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Autore: Lena_Railgun    06/03/2018    1 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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21- IL MIO FUTURO
 
 
I giorni passavano fin troppo in fretta, tra ansie e preoccupazioni per la maturità che ci sembrava fin troppo vicina, anche se mancavano ancora mesi. Eravamo tutti davvero troppo stressati. La maggior parte dei pomeriggi io e Ivan nemmeno ci vedevamo. Spesso mi trovavo con le ragazze per studiare insieme in biblioteca e prenderci una cioccolata nel bar vicino. Tutto questo rendeva quei mesi scolastici molto meno stressanti. Almeno una volta a settimana, solitamente il sabato, io e Lara ci vedevamo per provare qualche passo di danza insieme. Lei era una ballerina ed una ginnastica bravissima, e fu la mia maestra per quei mesi, accogliendo il mio desiderio di migliorare come ballerina. Mi rilassava passare due ore ad allenarmi, tra potenziamento, stretching e coreografie. A dicembre tornai a casa come al solito, e fu allora che mi resi conto di come giugno fosse fin troppo vicino e io non avevo ancora idea di cosa avrei fatto. Eravamo stati così pieni di cose da fare e da pensare che non avevamo avuto il tempo di parlarne con calma. Soprattutto, il pensiero che forse non sarei mai più tornata lì mi mandava in totale depressione e non era il caso di lasciare che ciò accadesse.
Fu al ritorno dalle vacanze, che la mia vita venne nuovamente scombussolata.
Era lunedì, un inizio settimana come tanti. Ero seduta fuori con Elisa a ripetere storia della musica. Continuavo a passarmi le mani tra i capelli con fare nervoso mentre ripetevo il periodo Barocco.
-Rinaldi!- alzai la testa e vidi la professoressa De luci venirmi incontro insieme alla piccola Lara, con ancora indosso il giubbotto, segno che era appena arrivata.
-Ho bisogno di parlare con entrambe-
Annuii, anche se avevo bisogno di ripetere ancora per l'interrogazione, essendo insicura. Lasciai il mio libro ad Elisa e le raggiunsi.
-Allora- cominciò lei -Ho una proposta da farvi. Al Saggio di dicembre, erano presenti delle persone molto importanti.- ci guardò seriamente. Al saggio di quel dicembre, io e Lara avevamo ballato insieme, probabilmente, per l'ultima volta. La canzone scelta era "Style" di Taylor Swift, cantata da Emilia. E no, non l'ho obbligata io, ma l'ha scelta da sola.
 Indossavamo un body blu dalle frange argentate che arrivavano a metà coscia. In camerino ci truccammo a vicenda, parlando e ridendo. Mi trovavo in perfetta sintonia con lei, era la mia partner e non riuscivo a sincronizzarmi con nessun altro se non con lei. La coreografia appareva inizialmente semplice, con movimenti di testa iniziali, piccoli passi e giravolte, per poi scoppiare con salti acrobatici, dove spesso ci aiutavamo a vicenda. Mi sentii pienamente soddisfatta non appena finimmo l'esibizione, contenta e la custodivo nei miei ricordi come la migliore performace fatta in quegli anni, quindi sentirne parlare dalla De Luci mi fece tornare il sorriso e mi fece anche sentire parecchio orgogliosa.
-Erano presenti dei talent che mi hanno contattata questo week end. Sarebbero interessati ad allenarvi, con il mio supporto ovviamente, per farvi diventare ballerine professioniste, in uno studio di danza-
Troppe informazioni in quelle poche parole. Trattenni il fiato con il cuore che batteva a più non posso.
-Davvero?- mormorò Lara.
La prof annuì con un sorriso.
-Sono rimasti colpiti dalla vostra passione, la vostra grazia e la vostra complicità, e vorrebbero farvi studiare ed esibire in diversi teatri-
-Non ci credo!- esclamai io emozionata e felice. Il mio sogno nel cassetto forse poteva realizzarsi.
Lara mi abbracciò forte e io ricambiai la stretta.
-Dovete sapere...-proseguì la De Luci -Che questo sarà un viaggio di allenamento dove io vi seguirò per allenarvi. Uno stage potremmo dire. E durerà tre anni.-
Il mio sorriso si affievolì, sentii una forte stretta al cuore. Tre anni. Tre lunghi anni. Mi morsi un labbro e guardai Lara, leggermente turbata come me.
