Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mrs Montgomery    12/03/2018    13 recensioni
Esistono legami impossibili da sciogliere; sono come corde annodate e resistenti.
Legami vincolati dal sangue, da una forte volontà o semplicemente dal destino. Incontri non casuali, discendenze potenti e il proibito. Il legame proibito sarà quello più forte.
L’incontro tra Victoria Malfoy e Harry Potter è destinato a spianare la strada del futuro. Un’amicizia utopica che si svilupperà tra i muri di Hogwarts e sfiderà più di una convenzione.
Eppure tra i libri di scuola e una strana magia nell’aria si forgerà un altro legame. Un legame tormentato che ravviverà i cuori dei suoi protagonisti o li lascerà sprofondare nell’oscurità.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 
LP
Capitolo II
"Il Calice di Fuoco"


L’intera scuola era in pieno delirio per l’arrivo delle delegazioni di Durmstrang e Beauxbatons.
La scuola francese planò a bordo di una gigantesca carrozza blu trainata da maestosi cavalli alati. La prima figura a celarsi fu una gigantessa donna elegante; era la preside, Madame Maxime. Subito dopo lei, scesero una dozzina di ragazzi e ragazze tremanti che provarono a scaldarsi stringendosi nelle loro mantelline cobalto. Chiaramente non erano abituati al clima scozzese di fine ottobre.
«Che imbecilli!» esclamò Adrian Pucey, indicandoli con un cenno del capo. «Potevano informarsi prima di venir qua. Si sono vestiti così leggeri per tirarsela... bah!»
«Ad occhio e croce, la divisa che indossano è stata realizzata con una seta pregiata» affermò Blaise Zabini con sguardo scrutatore.
Il giovane se ne intendeva poiché sua madre era un’appassionata di moda e pareva aver trasmesso quella caratteristica al figlioletto.
«Non hanno nemmeno il mantello» commentò Victoria, osservandoli con sufficienza.
«Affari loro» sbuffò Draco.
«Però le ragazze sono… come dicono questi francesi? Très jolie?» fece notare Theodore osservandole mentre salivano la scalinata in pietra.
«Su questo hai perfettamente ragione, socio».
Victoria accennò un sorriso e alzò gli occhi al cielo. «Siete sempre i soliti».
«Scusaci tanto, sorella, se noi apprezziamo le bellezze che ci capitano sotto gli occhi».
«Se ti sentisse Pansy» lo prese in giro lei.
«Piantala, Vicky! Ti ho già detto che non è la mia ragazza!»
«E per fortuna! Draco, ti giuro che se diventerà mia cognata…»
«Che cosa farai?» le chiese lui avvicinandosi al viso della sorella e mostrandogli il classico ghigno beffardo.
«Ti ammazzo e ti seppellisco sotto la fontana di Villa Malfoy!» lo minacciò puntandogli il dito contro.
Istintivamente Draco le afferrò l’indice e lo morse, fissandola dritta negli occhi con uno strano luccichio.
«Ahia! Cretino!»
Il biondo rise sguaiatamente e la tirò a sé, chiudendola in un abbraccio da dietro. Appoggiò la sua testa alla spalla della sorella e le diede un veloce bacio sul collo.
«Non essere gelosa, Victoria. Pansy non è minimamente una minaccia. Non ti ruberà il tuo adorato fratello» la canzonò.
«Adorato? Pff! Guarda, per me potrebbe portarti via anche subito, se avesse almeno qualche qualità» Victoria storse il naso pensando alla compagna di Casa innamorata persa di suo fratello. «Lei non è alla tua altezza, quindi non può diventare mia cognata!»
«Vogliamo parlare di quello stoccafisso che hai tu?»
«Allen non è uno stoccafisso. È carino!» mugugnò Victoria, ancora stretta tra le braccia del fratello.
Cominciò a pizzicargli le mani per farlo scostare, ma Draco era un vero osso duro, specialmente con sua sorella.
«È un idiota».
«Dici così perché non lo conosci bene» replicò lei.
Draco si scostò leggermente, senza togliere le mani dai fianchi della sorella, solo per lanciarle un'occhiata dubbiosa.
«E perché non è qui con te mentre attendiamo l’arrivo delle scuole?»
