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Autore: LadyGio99    11/03/2018    2 recensioni
"Il suo nome è Miguel. Miguel Rivera"(...)
"Diventerò un musicista come te Papa Héctor! Ovunque tu andrai io viaggerò insieme a te" (...)
Héctor amava Miguel.
L'amava così tanto che vederlo in quello stato, era peggio di una pugnalata al cuore (...)
Ma il destino di un uomo, è sempre luminoso come ci fanno credere?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hector Rivera, Miguel Rivera
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Eccoci in un nuovo capitolo :).
Sono contenta che Coco è riuscito a vincere l'Oscar.
Finalmente, dopo tanto tempo, vedo un premio meritatissimo assegnato alla  Pixar.
Mi dispiace dirlo ma le statuette d'oro date ai film d'animazione da Ribelle in poi, sono  immeritati. 
E questo vale anche per la Disney. 
I film mi sono piaciuti per carità, ma non erano assolutamente da Premio Oscar e quello che mi da fastidio è che tra le nomination c'erano cartoni molto più maturi e curati.
Scusate, ma io adoro il cinema e quando si perde in queste sciocchezze, non l'accetto proprio .
Per la storia invece, non ho niente da dire. Voglio solo ringraziare chi sta seguendo la storia, soprattutto Tigre Rossa che non manca mai di recensire i capitoli.
Spero vi piaccia ;)
 
 
LadyGio99
 

 
3
 
RISVEGLIO
 
(PRIMAPARTE)

 
 
Come lavoro, la famiglia Rivera vendeva e fabbricava scarpe. Accanto alla loro casa, avevano allestito  un magazzino dove alle prime luci del mattino, iniziavano a fabbricare le scarpe.
Imelda, dopo l'arrivo dei  suoi fratelli, si era messa a praticare questa attività e con tanta pazienza, era riuscita a coinvolgere anche Héctor il quale, ne voleva sapere ben poco di questo lavoro. Lo trovava noioso e poco coinvolgente. Lavorava solo per il bene della famiglia e per evitare i continui rimproveri della moglie.
Recentemente gli affari andavano molto bene. I clienti più affezionati descrivevano la qualità delle scarpe ottima e queste voci, attiravano altre persone, soprattutto i turisti che venivano a visitare la piccola città.  
Oscar e Feliqe erano degli ottimi lavori e come Victoria, erano attenti a curare ogni aspetto  della scarpa e se la prendevano quasi sul personale quando Héctor svolgeva il suo compito  in modo svogliato. Rosita invece aveva preparato una piccola bancarella vicino casa dove era riuscita a sistemare con ordine le scarpe. Lei sapeva farci con le persone. Era una donna sensibile e sul suo viso paffuto, c'era sempre una piccola bocca rosa piegata in un sorriso. 
Aveva anche un carattere dolce e forse, tra i fratelli era quella più vispa.
Ultimamente, lavorava il doppio. Si era offerta di star vicino ad Imelda durante la gravidanza e nel tempo libero, cuciva dei vestitini per il nuovo arrivato, risparmiando così un po' di soldi.
Sua sorella maggiore non aveva lasciato la sua attività, si prendeva solo dei turni e staccava presto la sera,seguendo i consigli dei fratelli.
 Dei Rivera lo scansafatiche in questo campo era Héctor. Odiava stare chiuso in nel magazzino a ripetere per ore e ora la stessa procedura senza sperimentare qualcosa di nuovo. Con il pretesto di sorvegliare e accudire Miguel malato,  lasciava spesso il suo lavoro per restare accanto al suo chamaco. 
Erano passati cinque giorni dopo la visita del dottore e Miguel aveva ricevuto delle ottime cure. Gli avevano somministrato le medicine negli orari richiesti, reso la cameretta un posto fresco e come aveva suggerito Victoria, si erano dati i turni durante la notte.
Al sesto giorno, Héctor appena sveglio si diresse verso la cameretta del suo chico, fu in quel momento che trovò una sorpresa inaspettata.
La porta era semi aperta e all'interno sentiva un debole guaito che cercava di essere oppresso.
Héctor temette il peggio ma quando entrò nella stanza, non vide un Miguel sudato e debole come si aspettava. Era sveglio e accanto a lui, Mama Imelda lo stava soffocando con un abbraccio.
