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Autore: marwari_    10/03/2018    1 recensioni
|Rating Giallo per tematiche conflittuali. Sequel di "Beyond the Pale".|
Prue decide di prendere sotto la propria ala la giovane Paige, con la quale condivide un legame che nemmeno lei è in grado di spiegare.
Ben presto però, si accorgono di stare vivendo qualcosa molto più grande di loro e che, forse, non saranno in grado di affrontare.
{POV: Paige/Prue}
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige Matthews, Prue Halliwell
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Charmed: Legacy'
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Saga: Charmed: Legacy (Vol. II)
Titolo: The Forbidden Spell
Set: 1992 (pre-serie)
Capitolo: 2. Angelo Custode
POV: Prue Halliwell

 

 

Capitolo 2 – Angelo Custode

L’aria frizzante della città l’aveva definitivamente svegliata. Era sempre stata una persona mattiniera, fin dai tempi della scuola, quando era lei la prima ad alzarsi dal letto per svegliare le sorelle ed intimare loro di vestirsi ed evitare di fare tardi. Questo suo lato le era stato utile nell’ultimo periodo, dal momento che tutta la sua vita veniva districata tra lavoro al museo ed ultimo anno di college, ma se l’era sempre cavata, fino a quel giorno.

Inspiegabilmente, si sentiva stanca, nonostante le ore di sonno, quasi letargica, come se si fosse agitata per tutta la notte. Paige glielo avrebbe detto, giusto? E proprio non riusciva a ricordarsi cosa avesse sognato.

Guidava con cautela, come al solito, eppure sentiva come se non si potesse concentrare pienamente sulla guida. Era quasi intimorita da ciò che poteva trovare una volta arrivata a casa di Paige, dove si stavano recando: doveva forse aspettarsi una casa come la loro, con i suoi genitori in preda alla preoccupazione come lo era sempre la nonna quando Phoebe spariva, oppure doveva prepararsi a vedere una casa mezza diroccata, abitata da persone poco raccomandabili? L’unica cosa che sapeva era che non si stavano dirigendo a Richmond.
Piuttsto doveva essere sincera se stessa e guardare in faccià la realtà... la verità era una sola: non aveva il coraggio di chiedere nulla alla persona che le stava seduta a fianco, soprattutto per non essere maleducata - anche perchè dare implicitamente delle cattive persone ai genitori di lei non era un gran bel modo di presentarsi.

Sospirò impercettibilmente, sorridendo quando, con la coda dell’occhio, notò che Paige stava cercando, con ben pochi risultati, di soffocare un profondo sbadiglio. Sembrava stanca anche lei, nonostante Prue avesse ancora qualche difficoltà a riconoscere i lineamenti di quella pallida ragazza, i cui occhi le erano sembrati perennemente cerchiati. Non si ricordava di averla sentita muoversi nel letto e di essersi allarmata, nemmeno di averla sentita lamentarsi per qualcosa e lo avrebbe fatto, anche per il minimo mugolio, perché Prue aveva sempre avuto il sonno leggerissimo.

«Hai dormito male?» chiese Prue titubante; ora il dubbio di non averle offerto un letto comodo che si insinuava prepotente nei suoi pensieri.

«No, affatto.» rispose l’altra, scuotendo appena il capo e strabuzzando gli occhi. «Ma è come se non avessi dormito per niente.» proseguì, stropicciandosi distrattamente gli occhi.

«Credi sia successo qualcosa?» domandò la mora allarmata, mentre quel pensiero si trasformava lentamente in una sorta di consapevolezza.

Il semaforo davanti a loro diventò giallo all’improvviso e Prue frenò, forse quasi troppo bruscamente, facendo fischiare le ruote sull’asfalto.
Prima che si potesse scusare, un’auto sfrecciò loro davanti in una curva strettissima. Pochi centimetri più avanti e le avrebbe colpite in pieno. Prue incollò il palmo della mano al clacson per alcuni secondi.

«Ci è mancato davvero poco.» Paige deglutì, ora decisamente sveglia e all’erta, mentre girava il collo fino al possibile per poter scrutare quella macchina allontanarsi zigzagando tra il traffico.

