Capitolo
undicesimo
Nonostante
quello che tutto il resto del mondo pensava, Theon Greyjoy un cervello ce l’aveva
e, da quando era stato costretto a usarlo per resistere e salvarsi dalle
torture di Ramsay, aveva pure imparato a farlo funzionare. Dunque la prima
parte della fuga si svolse senza alcuna difficoltà e i due misero in opera
anche dei brillanti depistaggi per i cani del giovane Bolton. Viaggiarono
dunque per tutta la giornata verso sud-ovest per allontanarsi sempre di più da
Grande Inverno e dalle zone in cui avrebbero potuto imbattersi in famiglie del
Nord devote agli Stark.
Solo
con il tramonto Theon si decise a dare un po’ di requie a quel povero cavallo e
ritenne che, con il buio, non avrebbero di certo proseguito le ricerche. Non
voleva comunque fermarsi in nessuna locanda per la notte (la coscienza sporca
di quello che aveva fatto a Grande Inverno lo pungolava sempre ed era ben
consapevole di non essere affatto amato nel Nord). Paradossalmente, anzi,
avrebbe più facilmente trovato lui qualcuno
che lo riconoscesse e ricordasse il tentativo di invadere la fortezza,
piuttosto che Ramsay. Il giovane Bolton era conosciuto per fama, ma di solito quelli che lo avevano visto non erano
sopravvissuti per raccontarlo e, per il resto, nessuno lo aveva mai incontrato.
Alla
fine, Theon trovò un fienile abbandonato e giudicò che potesse fare al caso
loro.
“Senti,
ma sei tu che stai facendo scappare me o sono io che aiuto te a scappare?”
buttò là Ramsay, che per tutta la giornata, contrariamente alle sue abitudini,
aveva parlato molto poco. Doveva essere davvero traumatizzato…
“Un
po’ tutte e due le cose, immagino” rispose Theon, mentre sistemava il cavallo
per la notte (si era accertato che il fienile si richiudesse bene, non era poi
lo scemo che tutti pensavano e sapeva bene che, al Nord, non c’erano solo i
cani di Ramsay a sbranare e che i lupi non erano solo gli Stark). “Avevamo
entrambi bisogno di fuggire e ci siamo aiutati a vicenda.”
“Ah,
quindi adesso saremmo pari?” commentò
Ramsay, che a quanto pareva era caduto dalle nuvole proprio in quel momento.
Era da un po’ che i giochi di potere tra loro due si erano ribaltati…
Nel
frattempo i due erano entrati anche loro nel fienile, avevano sbarrato le porte
e si erano seduti su un po’ di paglia per dividersi una parte delle provviste
che avevano.
E
Theon sapeva che sarebbe stata dura affrontare quell’argomento in particolare,
parecchio dura. Sperava che Ramsay non lo tirasse fuori ancora per un po’, ma
ormai era andata.
“Guarda
che me ne sono accorto che non mi chiami più mio signore” insisté Ramsay, che non si capiva bene se ci fosse o
ci facesse.
Vabbè,
che cosa poteva mai succedere ormai? Ramsay era ben lontano dai suoi uomini e
dalle sue segrete, era braccato dai suoi nemici e Theon aveva una vaga
consapevolezza che, nel caso, sarebbe stato in grado di bloccarlo anche
fisicamente.
“Non
vorrei darti un’altra delusione, ma forse ti è sfuggito che ormai non sei Lord di un bel niente” replicò quindi il
giovane Greyjoy, pensando che le brutte notizie era meglio darle subito. “Grande
Inverno è tornata agli Stark e tu non puoi nemmeno rifugiarti a Forte Terrore,
visto che sarebbe uno dei primi posti in cui ti cercherebbero. Nessuno ti
toglie il tuo nome e il tuo casato, ormai sei un Bolton, come ha legittimato il
giovane sovrano Lannister, però al momento attuale i Bolton non possiedono
nulla e persino tuo padre deve accontentarsi della discutibile ospitalità di
Lord Frey.”
Evidentemente
con la libertà, l’aria fresca e la sicurezza era tornato fuori anche il vecchio
caratterino pungente e ironico del Theon di una volta…
“E
con questo dove vorresti arrivare?” domandò Ramsay, rabbuiato. Però non
riusciva a tenere il muso più di tanto… Theon sembrava quasi divertito da tutto
quell’ambaradan, finita la frugale cena si era disteso sulla paglia con le
braccia incrociate dietro la testa e guardava Ramsay con una specie di
sorrisetto sghembo e Ramsay… Ramsay non ci riusciva proprio ad arrabbiarsi con
uno così!