«È con i suoi amici. Dov’è scritto che dobbiamo stare sempre insieme? Non siamo delle piovre!»
«Per me rimane sempre un idiota».
Victoria voltò leggermente il capo per osservare il fratello con un sorriso divertito. «Ora chi è quello geloso?»
«Be’ sei mia sorella!»
«Sentilo come marca quel “mia”» ridacchiò Theodore, dandogli una gomitata.
Draco non ebbe tempo di replicare poiché ad attirare l’attenzione di tutti, compresa la sua, fu l’arrivo degli alunni di Durmstrang.
Gli sguardi capitolarono verso le acque del lago Nero, dalle quali sbucò l’albero maestro di una gigantesca nave. Fu uno spettacolo eclatante. Da un lento vortice apparve il veliero, le cui luci scintillavano in una leggera foschia.
Entrambe le scuole straniere fecero un’entrata notevole, lasciando a bocca asciutta gli studenti di Hogwarts. Ciò che, però, attirò maggiormente l’attenzione fu la presenza di Viktor Krum, il famoso cercatore della squadra bulgara di Quidditch. A quanto pare era niente di meno che uno studente di Durmstrang, ed il prediletto del preside ovviamente.
Una volta giunte entrambe le delegazioni straniere, tutte e tre le scuole si riunirono nella Sala Grande per il banchetto serale.
Gli studenti di Beauxbatons si accomodarono alla tavolata di Corvonero, mentre quelli di Durmstrang si sedettero fianco a fianco con le Serpi.
Draco scavalcò la sorella per andare a sedersi accanto al prezioso Cercatore bulgaro e cominciò a chiacchierare per allisciarselo.
«È così prevedibile» mormorò Victoria tra sé e sé, poco prima che Silente cominciasse il discorso di benvenuto. Fortunatamente durò solamente pochi minuti e, in un battibaleno, sulle tavolate apparirono una gran quantità di pietanze, alcune mai viste e fecero storcere il naso a non pochi allievi di Hogwarts.
«Se non fosse che trascorro ogni estate dai nonni a Marsiglia, sarei scandalizzato da tale pietanza» esordì Blaise, inforchettando la sua Bouillabaisse.
«Io anche se fossi stato in Francia non la toccherei nemmeno per sbaglio» commentò Theodore, preferendo lo stufato inglese.
«Quelle sono rane?!»
«E quelle lumache, ma loro le chiamano Escargot» specificò Blaise con fare altezzoso.
Adorava pavoneggiarsi quando ne sapeva più dei suoi amici e non c’era da stupirsi se nel corso della serata avrebbe tirato fuori altre nozioni.
«Possono chiamarle come pare a loro, io non le tocco. Theo, mi passeresti le carote?» domandò Victoria mentre con lo sguardo mirava al tavolo dei Corvonero dove sedeva il suo ragazzo. Con tutte quelle belle francesi bisognava tenerlo d’occhio.
«Ah la gelosia canaglia!» esclamò Pansy, schioccandole un’occhiata.
Victoria la ignorò come sempre e la Parkinson, che cercava di ingraziarsela in ogni maniera per avvicinarsi a Draco, continuò: «Lo dicevo per dire. Figurati se tu hai qualcosa da temere!»
Volgendo lo sguardo altrove, la giovane Malfoy beccò casualmente Harry Potter guardare nella sua direzione. Gli sorrise per pura cortesia e poi si girò per osservare i nuovi arrivati al tavolo dei professori. Riconobbe personaggi noti che lavoravano al Ministero della Magia, tra questi Ludo Bagman e il tenebroso signor Crouch.
Silente riprese a parlare e spiegò lo svolgimento di una competizione, composta da tre prove estremamente pericolose, conosciuta come il Torneo Tremaghi. Una grande sfida che prevedeva tre campioni, uno per ogni scuola, selezioni da un oggetto magico: il Calice di Fuoco.
Il vincitore del Torneo avrebbe portato gloria e onore alla scuola che l’aveva preparato nel corso degli anni.
