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Autore: Padfootblack    09/03/2018    1 recensioni
E se Alex avesse intrapreso una relazione con una collega musicista? E se non fosse tutto così idilliaco?
Raccolta di song fic!
Dal testo:
Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Piledriver Waltz – Amy

I etched the face of a stopwatch on the back of a raindrop
And did a swap for the sand in an hourglass
I heard an unhappy ending, it sort of sounds like you leaving
I heard the piledriver waltz, it woke me up this morning

Mi aveva portata su una spiaggia, con alcol e chitarra. Non venivamo qui da almeno 10 anni, ovvero da quando eravamo diventati famosi e per noi era un inferno frequentare luoghi pubblici. La prima (e unica) volta che mi aveva portata qui era stata una delle nostre prime uscite insieme, quando ancora non capivamo se stavamo davvero insieme o no. Eravamo con un gruppo di amici, ci godevamo l’estate, il sole e la gioventù, come se nulla potesse scalfirci. La ricordavo come una delle migliori giornate mai passate con lui. Ma questa sera no. Era inverno, due gradi sotto zero e solo ad Alex Turner poteva venire in mente di stare su una spiaggia. Mi lanciò una coperta e, dopo essermi stretta dentro a mo’ di involtino, gli regalai uno sguardo cinico: “Che gentilezza”

“Ringrazia che l’abbia portata anche per te”

“Già, grazie davvero”. Sorrise, divertito dal mio sarcasmo acido: “Tutto bene?”

“Insomma, è il 13 novembre e siamo in una spiaggia, fa molto freddo e sono una delle persone più freddolose del mondo ...”

“Ho sbagliato a portarti qui?”

“Credo di aver sbagliato io ad accettare il tuo invito”ammisi, ma non la prese sul personale. Si sedette accanto a me e mi ricoprì con un’altra coperta. Ora sì che stavo meglio, la temperatura del mio corpo stava salendo.

“Tecnicamente sei tu ad aver chiesto se mi andava di vederti”

“Perché è da tanto che non ci sentiamo”dissi subito.

“Eppure sono stato io a chiamare”

“Ho la leggera paranoia di pensare di stare sul culo a tutti”spiegai sincera: “E tendo a non chiamare le persone per chiedere incontri o altro. Se loro mi vogliono incontrare bene, se no non se ne fa niente”. Aprì la bocca, probabilmente per dire qualcosa di stupido, ma poi sorrise.

“Che c’è?”chiesi irritata.

“Nulla”

“Stavi per fare una delle tue solite battutine sulle mie paranoie”

“Assolutamente no”mentì. Alzai gli occhi al cielo, osservando le onde del mare avvicinarsi sempre di più ai nostri piedi.

“Dove pensavi che ti portassi?”chiese brandendo la chitarra e lasciando che le sue dita pizzicassero delicatamente le corde. Non potevo non osservarlo come si osserva un cioccolataio che spalma una lucida e liscia colata di glassa al cioccolato su una torta. Okay, dovevo calmarmi.

“In studio”risposi sincera: “Avevi detto di aver bisogno di ispirazione”

“Già e di solito stiamo sempre lì”commentò.

“Beh, è lì che si va per registrare, no?”

“Ma l’ispirazione la si può trovare ovunque”

“Sai che mi sta venendo proprio adesso l’idea per un brano? Si chiama: Come Alex Turner ha tentato di uccidermi assiderandomi”. Scoppiò a ridere e ribatté: “Io l’avrei chiamata: Come Alex Turner ha tentato di rendermi immortale congelandomi nel tempo”. Sì, era un poeta. Annuii: “Okay, allora trova una melodia”. Giocò con la chitarra e iniziò ad inventarsi il testo della canzone sulla mia morte per assideramento ed era una delle cose più belle che avessi sentito negli ultimi mesi.

“Sei uno stupido”

“Era così brutta?”

“Era bellissima!”esclamai: “E l’hai inventata adesso, su due piedi!”

“Te l’ho detto che la spiaggia mi ispira”

“Ti toccherà venire qui ogni giorno se vuoi scrivere un album degno delle scimmie”

“Sai, questa politica del dire sempre ciò che pensi fa un po’ male”. Sorrisi e gli passai la coperta: “Su, o ti verrà la polmonite”.

