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Autore: StewyT    13/03/2018    1 recensioni
1625 Inghilterra: Carlo I vuole ottenere la supremazia su tutte le terre in territorio Inglese, ma Robert Lightwood, Re di Scozia non accetterà mai di cedere a quello che si dichiara unico vero re del Regno Unito con un’unica religione, e l'unica possibilità che gli resta è il Re Magnuspossessore del più grande esercito conosciuto al mondo, a cui promette la mano di sua figlia Isabelle.
Magnus Bane, il più ricco possidente terriero conosciuto al mondo, regna nelle calde isole indonesiane e in Scozia non ci metterebbe mai piede se non fosse che tempo prima, lì ci ha lasciato la donna che credeva di amare: Camille Belcourt.
Arrivato in Scozia, però, tutto quello che Magnus aveva in mente scompare con un soffio di vento dagli occhi blu e i capelli neri. Magnus, infatti, allettato all’idea di conoscere Isabelle, viene totalmente colpito da Alexander, fratello maggiore di quest’ultima, e timido ragazzo dal carattere forte chiuso in sé stesso.
Riuscirà la magia che scorre nelle vene di Magnus ad avvolgere il cuore freddo e cinico di Alec e a salvare Isabelle da un matrimonio obbligato? L'amore, in fondo, è in grado di compiere grandi magie.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bittersweet.
 
Isabelle gli aveva chiesto di raggiungerla subito in camera sua dopo pranzo, e dunque eccolo verso la strada promessa. Il castello era deserto: tutti erano concentrati sul matrimonio che si sarebbe svolto entro due giorni, tutti tranne lo sposo, la sposa e il fratello della sposa, gli unici a sapere che non ci sarebbe stato alcun matrimonio.
Aveva visto Clary uscire prima di tutti dalla sala da pranzo e Jace seguirla: poteva giurarci su, quel ragazzo si era preso una grande cotta per Clarissa e Clarissa lo ricambiava alla grande.
Aveva temuto di poterla perdere portandola con sé ma aveva accettato quell’idea, mentre la vedeva seduta al fianco di Jace quell’idea si trasformava lentamente in qualcosa di concreto: Clary sarebbe rimasta con Jace in Scozia, poteva scommetterci tu tutto il prossimo carico di Thobroma Cacao e persino la sua stessa testa.
Alec si era trasferito come al solito in camera sua per gli allenamenti del pomeriggio; a dire il vero aveva provato a seguirlo ma lui gli aveva detto che Isabelle lo stava aspettando e che probabilmente si trattava di Camille quindi doveva assolutamente andare a trovarla quanto prima, dunque lui gli aveva dato un bacio a stampo nel buio dei corridoi e si era incamminato verso la propria ala.
E dunque eccolo avanti alla porta di Isabelle indeciso se bussare o meno perché indeciso se sapere o meno.
E se Camille si fosse rifatta una vita? Era ovvio e normale e la aveva amata follemente proprio per la sua perspicace capacità di andare avanti nonostante tutto, di affrontare tutta, di uscire sempre vincente da qualsiasi combattimento, di dare fuoco a tutto e restarne indenne.
E se invece non si fosse rifatta una vita e fosse rimasta sola ad aspettarlo? Non sarebbe stato assolutamente da lei, eppure lui avrebbe dovuto pensare se tornare o meno da lei.
Forse prima di mettere piede in Scozia la risposta sarebbe stata sì, sì e ancora sì. Ma dopo Alec?
Dopo anche solo il primo sguardo scambiato con Alec la risposta era tramutata in un certo, deciso, No.
Aveva amato Camille ma era il passato. Amava Alec e lo amava sopra qualsiasi altra cosa, non lo avrebbe lasciato andare per nulla al mondo.
Dunque, perché era così tanto ossessionato dal sapere che fine avesse fatto Camille?
“Hai intenzione di restare lì per sempre?” Avanti aveva Isabelle che gli schioccava le dita avanti agli occhi, sorridendo. La guardò ed abbassò subito lo sguardo: stava facendo un torto ad Alec cercando Camille?
Anche se lui sapeva quello che stava facendo ed era andato lì in Scozia unicamente per quello?
“Avanti, entra!” lui annuì e sempre a testa basta, cosa che non era abituato a fare, entrò in camera e andò dritto verso il letto come se le sue gambe non fossero state più grado di sopportarlo.