«Pff! È una vera rottura che nessuno al di sotto dei diciassette anni possa partecipare!» si lamentò Lucian Bole, il quale compì quindici anni la primavera precedente. «Per due annetti di differenza potrebbero anche chiudere un occhio! Tanto non credo che queste fantomatiche prove saranno davvero pericolose. Meh... tutta colpa di quel barbagianni di Silente».
Theodore alzò lo sguardo dal suo piatto di stufato e fissò curiosamente il compagno di Casa.
«Mi vorresti dire che se avessi avuto l’età, avresti buttato il tuo nome nel Calice?»
«Certo che l’avrei fatto! Mi sento più che valido e avrei portato vanto e gloria alla nostra nobile Casa».
«Sicuramente qualcuno di noi Serpi getterà il proprio nome in quel coso» intervenne Adrian Pucey, buttando un’occhiata al Calice di Fuoco posto sopra l’antico forziere. «Certo che potevano scegliere una coppa più raffinata. Chiunque abbia intagliato quella sottospecie di vaso, deve esser stato un rozzo. Guardate che scempiaggine!»
«Scommetto che se fosse stato un torneo aperto a tutti, Potter si sarebbe lanciato questa sera stessa» prese la parola Draco, attirando la particolare attenzione della sorella. «Farebbe qualsiasi cosa per far parlar di sé».
Victoria lanciò un’occhiata veloce ad Harry e notò che stava osservando il Calice piuttosto affascinato, ma poi alzò le spalle.
«Lo farebbe se avesse molta autostima».
«Autostima? Quello là ama pavoneggiarsi. Si crede chissà chi!»
«È assolutamente vero» gli andò dietro Pansy con voce sdolcinata. «Tu non stai in classe con lui come noi. Non lo hai mai visto vantarsi per un voto o gongolare quando si ricorda il motivo di quella stupida cicatrice».
«È solo un idiota» commentò Theodore, infilandosi in bocca l’ultimo pezzo di stufato.
Blaise addentò un pezzo di pane, schioccando un’occhiata al ragazzo preso in causa. «Se Potter avesse l’opportunità di diventare un campione Tremaghi, ho valide ragioni per credere che schiatterebbe ancora alla prima prova» e si lasciò andare ad una boriosa risata.
«Peccato che noi minorenni non possiamo partecipare. Non sarebbe stato male liberarsi di Potter!» esclamò Draco, facendo cin-cin con il suo migliore amico.
Victoria non badò ai loro commenti di scherno. Non erano i primi che udiva, non sarebbero stati gli ultimi e ne aveva uditi anche di peggiori. Quando la cena terminò, si alzò da tavola con i suoi compagni, distaccandosi solamente un attimo per salutare il suo ragazzo e poi raggiunse i Serpeverde, tornando in Sala Comune.
 

 
*

 
L’indomani mattina, assieme a Lucian Bole e Adrian Pucey, Victoria accompagnò Benedict Borrow nella Sala Grande per gettare il proprio nome nel Calice di Fuoco.
Essendo Halloween le decorazioni erano cambiate. C’era una zucca in ogni angolo e una marea di pipistrelli che svolazzavano verso il soffitto. Più di una ragazza evitò di far colazione temendo di ritrovarsi quei neri esserini tra i capelli.     
«Benny, sappi che se verrai scelto, dovrai offrici tante caramelle durante la prossima gita ad Hogsmeade».
«E perché mai Adrian?»
«Perché ti stiamo accompagnando e la nostra presenza ti può solo portar fortuna!» ridacchiò l’alto ragazzo dai capelli corvini.
«Come dire che sarebbe davvero merito vostro» borbottò nervosamente Benedict mentre infilava il proprio nome nel Calice. Gonfiò il petto d’orgoglio sentendosi pronto a portare onore ai Serpeverde.
«Dacci questa gioia!» esclamò Victoria, battendogli una pacca sulla spalla.
«Stanne certa, Malfoy» le rispose ironicamente. «Scommetto, però, che se non sarò scelto, non riterrete sia colpa vostra».
«Ovvio che no» replicò Lucian Bole con un gran sorriso.
«Sei… anzi, siete incorreggibili» e anche Benedict si lasciò andare ad una risata spensierata. «Sentite, ora scappo che devo incontrarmi con Montague prima di andare a lezione. Speriamo in bene per stasera» e si sfregò le mani, prima di correre via dalla Sala Grande.