“Non
voglio arrivare da nessuna parte” ribatté, sempre sorridendo. Si era accorto
dell’effetto che aveva sul suo compagno di fuga e pensava di approfittarne fino
in fondo. “E’ solo che i Bolton, adesso, non hanno niente di niente mentre io
sono e resto l’erede delle Isole di Ferro, non so quanto la cosa ti possa
piacere ma è così.”
“Beh,
se ti illudi che mi metta a chiamarti mio
Principe o qualche altra stronzata del genere te lo puoi pure togliere
dalla testa!” chiarì Ramsay, che ormai aveva più o meno capito di aver perduto
il controllo della situazione ma voleva pur sempre far vedere che non era l’ultimo
arrivato.
“Ah,
no, questo no. Dopo mesi e mesi di quell’orrido Reek nelle orecchie, essere chiamato Theon mi va più che bene!”
replicò il giovane, scoppiando a ridere per la prima volta dopo un tempo
infinito… e stupendosi lui per primo di quel suono che una volta gli era tanto
familiare.
“Non
ti avevo mai visto ridere, prima…” commentò Ramsay tanto per dire qualcosa,
visto che si era sentito parecchio turbato da quel Theon così scanzonato e
sicuro e non voleva darlo a vedere o, almeno, si illudeva che il giovane
Greyjoy non se ne accorgesse.
Certo, mi
straziava fino a farmi impazzire e pretendeva pure che ridessi? Ma perlomeno si
ascolta mai quando parla oppure gli piace solo il suono della sua voce?, pensò Theon, ma
la sua risposta fu più diplomatica, sebbene anche piuttosto ironica.
“Diciamo
che non mi hai dato tutte quelle occasioni di ridere finché ero tuo prigioniero
e tuo schiavo, no? Ma immagino che adesso parecchie cose cambieranno” disse.
“Immagino
di sì, in fondo mi hai… salvato la vita e non eri nemmeno tenuto a farlo dopo
quello che ti ho fatto io” rispose Ramsay, guardandosi fisso la punta delle
scarpe e tirando fuori la cosa più simile a un’ammissione di colpa che sarebbe
mai riuscito a trovare in tutta la sua esistenza. “Però lo capisci anche tu che
non potevo fare altrimenti, vero? Io non volevo proprio farti del male, ma sono stato costretto…”
Oh, beh, chissà
allora cosa mi avresti fatto se avessi voluto veramente farmi del male, pensò ancora una
volta Theon. Eppure era anche curioso di sentire che cosa si sarebbe inventato
adesso Ramsay, la sua personale versione del Io non sono cattivo, è che mi disegnano così, per chi ricordasse
ancora l’esplosiva Jessica Rabbit!
“Il
fatto è che… beh, devi capire perché ti ho torturato. Insomma, mi ci sono
divertito e questo lo sai, però non sei il solo che mi sono dilettato a
scuoiare e mutilare e tutti gli altri prigionieri, alla fine, sono morti.
Invece con te è stato diverso, ecco” cominciò a spiegare Ramsay, sempre mostrando
un disagio davvero insolito in lui. “Con te mi sono impegnato di più, ho messo in scena la farsa della fuga, ho fatto
il giochetto per tagliarti il mignolo: di solito non mi prendevo tanto disturbo
per i miei prigionieri, li torturavo e basta o magari li lasciavo torturare ai
miei uomini. Ma tu mi hai colpito, mi sei piaciuto e per questo mi sono voluto
occupare di te di persona.”
Quale onore…, pensò amaramente
Theon. Ma, nello stesso tempo, gli venne spontaneo pensare che era comunque la
prima volta che qualcuno gli diceva una cosa simile. Gli sono piaciuto, l’ho colpito… E’ triste, ma quando mai un’altra
persona mi ha parlato così? Lord Stark? No di sicuro. Robb? Forse mi era
realmente amico, ma quando ha saputo di quel che avevo fatto a Grande Inverno,
è stato svelto a condannarmi, senza nemmeno cercare di capire le mie ragioni. Le ragazze che ho avuto? Per loro ero solo
un amante, un divertimento, per non parlare di mio padre, per lui valgo meno di
una stupida fortezza sulla costa. C’è davvero di che esserne fieri…
Ramsay
continuava a parlare, ignorando allegramente i tormenti interiori di Theon.