Quei leggeri singhiozzi, erano suoi. Si faceva forza e tentava di nasconderli mordendosi ripetutamente le labbra fino a farle arrossare.
La scorsa sera, lei aveva sorvegliato Miguel e appena sveglia, lo aveva trovato fuori dal suo letto, in piedi, affacciato alla finestra.
A quella visone Héctor spalancò la bocca e il cuore prese a tamburellargli nel petto per la gioia. Il suo chico aveva finalmente aperto gli occhi e pareva stare bene.
Anche lui stava stringendo la sua mamma. La stava silenziosamente rassicurando, facendogli capire che era tutto finito e che ora, stava bene.
Héctor aveva sperato così tanto in un suo risveglio e adesso che lo vedeva, non gli sembrava vero. Smise di restare sul ciglio della porta e si catapultò sul bambino "Chamaco!" esclamò commosso, cadendo con le ginocchia al fianco del letto.
Imelda lasciò posto al suo amato e  anche questa volta, Miguel rischiò di soffocare per colpa di una stretta forte e piena d'amore. 
Il musicista   postò una mano dietro la schiena del bambino e l'altra sulla nuca, tra i capelli mossi. Lo strinse a se come una bambola di pezza. Miguel non aveva mai visto Papa Héctor comportarsi in quel modo. Certo, non si faceva mai mancare un abbraccio da lui, ma questa volta, c'era qualcosa di diverso nei suoi gesti e nella voce.
Posò un orecchio sul piccolo petto. C'era la vita nel suo corpo e Héctor, ringraziò il Cielo per aver salvato il suo chico. A volte, i miracoli accadevano. 
 Miguel amava gli abbracci di Héctor, erano molto caldi e confortevoli, si sentiva il bambino più fortunato del mondo in sua compagnia.
Guardò la sua mamma, non piangeva più però, era spaventata. Avere paura che il fato, avrebbe riservato alla famiglia altre brutte sorprese.
Miguel lasciò il suo papà e si adagiò sul cuscino dietro di lui. Il respiro non era più pesante come nei giorni precedenti, i medicinali, avevano fatto un buon lavoro.
 Miguel non aveva mai ricevuto tutte quelle attenzioni e per questo, si sentiva titubante perché per colpa sua, i suoi genitori avevano faticato il doppio, tra la sua cura e l'attività da mandare avanti.
"Vi ho fatto preoccupare tanto, mi dispiace se vi ho causato tanti problemi" si scusò  con dispiacere, coprendosi il volto con un lembo di lenzuolo.
Héctor lo scoprì con dolcezza, gli posò le mani sulle guance e alzò di poco lo sguardo verso di lui "Non dire così. Ci siamo preoccuparti tanto, questo è vero, ma non è stata colpa tua. Sono cose che capitano" lo rassicurò abbracciandolo di nuovo.
Imelda sorrise, senza farsi vedere dai due.
Nonostante  in alcuni casi non riusciva a dimostralo, Héctor era un ottimo padre e lei provava un po' di gelosia nel vedere il bellissimo rapporto che aveva stretto con Miguel.
 "Per quanto tempo sono rimasto a letto?" domandò il bambino, pensando alla malattia che lo aveva reso debole.
"Sei  giorni" rispose prontamente Imelda cambiando inspiegabilmente espressione "E visto  che ti sei ripreso, devi metterti a lavoro e recuperare  tutti  i compiti di questi giorni!" le sue parole, non prevedevano niente di buono.
 Buttò sul letto una pila fogli e per poco, Miguel rischiò un infarto. Mama Imelda con la scuola non ammetteva scuse, non che il suo chamaco andasse male ma a volte, seguiva i consigli di Héctor e prendeva lo studio troppo alla leggera. Miguel sfogliò velocemente tutto quello che la sua mamma gli aveva consegnato. C' erano temi da scrivere, espressioni matematiche da risolvere, fino ad arrivare ai complicati esercizi di chimica.
Perfino Héctor nel vedere tutti quei libri, pensò a brutti ricordi legati alla scuola.