-è una decisione da ponderare. Quindi pensateci. Per fine maggio devo dare una risposta, avete tutto il tempo-
Annuimmo e la ringraziammo. La campanella suonò e lei se ne andò, probabilmente a fare lezione. Guardai Lara.
-Cosa intendi fare?- le chiesi.
Lara sospirò.
-è molto tempo. Ma è un'occasione imperdibile dal mio punto di vista!- disse lei decisa.
Io rimasi zitta ma andai in classe. Aria, Elisa ed Amanda ci guardarono entrare, probabilmente preoccupate.
-Tutto bene?- mi chiese Aria quando mi sedetti accanto a lei.
-Vi racconto dopo- dissi, prendendo il libro di storia della musica da Elisa.
Non ho idea di come riuscii a prendere un bel voto in quella interrogazione. La mia mente era altrove, sperduta mentre pensava a cosa fare. Tornai a casa, con le parole delle mia amiche in mente. Anche secondo loro era un'occasione imperdibile, dovevamo assolutamente andare. Ma avevo paura. Vedevo il futuro così nero.
Ivan notò subito che qualcosa non andava, e dopo pranzo mi seguì in camera per parlare.
Mi sedetti sul letto a gambe incrociate, lui mi guardava impaziente.
-Hanno offerto a me e a Lara la possibilità di partire per un allenamento per diventare ballerine professioniste- dissi, guardandolo negli occhi.
Ad Ivan si illuminò lo sguardo.
-Amore ma è meraviglioso! Come mai sei così seria?-
-Perché...è un allenamento di tre anni in giro per l'Europa. Tre anni lontana dall'Italia...e lontana da te-
Il suo sorriso sfumò lievemente. Io guardavo per terra non sapendo cosa provare. Mi sembrò di tornare indietro a tre anni prima, alla scelta per entrare in Accademia. Era stato così difficile anche quella volta, ma in quel momento mi sembrò mille volte peggio.
Ivan si avvicinò a me e mi strinse forte.
-Di cosa hai paura Marina?- mi chiese.
Respirai profondamente, la testa mi girava.
-Ho paura...di ciò che mi perderò in questi anni; di capire che non è la mia strada fare la ballerina. E...ho paura di perdere te- confessai, guardandolo.
Ivan appoggiò una mano sulla mia guancia. Era calda e delicata e socchiusi gli occhi a quel contatto.
-Marina...non pensare a nulla se non a te stessa. Nessuno sa che cosa gli riserverà il futuro. Ma se non provi, non saprai. Io sarò qui, a fare il tifo per te. E ad amarti anche da distante. Te lo prometto- mi baciò la fronte e mi lasciai cullare dalla sua stretta.
Tacqui e chiusi gli occhi. Sentii le sue labbra percorrere il mio collo.
-Pensaci bene. Io ti appoggerò sempre- disse contro il mio collo. Il suo fiato caldo colpì la mia pelle e sorrisi lievemente.
-Ti amo- dissi con voce tremante. Senza che me ne accorgessi, le lacrime iniziarono a uscire dai miei occhi. Non so perché. Forse lo stress, la tensione, la paura di sbagliare, tutto insieme, mi fece esplodere. Ivan non disse nulla, ma mi fece stendere e rimanemmo lì, immobili, uno accanto all'altro.
Quella sera chiamai mia madre. Le raccontai tutto, essendo davvero molto confusa e non sapendo cosa fare. Avevo così bisogno di un consiglio, del suo aiuto. Lei rimase in silenzio per un po' e io aspettavo, impaziente, che dicesse qualcosa.
-Marina ascolta...sono già tre anni che sei lontana da casa per studiare musica. Sei sicura che sia questo quello che vuoi?-
Ero particolarmente sensibile in quei giorni, e sentire una tale risposta mi uccise.
-Io avrei bisogno del tuo sostegno- mormorai.
-Cosa vuoi che ti dica Marina? Ormai fai sempre di testa tua! Non so nemmeno più se sono tua madre o no!-
Mi sentii morta. Le lacrime cominciarono ad uscire nuovamente.
-è il mio futuro mamma!- dissi, singhiozzando.
-Fai come vuoi! Ormai non so più cosa dirti-
Non riuscendo ad ascoltare altro, chiusi la chiamata e lanciai il telefono. Ero distrutta. Fissai il soffitto e piansi, confusa come non ero mai stata. Mi svegliai, stanca come se non avessi dormito. Mi ero addormentata vestita, truccata e con gli occhi pieni di lacrime. Dovevo avere un aspetto terribile. Non avevo la forza di andare a scuola quel giorno. Volevo solo rimanere sotto le coperte. Scesi, passandomi il polso sotto l'occhio, per asciugare i residui di lacrime e mascara.
