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CAPITOLO 17
Dal
capitolo precedente:
"È
vero, l'ho baciato. I tuoi occhi non ti hanno ingannato...", afferma
aprendo di scatto i suoi ricercando subito i miei.
"E a
conti fatti lo rifarei...", a quelle parole vedo una lacrima rigarle il
volto.
‘Diamine
perché?’,
continuo a chiedermi.
******
"Mi ha detto che
ti avrebbe rovinato la carriera se non lo avessi
fatto... ed io non potevo di certo permetterlo. So quanto ci tieni al
softball...".
'Tengo
più
a te..', sussurro nella
mia mente incapace di dirlo a voce alta.
"Nonostante
tutto, quando ho sfiorato le sue labbra non ho
resistito a lungo e l’ho respinto l'istante seguente. Il
disagio e il senso di
colpa mi hanno travolto in un attimo. Ed è stato in quel
momento che mi ha
detto dell'accordo che aveva stipulato con il management a mia
insaputa".
"Che accordo?",
mormoro quelle parole senza nemmeno ragionare
sul resto.
"Beh, il carico
da undici... se non fossimo arrivate in finale per
qualsiasi ragione, il mio contratto sportivo mi vincolava a stare in
Giappone
per altri tre anni. E ti assicuro che il regime nipponico è
veramente ferreo.
Non sono concesse rescissioni dei contratti, a meno che tu non deceda",
afferma arresa per essere stata risucchiata in questo calderone
dittatoriale.
Rimango
inorridita e scioccata. Adesso è tutto più
chiaro, persino la
conversazione che ho sentito oggi prima di lasciare lo stadio. Ho
sempre
pensato che quel Wanheda fosse un bastardo, inutile dire che avevo
ragione.
Sto per dire
qualcosa, ma le parole mi muoiono in gola, l'intera
faccenda è più grossa di quello che mi aspettassi
e non so cosa fare o cosa
dire per rimediare al mio comportamento da bimba capricciosa.
"Pensa, durante
la preparazione per le Olimpiadi avevano parlato
persino di doping. Io mi sono sempre rifiutata, lo sai come la penso a
riguardo... ma hai visto il fisico delle mie compagne? Beh, non so
proprio se
loro la pensino come me", continua a dire riportando lo sguardo sulla
finestra.
"Non so
veramente che dire...", mi lascio sfuggire sopraffatta
dall'intera situazione.
Clarke si gira
verso di me obbligandomi a fare la stessa cosa. Mi perdo
nel suo azzurro, velato dalle lacrime e mi maledico per aver pensato,
anche
solo un'istante, che il nostro amore fosse solo una bugia.
"Dimmi che mi
credi... e che...".
"Ti amo Clarke",
sussurro non lasciandole finire la frase.
"Ti credo... non
avrei mai dovuto dubitare di te... sono stata una
stupida... ti prego, perdonami", sospiro ad un soffio dalle sue labbra.
"Stupida, eh? Ti
amo Lexa, ti ho sempre amato e credo proprio che
ti dovrai rassegnare... perché ti amerò per
sempre", mormora sfiorando le
mie labbra con le sue.
Sorrido contro
la sua bocca mentre il bacio diventa sempre più esigente.
Ci lasciamo trasportare dal nostro sentimento che ci culla e ci avvolge
completamente
escludendo il mondo intero. Siamo solo noi due. Due semplici ragazze
che si
amano l'un l'latra e che troppe volte sono state boicottate dagli
eventi della
vita.
Probabilmente
non dovremmo, lo so, sono consapevole che stiamo
infrangendo le regole, ma non mi importa. Ora è di questo
che ho bisogno... di
lei, ho bisogno del suo amore, ho bisogno di amarla.
"Resta con me
stanotte?", sussurro appena.
"Credevo non me
lo chiedessi più", sorride spingendomi
all'indietro.
Mi ritrovo ad
indietreggiare finché non sento una superficie sbattere
contro le mie gambe. Stacco velocemente le labbra dalle sue per vedere
dove
siamo finite. Quando guardo in basso trovo il letto e senza
accorgermene mi
ritrovo distesa sul materasso con Clarke a cavalcioni su di me.
L'attiro a me
bisognosa di catturare nuovamente le sue labbra in un
bacio appassionato, inizia ad ondeggiare il bacino spingendo la sua
intimità
contro la mia. E la stanza riecheggia dei nostri gemiti incontrollati.
Facciamo l'amore
concedendoci più volte l'una all'altra.
Mi lascio
travolgere da Clarke e dal nostro amore raggiungendo più
volte
il cielo con un dito. Finché esausta non cado addormentata
tra le sue braccia.
****
Mi sveglio la
mattina seguente e di Clarke non vi è traccia. Per un
secondo penso che la notte scorsa sia stata solo frutto della mia
fantasia, ma
poi noto che sono completamente nuda sotto il lenzuolo e che sul
comodino c'è
un foglio di carta ripiegato con su scritto il mio nome.
Anya russa al
mio fianco, non ricordo nemmeno di averla sentita
rientrare. Senza fare troppo rumore afferro il biglietto e lentamente
lo apro.
Quasi avessi timore di leggerlo.