"Ma Mama non ce la farò mai a finire tutto questo in tempo!" Miguel sperava in un atto di carità da parte di Imelda ma lei, si dimostrò più dura del previsto. "I tuoi compagni di classe sono venuti di persona a consegnarmi tutto questo. Dovresti essere grato ai tuoi amici dopo l'impegno che si sono presi! Quindi non voglio sentire storie! Mettiti a lavoro e fai il tuo dovere".
Si girò verso Héctor il quale, fece un sorriso preoccupato "E questo vale anche per te. Con la scusa di sorvegliare Miguel stai trascurando il tuo lavoro! Adesso alzi i tacchi e vieni con me al magazzino" "Ma sono le otto di mattina...” purtroppo, la giustificazione di Héctor rese Imelda più arrabbiata “Hai il coraggio di dire una cosa del genere?” “In verità...” Miguel si immischiò nella conversazione ed entrambi i genitori, smisero di parlare e si voltarono verso di lui.
“So che devo iniziare a fare i compiti ma in verità, volevo passare un po' di tempo con Héctor. Può restare? Anche per poco vero?" chiese in maniera innocente, cercando di fare colpo sulla sua Mama con sguardi da cucciolo. La donna si strofinò gli occhi. Aveva imparato questi giochetti da suo marito. Ma in fondo, non riusciva a dire di no ad un bambino.
Ne aveva accuditi alcuni da adolescente e questo amore verso i più piccoli, non era mai scomparso.
"Solo un'ora..." Tornò a guardare Héctor e lui, per precauzione si mise le mani davanti, in segno di difesa. Ma per sua fortuna, Imelda aveva ottime notizie da comunicargli.
“Puoi stare con Miguel. Ma sia chiaro,solo un'ora capito?” Héctor dentro di se, esplose per la felicità.
 "Certo mi amor. Verrò da voi non appena il tempo che mi hai concesso sarà scaduto" gli promise.  Imelda continuò a guardarlo finché non vide il suo sposo sciogliersi letteralmente per la paura. Doveva minacciarlo quanto bastava per fargli mantenere fino in fondo la promessa.
Héctor deglutì, giurando fino allo sfinimento di venire da lei nell'orario prestabilito.
"Se non terrai fede alla tua parola, te la vedrai con me!" fu il chiaro avvertimento che Héctor ricevette prima di vedere Imelda andar via.
Rimasero soli e Miguel ruppe il silenzio che si era creato dopo l'uscita della donna.
“Oggi la mamma è un po' agitata forse...” Héctor lo abbracciò per la terza volta quella mattina   e Miguel fece lo stesso.
Non aveva molti ricordi durante il periodo della malattia ma gli era impossibile dimenticarsi il momento in cui era svenuto. 
Rammentava ancora le scariche fredde sulla pelle, il petto dolorante e i suoni che scomparivano lentamente. Aveva provato a chiamare inutilmente il suo papà e per un momento, aveva temuto di non vederlo mai più.
Miguel si era spaventato tanto ma ora, al fianco di  Héctor, tutte le sue paure svanivano.
Il suo papà riusciva ad esprimere il suo amore per lui anche senza le parole.
Per il bambino, non servivano perché sapeva avere al suo fianco l'uomo più in gamba del mondo.
 Héctor diede il benvenuto a Miguel con delle canzoni molto particolari. 
L'uomo gli cantò due ninna nanne che per Miguel avevano  un grande significato. Il suo papà gli cantava spesso questi brani quando era più piccolo, per farlo addormentare e nel riascoltarli, gli tornarono alla mente molti ricordi
Il tempo passò in fretta e ben presto, per Héctor era arrivato il momento di andare.
Ma in cuor suo, voleva stare ancora con il suo mijo. Per questa ragione, decise di trattenersi.
Scelse di aiutarlo a studiare nonostante sapeva di essere molto impreparato.
"È il momento di mettersi a studiare" annunciò mettendo un libro sotto gli occhi di Miguel il quale, rimase stupito.
 "Dici sul serio?" gli chiese il piccolo moro "Ma tu non eri l'ultimo della classe?". 
Héctor stava per nascondersi dalla vergogna ma non cedette per il bene di suo figlio e gli  fece presente che per tutto il tempo, si era sbagliato sul suo conto .
"Ero il primo della classe mio caro. Soprattutto in matematica. Quando la maestra assegnava i compiti, tutti gli alunni si rivolgevano a   me" ma Miguel non appariva ancora convinto.