«Già.» sospirò la più grande «Scusa. Stai bene?» chiese leggermente preoccupata, approfittando del semaforo rosso per scrutare l’amica.

«Si, bene.» confermò «Ma non riesco a ricordare cos’ho sognato. E sono certa di aver sognato.. qualcosa.» borbottò Paige, lo sguardo basso sui suoi anfibi.

«Credo di aver sognato anche io, ma non ricordo.» Prue sollevò lo sguardo sullo specchietto retrovisore, la casa rossa ormai fuori portata.

Aveva preso la direzione sbagliata, per poter ingannare – o provare ad ingannare – la nonna, facendo finta di dirigersi a Richmond, ma ora era il momento giusto per cambiare rotta ed evitare di infilarsi in quell’intricato labirinto di strade enormi che le avrebbe tenute impegnate per ore tra uscite, svicoli e ponti.

«Puoi anche lasciarmi al museo, da lì so ritornare a casa.» tentò distrattamente la più piccola, eppure Prue non era estranea ai velati tentativi di nascondere qualcosa con una finta indifferenza e spontaneità. Phoebe era diventata un asso in quell’arte e certe volte riusciva ancora ad ingannare la nonna e Piper, ma non lei, non più spesso come una volta, almeno.

«Sono solo pochi isolati, non preoccuparti. È ancora presto per qualsiasi lavoro.» sorrise «E poi voglio spiegare la situazione ai tuoi.»

Prue si voltò di nuovo per poterla osservare. Non sembrava per niente entusiasta all’idea di ritrovarsi entrambi i suoi genitori ad attenderla. Comprensibile, visto che qualunque genitore avrebbe riservato una ramanzina ad una figlia che scompare per un giorno intero per andare a casa di una sconosciuta incontrata da poco, eppure se Prue si fosse trovata nella sua situazione, avrebbe pregato chiunque di accompagnarla e salvarla da un linciaggio gratuito (o forse non troppo gratuito). Stava sicuramente nascondendole qualcosa.

«Non voglio che se la prendano con te. Sono inclini alle sgridate, non sarà molto piacevole.» Paige si volse verso di lei, mordendosi il labbro fino a farlo arrossare.

Prue scrutò gli occhi scuri dell’altra. Quella, almeno, sembrava una motivazione sincera, eppure sentiva e sapeva di dover andare fino infondo.

«La nonna mi ha preparato a tutto.» le rivolse un sorriso complice, assicurandosi che l’altra non potesse ribattere ulteriormente: voleva riaccompagnarla a casa a tutti i costi ed assicurarsi che sarebbe stata bene e al sicuro fino al loro prossimo incontro.

⁓✧⁓

La casa di Paige non era poi tanto diversa dalla sua a Prescott Street e nemmeno tanto distante. Durante il tragitto, anzi, aveva avuto la sensazione che la ragazza al suo fianco le avesse fatto fare molti più giri del dovuto, ma non poteva esserne certa.

Poteva illudersi che stesse ritardando il momento di separarsi, tuttavia sapeva che, molto più probabilmente, stava cercando di rinviare, per quanto possibile, solamente la ramanzina da parte dei suoi.

Prue decelerò gradualmente fino al lungo vialetto indicatole. Era una villetta di legno bianco con un porticato e una panchina sommersa di cuscini, il giardino era un trionfo di erba verde e meticolosamente tagliata che faceva da cornice ad un sottile vialetto di lastre di pietra chiare ed era lungo, molto più di quanto lo era il suo, senza scale, che quasi lasciava il giardino inghiottire la casetta.

«Dici che me lo fanno usare il bagno?» chiese Prue con indifferenza, girando la chiave verso di sé e spegnendo la macchina. Non era preparata allo sguardo di terrore che, per un istante, balenò nello sguardo dell’altra.

«Certo.» balbettò atona, aprendo lo sportello e scendendo a piè pari sul vialetto.

La mora sistemò la macchina, assicurandosi di non essere in pericolo multe e affiancò Paige, la quale, con sguardo perso, raccoglieva la posta ed abbassava la bandierina rossa.