Adrian, Lucian e Victoria scossero il capo, lanciandosi un’occhiata divertita. Comprendevano il nervosismo dell’amico. Se fosse stato scelto, si sarebbe preso la responsabilità di portar alla vittoria la propria Casa, ma soprattutto la loro scuola. Insomma non era un peso leggero!
In tal caso erano pronti a fargli da supporto morale e magari avrebbero ideato qualche tattica per le prove. Dubitavano che i Campioni potessero ricevere aiuto, eppure erano convinti che con un po’ d’astuzia si potesse arrivare dappertutto.
«Per caso sapete chi altro ha messo il proprio nome nel Calice?» domandò Victoria curiosa.
«Delle altre scuole non so ancora niente. Per Hogwarts ha provato la Johnson di Grifondoro, quel Diggory di Tassorosso e anche il nostro Warrington» rispose Lucian, tenendo sott’occhio il Calice e osservando altri studenti delle altre scuole farsi avanti. Pareva un uccello rapace che fissava la sua preda.
«Warrington?» ripetè Victoria storcendo il naso. «Onestamente preferirei Benedict, almeno non ci farebbe fare la figura degli idioti».
«Guarda che Warrington è più intelligente di quanto pensi» replicò Adrian mettendo le braccia conserte e rifilandole un’occhiata torva.
«Non è intelligente. È solamente bravo a Quidditch».
«Due o tre partite le abbiamo vinte grazie a lui».
«Appunto. Non significa che sia intell-… ma che hanno fatto?!» ed indicò i gemelli Weasley. Erano a terra e in una frazione di secondo apparvero come due vecchi decrepiti. Chiunque avesse assistito alla scena scoppiò in una fragorosa risata.
«Ne hanno combinata una delle loro. Non me ne stupisco» commentò annoiato Lucian.
Victoria non riuscì a trattenere il suo divertimento e ridacchiò, guardandoli uscire dalla Sala Grande con aria afflitta. Evidentemente avevano pensato di poterla passare liscia e magari diventare uno dei campioni. La giovane Malfoy li aveva sempre considerati dei gran burloni. Ne aveva sentite di storie sul loro conto, almeno c’era qualcuno che portava sempre una ventata d’allegria in quell’antica scuola.
«Adrian, sei passato a trovare Faye in infermeria? Ha ancora la febbre?»
«Sono passato ieri sera. Madama Chips mi ha detto che deve stare a letto per ancora due giorni».
«Oh, capisco» commentò Victoria desolata. Era da qualche giorno che la sua migliore amica stava in infermeria per via di una brutta influenza. «Peccato si perda la nomina dei campioni. E se dopo cena facessimo un salto da lei?»
Pucey scosse il capo. «Negativo. Già ieri è stata dura convincere Madama Chips che non vuole alcuna visita notturna. Sono riuscito ad intenerirla per miracolo!»
«Domattina?»
«Andata!» si ritrovò d’accordo Adrian.
«Quasi quasi io salgo ora. Altrimenti dubito di riuscire a vederla quest’oggi. Tra le lezioni e la nomina dei campioni non c’è un momento libero» pensò ad alta voce Victoria, poi si voltò verso i suoi amici. «Se qualcuno mi cerca mi troverà direttamente a lezione».
«Va bene. Dalle un bacio da parte mia» esordì Adrian.
«Dubito che vorrebbe essere baciata da me come la baci tu» lo prese in giro, facendogli l’occhiolino.
Adrian arrossì lievemente e con il braccio le indicò la via: «Incamminati, forza!»
Victoria scoppiò a ridere e girò sui tacchi, facendo per uscire dalla Sala Grande. Non appena svoltò l’angolo si ritrovò contro qualcuno. Le sue labbra carnose s’incresparono in un sorriso non appena s’accorse chi fosse.
Caro destino ti stai proprio divertendo con me, vero?”
«Oh! Ciao Victoria» la salutò Harry timidamente.
«Buongiorno!» ricambiò cordialmente e schioccò un’occhiata anche agli amici che lo affiancavano. «Avete visto la scena esilarante dei gemelli Weasley?»
«Sono i miei fratelli» borbottò immediatamente Ron.