Héctor più volte aveva tentato di aiutare il bambino nello studio ma lui, non se ne intendeva proprio di matematica o fisica e questo,  lo aveva dimostrato in molte occasioni. Per esempio, quando aveva confuso l'addizione e la moltiplicazione.
'Un caso disperato', così lo aveva definito Imelda.
 L'uomo prese il quaderno del suo chamaco e diede uno sguardo agli esercizi precedentemente svolti. Ci capì ben poco. Lui e la scuola non erano andati mai d'accordo mentre, quel poco che aveva imparato, non lo ricordava più. A Miguel bastò vedere il suo sguardo perso tra i problemi di logica per dimostrare ancora una volta che di matematica non ne capiva niente. 
"Sei gentile a darmi una mano, ma non credo che tu sia portato per i  compiti" confessò Miguel con dispiacere. Non gli piaceva mandar via Héctor in quel modo.
Héctor si impose di resistere ancora alle insistenze di suo figlio"Ma che dici? Io sono un libro aperto. Prova a farmi qualche domanda coraggio!" lo esortò l'uomo.
Il dodicenne si mordicchiò il labbro, sapeva già come sarebbe andato a finire. Il suo Papa non avrebbe fatto una bella figura.
Héctor lo fissava con un largo sorriso, serviva solo una risposta per farlo scomparire. Miguel sospirò ma allo stesso tempo, decise di dargli una possibilità. "Okay…che ne dici di provare con la letteratura messicana?".  Il musicista schioccò le dita "Ottima scelta! Parti con le domande!".
Miguel prese il libro di italiano e sfogliò le pagine a caso. Lo alzò verso di sé per evitare di far sbirciare le soluzioni al suo Papa e partì con la prima domanda.
"Chi ha scritto El Periquillo Sarniento?" L'autore del romanzo nominato da Miguel,  era uno dei più famosi al mondo, doveva conoscerlo sicuramente. 
Héctor camuffò il suo stupore con un volto falso, facendo credere a Miguel di conoscere veramente lo scrittore. Per guardare tempo cominciò a costruire un discorso inventato sul momento. "Dunque, dal titolo possiamo dedurre che questo autore era un esploratore. E che su questo libro ha riportato tutti gli appunti che ha raccolto sulla fauna e la natura del posto” e continuò con altri giri di parole finché non fu il bambino a fermarlo "L'autore si chiama José Joaquín Fernández de Lizardi" rivelò Miguel.
Héctor perse la concentrazione "José che?" Non riusciva nemmeno a ripetere quel nome così lungo.
In poco tempo il suo chamaco sminuì tutto quello che aveva detto. 
"E gli animali non c'entrano. In questo libro si parla di Pedro Sarmiento. Il pappagallo in questione serve a simboleggiare una metafora".
 Héctor arrossì per la brutta figura e tentò di rimediare con un'altra bugia "La memoria gioca brutti scherzi chico" mentì e Miguel se ne accorse.
"Perché non vai da Mama Imelda. Lei in fondo ha bisogno di te" si decise a confessare il bambino. Héctor ricordando cos'era accaduto l'ultima volta che si erano separati, non si sentiva a lasciarlo solo. Soprattutto ora che aveva ripreso i sensi. Stava per inventarsi qualcos'altro ma dopo, si tolse la maschera e tornò ad essere la persona carismatica e leale che Miguel conosceva.
"Hai ragione, con lo studio sono negato. Ma dopo quello che hai passato, non me la sento di stare lontano da te" disse con sincerità.
Héctor non riusciva a vedere il suo Miguel cresciuto. Per lui era ancora il bambino che si abbracciava sul suo corpo come una scimmia e prendeva sonno nelle sue braccia. Con Miguel, Héctor poteva essere se stesso.
La stessa cosa valeva  per il bambino, Miguel non aveva segreti per Papa Héctor. Riusciva a confidargli tutto quello che veniva dal suo cuore. 
"Mama Imelda ha bisogno del tuo aiuto adesso. Io devo solo fare dei semplici compiti, non è così impegnativo" "Allora posso stare  comunque qui. Non proferirò  parola" ci aggiunse anche una risatina ma non funzionò. Girò lo sguardo dal lato opposto, dopo la figuraccia fatta davanti a Miguel. 