Non sapeva se nella sua mente si stavano formulando scuse o stesse recuperando coraggio, ad ogni modo, preferì non domandarle nulla finché non si trovarono sotto al porticato, a pochi centimetri dalla porta di legno, la mano di Paige protesa, pronta a suonare il campanello.

Prue non fu costretta ad incitarla, poiché prima che potesse aprire bocca, un armonico e potente suono si diffuse al di là delle pareti.

Rimase in ascolto, tentando di interpretare il contenuto di quei discorsi concitati che, lentamente, si stavano avvicinando.

Prue si spostò di lato, lasciando che la ragazza si trovasse da sola di fronte alla porta e quando questa si aprì, non seppe dire se fosse sorpresa di ritrovarsi due persone perfettamente normali ad accogliere Paige.

Tentò con un timido cenno della mano, ma venne palesemente ignorata: tutta l’attenzione – negativa, non poteva negarlo – era rivolta all’amica e Prue, per un momento, ebbe la netta sensazione di averla condotta direttamente al patibolo. Come quella Melinda, anche se senza torce e senza folla in delirio.

«Hai una vaga idea di quello che ci hai fatto passare?» la madre le stava gridando in faccia, ma Paige sembrava essere totalmente impassibile. Solo la sua espressione era leggermente colpevole e i suoi occhi appena socchiusi. La donna le stava afferrando il polso, scuotendolo per enfatizzare le sue parole e Prue ebbe la netta sensazione che quello sarebbe stata la cosa più simile ad un abbraccio che avrebbe ricevuto.

«Non cambierai mai, Paige!» si intromise il padre «Devi solo ringraziare questa ragazza se non ti è capitato nulla di male! Cosa che accadrà, prima o poi, stanne certa e forse.. forse allora ci darai retta!»

Prue si sentì presa in causa all’improvviso e sentì le sue guance infiammarsi.

«È stata colpa mia,» provò, con un filo di voce «l’ho invitata a casa e ho perso la cognizione del tempo e.. non volevo farla uscire di notte.» rispose, il più esaustiva possibile, evitando di raccontare delle regole della nonna, irrilevanti, in quel momento.

«Sei gentile a coprirla e non sembri nemmeno una delle solite amiche di Paige, ma non farti coinvolgere nelle sue bugie.» la voce di suo padre arrivò chiara ed irremovibile. Avevano entrambi un’immagine di Paige ben diversa da quella che si era fatta lei.

«È la verità.» insistette Prue, ma i suoi occhi si spostarono dall’uomo a Paige, che si era girata, lanciandole un’occhiata rassegnata.

«Lascia stare.» disse semplicemente.

«Direte la stessa cosa alla direttrice, Paige?» la madre della ragazza sospirò seccata, incrociando le braccia «Perchè ha deciso di sospenderti. E alla prossima nota disciplinare ti espellerà e poi? Che farai, Paige?» scosse la testa «Come ti è saltato in testa di uscire da scuola nel bel mezzo della lezione? Un’altra volta?»

Prue aveva notato che ora, la donna, aveva gli occhi lucidi.

Non poteva fare a meno di vedere quella ragazza sotto una luce completamente diversa: era una ribelle, forse molto peggio di Phoebe: era fuggita da scuola, si era fatta sospendere più di una volta ed era addirittura a rischio espulsione ed era incredibilmente persa. E se il motivo di quella confusione fosse proprio quello che stava capitando? Doveva aiutarla, in qualche modo. Se non poteva spiegarle il perché stesse succedendo proprio a loro, poteva almeno aiutarla a rimanere sulla strada giusta in campo scolastico, magari allontanarla dalle cattive amicizie.. qualcosa, qualsiasi cosa.

«Non lo farò più, lo giuro.» supplicò Paige, eppure né suo padre, né sua madre sembravano troppo inclini a crederle. Forse aveva usato quella frase già troppe volte.

«La direttrice mi ha assegnato alla tutela di Paige, la aiuterò io.» esclamò Prue con voce sicura. Forse i suoi avevano ragione e quella ragazza l’aveva veramente contagiata: non aveva mai detto una bugia di quella portata. Nemmeno sapeva se fosse una cosa fattibile.

«La direttrice Harris?» domandò la donna. Sembrava scettica, eppure sembrava molto più calma.