‘Buongiorno
amore mio,
mi
dispiace non essere lì, ancora stretta tra le tue braccia,
per risvegliarmi
insieme a te, ma sono dovuta rientrare. Anche se abbiamo infranto le
regole,
non potrei essere più felice di aver vissuto questo momento
insieme. Sai, non
vedo l’ora che arrivi stasera, che questa dannata olimpiade
finisca. Ho voglia
di urlare al mondo che ti amo, di gridare a tutti che sei la mia
ragazza,
l’amore della mia vita. Dopo stasera, finalmente, saremo
libere di stare
insieme, ovviamente fino a quando tu non ti stancherai di me. Dio, non
sai
quanto avrei voluto svegliarti con un bacio, invece di sgattaiolare via
come
una ladra, ma dormivi talmente bene che non me la sono
sentita… e poi
conoscendomi, con te sveglia, non sarei più riuscita ad
andarmene. Così mi
ritrovo a scriverti questo biglietto, che sta diventando più
l’enciclopedia
Treccani, per ricordarti ancora una volta che sei la persona
più importante
della mia vita. Ti amo da morire e, non mi importa se la vita ci
metterà ancora
i bastoni tra le ruote, sono sicura che riusciremo a superare ogni cosa
stando
unite. Adesso e meglio che ti saluti sul serio. Sono certa che non ne
avrai
bisogno amore mio, ma ti faccio il mio più grande in bocca
al lupo per oggi.
Metticela tutta amore mio, io farò lo stesso. Ricordi la
scommessa? Immagino di
sì. Allora che vinca la migliore.
Tua per
sempre.
Clarke’
Sorrido
soffermandomi sull’ultima frase.
“Anche
io sono tua Clarke adesso ne ho la certezza…”,
sussurro a me
stessa.
Con una
ritrovata energia mi avvolgo il lenzuolo al corpo e sgattaiolo
in bagno per la mia routine mattutina. Oggi è un grande
giorno. L’idea di
coronare finalmente il mio sogno di conquistare una medaglia olimpica
mi
elettrizza, ma non è questo a farmi esplodere di
gioia… è Clarke il motivo
della mia immensa felicità. Il fato ci ha voluto separare
quando non sapevamo
ancora cosa significassimo l’una per l’altra, ma
poi ci ha fatto rincontrare e
questo mi dà speranza. Sono stanca di sopravvivere voglio
vivere, ed è tempo di
farlo con Clarke.
“Amore
mio preparati, non sarà per niente facile battermi, ho
intenzione
di vincere la scommessa”, sussurro alla mia immagine riflessa
nel vetro.
“Lexa,
ma con chi stai parlando? Ti muovi?! Devo venire in bagno”,
sento
Anya urlare dalla stanza interrompendo i miei vaneggiamenti.
“Con
nessuno, non parlo con nessuno. Adesso esco”, replico
cercando di
sbrigarmi.
“Perfetto…
mia sorella è pazza!”, la sento brontolare.
Eh
già
sister sono pazza, pazza d’amore per la mia bionda.
****
La giornata
scorre veloce, contrariamente alle mie aspettative. Indra ci
tiene impegnate tutto il giorno. Prima con un leggero allenamento poi
con delle
riunioni tattiche.
La mia
concentrazione è a mille, anche se sono tesa ed agitata in
attesa
di cominciare la finale. Ci manca poco, infatti siamo già
tutte pronte e fra
poco metteremo i piedi sulla terra rossa.
Indipendentemente
dal tipo di partita o dalla sua importanza, sono
sempre nervosa prima di una gara. L'emozione e la foga di far bene
prendono il
sopravvento producendomi una scarica di adrenalina esagerata. Oggi
però, tutto
questo groviglio di eccitazione è ad un livello che fatico a
contenere.
Ovviamente, non
so come andrà a finire, ma la sensazione che questo
momento chiuderà un'epoca è impresso a chiare
lettere nella mia testa. Quello
che verrà dopo nessuno può saperlo, ma il solo
pensare al mio futuro con Clarke
mette il resto in secondo piano. Lei è quello che voglio e
che è sempre mancato
nella mia vita: il mio unico e vero amore.
"Lex
è il momento, smettila di sognare ad occhi aperti...", in
modo burbero Anya mi riporta con i piedi per terra e, anche se odio
quando fa
così, la ringrazio mentalmente per avermi ricordato che
abbiamo una partita da
vincere.
Chiamo a
raccolta le ragazze e comincio a parlare.
"È
inutile che vi dica cose ovvie, siamo in finale ragazze, dopo
molte fatiche abbiamo raggiunto insieme questo traguardo. Ora, non ci
rimane
che una cosa da fare... far vedere al mondo quanto sono toste le
ragazze
americane. Siete con me?".
Un urlo carico
di assenso si leva nello spogliatoio.
"Woods, mi hai
tolto le parole di bocca...", la voce
orgogliosa della coach Anderson mi coglie di sorpresa.
"E ora ragazze.
In campo...", aggiunge poi.
Gli schiamazzi
continuano ancora per qualche istante, giusto il tempo di
prendere l'attrezzatura e lasciare lo spogliatoio.
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NOTE AUTRICE.
E poi ditemi che non vi voglio bene eh?! Eccoci al
penultimo capitolo. Fra un po’ ci liberemo anche di questa
storia sob :(!
Comunque ridendo
e scherzando abbiamo chiarito il misunderstanding e
abbiamo capito le ragioni di Clarke.
Domanda voi come
vi sareste comportate al posto di Clarke?
Ridendo e
scherzando siamo arrivati alla finalissima. Pronte per il vero
scontro finale?
Grazie come
sempre a tutte voi che continuate a seguirmi.
Un abbraccio.
Lory