Forse, doveva seguire il suo consiglio e lasciarlo un po' da solo. Héctor sapeva che ognuno aveva bisogno dei propri spazi e questo valeva anche per il ragazzino. Era diventato un ometto e con il cuore spezzato, era cosciente che prima o poi doveva lasciarlo andare.
Silenziosamente, gli mise intorno le braccia e lo strinse per un'altra volta. Miguel, sentendo l'immediato bisogno del calore di Hector, non esitò a prendere parte all'abbraccio. 
Stranamente, una parte di se era triste e voleva delle coccole. Forse, perché anche lui si era reso conto di aver scampato la morte. No! Non poteva morire!.
Era spaventato dall'idea di separarsi dalla sua famiglia, di vivere da solo per molto tempo. Avvertì il bisogno di lasciarsi andare sul petto di Héctor. Il battito del cuore era una dolce melodia, come i brani che scriveva la sera, quando l'ispirazione bussava alla sua porta. "Stai bene?" domandò il musicista preoccupato. Aveva notato subito il comportamento di Miguel. Il dodicenne si allontanò da lui e disse che era tutto apposto.
Héctor gli scompigliò i capelli in segno di saluto e gli promise che a fine lavoro, sarebbe stato con lui tutto il giorno. 
Miguel rimase solo e immerso nello studio, aspettava con impazienza la sera perché voleva passarla a tutti i costi con Héctor. 
C'era uno strano rapporto che li legava. Era molto complicato da spiegare. Parlavano e scherzavano come due amici, si confidavano segreti come due fratelli e si prendevano cura l'uno dell'altro come un padre e un figlio. 
Héctor si era calato nel ruolo da genitore ma per Miguel, lui era il suo migliore amico. 
Sapeva di non essere realmente figlio suo. L'aveva scoperto casualmente un giorno, a sei anni. Quando Imelda e Héctor si erano messi a discutere di quell'argomento al momento sbagliato, nel posto sbaglio. Miguel aveva sentito ogni singola parola e Héctor in un secondo, aveva temuto di veder sgretolarsi davanti agli occhi tutto quello che aveva costruito.
Si era maledetto per non aver mai detto la verità e pensava di aver perso per sempre la fiducia nel suo bambino. Ma Miguel, stranamente li aveva abbracciati, pronunciando parole che i due coniugi non avrebbero mai dimenticato.
Non mi interessa. Voi siete i miei soli e unici genitori.
Imelda aveva pianto di nascosto. Héctor si era sfogato sul bambino.
Miguel adesso che era cresciuto, continuava a non sentirne di questa 'mancanza'. Imelda era la sua unica Mama. Héctor, oltre ad essere il suo migliore amico e fratello maggiore, era anche il suo papà.
Miguel studiò tra una pausa e un'altra fino a tarda sera. Decise di fermarsi con i compiti e proseguire il giorno dopo. Depose i libri nella cartella e stirò in alto le braccia. Aveva voglia di alzarsi e muovere le gambe. Le sentiva addormentate e un prurito fastidioso gli aveva attaccato i piedi.
Lasciò la stanza e sentì le voci di Imelda e Héctor provenire dal salotto. Ad un tratto, se ne aggiunse una terza. Era adula come quella dei suoi genitori. Miguel si affacciò dalla ringhiera di legno per sbirciare. Si divertiva ad agire in incognito come un agente segreto. 
Mama Imelda e Papa Héctor erano vicino alla porta d'ingresso e si tenevano per mano. Con loro, c'era un signore che Miguel conosceva bene. Era il dottor Sanmi. 
Non riuscì ad ascoltare il discorso e sfortunatamente, il medico lasciò subito la casa dei Rivera, dopo aver augurato la buonanotte. Il ragazzino uscì allo scoperto e Héctor se ne accorse subito. "Ehi! Chamaco!" gli andò in contro, salì le scale e quando lo raggiunse, lo prese in braccio.
Imelda stava per dirgli di tornare a letto ma vedendo il figlio arzillo e scattante, decise di non preoccuparsi troppo.
"Grandi notizie! Il bambino tra non molto arriverà!" comunicò Héctor e  Miguel capì perché il Signor Sanmi era con loro. Stava controllando la gravidanza di Imelda. 