-Marina!- esclamò Serena preoccupata.
-Mamma io...- mi fece male dire quella parola quindi mi interruppi -Serena io non mi sento bene. Torno a dormire-
Lei si avvicinò preoccupata.
-Non vuoi mangiare?- mi chiese ma io scossi la testa e tornai di sopra. Sulle scale incrociai Ivan che mi salutò allegro, ma io non dissi nulla e lo sorpassai.
Feci appena in tempo ad infilarmi sotto le coperte, che lui entrò senza bussare.
Si sedette sul gradone di marmo e mi guardò, mentre io fissavo lui.
-Cos'hai?- mi chiese, passando le dita tra i miei capelli.
-Ho litigato con mia madre ieri sera-
Lui continuò ad accarezzarmi.
-Non è d'accordo che io parta per lo stage di tre anni. è quasi...arrabbiata anche per la scelta dell'accademia. Avrei così bisogno del suo appoggio- mormorai, immersa tra le coperte.
Ivan si alzò e si distese accanto a me.
-Ci sono io. So che vuoi l'appoggio anche della tua famiglia, è normale. Ma ci sono io. E ti sosterrò sempre.-
Tirai su con il naso e sorrisi.
-Sei la cosa migliore che sia mai stata mia- mormorai, baciandolo. Lui sorrise.
-E questa...è la cosa più bella che mi abbiano mai detto-
Nonostante le sue parole, decisi comunque di restare a letto, per riflettere, pensare a cosa fare. Alla fine, per stanchezza, stress e forse anche una leggera influenza, mi addormentai come un sasso e mi svegliai quando Serena tornò a casa da lavoro, con una fame da lupi.
La aiutai con il pranzo e mangiai, per la prima volta, da sola con lei e Pietro. Sentivo come se ora fossero loro i miei genitori, e quindi raccontai anche a loro dell'offerta propostami.
-Marina ma è incredibile! Si vede che hai talento- fece Pietro, compiaciuto.
-Ma sei in crisi eh?- fece Serena, conoscendomi ormai molto bene. Annuii e raccontai della discussione con mia madre.
Lei mi guardò seria.
-Penso che sia normale che Giorgia provi quelle cose. Infondo sei lontana, ti sente lontana. Ma dalle del tempo Marina. Lei capirà- mi fece l'occhiolino e mi calmai per davvero.
Quel pomeriggio studiai con impegno, eliminando dalla mia testa quei problemi, almeno per il momento. Passarono dei giorni, prima che mia madre si facesse risentire.
Ebbi un tuffo al cuore quando vidi il suo nome sul display del telefono.
-Marina...-
-Dimmi..-
La sentii sospirare.
-Io e tuo padre abbiamo parlato. Capiamo come ti senti. Scusami se ho reagito male l'altra sera. Ascolta, se è ciò che vuoi vai. Noi faremo il tifo per te. So che è il tuo sogno e io non sono nessuno per impedirlo-
-Sei sicura?- le chiesi.
-Non importa che io sia sicura o meno Marina. è il tuo futuro, non il mio -
-Grazie mamma- dissi riconoscente.
-Sappi- ripresi -Che mi mancate veramente tanto, che vi penso sempre e che Padova sarà sempre casa mia-
-Vorrei essere lì per abbracciarti forte-
 Rimanemmo a parlare molto, anche più di un'ora e mi sentii nuovamente piena di speranza.
Anche Lara aveva deciso per il sì, quindi lo comunicammo alla De Luci circa un mese dopo.
-Sono contenta che abbiate fatto questa scelta! Mi duole allontanarmi dall'Accademia, ma non voglio lasciarvi totalmente da sole!-
-Grazie, davvero!-
Era anche il giorno del mio secondo anniversario con Ivan. Gli dovevo davvero molto, sia per amarmi e sopportarmi, ma, soprattutto, per supportarmi in ogni momento, in ogni scelta, ogni indecisione. E ogni giorno lo amavo sempre di più. Decisi io, di fargli una sorpresa. Lo portai a cena fuori a mangiare sushi, solo io e lui. Sembrava un bambino mentre sfogliava il menù.