“Magnus va tutto bene?” chiese lei inginocchiandosi ai suoi piedi, gli occhi scuri di preoccupazione.
La risposta era: no. Sentiva che qualcosa era andata per il verso storto. Che nonostante la bella notizia che aveva da dare ad Isabelle e Simon per lui ci fossero solo brutte notizie.
“Dimmi quello per cui sono qui, Isabelle” sussurrò, in risposta.
Non sapeva perché quel grosso buco nero gli si stava riaprendo nel petto: era grande esattamente come la prima volta, quella in cui Camille lo aveva tradito.
“Simon è tornato” sussurrò, allora lei, alzandosi a sedere al suo fianco.
“Ha trovato Camille?” chiese Magnus, il cuore frenetico e le mani tremanti.
“No” rispose Isabelle guardandolo fisso negli occhi “Ha trovato la sua tomba…”.
Forse sarebbe potuta essere più cauta nel dargli quella notizia perché poteva scommetterci, il suo cuore aveva fatto crack. Si era spezzato in due. Anche se non provava più niente per quella donna, fu come perdere tutti i loro ricordi. Lei non esisteva più.
“È…. Morta?” borbottò confuso, gli occhi velati di lacrime. Non piangeva dal giorno in cui l’aveva scoperta.
“Mi dispiace” disse Isabelle ma nei suoi occhi notò una scintilla di rabbia.
“Come?” chiese, la voce tremante a causa delle lacrime.
“Uccisa dalla principessa Maureen, figlia del Re Luigi” mormorò alzandosi leggermente per poi avvicinarsi allo specchio e ripetere nuovamente un “Mi dispiace”.
Magnus restò muto, le guance rigate di lacrime che aveva scoperto di avere ancora nonostante tutto.
Passò del tempo interminabile, il silenzio era assordante e le spalle curve di rabbia di Isabelle ancora di più.
Stava per scoppiare, Magnus ormai la conosceva abbastanza per saperlo.
E infatti un secondo dopo la ragazza si girò, le braccia incrociate sul petto e gli occhi lucidi di rabbia.
“Mangus tu ami Alexander?” disse talmente velocemente che fece quasi fatica a comprenderla.
Un leggero moto di nervosismo gli scosse lo stomaco ma lo ingoiò di nuovo; avrebbe potuto dirle che non le era dato sapere ma sarebbe stato una bugia: era sua sorella, aveva ogni diritto di sapere, di capire se Magnus lo avrebbe fatto soffrire. La risposta era tanto semplice quanto ovvia: avrebbe preferito soffrire in prima persona piuttosto che fare del male ad Alec. Alec era diventato il suo tutto.
“Perché mi fai questa domanda?”. Aveva imparato da tempo ad aggirare domande con altre domande.
“Vi conoscete da troppo poco per amarvi davvero e tu mi sembri ancora così preso da Camille…”.
Magnus annuì e sorrise leggermente “Quanti anni ci hai messo per innamorarti di Simon?” chiese, quindi.
“Giorni” rispose dunque lei e il sorriso di Magnus si allargò ancora di più.
“A me ci sono voluti esattamente due minuti per innamorarmi follemente di tuo fratello e non ho intenzione di farlo soffrire, se è quello che vuoi sapere. Amavo Camille ma non la amo più e non soffro più per quello che è successo. Avrei solo preferito una fine più dignitosa per lei, ma forse il Karma esiste e quello che fai ti ritorna, no? Suppongo si possa mettere in questi termini”.
Sospirò. Isabelle lo guardò e per la prima volta da quando era entrato in camera sua ci vide un po’ di comprensione in quei due profondi pozzi neri.
“Dov’è Simon?” chiese per spezzare il silenzio “Ora tocca a me fare la mia parte”.
Isabelle deglutì e gli si avvicinò “Magnus non volevo…” sbuffò, massaggiandosi le tempie come se non sapesse dire quello che voleva dire e il Re sorrise, alzandosi per abbracciarla “Lo so” le sussurrò all’orecchio “E vorrei che qualcuno si preoccupasse per me come tu fai per tuo fratello, Isabelle”.
Furono interrotti da Simon che come per magia, dopo essere stato invocato, si presentò alla porta con un pacco di velluto nero tra le mani.