“Lo
capisci che dovevo farti tutto quello
che ti ho fatto? Dovevo
imprigionarti, mutilarti, farti quasi impazzire di paura per domarti, schiacciarti
e annullarti. Ho dovuto anche farti diventare un altro, quel Reek, per farti
dimenticare chi eri, lo capisci? Dovevo toglierti tutto e farti terra bruciata
intorno perché tu fossi soltanto mio”
diceva Ramsay, infervorandosi sempre di più, con gli occhi che gli brillavano
per l’eccitazione e il desiderio che Theon veramente capisse ciò che lui aveva fatto e perché.
“Ti
sei dato tanto da fare perché… semplicemente perché… mi volevi?” Theon era
sbalordito. La situazione era talmente paradossale che ci sarebbe stato da
ridere se non fosse stata tragica. Tutta la vita a cercare disperatamente
l’approvazione degli altri, del padre, degli Stark… per poi finire per essere
desiderato spasmodicamente da uno psicopatico? Tuttavia era la prima volta che
questa follia veniva ammessa in prima persona da Ramsay e poteva essere un buon
segno, forse davvero adesso le cose sarebbero state diverse e migliori per
entrambi. “Certo, magari nessuno ti ha mai insegnato che ci sono dei modi un
tantino diversi per attirare l’attenzione
di qualcuno… beh, penso che avremo parecchio da lavorarci.”
“Sì”
rispose Ramsay, illuminandosi tutto per la contentezza di essere stato
compreso. “Se non ti avessi torturato e mutilato, tu ora non saresti qui con me
e io… io che farei? Ma tu lo hai capito, certo, altrimenti non mi avresti
aiutato a fuggire e adesso siamo qui, insieme, e…”
E la cosa peggiore…
o forse migliore, chi lo sa?... è che ha perfino ragione, dovette ammettere
Theon che, adesso che le torture erano solo un lontano per quanto terribile
ricordo, si sentiva anche piuttosto contento di essere lì con Ramsay.
“Bene,
mi fa piacere che ci siamo finalmente spiegati”
tagliò corto Theon, che comunque aveva pochissima voglia di rievocare gli
atroci mesi passati nelle segrete di Forte Terrore e tutto il resto del
pacchetto. Meglio ripartire da zero. “Ora, però, dovremo decidere da che parte
andare. Per parte mia, io voglio tornare a casa, a Pyke, però…”
“Non
penserai mica di portare anche me in mezzo agli Uomini di Ferro? Che ti dice la
testa? Allora è vero che in realtà vuoi farmi del male, quelli lo sanno cosa ho
fatto a te e agli altri del Moat Cailin, mi faranno a pezzi, era questo che
volevi veramente, quindi, ammettilo, e…” esclamò Ramsay, infuriato e spaventato
insieme. Come al solito il suo umore cambiava totalmente nel giro di due
secondi al massimo, ci si poteva regolare l’orologio…
“Non
voglio portarti a Pyke se tu non vuoi e, soprattutto, non voglio che qualcuno
ti faccia del male, questo speravo l’avessimo chiarito” lo interruppe Theon,
prendendolo per le braccia e attirandolo a sé. “Ti ho solo detto che cosa
vorrei fare io e, se tu volessi venire con me, nessuno oserebbe levare un dito
contro di te. Non dimenticare che sono sempre io il Principe delle Isole di
Ferro e i miei uomini dovrebbero obbedire a me. Comunque, non voglio certo
obbligarti a niente. Dimmi dove vuoi andare e io ti ci porto. Vorresti
rifugiarti anche tu alle Torri Gemelle con tuo padre? In fondo la tua famiglia
è lì.”
Ramsay
si era già calmato, così vicino a Theon si calmava subito, anche se poi si
sentiva emozionato, stravolto e più strano del solito… comunque le parole del
giovane Greyjoy lo fecero pensare
(almeno per quanto gli era concesso dal suo neurone).
