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Autore: NPC_Stories    09/03/2018    1 recensioni
Dee Dee è una giovanissima elfa mezza-vampira. Quando si rende conto che nel mondo sembra non esserci posto per lei, decide di andare nel luogo che identifica come la patria dei reietti e dei mostri: la città sotterranea e multiculturale di Skullport.
Solo che per arrivarci dovrà affrontare numerose sfide che potrebbero affinare le sue abilità e rafforzare il suo carattere, ma potrebbero anche distruggere il suo spirito. Sulla sua strada incontrerà un riottoso compagno di avventure, un elfo scuro con un attaccamento morboso verso la città sotterranea.
Riuscirà la giovane dhampir a superare le sue prove, e soprattutto a dimostrare al suo nuovo compagno che è abbastanza forte per sopravvivere in una città di criminali? Riuscirà lui a mantenere la distanza che vorrebbe mantenere?
.
Spoiler: niente romance. La differenza di età la renderebbe una cosa creepy.
Nota: come al solito sono tutti personaggi originali, tendenzialmente la storia non tratta di personaggi famosi dei Forgotten Realms, anche se può capitare che vengano citati o che compaiano a spot in un capitolo o due.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1363 DR: “Sono certo che sta bene”


Il giorno della partenza dei tre non-proprio-eroi, Dee Dee si era ritrovata ad affrontare il problema della sete di sangue. Senza più il supporto magico del mantello della resistenza che fortificava sia il suo corpo che la sua volontà, il pensiero del sangue le rimbalzava per la mente come una scheggia impazzita.
I desmodu avevano un’alimentazione a base vegetale e questo riduceva le sue possibilità di trovare una preda uscendo a caccia, e con il passare dei giorni aveva dovuto arrendersi al bisogno ed esporre il suo problema agli anziani della tribù.
Scoprì che avevano già progettato una soluzione, e si erano accordati con alcuni fra i membri più vigorosi della tribù per permetterle di bere un po’ del loro sangue. I desmodu erano creature massicce e con moltissimo sangue in corpo, quindi prendendo un paio di sorsi da ciascuno, Dee Dee riusciva a saziarsi senza indebolire nessuno di loro. Era un po’ difficile fermarsi una volta che iniziava a bere, ma quello sforzo di volontà era il minimo che potesse fare per ricambiare il loro sacrificio.
Quella situazione, tuttavia, stava cominciando a pesarle. Essere così dipendente dalla carità altrui non era nelle sue corde; avrebbe voluto trovare un’altra fonte di nutrimento e fare anche qualcosa di concreto per ripagare quella gente.

Trovò la sua occasione qualche giorno più tardi. I desmodu si nutrivano di muschi e bacche, ma occasionalmente anche di piccoli animali e di pesce, e in particolare il fiume sotterraneo rappresentava una preziosa fonte di nutrimento; era pieno di vita, e anche l’acqua stessa era un bene indispensabile.
Quel giorno, dopo essere scesa da una parete liscia e infida (si allenava tutti i giorni nell’arrampicata e stava diventando davvero brava), Dee Dee era atterrata sana e salva nella zona dei coltivatori di funghi. Lì aveva sentito che qualcuno stava organizzando una spedizione di pesca e di raccolta dell’acqua. Non che stesse imparando la lingua, ma aveva fatto amicizia con un giovane desmodu che sognava di diventare un guerriero e che ora la accompagnava ovunque traducendo per lei i discorsi degli altri desmodu.
Dee Dee aveva uno spiccato talento naturale per le lingue; aveva imparato le basi del Sottocomune in poche settimane. Nonostante ciò, il linguaggio dei desmodu era completamente alieno per lei, sembrava fatto di borbottii e acuti squittii... a volte le sembrava perfino che alcuni suoni fossero troppo acuti perché lei potesse udirli.
“Vorrei prendere parte a quefta fpedizione di pefca.” Disse, manifestando il suo interesse per una piccola avventura che rompesse la routine.
Il suo amichetto, Myyfr, le diede una sonora pacca sulla schiena, facendole quasi perdere l’equilibrio. “Sei una brava un-giorno-guerriera.” Le disse, con generosità. “Se la spedizione non troppo pericolosa è-probabile, i vecchi della tribù daranno il permesso anche a te.”
Myyfr parlava il Sottocomune molto meglio di Tuyy, ma aveva ancora qualche problema con la costruzione delle frasi. Dee Dee non ci faceva più caso ormai, perché il giovane aveva i suoi metodi per farsi capire chiaramente.
Quello spintone te lo potevi risparmiare, pensò infatti con una punta di rancore, ma fu attenta a non mostrarlo. Myyfr cercava ogni pretesto per rimarcare la sua forza fisica, perché era l’unica cosa in cui le fosse effettivamente superiore.

