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Autore: Jo_The Ripper    11/03/2018    7 recensioni
Han Solo si era sempre considerato un uomo con i nervi d’acciaio.
Forte, risoluto, sprezzante del pericolo. Coraggioso, impertinente, a tratti un po’ spaccone (quel tanto da garantirgli di esercitare un certo fascino da bad boy sul gentil sesso).
Eppure adesso, fermo davanti alla porta chiusa della camera di suo figlio, tutta quella fermezza di cui si vantava era andata a farsi friggere.

Situazioni tipo in casa Organa - Solo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Han Solo e l’arte del tempismo perfetto

Han Solo si era sempre considerato un uomo con i nervi d’acciaio.
Forte, risoluto, sprezzante del pericolo. Coraggioso, impertinente, a tratti un po’ spaccone (quel tanto da garantirgli di esercitare un certo fascino da bad boy sul gentil sesso).
Eppure adesso, fermo davanti alla porta chiusa della camera di suo figlio, tutta quella fermezza di cui si vantava era andata a farsi friggere.

E dire che la sua giornata era andata magnificamente: aveva fatto un affare d’oro, finito in anticipo al lavoro e percorso la strada del ritorno a tempo di record, senza beccare un singolo semaforo rosso.
Quando aveva infilato la chiave nella serratura di casa, si sentiva tutto ringalluzzito e pieno di buonissimi propositi.
Ben era a casa di Rey, per non ricordava quale progetto scolastico, e lui si stava già sfregando le mani al pensiero di una serata speciale in compagnia di sua moglie.
Un bicchiere di vino rosso, una cena saporita e dopo chissà.
Purtroppo tutte le sue fantasie erano evaporate appena messo piede in cucina.
Ben e Rey erano già rientrati, li sentiva muoversi in maniera concitata in camera del ragazzo, al piano superiore.
Sospirò deluso, ma d’altra parte avrebbe dovuto prevederlo: quei due erano i più grandi guastafeste della storia.
Si avviò mogio e abbattuto su per le scale, per salutarli e chiedere se avevano qualche desiderio particolare per cena. Stava per bussare alla porta quando si fermò con la mano a mezz’aria, ascoltando il loro discorso.

“Non ci posso credere. Stiamo davvero per farlo.” La voce di Rey era un mix di entusiasmo e agitazione.
“Puoi tirarti indietro, se vuoi.” Il tono flemmatico e pungente di Ben dovette irritarla perché la sentì controbattere subito, punta nell’amor proprio del suo coraggio messo in discussione.
“Certo che voglio farlo! Non abbiamo aspettato l’occasione giusta per essere soli in casa e poi mandare tutto all’aria!”
Han sgranò gli occhi e la mano gli cadde lungo il fianco. Non poteva certo essere quello a cui stava pensando. No, proprio no. Assurdo.
“Effettivamente mi sarei stupito del contrario.” Convenne Ben. “Sei stata tu ad insistere così tanto.”
“Perché a te dispiace, eh? Ma fammi il piacere!” Sbottò la ragazza.
Una goccia di sudore freddo colò lenta lungo la tempia di Han. La situazione stava prendendo una piega molto, molto, molto preoccupante.
“Avanti, Ben, tiralo fuori.”
Al comando perentorio di Rey, Han vacillò esterrefatto. Dalla stanza arrivarono rumori ovattati e clangori metallici. Cosa diavolo stavano combinando quei due? Han era inchiodato al pavimento, disorientato, incapace di muoversi e mettere insieme un pensiero coerente.
Il gridolino eccitato proveniente dalla camera ebbe su di lui lo stesso effetto di un diretto allo stomaco.
“È fantastico! Posso toccarlo?”
“Sei qui per questo, no?”
Han, ancora a bocca aperta, avvertì il fischio ammirato di Rey.
“È così… solido e massiccio, liscio… potrei passare le mani su queste venature per ore!”
Ben emise una leggera risata.
“Finiresti per consumarlo.”
“Oh, porca miseria.” Han si passò una mano sulla fronte e la scoprì imperlata di sudore. Dal cervello in panne proveniva un suono acuto assimilabile alla sirena di un allarme antiatomico.
“Comunque è meglio se ti siedi, questa posizione potrebbe darti fastidio al collo.”
Rey bofonchiò un mugugno di approvazione e la rete del letto cigolò.
“Devo mantenerlo così, giusto?”
“No, aspetta, ti guido io.”
Dalla parte opposta, il signor Solo stava iperventilando.
Leia, doveva assolutamente contattare Leia. Tirò fuori dalla tasca il cellulare e digitò la richiesta di aiuto ad una velocità mai vista prima: “Ti prego, torna subito, è un’emergenza!”
“Ecco, la presa così è perfetta. Devi tenerlo con due mani.”
“Non è facile come sembra.”
“Beh, no. Ci vuole un po’ per impratichirsi.” Affermò Ben con una punta di soddisfazione e orgoglio. “Ma se seguirai le mie istruzioni, presto lo maneggerai a dovere.”
A quel punto Han era sull’orlo dell’attacco di panico.
“Non startene qui imbalsamato, fa qualcosa, qualsiasi cosa!”
Trasse un respiro profondo e ragionò sulla situazione. I ragazzi erano ormai quattordicenni, quindi era normale provare una certa curiosità nei confronti del proprio corpo e di quello del sesso opposto, giusto? Erano i cambiamenti procurati dallo scombussolamento ormonale tipico degli adolescenti.