Tutta la famiglia attendeva con ansia la nascita del nuovo Rivera. Miguel non vedeva l'ora di accogliere nella sua vita un fratellino o una sorellina, sentiva il dovere di prendersene cura. 
"Come si chiamerà?" il chico andò subito al sodo. Héctor e Imelda si guardarono stupiti perché in verità, non ci avevano ancora pensato. "Non sappiamo se è un maschio o una femmina" dichiarò Imelda accarezzandosi il ventre "Ma possiamo pensarci lo stesso!" "Se sarà un maschietto a me piacerebbe Gael, Anthony, oppure Tullio" "E se è una femmina?" ipotizzò Imelda mandando in difficoltà Héctor.
La scelta del nome opposto risultò più difficile perché ce ne erano tanti da scegliere, molto più belli di quelli maschili.
 "Coco!" fu Miguel a proporre il nome. Era originale e per niente scontato.
"Coco?" Héctor lo ripeté tra se e se sotto voce. Non era un nome comune però gli piaceva. Anche Imelda lo trovava carino.
"Héctor, vogliamo andare fuori?" Miguel cambiò discorso perché moriva dalla voglia di uscire, il musicista stava per acconsentire ma la donna si mise in mezzo e prese a minacciare tutti e due. "Prova a mettere piede fuori di qui e ti vieterò la televisione per un mese" dopo passò a Héctor "Portalo fuori e non la passerai liscia".
"Si signora" dissero contemporaneamente leggermente spaventati. Imelda sapeva come mettere i brividi.
"Passeremo lo stesso la serata insieme, io e te" Héctor se ne uscì con un'altra alternativa per stare con Miguel e il chamaco ne rimase soddisfatto. 
Il ragazzino, dopo giorni riuscì a cenare tranquillamente con tutti i famigliari che quella sera, rincasarono più presto del solito e fecero tante coccole a Miguel, felici di vederlo di nuovo in forma.
Perfino Victoria si dimostrò più aperta del previsto.
Rosita invece, cucinò il suo piatto preferito e fece diventare le guance di Miguel rosse, a forza di pizzicarle.
Concluso il pasto, Héctor  accompagnò il bambino   nella cameretta, portandolo sulle spalle, come quando era più piccolo. Lo buttò sul letto e il musicista si stese vicino a lui.
Inizialmente improvvisarono una breve lotta di cuscini per poi finire la battaglia stremati.
Finalmente, erano di nuovo uniti. 
Héctor non sapeva descrivere il suo legame con Miguel. Alcune volte si sentiva un padre, altre era un amico e infine, si vedeva anche come un fratello.
Non immaginava nemmeno che il piccolo Miguel aveva il suo stesso pensiero. 
Sapeva solo che quando era in sua compagnia, tutto era più semplice.
Si ricordò di avere una sorpresa per lui "Miguel" "Si?" "Vuoi sapere una cosa?" "Certo!" disse incuriosito il chamaco.
“Guarda qui” Héctor infilò le dita nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un foglio piegato con cura in quattro parti. Lo aprì e dopo, lo diede a Miguel. Il bambino lesse ciò che riportava e lentamente, il suo viso si trasformò in uno sguardo stupefatto.
La cosa, interessava entrambi. Era stato organizzato in città un piccolo spettacolo e poteva esibirsi chiunque, dopo  l’iscrizione naturalmente.
“Che ne dici? Si terrà nel Dia de Muertos!” “Ma è tra cinque giorni” ricordò Miguel “Ho paura di non farcela”.
Héctor si passò le mani tra i capelli, stufo di sentire quelle sciochezze “Cosa dici?. Vuoi diventare un musicista e hai paura di esibirti di fronte ad un paio di persone?” “Non è vero! Lo sai anche tu che nel Dia de Muertos la città è affollata!” “Se vuoi suonerò io al tuo posto” propose Héctor per vedere la reazione di Miguel.
Il ragazzino agì proprio come si aspettava. “Non se ne parla! Io voglio suonare veramente davanti a tante persone. È solo che, ho paura di farmi prendere dall'ansia” “Ti stai facendo troppi problemi.
Io credo in te Mijo" sussurrò l'uomo posando la mano sulla fronte di Miguel. Fortunatamente, non scottava ma per guarire completamente, serviva ancora del tempo.
   
 
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