“Re Magnus! Principessa Isabelle!” esordì, facendo scoppiare a ridere Magnus che gli si avvicinò per dargli una pacca sulla spalla “Per te sono solo Magnus e Isabelle. Perché chiamarla principessa se puoi chiamarla ‘amore mio’ ?” gli fece un occhiolino e Simon rise, allungandogli la scatola.
“È tutto ciò che resta di Camille?” domandò, sapendo già cosa vi avrebbe trovato al suo interno.
Simon annuì mentre lui si accingeva ad aprirla e guardare con occhi ricolmi di lacrime quella specie di goccia rossa lucida e splendente. La collana di sua madre. Gliel’aveva affidata prima di morire.
‘Cedila solo a chi ami’ gli aveva fatto promettere, e lui lo aveva fatto. Forse lo aveva ceduto alla persona sbagliata. Di certo ora non poteva darlo ad Alec anche se probabilmente vederlo nudo, rivestito solo da quel meraviglioso gioiello, avrebbe risvegliato i suoi più bollenti spiriti. Isabelle poteva essere una buona alternativa però, no? Sarebbe stata anche benissimo con gli orecchini rossi che le aveva regalato.
Guardò i due ragazzi sorridersi dolcemente, con lo sguardo pieno di voglia di baciarsi, e si sentì quasi di troppo. Si girò nuovamente verso Simon, con lo scatolo di velluto tra le mani e glielo cedette, sorridendogli.
“Fanne buon uso” disse.
Simon guardò il pacco e poi Magnus e di nuovo il pacco e poi Magnus ed infine Isabelle che lo guardò a sua volta titubante. “Io non capisco…”.
Magnus rise “Posso darti un consiglio, se vuoi. Il collo di Isabelle sarebbe decisamente un buon uso” si girò verso Izzy e le sorrise “Mia madre mi ha chiesto di cederlo a qualcuno che amavo davvero e credo che se lo regalassi ad Alec non ne sarebbe molto felice. E tu sei sua sorella oltre che una delle persone a cui tengo di più al mondo, quindi…” fece spallucce “Non è tutto” disse alzando le mani, fermando le proteste dei due ragazzi. “Vi avevo promesso che vi avrei aiutati ebbene ho una sola idea che possa fare al caso nostro ma posso assicurarvi che è un’idea fantastica!”.
Isabelle e Simon si lanciarono uno sguardo metà spaventato, metà curioso che lo incitò a parlare, dunque sorrise tra sé e sé.
“Sono il Re di uno dei paesi più ricchi al mondo e posseggo l’esercito più vasto attualmente esistente. È tanta roba per un uomo solo, non credete? A volte trovo grandi difficoltà a gestire tutto. Cedere qualcosa a qualcuno che amo e di cui mi fido, per una buona ragione avrebbe dei vantaggi anche per me. E ovviamente io sarei disponibile sempre e comunque per tutto, per rimettere in sesto l’esercito o che so, convincere chi risiede nelle vostre terre a darvi quello che vi spetta” si fermò, incrociando le braccia al petto e sorrise, divertito dall’espressione sul viso dei due fidanzati che ora si stavano stringendo le mani.
“Credo di non aver capito. Sono serio questa volta” sbottò Simon con le guance rosse.
Isabelle sgranò gli occhi e puntò l’indice contro Magnus “Tu” iniziò “Vuoi cedere a noi una parte dei tuoi beni?” domandò incredula.
“In realtà li cederei a Simon che poi sposandoti li cederebbe anche a te, certo. Sì. Voglio cedere una parte dei miei beni a voi, a chi altrimenti? Non vedo altro modo per rendere felice tuo padre di questa unione, Isabelle. Vuole il mio esercito al completo e i miei beni e per averli deve accettarvi altrimenti potrà avere solo metà del mio esercito e non credo gli basterebbe per iniziare una sfrenata conquista del mondo.” Fece spallucce “Ovviamente dobbiamo velocizzare la cosa quindi dovremmo fare tutto entro domani. Ci vedremo nelle segrete, Simon firmerà le carte che sta preparando ora Raji, con cui accetterà la mia eredità, io firmerò accettando di donargliela e poi dopo vi sposerete e Robert sarà spacciato. L’amore vincerà” rise vittorioso, come se tutto fosse già stato imbandito, come se fosse stato sicuro della risposta positiva dei due ragazzi che ancora si guardavano increduli.