«Sì, mi chiamo Prudence Halliwell.» aggiunse con un sorriso, porgendole la mano e tentando, in tutti i modi, di risultare il più professionale possibile. «Lavoro al museo e aiuterò Paige con.. la scuola, se vorrete.»

«Sei una professoressa? Così giovane?» la madre di Paige la guardava sempre più perplessa e Prue temeva, da un momento all’altro, di compiere un passo falso. Doveva a tutti i costi rendere credibile la storia.

«No, sono all’ultimo anno di college è più.. volontariato.» annuì lentamente «Mi piace aiutare gli studenti in difficoltà.»

«Capisco.» la donna imitò il suo gesto, le sopracciglia ancora leggermente aggrottate e lo sguardo che faceva spola tra sua figlia e la nuova arrivata. «E ieri è venuta a rifugiarsi a casa tua?»

«Desidero essere più un’amica che un tutore, credo che si ottengano risultati migliori..» Prue parlò lentamente, osservando Paige di tanto in tanto, cercando di puntare sulle carte giuste da giocarsi «in tutti i campi. Penso che Paige sia solo molto confusa e stia tentando di trovare la sua strada.» disse convinta.

La donna non disse niente, il che rincuorò, non poco, Prue. Forse aveva veramente detto quello che la madre di Paige voleva sentirsi dire: per quanto indisciplinata e ribelle sua figlia potesse sembrare, era chiaro che aveva solamente bisogno di una guida e lei era disposta a dargliela, si sentiva in dovere di farlo.

«Mi farò aiutare, lo giuro. Datemi un’ultima possibilità.» implorò Paige, guardando entrambi i suoi genitori «Righerò dritto.» promise.

«È l’ultima spiaggia, Paige.» sospirò l’uomo, osservandola severamente.

«Lo so.» annuì la ragazza.

Prue assistette felice al frettoloso abbraccio che si scambiarono subito dopo. Erano ancora profondamente arrabbiati, ma era evidente che fossero molto più sollevati del fatto che Paige stesse bene. E forse le sue parole li aveva rincuorati circa il futuro di quella che doveva essere la loro unica figlia.

⁓✧⁓

Aveva auto il permesso di chiamare i genitori di Paige con i loro nomi, in cambio dello stesso trattamento per se stessa. Tralasciando il fatto che non si sentiva abbastanza grande per essere chiamata “Miss Halliwell” si sentiva più un'impostora di quello che era, dal momento che non era né una vera tutrice, né una vera volontaria come aveva dichiarato. “Prue” sarebbe andato più che bene: le avrebbe dato l’impressione di essere considerata solamente l’amica quale era.

Si guardava attorno con curiosità e circospezione, quasi temesse che uno di quegli orripilanti peluche potesse saltarle addosso. Quasi si sentiva più a casa, nella stanza di Paige, come se si trovasse in quella di Phoebe o meglio, nella camera che Phoebe avrebbe voluto ed avuto se la nonna non avesse proibito qualunque oggetto che rovinasse l’atmosfera vintage della casa.

Così come sua sorella aveva dovuto rinunciare ai poster delle sue band preferite per non deturpare la carta da parati, lei aveva dovuto rinunciare ad appendere gli ingrandimenti delle fotografie che aveva fatto alla sua amata città. In un certo senso erano pari.

E doveva dedurre che essere figli unici e vivere in una casa più moderna – o semplicemente senza Penny Halliwell – aveva i suoi vantaggi.

Sospirò silenziosamente, girando con passi lenti e leggeri nella piccola stanza, fino ad incontrare il letto. Sarebbe stata una bella sfida per lei, una sfida che sarebbe stata felice di intraprendere, anche se in passato non lo avrebbe mai preso in considerazione. Era sempre stata conosciuta, in famiglia, per negare aiuti scolastici alle sorelle ed ora si metteva in testa di mettere in riga un'estranea incontrata da poco. La nonna avrebbe stentato a crederlo e Phoebe si sarebbe fatta una grassa risata (a ragion veduta) ma Piper? Piper se la sarebbe presa, ci sarebbe rimasta male. Non voleva di certo farla soffrire; eppure aiutare Paige era una cosa che sentiva di dover fare.