Lui però aveva il dovere morale di bloccare quella follia che si stava consumando sotto al suo tetto. Ma come? Di sicuro non avrebbe fatto irruzione nella stanza, materializzando l’incubo di qualsiasi genitore: trovare il proprio figlio in circostanze dannatamente compromettenti, a pantaloni calati intento a lasciarsi ‘esaminare’ da una ragazza.
Non aveva avuto nemmeno il coraggio di sbirciare dalla serratura. La paura di imprimersi a fuoco nella testa, in maniera indelebile, l’immagine di quanto stava accadendo oltre quella porta era davvero troppa.
E poi si trattava pur sempre di Rey! Ma ce l’avevano un briciolo di buonsenso nella zucca? Se non quello sciagurato con metà dei suoi cromosomi, almeno lei! Erano cresciuti insieme, come fratello e sorella! Se Luke avesse scoperto tutto ciò, di certo lo avrebbe prima ucciso, poi fatto a pezzi microscopici e poi ucciso di nuovo. La ragazza era sotto la sua responsabilità e doveva proteggerla.
Ma in fondo cosa poteva aspettarsi da quei due? Insieme erano un’accoppiata capace di atti di spropositato catastrofismo. L’aveva sempre sostenuto, benché nessuno gli avesse mai dato credito. E la prospettiva di poter finalmente avere la sua rivincita con un bel: “Ve l’avevo detto, prima o poi l’avrebbero combinata grossa!” non appariva poi così allettante.
E Leia dove si era cacciata? Possibile che lei o la scuola non gli avessero fatto il ‘discorsetto’? Non voleva essere lui l’incaricato di quel tipo di spiegazioni spinose. Avrebbe preferito affrontare una guerra a bordo di un’astronave piuttosto che l’imbarazzante momento istruttivo alla presenza di suo figlio e della sua nipote acquisita.

Tuttavia la domanda principale, in quell’assurdo contesto, era solo una: perché stava succedendo proprio a lui? Cosa aveva fatto di male? Qualcuno, lassù, si stava facendo grasse risate a suo discapito.
Se solo il suo tempismo non fosse stato così pessimo sarebbe rientrato alla solita ora e di quella storia non avrebbe mai saputo niente.
O meglio, se anche fosse venuta alla luce, sarebbe intervenuto solo in veste di educatore per dare una bella strigliata ai ragazzi e fargli una ramanzina con i controfiocchi.
Si stava ancora arrovellando il cervello quando colse le parole dubbiose ed esitanti della ragazza.
“Ben… e se dovessero scoprirci?”
“Non ci beccheranno mai.” Sostenne categorico l’altro e Han pensò davvero di aver tirato su un piccolo criminale sfrontato e impertinente. “Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili.”
E alla parola precauzioni, la sua mente andò in blackout. Se qualcosa fosse andato irrimediabilmente storto, lui non era pronto per diventare nonno!