Dopo cena, uscimmo per andare a camminare. Mi venne in mente che, esattamente due anni prima in quella serata, ero uscita con Federico facendo esattamente le stesse cose: cena e camminata lungo una Firenze notturna. E anche con Ivan, ammirai l'Arno illuminato dalle luci. Ma aveva un gusto totalmente diverso. Vidi Ivan frugare tra le tasche del giubbotto e risi, divertita. Prese una scatolina di velluto dalla tasca interna e la porse davanti a me. La aprì e prese il braccialetto contenuto all'interno. Sorrisi: era semplice, una catenella dorata con un cuore.
-Buon anniversario- disse semplicemente.
Io ero senza parole. Lo presi e notai l'incisine all'interno del cuore: "7-02-14."
-Mettimelo tu- dissi, mentre la mia voce tremava.
Lui eseguì. Non so per quale motivo chiusi gli occhi, forse per rendere tutto più magico, ma sentii le dita delle sue mani sfiorarmi il collo mentre agganciava la collana.
Lo abbracciai con slancio, facendolo barcollare.
-Grazie mille...davvero-
 
Mi resi conto di essere tremendamente cresciuta, quando fu il mio turno all'esame orale della maturità. Era in cinque luglio ed entrai tremante in quell'aula per l'ultima volta. Vidi la commissione davanti a me, tra cui Berto, la professoressa Rizzo e la professoressa Galli, che mi trasmettevano sicurezza. Esposi la mia tesina sulla "Disarmonia" spaziando dai musicisti come Wagner, alla letteratura con Baudelaire e Joyce. Ero riuscita ad unire le mie materie preferite in un argomento che trovavo molto interessante. Dopo il giro di domande di tutti, che mi sembrava non finire mai, sentii le magiche parole.
-Può andare. Buone vacanze- che segnarono la fine e la mia libertà. Uscii quasi correndo, andando ad abbracciare Ivan, che aveva sostenuto l'esame orale il giorno prima.
-é finita! Oddio è finita!- continuavo a dire immersa nell'abbraccio di Ivan, che rideva e mi accarezzava.
-è finita piccola mia! L'Accademia è solo un ricordo!-
-In realtà mi fa tristezza - feci, mentre ci incamminavamo fuori da quelle mura.
-Sono stati...gli anni più belli di sempre. E mi dispiace siano finiti-
Vari ricordi arrivarono in flashback nella mia mente. Il primo giorno di accademia, la prima interrogazione, il primo spettacolo. L'esame di ammissione, le prove insistenti, gli scleri, le amicizie. Le confessioni con le amiche, i caffé alle macchinette. Le risate con i professori, la nascita delle COD. In quegli anni era diventata una componente fondamentale di me. Amavo trovarmi e provare con loro. Mi faceva sentire libera. E ora...rimaneva il ricordo anche di quello. A settembre sarei partita, e chissà cosa avrei trovato al mio ritorno.
Quel pomeriggio lo passai proprio con le mie amiche a casa di Aria. Volevamo provare per l'ultima volta tutte insieme. E per fare un tuffo nel passato, provammo proprio "Look back in Anger", ricordando come tutto era iniziato.
Mi sembrò di tornare indietro di un anno, alla lite con Ivan ma alla gioia di avere delle amiche come loro. Quando finimmo di provare quella canzone, decidemmo di provarne altre mai fatte, giusto per lo sfizio e per divertirci. Io stonavo qualcosa, Aria e Lara non si accordavano, sbagliavamo tempistica, ma non avevo mai riso così tanto.
Poi, Aria scomparve in cucina, e tornò con una confezione bianca presa dalla pasticceria vicino scuola. Lei la aprii: dentro c'era una torta alla nocciola ricoperta con decorazioni fatte con la panna e la pasta di zucchero. Con la glassa al cioccolato c'era scritto "Buona fortuna Marina e Lara".
-Non dovevate!- esclamò Lara.
-Shht invece si!- intervenne Amanda. Tutte e cinque ci stringemmo in cerchio, abbracciandoci.
-In bocca al lupo anche a voi per il vostro futuro- dissi ad un tratto. Stavo piangendo di nuovo. Piangevo davvero troppo spesso
-Ehi! Andrà tutto bene- disse Aria, dandomi una lieve carezza sul braccio.
Ed era l'unica cosa a cui volevo davvero credere.