“Allora temo che non mi darete una vera risposta ora. Mi sembrate leggermente shockati o sbaglio?”.
Simon annuì, gli occhi dilatati e le guance rosse. Isabelle lasciò la sua mano e gli si fiondò tra le braccia, le lacrime che le rigavano il viso, le mani strette dietro il suo collo. “Grazie” fu capace di dire solo quello.
Ma quell’abbraccio per Magnus valeva molto di più.
 
*^*^*^*^*
 
Avevano ormai trovato sua madre ma Clary aveva sempre quella costante voglia di passare il proprio tempo con quel ragazzo dai capelli biondi, come se il suo corpo la spingesse continuamente a stare al suo fianco.
Aveva provato a girare alla larga subito dopo quel bacio tra le foglie e le lacrime, ma non ci era riuscita: per un motivo o un altro, si ritrovava sempre a gironzolare attorno a Jace o peggio ad essere circondata da Jace.
Il sole era calato, la cena era finita, l’aria fresca la attirava dunque aveva annuito alla richiesta di Jace e lo aveva seguito fuori dopo essersi coperta con una pesante pelliccia che Magnus le aveva regalato in occasione del viaggio in Scozia. Jace le camminava vicino silenziosamente eppure le sembrava di poter sentire i suoi pensieri, il peso delle sue idee, delle sue voglie. Aveva voglia anche lei di baciarlo.
Una dannata voglia. E sapeva cosa volesse dire. Lei si stava innamorando di quel dannato ragazzo e non poteva farlo: sua madre la voleva lontano da quel posto e lei stava iniziando a fare di tutto per restarci.
Si stava comportando come una persona ingrata verso chi l’aveva messa al mondo e chi l’aveva cresciuta.
Ma quei maledetti occhi color oro la incantavano e quei capelli biondi più scuri di giorno e chiari come l’argento di notte, la stavano confondendo. Per non parlare di quel sorriso scoperto. E di quel viso angelico.
“Ti piace quel che vedi?” chiese Jace, ridendo. Lo chiedeva di continuo. Era così egocentrico.
“Preferisco l’Indonesia a dire il vero” fece spallucce, e Jace inclinò la testa all’indietro, un grosso sorriso divertito sulle labbra. “E io ti piaccio, Clary? O preferisci L’indonesia?” chiese, quindi. E lei arrossì.
Poteva mentirgli, dirgli che non era come sembrava, che non gli piaceva. Ma i suoi occhi dicevano il contrario.
“Tu mi piaci” sbottò Jace, ficcandosi le mani in tasca come se fosse in imbarazzo “E sarebbe spiacevole se non mi ricambiassi. Tutte le ragazze a corte mi desiderano e io desidero solo te. Sarebbe un cattivo scherzo, no?” Clary rise e annuì. “Mi dispiace per le ragazze che ti desiderano ma mi sa che dovrai accontentarti di piacere a loro” fece spallucce e continuò dritta per la sua strada, ridendo quando si accorse che JAce si era fermato qualche passo indietro e la stava guardando a bocca aperta.
“Cosa, Principe Herondale, la mia risposta non è stata soddisfacente?” non si accorse di quello che stava per accadere, quando accadde fu troppo tardi. Jace si era mosso talmente tanto velocemente che non era stata in grado di fermarlo ma comunque probabilmente non l’avrebbe fatto lo stesso.
Si lasciò avvolgere dalle sue braccia e baciare dalle sue labbra calde e morbide che si muovevano con vigore assieme alle sue, facendo danzare le loro lingue e i loro cuori.
Fu bello come la prima volta: dolce, delicato ma anche frenetico. Ne avevano voglia entrambi.
Clary però non aveva voglia di sentire quello che avrebbe seguito quel bacio.
Quel: “Mi piaci, Clary. Anzi forse di più. Quando sono con te mi sento bene. Quando sono con te so di essere innamorato. Dimmi che provi lo stesso. Dimmi che si disposta a stare con me. Posso venire con te o puoi stare tu qui, ma dimmi che non sono l’unico a provare qualcosa…”.
Non era pronta, per nulla. Non sapeva cosa dire. Sapeva solo che non avrebbe mai voluto lasciarlo accadere.
Che voleva dimenticare tutto. Che forse aveva avuto ragione Magnus: non sarebbe dovuta andare in Scozia, il paese dal quale sua madre stava scappando prima di morire.