La dea bendata, però, si decise a sorridergli quando captò il rumore dell’auto di Leia nel vialetto.
Anche i ragazzi dovevano aver sentito perché ricominciò il parapiglia affannato e agitato di chi deve riassettare la scena del crimine per provare la propria innocenza.
Han scese le scale a due a due, saltando gli ultimi tre gradini e andò incontro a sua moglie.
Leia lo fissò preoccupata.
“Han, cosa succede? Sei pallido come un lenzuolo! Ti senti male?”
Lui si affrettò a scuotere la testa.
“Leia, io ho sentito… loro stavano…” Le parole gli vennero fuori in un balbettio incomprensibile.
“Han calmati, non sto capendo nulla! Chi faceva cosa?”
“Ben e Rey!” Esclamò con voce troppo alta e la donna lo guardò ancora più sconcertata. “Si sono chiusi in camera e…” Aggiunse in un sussurro circospetto.
“Cosa? Sii più chiaro, ti prego!”
Lui inspirò forte dal naso e socchiuse gli occhi. Mise le mani sulle spalle di sua moglie e si abbassò fino ad incrociarne lo sguardo.
“I ragazzi l’hanno fatto.”
Leia aggrottò le sopracciglia, più confusa di prima, portandolo a spazientirsi. Era proprio così tonta da non arrivarci?
“Hanno fatto quella cosa tipica di un uomo e una donna quando provano una forte attrazione l’uno per l’altra.”
Finalmente la donna comprese. Schiuse le labbra e allargò gli occhi, chiaramente incredula.
“Non è possibile, devi aver frainteso l’intera situazione.”
Han incrociò le braccia, indispettito.
“Credimi, ho compreso fin troppo bene il loro discorso! Mi rimbomba ancora nella testa!”
“Oh, non lo metto in dubbio. Io però sono pronta a metterci le mani sul fuoco. Ben e Rey non hanno fatto ses…”
“Mamma, papà, siete già tornati?”
Dalla soglia della porta fecero capolino i due incriminati. Leia gli rivolse un largo sorriso, invece Han gli scoccò un’occhiata minacciosa.
“Sì, ci siamo anticipati. Perché non andate un attimo a prendermi queste cose al supermercato? Nel frattempo inizio a preparare la cena.” Allungò a Rey una lista e la ragazza tirò Ben per la manica, mentre sospirava annoiato.
Han li seguì con lo sguardo.
No, per quanto sua moglie si ostinasse a scagionarli, erano innegabilmente indifendibili.
“Non la passeranno liscia.”
Leia sollevò gli occhi al cielo e, per il momento, ignorò le sue sconclusionate prove circostanziali.

***

Durante la cena c’era la solita atmosfera.
Leia e Rey chiacchieravano fitto della propria giornata mentre Ben se ne stava, serio e taciturno, a giocherellare con il cibo. Rispondeva a monosillabi alle domande della madre e aggiungeva commenti sarcastici alle considerazioni di Rey. Han li studiava con un cipiglio truce, utilizzando una nota tecnica intimidatoria di pressione psicologica (di dubbia efficacia), pronto a cogliere il primo segnale di tradimento.
Rimase deluso perché nessuno di loro si lasciò sfuggire un dettaglio sull’accaduto del pomeriggio che potesse smascherarli.
Cavolo, quando avevano preso a tirarsi le briciole sarebbe dovuto intervenire qualcuno dell’Accademy per assegnargli l’Oscar come migliori attori protagonisti!
Un lavoro di copertura ammirevole.