All’inizio si erano presi di punta. Myyfr era una specie di figura di riferimento per i cuccioli della tribù, era il più vecchio fra loro ed era il più forte, nonché l’unico che avesse già un’infarinatura di arte bellica. Dee Dee era un “cucciolo di nemico”, non veniva considerata pericolosa perché tutti la credevano poco più che indifesa, ma Myyfr aveva voluto mettere subito in chiaro che in caso di necessità avrebbe potuto sottometterla facilmente. Una mattina Dee Dee si era svegliata con il suo grosso piede che le premeva sul petto; gli unghioni affilati le arrivavano quasi al collo, e Myyfr la guardava dall’alto con un sorrisetto compiaciuto.
Senza scomporsi, Dee Dee aveva battuto a terra il tallone destro, facendo scattare una piccola lama fuori dalla punta del suo stivale, e aveva alzato la gamba facendo in modo che la punta di metallo gli solleticasse la pelle della coscia. Lui non se l’aspettava, e il suo ghigno si era congelato in una smorfia di disagio.
“Fe non mi levi fubito quefto piede dal petto, ti apro un fecondo buco del culo.” Gli aveva detto lei, con il suo tono più freddo e minaccioso.
Myyfr era sbottato in una risata forzata, per far credere agli altri cuccioli di essere solo sorpreso e non spaventato, e da quel giorno erano diventati amici. Più o meno. Se non altro, il desmodu aveva cominciato a rispettarla.

“Se danno il permesso a te, forse anche a me.” Stava dicendo Myyfr. “Dopotutto anche io sono un-giorno-guerriero.”
Dee Dee gemette. Myyfr voleva venire con lei solo per orgoglio, mentre lei aveva motivazioni molto più serie. Sperava davvero che gli anziani della tribù non le avrebbero proibito di andare, a causa delle insistenze di quell’adolescente entusiasta.
Per fortuna, gli anziani acconsentirono alla richiesta di Dee Dee ma non al capriccio di Myyfr. Probabilmente avevano capito da soli le motivazioni della ragazza. Un desmodu che riusciva ad arrivare alla terza età, era di certo un desmodu saggio.

Quel pomeriggio una coppia di pescatori, scortati da un guerriero e da Dee Dee, partirono dal rifugio protetto della grotta per addentrarsi negli stretti cunicoli verdeggianti del Quarto Livello, diretti verso le rive del fiume Sargauth.
Purtroppo per loro, un altro piccolo gruppo di creature quel giorno aveva avuto la buona idea di andare a caccia. Ma non di pesci.

Dee Dee aveva catturato il suo primo pesce, un animale piatto e bitorzoluto e per nulla appetitoso. Non aveva idea di come fosse il sangue dei pesci, ma era ben decisa a scoprirlo.
Urgh. È freddo. Inghiottì a forza il primo sorso, provando un po’ di disgusto.
Il sapore in sé non era male, a parte sapere un po’ troppo di pesce. La consistenza era quasi quella del sangue normale, ma il vero problema era che fosse disgustosamente freddo. Dal secondo sorso, Dee Dee cercò di trattenerlo in bocca qualche secondo prima di berlo, in modo che si scaldasse almeno un poco, e in effetti così era un po’ meglio. Il pesce si divincolò con tutte le sue forze, ma poche creature riuscirebbero a sfuggire alla presa di un succhiasangue affamato.
Appena prima che l’animale morisse, Dee Dee se ne staccò e lo lanciò nella cesta intrecciata che i desmodu avevano portato. Il pesce di Dee Dee atterrò in mezzo agli altri, più vivaci e vitali. Lei notò con un’occhiata che tutte le prede avevano più o meno le stesse dimensioni; non più grandi di un gatto. Per un’elfa, uno di quei pesci sarebbe stato un pasto sufficiente, ma erano ben miseri bocconi per creature grandi come i desmodu. Probabilmente sarebbero rimasti lì almeno un’ora, giudicò, dalle dimensioni della cesta.
Si rimise a pescare. Per una volta, aveva la possibilità di bere a sazietà.