«Sì, lo so» e anche se non lo avesse saputo, non sarebbe servita una grande mente per capirlo «sono molto simpatici, anche se a questo giro l’hanno combinata piuttosto grossa. Con loro non ci si annoia mai, vero?»
Ci fu un breve - imbarazzante - silenzio e fu nuovamente la studentessa di Serpeverde a prendere la parola.
«Con voi due non c’è mai stata occasione di presentarsi. Victoria Malfoy» e tese la mano ad entrambi.
Ron la fissò sospettoso mentre Hermione rimase piuttosto perplessa. Il sol udir quel cognome li mise sulla difensiva, sentirono dire in giro che Malfoy avesse una sorella, ma non avevano mai avuto il piacere di incontrarla.
Nessuno dei due accennò a stringere la sua mano e questo costrinse Victoria a ritirarla. Nonostante le parve una vera scortesia, conservò il suo sorriso cordiale.
«Capisco la vostra diffidenza, ma posso assicurarvi che non mordo».
Hermione lanciò un’occhiata veloce ad Harry e fece un passo avanti verso la strega. «Scusa, ti saremmo parsi come dei maleducati. È solo che non scorre un buon rapporto tra noi e tuo fratello, quindi…»
«Quindi la mia gentilezza risulta ambigua?»
«In poche parole, sì».
«Posso capirlo» si mostrò pensierosa «sì, posso capire che non tutti si astengano dai pregiudizi. Fortunatamente questo non fa parte del mio comportamento».
Quella frecciatina sprezzante, lanciata in una maniera così sottile, li lasciò a bocca asciutta. La loro reazione accontentò parecchio Victoria che tentò di non gongolare troppo apertamente. Scostò lo sguardo da Ron ed Hermione per posarlo sul giovane Potter e notò che, al contrario loro, era molto tranquillo e per nulla sulla difensiva.
Harry si sentì come al loro primo incontro. Osservava Victoria ed era incuriosito da quel suo modo di fare gentile e sebbene si fosse appena mostrata pungente, non scorgeva alcuna malizia in lei.
«Vi auguro una buona colazione» e li sorpassò, ma poco prima di salire le scale si voltò un’altra volta. «Oh, quasi dimenticavo… complimenti per il tuo compito, Harry. Da quanto ne so hai preso un bel voto».
Draco si era indignato molto per il successo del suo acerrimo nemico. Trascorse metà pomeriggio a lamentarsi con sua sorella, la quale si sentì fiera dei suoi insegnamenti.
«Le nostre lezioni fruttano bene» e gli fece l’occhiolino.
«G-grazie».
Victoria chinò leggermente il capo per poi continuare verso la sua strada. Lasciò i tre Grifondoro piuttosto interdetti e due di loro ebbero una grande curiosità da sfamare.
«Ora tu mi dici come fai a conoscere la sorella di Malfoy!» esclamò Hermione con tono imperativo e puntando bene i piedi a terra, si mise di fronte all’amico. Mancava appena che mettesse le mani sui fianchi e sarebbe stata la fotocopia di una guardia della Regina d’Inghilterra.
«Io…»
«E che cosa intendeva con “le nostre lezioni fruttano bene”?» continuò imperterrita fissandolo con occhi da falco.
«L’ho conosciuta in biblioteca» tagliò corto Potter, sperando di uscire dal quel discorso il prima possibile.
«In biblioteca? E da quando frequenti la biblioteca?» lo canzonò Ron.
Harry gli rifilò un’occhiataccia e tornò a guardar Hermione, la quale era palesemente sospettosa di quella conoscenza.
«Ci siamo scambiati sì e no qualche parola. Niente di che».
«E tu sapevi chi fosse?»
«Sinceramente no».
«Perchè? Tu sì, Hermione?» chiese Ron, in realtà poco interessato all’argomento. Era frettoloso di entrare in Sala Grande per abbuffarsi. Si era svegliato con una gran fame, come ogni giorno.
«Non mi pare fosse una novità che Malfoy avesse una sorella».
«Si sapeva, però noi non l’abbiamo mai incontrata. A quanto pare non va molto in giro con quell’idiota» s’affrettò a dire Harry e fece per entrare nella Sala, cominciava ad aver fame, ma Hermione lo bloccò nuovamente.