“Che
ci vado a fare alle Torri Gemelle? Mio padre non mi vuole” disse, rabbuiandosi
ancora. “Mi ha abbandonato durante la battaglia e di sicuro spera che io sia
morto. Non mi ha mai voluto e non c’entra niente il fatto che sia un bastardo…
tanti bastardi sono comunque amati dai loro genitori mentre per lui… lui
avrebbe voluto che non fossi mai nato e ora sarà contento! No, non ci vado alle
Torri Gemelle. Si tenga pure il figlio legittimo e perfetto e spero che diventi come Lord Frey!”
Ecco
un’altra cosa che, si rese conto Theon, accomunava lui e Ramsay: nessuno dei
due era amato dal proprio padre. E Ramsay aveva ragione, non sempre i bastardi
erano trattati come lui, bastava vedere quanto Lord Stark avesse amato Jon
Snow. Gli venne spontaneo abbracciarlo e baciarlo e non per compiacerlo, non
per mostrare la sua forza, semplicemente per il bisogno di un contatto umano… o
più o meno umano, insomma, era sempre
Ramsay Bolton, quello.
“Hai
ragione, lo sai? Non c’entra niente il fatto di essere legittimi o meno” gli
disse Theon, sempre tenendolo stretto. “Io sono l’unico figlio rimasto in vita
di Balon Greyjoy, eppure lui non mi ha mai amato, mi ha sempre trattato male e
più volte ha detto che avrebbe preferito che fossi morto io invece dei miei
fratelli. Per cui… non mi importa più della sua approvazione. Voglio tornare a
Pyke solo per Yara, per stare accanto a lei e appoggiarla nelle sue imprese. E’
il minimo che possa fare, visto che lei ha rischiato la vita per me e io non ho
avuto il coraggio di seguirla. Ma anche questo sarà diverso, d’ora in poi. Yara
non avrà più un fratello sciocco e viziato, avrà un vero guerriero pronto a
lottare con lei e per lei.”
“Già,
Yara… era quella con le palle, per quello ho lasciato che fuggisse” ricordò
Ramsay, che comunque in genere ammirava chi sapeva tenergli testa. “Beh,
comunque tu ce l’hai una famiglia, anche se tuo padre non ti vuole…”
“Ce
l’hai anche tu una famiglia, Ramsay” rispose Theon, stupito lui stesso di
quanto stesse per dire… davvero le cose stavano cambiando e la follia diventava
un’opzione quotidiana! “Te l’ho detto, puoi venire con me a Pyke e nessuno ti
farà del male, starai al mio fianco e io mi prenderò cura di te. Mi fa davvero
piacere averti con me, sul serio.”
“Nessuno
me lo aveva mai detto prima” mormorò Ramsay, sperduto e stordito.
Beh,
non c’era da stupirsi che nessuno avesse mai detto a Ramsay che aveva piacere
ad averlo con sé… ma a lui non importava niente, contava che glielo dicesse
Theon, anche se non capiva nemmeno il perché.
Poi
ci capì ancora meno quando Theon riprese a baciarlo e si impegnò a compiacerlo ben bene… anche se ormai non
lo faceva per compiacere quello che non era più il suo Lord, ma proprio perché
ci provava gusto lui!
E,
a proposito, le ricerche ufficiali dei due fuggiaschi iniziarono il mattino
seguente, ma si conclusero ben presto dopo che i cani di Ramsay ebbero
azzannato per cinque volte di seguito i soldati che dovevano condurli… al che
non si trovò più alcun volontario.
Ma
Jon Snow e Sansa se ne fecero una ragione: in fondo erano tornati a governare
Grande Inverno e avevano tante cose a cui pensare, tra cui ritrovare anche Bran
e Arya… quei due ormai che male potevano fare?
Sarebbero certo morti di fame e freddo nei boschi, oppure ammazzati da qualche
uomo del Nord alfiere degli Stark. Di sicuro, tra tutti e due, non erano in
grado di trovarsi nemmeno il culo, per cui dove potevano mai andare? Il Nord era
al sicuro e Ramsay e Theon non costituivano più una minaccia per nessuno degli
Stark. In effetti, non avevano tutti i torti. Meglio pensare al futuro di
Grande Inverno e della famiglia piuttosto che inseguire una vendetta difficile
da ottenere e senza neanche tanto senso.
E
così… che cosa ne sarebbe stato dei nostri due fuggiaschi? Sarebbero davvero
andati a Pyke? E che cosa sarebbe accaduto là?
Beh,
questa è un’altra storia e, se a qualcuno interessa, magari continuerò a
raccontarla un’altra volta!
FINE