 
Prima della grande partenza, tornai a casa dai miei genitori a Padova. Stavo svuotando quella camera, e quella volta era l'ultima. Dopo quei tre anni, non sapevo se sarei tornata a Firenze, non avevo idea di cosa sarebbe successo, ma sapevo che quella camera avrebbe sempre avuto un pezzo di me. Quando sentii bussare alla porta, sorrisi sapendo che sarebbe entrato Ivan. E fu così. Mi sorrise, stando in piedi di fianco a me.
-Perchè mi fissi?- gli chiesi.
-Aspetto-
-Cosa aspetti?- chiesi, mentre riempivo la valigia grande.
-Che tu ti alzi, lasci stare questa valigia e ti dedichi a me-
Lo guardai divertita.
-Mi dai gli ordini?- dissi alzandomi.
-Ti piace che prende le redini, no?- mi prese per i fianchi e mi fece aderire a sé. Oh, volevo andasse avanti. Dovevo godermi ogni minimo istante.
Mi spinse sul letto e mi contemplò per diverso tempo.
-Smettila di fissarmi così, e prendimi ora!- feci lamentosa. Lui rise.
-Devi pazientare-
-Non voglio pazientare!- sbuffai, mentre gli levavo la maglietta.
-Da quanto sei diventata così maliziosa?- mi chiese, mentre, con  una lentezza esasperante, insinuava le sue dita sotto la mia canottiera.
-è colpa tua. Sappilo- risposi chiudendo gli occhi.
Sarebbe stata l'ultima volta. L'ultima volta per tre anni dove aver sentito il suo respiro sulla mia pelle, le sue labbra sul mio corpo, il suo ansimare mentre gli davo piacere. I suoi occhi incastonati con i miei mentre entrava in me, le sue dita raggiungere ogni punto possibile del mio corpo. I suoi sussurri vicino al mio orecchio, mentre mormorava che mi amava, mentre mi chiedeva se stavo bene. I gemiti trattenuti mentre raggiungevamo l'orgasmo, per evitare che ci sentissero al piano di sotto. Le sue labbra che mi baciavano la fronte dopo aver fatto l'amore, le sue braccia che mi cullavano. Era l'ultima volta.
Lo guardai mentre si rivestiva. Era di schiena, seduto sul bordo del mio letto. Era perfetto per me. E mi sarebbe mancato tantissimo, era naturale. Lentamente, mi alzai anche io per rivestirmi. Il giorno dopo sarei partita verso casa, e poi verso il mio futuro. Ero agitata. E non ero pronta.
Mi sedetti nuovamente sul bordo del letto vicino a lui.
-Ascolta...- cominciò lui prendendomi le mani -Non avere paura. Io sarò sempre qui ad aspettarti. E se hai paura che ti tradisca, allora sei scema- mi rimproverò con severità.
-Sai che sono scema- dissi io, abbassando lo sguardo. Ma lui mi prese il mento tra le dita:
-Sei la mia scema. E questo non cambierà mai!-
-Ivan, grazie. Per ogni cosa. Perché conoscerti ha reso questi tre anni indimenticabili e perfetti. Io non avrei mai creduto di innamorarmi, che qualcuno potesse amarmi con tanta intensità. Io sono solo...io. Non sono nulla di che eppure...- lui mi interruppe, appoggiando l'indice sulle mie labbra.
-Tu sei perfetta. Anche se non ti piaci, anche se dici che non sei nulla di che. Tu sei perfetta, per me. E questo basta-
Scossi la testa, sorridendo imbarazzata. Lo abbracciai, ed appoggiai la fronte sulla sua spalla.
-So che non mi credi, ma non mi interessa. Tu sei davvero perfetta per me.- mi mormorò vicino all'orecchio, leggendomi nel pensiero. Infatti non gli credevo. Ma mi trovai a pensare, che anche io pensavo le stesse cose. Lui per me era perfetto. La sensazione doveva essere la stessa. Ma lui non dimostrava le sue insicurezze come facevo io.
L'ultima notte in quella stanza mi procurò una grande angoscia. Vedevo nella penombra la stanza praticamente vuota. Sentivo che la mia vita era una grande incognita. Non riuscivo a tornare a Padova e vederla come casa mia. Qualcosa non tornava.
Quando la sveglia suonò la mattina successiva, mi chiesi come avevo fatto ad addormentarmi.  La spensi con poca voglia e mi alzai. Indossai i vestiti che avevo lasciato fuori dalle valigie e scesi. Salutai tutti con un sorriso malinconico.