«Posso sapere di che cosa avete parlato? E poi perché sei così sfuggente?»
Lui aggrottò la fronte, guardandola perplesso. Non si premunì di domandare il motivo del suo quesito, in ogni caso Hermione avrebbe ottenuto la risposta che desiderava.
«Sinceramente non mi ricordo granchè» disse Harry, passandosi una mano tra i capelli e sbadigliando. «Stavo cercando un libro per la ricerca del professor Rüf e per sbaglio abbiamo preso lo stesso... poi lei me l’ha ceduto e si è presentata. È stata gentile con me».
«Una Malfoy gentile» sghignazzò Ron. «Sembra una barzelletta!»
«Non hai tutti i torti» borbottò Hermione, incrociando le braccia al petto.
«Victoria non è come suo fratello».
«Harry, tu non la conosci».
«Be’ vi ricordate come si presentò Draco?»
«Anche questo è vero» toccò ammettere all’acuta Grifondoro «però fai attenzione. Trovo strano questo avvicinamento, seppur appaia per pura casualità».
Harry corrugò nuovamente la fronte, non afferrando al volo la sua insinuazione.
«Che cosa intendi dire?»
«Con tutto quello che è successo alla partita, i Mangiamorte, le parole di Malfoy, il Marchio…» Hermione scosse il capo come se i suoi stessi pensieri le causassero il mal di testa «stanno accadendo fatti troppo strani. Se ora ti avvicinassi a Victoria Malfoy…»
«Starle vicino è inevitabile» confessò Harry prima di prendere un bel respiro. Era il momento di confessare. «Il professor Rüf mi ha assegnato una tutor e si da il caso che sia lei».
L’incantesimo di pietrificazione avrebbe sortito meno effetto di quella notizia.
«Che cosa?!» esclamò Hermione sconvolta.
«Una tutor?» continuò Ron.
«Rüf mi vuole preparato ai G.U.F.O. del prossimo anno e dice che non potrei mai farcela se non con un aiuto» sbuffò Harry, ripensando al discorso dell’insegnante. «Sapete che si è fissato a darci un compito alla settimana. Victoria mi sta dando una mano e visto il mio ultimo compito direi che fa bene il suo “mestiere”».
«Harry, se avevi bisogno di una mano potevi chiedere a me» Hermione parve offesa.
«Ti avrei chiesto aiuto se Rüf non me l’avesse velatamente proibito. È a lui che spetta la scelta dei tutor e ti ha esclusa. Se devo essere sincero, mi domando come avresti potuto darmi una mano. Frequenti troppi corsi per poterti dedicare a me» disse frettolosamente. A dire il vero quel terzo grado stava cominciando ad innervosirlo. Già non amava le chiacchiere di prima mattina, figurarsi gli accurati interrogatori. «Inoltre Victoria ha i G.U.F.O alla fine dell’anno e, a quanto pare, dare lezioni a me servirà a tenerla in allenamento…».
«In allenamento per cosa?»
Harry alzò le spalle. «Lo ha detto Rüf. Io non saprei…»
«Io ho capito» disse Hermione mostrandosi pensierosa. «E Malfoy… intendo dire… Draco lo sa?»
«Sinceramente non mi interessa».
«Dubito o credo ti avrebbe minacciato di starle lontano» affermò Hermione, arricciando le labbra e fissando un punto vuoto del muro. «Se non vado errato, una volta mi è parso di sentir dire dalla Parkinson che Malfoy è molto geloso di sua sorella. Stava raccontando un aneddoto a Daphne Greengrass e pare che Draco abbia lanciato una fattura ad un ragazzo che...»
«E da quando origli le conversazioni di quelle oche?»
Lo sguardo di Hermione si fiondò sul viso perplesso di Ronald. «È stato inevitabile. Quelle due erano sedute dietro di me e hanno cominciato a blaterare».
«Quindi Malfoy è geloso della sorella» constatò Ron e diede una pacca sulla spalla al suo miglior amico. «Prova a starle incollato, Harry. Voglio proprio vedere come farai impazzire quel bisbetico furetto!»
Il Ragazzo Sopravvissuto alzò gli occhi al cielo.