«Perchè sei fuggita da scuola?» chiese Prue all’improvviso, interrompendo il silenzio. Paige, fino a quel momento abbandonata sul letto a fissare il soffitto, sollevò il capo per guardarla

«Probabilmente l’idea che ti sei fatta di me è giusta, ma questa volta avevo una ragione valida per farlo.» rispose l’altra con tono convincente.

«E che idea mi sarei fatta di te?» domandò l’altra, incrociando le braccia e sollevando un sopracciglio.

«Che sono una specie di delinquente?» disse la più piccola retoricamente, guadagnandosi solo una scrollata di capo.

«Sei la copia di Phoebe e non penso che nessuna delle due sia una delinquente.» Prue parlò con calma «Solo un po’ perse, tutto qui.» aggiunse con semplicità, scrollando le spalle. «Comunque non mi hai ancora risposto.»

«La mia penna, ricordi?» Paige sospirò rumorosamente, mettendosi seduta sul materasso. «Si era illuminata e mi sono spaventata e poi.. come facevo a spiegarlo?»

«La penna.» ripeté meccanicamente la mora, mordendosi l’interno della guancia mentre rifletteva. Certo, non avrebbe potuto dirlo a nessuno, c’era stato un patto e, per quanto assurdo, dovevano mantenerlo tutte. «Immagino che debba ringraziare la penna se sei venuta da me.» concluse con un sorriso. Doveva essere acqua passata. Quello doveva essere il nuovo punto zero per tutte.

«Anche se mi trovo nei guai.» rispose Paige con una finta risata.

«Ne usciremo, te lo prometto.» disse Prue «Ti aiuterò io.»

⁓✧⁓

Era quasi il tramonto quando Prue tornò a casa e la nonna stava ad aspettarla sul vialetto con entrambi i pugni sui fianchi, il che non era di certo un buon segno.

Aveva chiamato più volte, dalla casa di Paige, avvisando che avrebbe fatto tardi, ma poteva già intuire che la nonna era contrariata dal fatto che lei, implicitamente, aveva sprecato una giornata in famiglia… o almeno, così credeva lei.

Mentre sistemava la macchina davanti al garage, però, notò che l’espressione della donna non era arrabbiata, quanto più impensierita.

«Ciao nonna.» la salutò Prue di fretta, cercando di far finta di niente «Scusa se ho fatto tardi, ma ho dovuto aiutare Paige con qualche ricerca. I suoi mi hanno chiesto di darle una mano e credo lo farò.» comunicò poi, senza pause, con lo sguardo basso. Il silenzio che stava ricevendo come risposta le piaceva ben poco «Non credo mi porterà via troppo tempo, mi fermerò a casa sua sulla strada di ritorno dal museo, ma rientrerò sempre prima che faccia buio.»

«Tienila d’occhio, Prudence.» fu la risposta che ottenne, dopo una breve pausa di totale silenzio.

La ragazza sollevò lo sguardo per scrutare l’espressione della nonna. Tra tutte le risposte che si sarebbe aspettata, quella non era nemmeno contemplata.
Non sapeva bene come rispondere e si limitò a guardarla con un’espressione interdetta. Non si era mai preoccupata per le sue amiche – o per quelle delle sue sorelle – e di sicuro mai per un’estranea che, obiettivamente, all’apparenza, non sapeva di nulla di buono. Questo lato della nonna le era completamente sconosciuto.

«Io ci provo, nonna.» tentò Prue con voce titubante.

«Se riuscirai a riportarla sulla via giusta magari anche Phoebe si metterà la testa a posto.» disse distrattamente, scrollando le spalle ed evitando il suo sguardo.

Prue sapeva benissimo che quella non era la vera motivazione per quelle parole, ma non glielo fece notare. Per il momento, era contenta di avere ottenuto il permesso e, probabilmente, anche molto di più.
La ragazza si incamminò verso la porta di ingresso quando sentì la nonna sospirare e, lentamente, girarsi verso la linea dei grattacieli della città che si stavano colorando con la luce del tramonto.

Prue avrebbe potuto giurare di aver visto anche un minuscolo sorriso piegarle le labbra.

 

   
 
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