You look like you've been for breakfast at the heartbreak hotel
And sat in the back booth by the pamphlets
And the literature on how to lose
Your waitress was miserable and so was your food
If you're gonna try and walk on water
Make sure you wear your comfortable shoes

Se guardavo con attenzione la spiaggia, potevo quasi vedere le nostre vecchie impronte, potevo quasi sentire le sue mani sui miei fianchi, il suo sguardo intelligente coperto dal ciuffo e la sua risata bassa e timida. Se chiudevo gli occhi, l’Alex a cui non importava nulla compariva nella mia memoria, prendendo in giro le grandi rockstar che si credevano degli dei scesi in terra e dicendomi che a lui importava solo della musica.

“A che pensi?”chiese sommessamente. A te, Al, a come sei cambiato, a come mi sento in imbarazzo con questa tua versione. Feci spallucce, preferendo non rispondere.

“L’ultima volta che siamo stati qui era un po’ diverso”ricordò.

“Era estate”. Sorrise scuotendo la testa, sapeva che non gli avrei mai perdonato questa uscita invernale su una dannata spiaggia.

“Eravamo giovani”continuò.

“Lo siamo ancora”

“Parla per te, il prossimo anno ne compio 32”

“Sei ancora giovane, Alex”. Batté la mano sulla cassa e iniziò una melodia. La conoscevo fin troppo bene, era stata la colonna sonora dei miei pianti 7 anni fa.

“Era la metafora della nostra storia, vero?”chiesi fin troppo sinceramente. Annuì, continuando a suonarla. L’imbarazzo stava crescendo, ma la mia curiosità era troppa per starmene zitta.

“Io ero stata all’hotel dei cuori spezzati perché avevo spezzato tanti cuori, compreso il mio?”. Annuì senza guardarmi, senza dire una parola, continuando a far risuonare quella melodia nel silenzio della notte. “E pensi che io abbia studiato sui libri per lasciarti? Pensi che sia stata una decisione che ponderavo da mesi?”. Solita risposta.

“È vero”ammisi: “Lo pensavo da mesi. Ma il mio cameriere non era miserabile e neanche il cibo”. Le sue dita si fermarono, ma lo sguardo restava sulle corde. Mi stavo esponendo troppo, perché gli stavo dicendo quelle cose? Che diamine mi stava succedendo?

Mysteries flashing amber go green when you answer
But the red on the rest of the questionnaire never changes
I heard the news that you're planning
To shoot me out of a cannon
I heard the piledriver waltz, it woke me up this morning

“Non pensi che sia stata colpa mia?”chiese calmo.

“Assolutamente no, non do la colpa a nessuno”

“Ma ti era stancata di me”

“Mi ero stancata delle solite situazioni che si ripetevano”

“E del mio carattere”

“E anche del mio”ammisi: “Non avevo proprio una grande autostima ai tempi”. Oddio non è che adesso eccellessi proprio in autostima, ma ci stavo lavorando. Alzò lo sguardo su di me: “Quindi ci siamo lasciati a causa delle circostanze?”. Alex ma che razza di domande mi fai? Scossi la testa: “Probabile, non lo so”

“Torneresti a quel periodo?”. Sì, immediatamente. Sì, perché ero dannatamente ingenua e felice e mi bastava avere te per sentirmi padrona del mondo. Sì, perché con la coscienza di adesso, non avrei commesso gli errori per cui stavo ancora pagando.

“È passato”risposi invece: “Abbiamo finito con l’interrogatorio adesso?”

“Non ancora”poggiò la chitarra per terra e mi osservò attentamente: “Quando ci siamo visti hai detto che sono cambiato”

“Lascia perdere, ero fusa”mentii: “Il jet lag mi aveva dato alla testa ...”

“Ams, sii sincera. Ti prego”lo disse quasi come un ordine. Sbuffai, irritata dalla piega che aveva preso la serata. Prima scherzavamo e scrivevamo canzoni stupide e adesso ci interrogavamo sulla nostra storia e avevo iniziato tutto io. Che stupida.

“Indossi degli smoking”iniziai: “E sul palco hai un atteggiamento … non lo so, è diverso. Ed è normale, fa parte della crescita artistica. Ora non sei più un merluzzo in piedi di fronte a migliaia di persone, ora sculetti e ti comporti da primadonna, ma ci sta, se è così che ti fa sentire la musica, va bene. Ma …”mi mordicchiai le labbra, più nervosa che mai: “Non vedo più Alex. Vedo una sua versione costruita, che fa finta di essere la più grande rockstar di tutti i tempi, che si veste come un cinquantenne e finge di essere più maturo di quello che è”. Aveva uno sguardo così allibito che iniziai subito a parlare, tentando di tirarlo su di morale dopo le batoste che gli stavo dando.