Si accorse che qualcosa non andava, quando i pesci smisero di finire nelle trappole. Le trappole per pesci dei desmodu erano molto ingegnose, difficili da individuare nella corrente, quindi se non c’erano più pesci significava che qualcos’altro li stava allarmando o spaventando. I pescatori erano troppo in gamba per avvicinarsi all’acqua, doveva essere qualcos’altro.
All’improvviso, dalle acque nere del fiume sbucarono quattro creature che sembravano lucertole umanoidi, aggressive e pronte a uccidere.
Eh, misericordia! Ma non si può mai stare tranquilli!
Dee Dee si stupì di scoprire che il suo primo pensiero era di fastidio, non di paura. Stava diventando coraggiosa, oppure pazza? Ad ogni buon conto, sfoderò la sua spada con una notevole prontezza di riflessi.
Si aspettava un attacco fisico, ma il lucertolone più vicino si limitò a fissarla in modo inquietante con i suoi quattro occhi acquosi. Dee Dee non immaginava che simili creature potessero avere poteri magici, e fu questo il suo errore: il suo corpo venne investito da un’ondata di puro dolore, una sensazione che le fece mancare il fiato e quasi la paralizzò. Ma la ragazza ormai era un’esperta nell’ignorare i disagi e i bisogni del suo corpo, e si scrollò di dosso il dolore con la forza della volontà.
Impugnò meglio la spada e si lanciò all’attacco del più vicino, buttandosi nell’acqua bassa senza esitazione. Il suo primo colpo andò clamorosamente a vuoto; il letto del fiume era roccioso e scivoloso e lei non aveva considerato che rimanere in equilibrio avrebbe richiesto tutta la sua attenzione, impedendole di dare il meglio in combattimento. Per fortuna era a piedi nudi, una condizione necessaria per entrare e uscire dal fiume per recuperare le trappole, e quindi era un po’ più stabile sui sassi levigati piuttosto che se avesse avuto gli stivali. Più stabile, ma anche più sensibile al freddo.
Il phaerlock le si lanciò addosso, cercando di ghermirla con i suoi artigli acuminati. Dee Dee cercò di proteggere i suoi organi vitali, e per evitare che una zampata le squarciasse il collo accettò di essere ferita malamente ad un braccio. Per fortuna non era il braccio che reggeva la spada.
Decise che, visto che ormai il nemico l’aveva ingaggiata, poteva anche fare qualche passo indietro e tornare sulla terraferma; altrimenti presto avrebbe perso sensibilità ai piedi a causa dell’acqua fredda. Per come la vedeva lei, l’importante era che il mostro non attaccasse i poveri pescatori.
Nel frattempo uno dei poveri pescatori aveva agganciato un phaerlock con un’artigliata e l’aveva finito con un morso che gli aveva praticamente strappato la gola.
Ah. Sembra che io abbia sottovalutato questa gente. Pensò, provando un minimo di conforto. Va bene, allora devo dimostrarmi all’altezza!
Schivò e parò con la spada il successivo attacco del nemico, cercando un’apertura in cui infilarsi per attaccare. Quando il phaerlock spalancò la bocca in modo intimidatorio per cercare di morderla, Dee Dee colpì con un fendente orizzontale, aprendogli una brutta ferita proprio in faccia. La creatura portò le mani uncinate alla faccia, gemendo in modo raccapricciante. Purtroppo il colpo della dhampir non era stato sufficiente a uccidere.
Il mostro sembrò raccogliersi in sé stesso e Dee Dee venne investita di nuovo da quella sensazione di dolore, un indolenzimento che pervadeva tutto il corpo dalle ossa alla pelle, questa volta con fitte ancora più forti concentrate nella parte bassa del volto. La dhampir capì con una realizzazione improvvisa che quello che sentiva era il dolore del suo nemico; in qualche modo doveva avere il potere di forzare una connessione empatica, o qualcosa del genere. Anche questa volta, a fatica, riuscì a resistere.
Creatura miserabile. Se ti uccido metterò fine alle tue sofferenze.
Dee Dee scosse la testa, provando pietà e disgusto per il suo avversario che ora stava cercando di allontanarsi. Lo inseguì nella sua fuga per finirlo, ben decisa a non lasciar andare libera una creatura assassina e impazzita dal dolore. Il phaerlock era veloce ed atletico, ma l’elfa non era da meno. La spada lunga gli trafisse la schiena, trapassandolo da parte a parte.

Quando la dhampir tornò dai desmodu, anche loro si erano già sbarazzati degli sfortunati (e stupidi) assalitori.
“Tu stai bene, cucciolo?” Domandò il guerriero del gruppo.
Assomigliava molto a uno dei loro convenevoli, ma stavolta Dee Dee capì che era una domanda. Si premette una mano sul braccio ferito, per fermare la perdita di sangue.
“Uhm, certo. Fto bene, è folo un graffio.”
Il desmodu sorrise a labbra strette. Un sorriso che mostrasse i denti era un segno di minaccia nella loro cultura, ma l’espressione del guerriero ora rivelava solo soddisfazione e orgoglio.
“Un giorno sarai brava guerriera. Se non ti butti in acqua è meglio.”
Dee Dee arrossì leggermente.
“Beh… il Guardiano mi ha tanto raccomandato di lavarmi.”
Non si aspettava che i desmodu capissero la battuta. Invece la capirono, e risero perfino.

           

   
 
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