«Malfoy ti fa da tutor» ripetè Hermione, portandosi una mano alla fronte e scuotendo il capo preoccupata. Non riusciva a capacitarsene.
«Victoria» replicò Harry come se facesse differenza.
«È la sorella di quel dannato furetto. La figlia di quel viscido di Lucius!» esclamò Ron, storcendo il naso.
«Sorellastra e figliastra».
«Questo non cambia molto, amico».
«Ed è stato davvero il professor Rüf a deciderlo?» domandò Hermione con fare indagatore.
«Te l’ho già detto. A quanto pare è la migliore del suo corso. Credetemi anche io avrei scelto tutt’altra persona… anche se in fondo non è così male».
«Non è così male? Quella è figlia del demonio!» sbottò Ron.
«Figliastra».
«Poco importa chi ti mette al mondo. È chi ti cresce che fa la differenza».
«Stranamente Ron ha ragione» affermò Hermione con decisione.
«Anche io sono stato cresciuto dai Dursley, eppure non mi pare di esser come loro!» scoppiò Harry, capendo come doveva essersi sentita Victoria il pomeriggio in cui discussero. «E comunque non devo farci per forza amicizia. Mi deve solo seguire negli studi. Tutto qui».
«Tu vedi di starci attento. Quella non è gente per bene» ribadì Ron, mettendogli una mano sulla spalla e guardandolo dritto negli occhi.
Harry ribadì il ruolo della giovane Malfoy. Era la sua tutor, per il momento andavano d’accordo, tuttavia era impossibile che nascesse una vera amicizia. Non sarebbe avvenuto nemmeno nei suoi sogni più fervidi.
Harry Potter e Victoria Malfoy amici: un quadro piuttosto assurdo, no?
«Va bene. Se tocca a lei farti da tutor, ci tocca accettarlo» affermò Hermione con sicurezza, sebbene l’espressione sul suo viso la tradì. Non era tranquilla. Quella faccenda la turbava non poco. «Harry, mi raccomando, sta attento. È chiaro che per via delle vostre lezioni non puoi starle lontano, almeno togliti dalla testa di esserle amico».
«Quando mai ho detto di voler essere suo amico?»
«Se non vuoi farlo, tanto meglio. Credimi».
«Questa volta mi tocca dar ragione ad Hermione» disse Ron, mettendo una mano sulla spalla dell’amico. «È una Malfoy. Anche se è stata adottata e non condivide lo stesso DNA con quell’idiota, è stata cresciuta da Lucius Malfoy. È impossibile che sia uscito qualcosa di buono».
«Io comunque non ho mai detto di voler essere suo amico!» borbottò Harry, guardando entrambi. Il discorso lo stava innervosendo più del dovuto. Sbuffò sonoramente. «Possiamo andare a fare colazione? Ho bisogno di mettere qualcosa sotto ai denti».
«A chi lo dici, amico mio!»
«Ron, ma tu pensi sempre a mangiare?» brontolò Hermione.
E tra un battibecco e l’altro riuscirono ad accomodarsi al loro tavolo per la colazione.
Nonostante Ron ed Hermione continuarono a battibeccare sull’ingordigia del rosso, trascorsero una mattinata tranquilla e allegra, come la maggior parte degli studenti. Erano tutti eccitati e curiosi di scoprire chi fossero i tre campioni. Alcuni aprirono varie scommesse. Ognuno sperava di riuscir tifare un compagno della propria Casa, sperando che lui o lei non si sarebbe dimostrato scarso.
Quella sera stessa, dopo il banchetto, non si perse tempo.
Non appena le tavolate furono ripulite, Silente si avvicinò al Calice di fuoco. Nessuno, nemmeno i professori o i presidi delle scuole straniere riuscivano a mostrarsi calmi e senza emozioni. Ogni persona presente nella Sala Grande aspettava con ansia la selezione dei campioni.
«Il campione di Durmstrang è Viktor Krum!»
Il rumore degli applausi fu incredibile. Il ragazzo designato si alzò dal tavolo dei Serpeverde e raggiunse il preside di Hogwarts mostrandosi parecchio serio. Gli strinse la mano e oltrepassò la porta che lo conduceva nella stanza accanto. Karkaroff fu parecchio soddisfatto della scelta, del resto era il suo prediletto.