“Credo di essere nostalgica”confessai: “Ero così felice quando ero una ragazzina, sempre pronta a vedere il buono nelle persone e in tutto ciò che mi circondava, credevo che il bene potesse trionfare sul male. Insomma, pensaci: a 15 anni formo una band con i miei tre migliori amici, a 17 firmiamo un contratto e iniziamo a scrivere musica e a suonarla in giro per il mondo. Incontro il cantante di una delle mie band preferite e, chissà per quale dannata ragione, gli interesso e iniziamo ad innamorarci. Chi non vorrebbe vivere una favola del genere? Chi non vorrebbe essere Amy Brown, la leader dei Supernova, la scrittrice di testi che mette d’accordo tutti sulla sua bravura a soli 17 anni? Chi non vorrebbe essere apprezzato dalla maggior parte delle icone musicali là fuori?”

“So come ci si sente”rispose sincero.

“E poi cresci. La vita ti mostra che sa essere difficile, ti dà delle prove da superare e solo chi è forte ne esce integro. Io ne sono uscita a pezzi e li sto ancora raccogliendo. Vorrei non essere pessimista, non essere inglobata dalle mie stupide ansie e paranoie. Vorrei essere felice e spensierata come lo ero a 17 anni, voglio che nulla mi preoccupi. Ma purtroppo non sarà mai così”. Dio, ma perché stavo trasformando una normale serata in una seduta psicologica? Forse non era colpa degli altri, ma solo mia, forse cercavo uno psicologo in ogni persona che vedevo? Che essere patetico.

“Scusa”mormorai: “Non dovevo dire certe cose ...”

“Grazie”disse all’improvviso e lo fissai scioccata. “Per la sincerità”mi fece presente. Annuii confusa e continuai a fissare il mare, sperando di trovare un altro argomento che ci risollevasse dall’amarezza in cui eravamo incappati.

You look like you've been for breakfast at the heartbreak hotel
And sat in the back booth by the pamphlets
And the literature on how to lose
Your waitress was miserable and so was your food
If you're gonna try and walk on water
Make sure you wear your comfortable shoes

“Certe volte sono nostalgico anche io”ammise: “Ma credo sia normale, da ragazzini non avevamo nessuna preoccupazione e adesso che capiamo come gira il mondo, dobbiamo sottostare alle sue regole. Non mi giustificherò con te, Ams. Non ho più vent’anni, mi va di vestirmi e atteggiarmi come un coglione e lo faccio”

“Non devi assolutamente giustificarti, ci sta”ammisi subito: “Ma hai appena ammesso di essere un coglione”. Scoppiò a ridere e prese una manciata di sabbia fra le mani: “Mi diverte. Stanno tutti lì a scommettere su quanto abbia bevuto prima di un concerto o di un’intervista, quando la maggior parte delle volte sono solo stanco”

“È che tendi a perderti nel tuo mondo personale”dissi divertita: “Una persona ti fa una domanda e tu inizi a pensare a tutt’altro. E sembri rincoglionito, ma in realtà viaggi solo con la mente. E dopo interi minuti di silenzio, dai la tua risposta che non c’entra nulla con l’argomento”

“In questo non sono cambiato”. Sorrisi affettuosa: “Allora è solo un personaggio?”

“Chi?”fece finta di niente.

“L’Alex che si veste da cinquantenne e canta sculettando?”

“Diciamo di sì. È un alter ego”confessò. La maniera in cui abbassò gli occhi, quasi imbarazzato, quando lo confidò, mi fece perdere un battito del cuore. Era lui, era sempre il solito Alex confuso su qualsiasi cosa, sempre il solito menefreghista a cui non importava di come risultava nelle interviste o nei concerti, gli importava solo suonare.

“Ti importa ancora della musica?”domandai e mi guardò così sinceramente che non ebbi bisogno di una risposta verbale. Eccolo lì, il mio piccolo cocky bastard. Poteva nascondersi dietro mille maschere, ma lo avrei sempre trovato. Poteva sparire dietro alcol e smoking, ma il mio Alex era ancora là da qualche parte, a pensare a testi geniali e a come metterli in musica.

“Allora scriviamola”.

 

   
 
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