-Buongiorno- mi salutò Serena e mi diede un bacio sulla nuca. Sorrisi a quel contatto e mi sedetti a tavola. I miei sarebbero venuti a prendermi qualche ora dopo.
Mangiai con poca voglia, lo stomaco era chiuso per le troppe emozioni che stavo vivendo.
Sentendomi osservata, alzai lo sguardo. La famiglia Innocenti mi guardava. Li guardai a mia volta, perplessa. Serena sorrise e mi porse un pacchettino.
-Questo è da parte nostra. Per augurarti buona fortuna, per dirti che sei come una figlia per noi-
-Non dovevate!- li sgridai subito. Ma mi scappò un sorriso. -Grazie..-
Lo scartai: dentro c'era un medaglione tondo, dalla lunga catenella. Era un medaglione spesso, e notai che si poteva aprire. Feci scattare il meccanismo e si aprì a metà: dentro c'era una foto di Pietro e Serena sulla sinistra, mentre sulla destra, una foto con me, Celeste ed Ivan. Sul retro del medaglione c'era inciso "Famiglia Innocenti". Ero senza parole.
-è il più bel regalo di sempre- dissi con la voce che tremava. -Grazie mille- mi alzai per abbracciare ognuno di loro, cercando di trattenere le lacrime. Non dovevo piangere.
-Prego, piccola Marina- Serena mi chiamava spesso così, lo trovavo dolcissimo.
Continuavo a rigirarmelo tra le mani anche dopo averlo indossato. Ero come in uno stato di trance. Quando il campanello suonò, mi svegliai da quello stato per tornare alla realtà.
Era arrivato il momento. Vidi la mia vera famiglia entrare in casa, salutare tutti con gioia, mentre io non riuscivo ad essere altrettanto gioiosa. Mi aiutarono a caricare tutte le mie cose, svuotando per davvero quella camera. Quando tornai per prendere la valigia più piccola, mi fermai lì dalla soglia della porta.
-Ciao- mormorai, come se lei potesse capirmi, se fosse un'amica che aveva sopportato i miei pianti, i miei dubbi, la mia musica, i miei problemi. Come se avesse vissuto con me ogni cosa. Caricai in macchina anche l'ultima valigia e guardai il bagagliaio pieno per poi guardare la facciata della casa. Ivan mi distrasse da quei pensieri.
-Ehi. Andrà tutto bene-
-Ti amo Ivan Innocenti.- dissi all'improvviso, guardandolo negli occhi.
-Anche io, Marina Rinaldi-
Mi strinse forte e mi baciò teneramente, per l'ultima volta. Mi venne in mente il nostro primo bacio. Mi tornarono in mente tanti ricordi. Sembrava passata una vita, invece erano solo un paio di anni. Ma sapevo, che quei 730 giorni mi sarebbero mancati. Perché ero stata felice dopo anni di scuola dove era sola. Avevo imparato ad amare, a conoscere me stessa e gli altri. E forse quello era il tesoro più prezioso di tutti.
-Marina è ora di andare- disse mia madre, rompendo quella magia. Mi allontanai contro voglia da Ivan. Rientrai in casa per salutare tutti, ringraziarli, abbracciarli e ringraziarli di nuovo. Perché una volta non bastava. Guardai Ivan che mi sorrise.
-Buona fortuna- mi disse e io gli augurai lo stesso. Volevo baciarlo un'altra volta, ma mi trattenni perché sapevo che poi non sarei più riuscita a separarmene.
Poi salii in macchina, salutando Firenze, salutando la mia vita in Accademia, e salutando l'amore della mia vita.
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Se quando Marina ha detto "sei la cosa più bella che sia mai stata mia" avete pensato a "Mine" di Taylor Swift, avete pensato bene.
...

Ok sono l'unica scema che ci ha pensato. (e la parte sul "sei perfetta per me" era un riferimento a "Perfectly perfect" dei Simple Plan. Entrambe sono canzoni che vi consiglio tantissimo di ascoltare, se vi va!) Daje manca un capitolo, love you all. Poi si inizia a pubblicare la nuova storia (che ho già iniziato a pubblicare su Wattpad, dove mi trovate sempre come "Lena Railgun". Mi faccio spam da sola, what is my life?)
Comunque finisce bene, ve lo giuro
Baci, buona giornata
Lena

 
   
 
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