio.
Quando anche lui si voltò, lo riconobbi subito.
"Harry?"

"Scusami, ti ha fatto del male?" mi chiese venendomi incontro.
Mi afferrai il polso massaggiandolo, non tanto perché avesse fatto male, ma per tutti i ricordi legati a quel tipo di situazione.
Ma scossi la testa in segno di negazione, ancora un po' turbata da quanto era successo.
"Ti ho vista seduta sul divanetto, poi quando ho smesso di cantare sono venuto a cercarti, ma non ti ho trovata. Poi ho visto che..."
"Un momento, eri tu che cantavi?" lo interruppi subito.
Stette un momento in silenzio, poi arrossí e mi sorrise entusiasta.
"Si beh, ero io. Lo faccio tutti i venerdì sera qui, è il locale di un amico".
"Mi sei piaciuto tantissimo, sul serio!
Non avevo proprio capito fossi tu mi dispiace. Se avessi saputo..."
"Non preoccuparti" rispose, accennando un sorriso "quindi ti è piaciuto? Voglio dire, le canzoni?"
"Si assolutamente! Hai fatto della musica eccezionale e hai una bella voce, specialmente l'ultima canzone..."
"Isn't she lovely?" aggiunse lui
"Esatto" risposi "sei stato molto bravo, è la mia preferita!" Mentii. Era solo per non fare brutta figura, ma dovevo ammettere che di musica ero proprio ignorante, ma preferii non farlo notare così feci buon viso a cattivo gioco.
In realtà mi aveva colta alla sprovvista. Non avrei mai pensato che lui potesse essere un cantante. Io non l'avevo mai visto nella zona, solo al corso di poesia. Come poteva essere finito lì in mezzo un tipo del genere?

Tornai subito alla realtà quando un ragazzo perse l'equilibrio inciampando nei piedi del tavolino, rovesciando il liquido del suo bicchiere tutto sulla mia maglietta.
"Oh andiamo, ma sei coglione?"
Io ed Harry, così come le altre persone intorno, ci spostammo di qualche passo, mentre il ragazzo atterra era accasciato è piegato dal ridere. Anche lui totalmente ubriaco. Abbassai lo sguardo sul mio top bianco, con una chiazza bagnata sulla parte anteriore. Presi dal bancone un fazzoletto per tamponare quella chiazza, mentre imprecavo.

"Merda, mi dispiace. Ti serve dell'acqua, vieni con me" disse nel mio orecchio, abbastanza forte da sovrastare la musica.
Mi accorsi solo allora che fino a quel momento nessuno dei due aveva più parlato.
Lo seguii dentro nel bagno, e non appena chiuse la porta, la musica diminuì e rimbombava alta dietro le mura della parete.
C'era un grande lavandino fuori, con carta e sapone. Così iniziai a pulirmi, e sciacquare. Ma niente la macchia non veniva via.
"Mi sa che questa non viene via così" dissi al ragazzo. 
"Mi dispiace davvero, sono dei tali coglioni. Avranno 14 anni, cerchiamo di capirli"
"Di compatirli, al massimo" risposi un po' seccata.
Lui comunque accennò una piccola risata per sdrammatizzare, ma percepivo l'imbarazzo di questo primo incontro al di fuori delle mura della biblioteca. Ma apprezzai comunque il suo sforzo di sdrammatizzare la situazione.
"Comunque grazie" aggiunsi poi.
Lui rispose con un sorriso e fece per ribattere, con qualcosa del tipo "figurati" o "e di cosa", ma lo precedetti. 
"Dico davvero. Stavo cercando di ritornare dai miei amici, ma non li trovavo. Sapevo sarebbe successo se fossi rimasta da sola. E poi mi ha fatto davvero piacere la tua compagnia".
Lui mi rispose con un sorriso sincero. Un sorriso perfetto, che mise in risalto i suoi denti dritti e bianchissimi, e le fossette che subito notai dal primo giorno. Sembravano così profonde viste da vicino.

La suoneria del suo telefono richiamò la sua attenzione e lesse un messaggio dalla notifiche che era comparsa sullo schermo. 
Ripose il telefono nella tasca posteriore, bloccando lo schermo del suo smartphone.
"Scusami, adesso devo andare" disse rialzando lo sguardo su di me.
"Non ti preoccupare" gli risposi gettando la carta nel cestino. 
Il ragazzo si avviò verso la porta, ma una domanda mi sorse spontanea, e decisi di fargliela presa dalla curiosità.
"Ah, Harry?" dissi richiamando la sua attenzione.
Il ragazzo si girò.
"La scorsa settimana, in biblioteca.." incominciai, ma non sapevo come chiederglielo. Così lui corrugò la fronte, non capendo dove io volessi andare a parare; "Non eri venuto per prendere nessun libro, vero?" dissi alla fine.
Sul mio viso si stampò un sorriso, carico di ironia ma anche di sfida.
Lui mi guardò, poi anche sul suo viso comparve un sorriso quasi imbarazzato e, nello stesso momento, le guance si tinsero di un leggero rosso.
Fece una piccola risata nervosa, ma non aveva ancora risposto alla mia domanda.
"E 'Isn't she lovely' non è la tua canzone preferita, non è così?" Disse alla fine.
Non risposi, mi aveva davvero spiazzato. Touchè.
Anche io mi lasciai scappare una risata, e il ragazzo scosse la testa. 
Poi iniziò ad aprire la porta e ci scambiammo un lungo sguardo, carico di una strana aria di intesa.
"Ci vediamo alla prossima. Ciao Tiffany"
"Ciao Harry" dissi ricambiando il saluto, non potendo fare a meno di pensare che, dalla sua ultima frase, lo avrei rivisto.

  
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