Quando squillò il telefono, Leia si alzò per rispondere. Scambiò poche parole e riattaccò.
“Rey, era Luke.” Disse riprendendo il suo posto. “Tornerà tardi dalla riunione e vorrebbe farti dormire qui.”
“Ah, va bene. Però devo passare a casa a prendere il progetto per la lezione di scienze di domani.” La ragazza spostò l’attenzione su Ben; lui, capita l’antifona, si stava già mettendo in piedi per andare con lei.
“Nessun problema, ti accompagno io.” Lo intercettò Leia. “Voi sparecchiate e caricate la lavastoviglie, ci metteremo poco a tornare.”
Rivolse un eloquente cenno del capo a suo marito (ma il tacito messaggio era:
Non sottoporre tuo figlio ad un interrogatorio e non fare niente di stupido mentre non ci sono. Ho tutto sotto controllo”), che annuì impercettibilmente e poi uscì.
Il giovane Solo iniziò a sgombrare la tavola, sotto lo sguardo bieco e torvo del genitore.
“E va bene, ora basta! Si può sapere cosa ti prende? È tutta la sera che mi guardi male e mi stai innervosendo!” Protestò Ben.
“Assolutamente nulla.” Ringhiò l’altro, fingendosi tranquillo e bendisposto. “Va’ tutto maledettamente bene. Ora finisci le faccende assegnate da tua madre.”
“Non era rivolto solo a me, vecchio.”
“Ascoltami bene, ragazzino irrispettoso, non ti permetto di…”
“Sì, sì, come ti pare.” Lo interruppe suo figlio con uno sbuffo della mano, continuando ad armeggiare con i piatti.
Han tacque, pregustandosi il momento in cui avrebbe cancellato quell’espressione tediata e insofferente dalla faccia del moccioso con la punizione più epocale mai concepita dalla mente umana.

Trascorse circa mezz’ora prima del ritorno di Leia e Rey e la ragazza, dopo aver augurato loro la buonanotte, imboccò le scale per recarsi da Ben.
Han andò a sedersi sul divano, presto raggiunto da sua moglie.
“Allora, ha parlato?”
“Ovvio, mio caro marito. Rey, con me, è incapace di mentire.”
“Non mi sembri preoccupata. Né arrabbiata.”
Leia stese le labbra in un sorriso conciliante e paziente.
“Perché non c’è ragione di angosciarsi. Com’era prevedibile, hai travisato tutto. Si tratta di un enorme equivoco.”
Han inarcò le sopracciglia, ancora scettico e poco convinto.
“Te la senti di ampliare il discorso?”
La donna si accomodò meglio sul divano e si schiarì la voce.
“Hanno preso di nascosto il tuo basso, quello che suonavi quando eri nella band dei Millennium Falcon. Rey voleva a tutti i costi vederlo ma sa quanto ci sei affezionato a livelli maniacali e temeva un tuo rifiuto. Ci ha tenuto a sottolineare il coinvolgimento di Ben solo su sua pressante richiesta. Devi averli pizzicati nel momento in cui lo estraevano dalla custodia e tuo figlio le mostrava come impugnarlo sul manico per accordarlo. A quanto pare Ben, a scuola, sta prendendo qualche lezione. Per la cronaca, tutto questo è strettamente confidenziale e ho promesso di non farne parola o, almeno, di non punire Ben per colpa di un’idea tutta sua. Voleva solo accontentarla.”
Han batté le palpebre un paio di volte, fissandola a bocca aperta come uno stoccafisso.
“Il mio... basso…” E poi eruppe in una fragorosa risata piena di sollievo, coinvolgendo anche sua moglie.
Quando si furono calmati, allungò una mano sul viso di Leia, sfiorandone lo zigomo con il pollice. Abbassò per un attimo gli occhi. Provava una certa delusione nel non essere a conoscenza dei piccoli dettagli della vita di suo figlio. Ben era sempre schivo, sfuggente. Non poteva dire di sapere cosa gli frullava per la testa. Non riuscivano a comunicare e, a volte, aveva la sensazione di vederlo scivolare via, lontano da loro.
Forse era la tipica crisi adolescenziale e con il tempo il loro rapporto sarebbe migliorato. Se non altro così sperava.
Indirizzò un sorriso storto alla donna di fronte a lui e si chinò a sfiorarle il naso con il proprio.
“Hai sposato un idiota.”
Gli occhi di Leia erano dolci e comprensivi quando si protese per accettare il suo bacio.
“Lo so.”

***
Una volta dissi che avrei provato a scrivere qualcosa di diverso da questa roba AU, riallacciandomi al contesto originale, ma i miei buoni propositi naufragano molto in fretta.
A mia discolpa, tutto nasce dalla visione di questa immagine. È stato un richiamo troppo forte per non fantasticarci su (e immaginare una versione adulta di Ben bassista/chitarrista/batterista, ciao).
La storia si inserisce nell’universo di Di Jedi, Sith e interruzioni poco gradite, solo ambientata qualche anno prima.
E niente, spero l’abbiate comunque trovata una lettura simpatica in questa pigra domenica.
Alla prossima!


  
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