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Autore: Redthread90    12/03/2018    0 recensioni
Atlanta, giorni nostri.
Evie Clarke è un'investigatrice privata in cerca di giustizia. È giunta l'ora di scoprire la verità, per farlo è disposta a correre qualsiasi rischio. Dopo quasi vent'anni torna nella sua città natale, lì dove tutto ha avuto inizio. Per affrontare il suo passato oscuro, avrà bisogno di una persona: il medico legale Julian Thompson.
Julian conduce una vita tranquilla, nonostante i dolori della sua infanzia. Non immagina che l'arrivo della donna sconvolgerà la sua esistenza. Le loro vite si intrecceranno. In che modo? Quale sarà il ruolo di Julian? Ed Evie, quali segreti nasconde?
Storia scritta a quattro mani.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

Evie


Non mi interessava essere capita da qualcuno, essere guardata, talvolta non mi importava che mi vedessero davvero. Potevo tranquillamente vivere come un fantasma. La mia presenza furtiva scattava tra le esistenze altrui come alla ricerca di un vago volto, di un segno che mi dicesse che quella era la strada giusta da percorrere. Lo facevo con tutta calma, in realtà, perché avevo imparato a mie spese che, in quella caccia, la fretta non avrebbe dato i suoi buoni frutti. Attendevo, mi esponevo quel tanto che bastava a fare piccoli passi avanti o, talvolta, a non farne minimamente: apprendevo l'arte della pazienza e dell'attesa
Ero lontana anni luce dalla mia esistenza, ma non mi mancava per niente.

Non avevo fatto altro che rincorrere quel momento. Quel bar, quella ragazza, quel caffè bollente, le giornate passate a cercare ciò per cui ero arrivata fin lì, nella mia città natìa. La ricordavo a stento e onestamente non mi faceva né caldo né freddo: Atlanta non era una casa, per me. In fondo sapevo di non averne una, di non conoscere radici e di non avere un passato a cui sentirmi legata e a cui pensare con nostalgia. Avevo solo il presente, gli occhi cerulei di quella barista che mi guardava dai suoi occhiali, la sua gentilezza e il mio bisogno di sapere che tra quelle persone avrei trovato chi stavo cercando.

Accadde quella mattina. Potevo aspettarmi di tutto, in effetti non credevo che avrei trovato in quel luogo proprio lui. Dopo tutte le giornate terminate con un nonnulla, ormai credevo che avrei dovuto scovare un altro modo per arrivare a conoscerlo.

Presi a parlargli come se niente fosse, come se non sapessi cosa avrebbe detto e come avrebbe risposto alle mie domande; tentai di essere naturale e di non affrettare le cose. Sapevo che il mio bisogno di verità non avrebbe dovuto offuscare il mio giudizio né il percorso che avrei dovuto fare pian piano, senza rischiare che il mio istinto rovinasse tutto.
Non avevo fatto tanta strada inutilmente, non mi ero messa sulle tracce di un passato apparentemente introvabile per correre un pericolo che nessuno avrebbe dovuto subire, soprattutto io.

Sul suo viso comparve un'espressione sorpresa: «Un'investigatrice privata?! Non l'avrei mai detto, sul serio. Sembra bello. Comunque ancora non so come mai conosci Felicity. O se sei di qui. Non credo di averti mai vista.» Ripetè la mia professione, probabilmente molto meravigliato dal mio lavoro che, forse, di consueto non veniva svolto da molte donne.

«Ci siamo conosciute in questo bar. È così socievole che è impossibile non fare la sua conoscenza. Comunque sono nata qui, ma mi sono trasferita altrove da bambina. Sono tornata da poco.» Soddisfai la sua curiosità, per poi chiedere: «Tu sei di Atlanta?»

«Nato e cresciuto qui. Purtroppo o per fortuna, ma non mi lamento.» Annuì, dimostrando a parole quella sorta di status da cittadino modello, voltandosi a cercare Felicity con lo sguardo che, come a rispondere al suo richiamo, tornò verso di noi.

Decisi che sarebbe arrivato il momento di lasciarli soli, così recuperai la mia borsa e mi alzai dalla mia seduta. Per quella mattina ero sufficientemente soddisfatta.

«Beh, credo che per me sia arrivata l'ora di andare. È stato un piacere conoscerti, Julian. Se dovesse mai servirti un'investigatrice... » Sorrisi con cordialità, convincendomi a non dargli ulteriormente fastidio, o almeno non subito.

Restò appoggiato al bancone e mi rispose con un altro sorriso volto a mostrare la sua dentatura perfetta: «Vale anche per me, Evie. Grazie, ci penserò su!»

Uscii da quel bar con l'impressione di aver già fatto qualcosa di buono. La conoscenza con Felicity aveva dato i suoi frutti: finalmente lo avevo incontrato.

Julian era la persona più vicina alla verità. 
Avevo bisogno di risposte. Non importava come le avrei avute.

   
 
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