«Il campione di Beauxbatons è Fleur Delacour!»
La maggior parte dei ragazzi applaudì la splendida diciassettenne che raggiunse altezzosamente Silente. Victoria dovette ammettere che era di una bellezza maestosa, quasi magica. Quella Fleur possedeva un’eleganza nel muoversi davvero invidiabile.
«Il campione di Hogwarts…»
E lì sì che tutti trattennero il fiato, be’… per lo meno gli studenti della scuola inglese.
Sperando nel nome dell’amico, Adrian Pucey stringeva talmente forte la spalla di Benedict Borrow che il giorno dopo sarebbe rimasto il segno. Lucian Bole guardava fisso Silente. Victoria si lanciava vari sguardi divertiti con il suo ragazzo, che sedeva nella tavolata dei Corvonero. Entrambi speravano in un compagno della propria Casa e avevano persino fatto una scommessa. Se il campione di Hogwarts fosse stato un Serpeverde, il caro Allen avrebbe dovuto alla sua ragazza un pacchetto intero di Pallotti Cioccocremosi. In caso contrario, Victoria gli avrebbe dovuto almeno tre burro birre durante la prossima gita ad Hogsmeade.
Nella Sala Grande l’ansia era alle stelle!
«… Cedric Diggory!»
Tutti gli studenti di Tassorosso balzarono in piedi per acclamare il loro campione. Gli altri si limitarono ad applaudire, molti lo fecero blandamente, giusto per non sembrare maleducati. Victoria fu entusiasta per l’annullamento della scommessa con Allen. Benedict non si mostrò affatto avvilito per non esser stato scelto; se aveva messo il suo nome nel Calice, era stato un po’ per mettersi in mostra.
«Speriamo che quel bambolotto riesca a far trionfare Hogwarts» commentò Blaise, osservando Diggory con aria di sufficienza.
«Pensate che io nemmeno ci credevo che avesse messo il suo nome nel Calice. Sembra così delicato» aggiunse Theodore Nott fissando il loro Campione con scherno.
«È un bel ragazzo» considerò Victoria, osservandolo sparire dietro la porta.
«Speriamo non si rovini il faccino» lo canzonò Draco, che era stato molto più euforico per la scelta di Krum.
Al suo fianco, Victoria si lasciò andare ad una risata. Un istante più tardi le toccò spegnere la sua allegria. Come tutte le persone presenti in sala, s’accorse che il Calice di Fuoco non aveva finito di decretare i campioni.
«Ma che diamine…?!»
«Non dovevano essere solamente tre?» domandò Victoria.
«Ti pareva se quel vecchio Calice non era difettoso» mugugnò Draco scuotendo il capo e seguendo con sguardo maligno ogni passo di Silente, il quale si apprestò a prendere il quarto foglietto di carta. «Magari è una messa in scena per tenerci col fiato sospeso. Sarebbe perfettamente nello stile di quel vecchio pazzo!»
«Mi sembra troppo preoccupato per essere una messa in scena».
E Victoria si ritrovò ad aver ragione.
Quella non era una messa in scena e se ne accorse anche suo fratello nell’esatto momento in cui il preside lesse il nome sulla pergamena: «Harry Potter!»



 
 
Mrs. Montgomery:
Bene, cominciamo ad entrare nel vivo della trama del quarto libro!
Ron ed Hermione hanno incontrato ufficialmente Victoria e non si sono trattenuti dal dire la loro opinione ad Harry.
I due credono che l’avvicinamento di Victoria sia poco causale; e voi che dite? C’è qualche sotterfugio oppure è tutto frutto di una pura coincidenza?
Sia nello scorso capitolo che in questo è stato nominato un certo "Allen" di Corvonero. Come avete letto è il ragazzo di Victoria e lo "vedrete" tra un paio di capitoli. 
Posso anticiparvi che nel prossimo capitolo ci sarà un momento determinante che avvicinerà molto Harry e Victoria.
Concludo ringraziando coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli e i lettori che hanno inserito la storia tra le varie categorie.
Vi mando un grosso bacio!





 

 

 


 
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mrs Montgomery