Non disse nulla, lasciò cadere le sue mani in aria, lo guardò un secondo e poi scappò via.
Forse l’unico modo per rendere fiera sua madre era scappare.
 
*^*^*^*^*^*
 
La porta si aprì leggermente e lui non disse nulla quando vide entrare in camera Alec.
Gli sorrise solamente.
Era bello come il sole, elegante come la luna, magnifico come il cielo di notte, limpido come quello del giorno.
Lo guardava sorridendo a sua volta, si avvicinò lentamente alla vasca e si poggiò al bordo, sedendosi così vicino a Magnus, la testa poggiata sul bordo della vasca, l’acqua caldissima arricchita dagli odori più svariati.
“Tutto bene?” gli chiese Alec, accarezzandogli una guancia; Magnus poggiò il viso in quella grande e delicata mano e sorrise “Ora che ci sei tu andrà sempre tutto bene” sussurrò. “Ti amo, Alexander”.
Aveva il forte bisogno di dirglielo da quando lo aveva visto allontanarsi verso camera sua; per una volta, l’ultima, aveva preferito il passato al presente. Ma non sarebbe mai più avvenuto.
Alec sorrise, ma era strano. Era triste. Sapeva di Camille.
“Hai parlato con Isabelle?” chiese dunque lui e Alec annuì, arrossendo leggermente.
“Non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza per quello che fai, Magnus. Le stai salvando la vita. Anzi la stai salvando ad entrambi” Magnus sorrise “Lo faccio perché le voglio bene, perché ti amo e perché credo follemente nell’idea dell’amore. Ma lo sai che dovrà venire con me se tuo padre non accetterà Simon, vero? Altrimenti rischierà di essere rinchiusa in qualche monastero e Simon rischierà la ghigliottina.” Sospirò, chiudendo gli occhi. “Non ho avuto il coraggio di dirglielo. Erano così felici. Ma è questo quello che accadrà se tuo padre non li accetterà e loro decideranno di restare comunque”.
Alec prese un grosso respiro e annuì “Verranno” disse chiudendo a sua volta gli occhi.
“Lo dici come se già sapessi che tuo padre non li accetterà” borbottò accigliato il Re e Alec annuì.
“È perché lo so. Dirà che può andare dove le pare, purché non si rifaccia mai più viva qui”.
“E tu saresti disposto a farlo?” chiese Magnus “A lasciare tutto per amore?”.
Alec alzò gli occhi al cielo “Isabelle non è me” fu tutto quello che disse alzandosi dalla vasca.
“E comunque Isabelle mi ha detto anche di Camille, spero non sia un problema” disse e Magnus riconobbe nervosismo e gelosia in quella voce; normalmente ne sarebbe stato eccitato, ma era stanco.
Stanco di soffrire e pensare a lei.
“No” rispose solo.
“Stai male” controbattette Alec, quindi. Ma Magnus non rispose.
“Tu come staresti se una persona che hai amato morisse da un momento all’altro?”.
“Non lo so” rispose Alec irritato “Ho amato solo te” fece spallucce. “L’hai amata? Sicuro di non dover parlare al presente? Sicuro di non amarla più?”.
Magnus si massaggiò le tempie, capendo dove stava andando a parare.
“Non la amo, Alec. Posso assicurarti che amo solo te. È da tanto che non la amo più. È da tanto che non amavo più nessuno. Credevo di aver perso questa capacità ma sei arrivato tu e mi hai dimostrato il contrario. Lei è il passato, tu sei il presente e se vorrai il mio futuro. Non posso e non voglio cancellare il passato ma posso assicurarti che tutto il resto è tuo”.
“Tu sei quello che il passato ti ha fatto diventare, però. Sei frutto del passato, sei frutto di Camille”.
Magnus annuì “Sono frutto di quello che quella relazione malata mi ha dato. Stai amando quello che sono diventato non quello che sono sempre stato e non sappiamo se avresti amato quel Magnus così come non sappiamo come sarebbe andata se fossi stato con Camille. Abbiamo un mare di possibilità, Alexander, ma possiamo sceglierne solo una e non sapremo mai come sarebbe andata con le altre”.
Alec lo fermò, le guance rosse e gli occhi lucidi “Sai cosa? Mi sento come se mi avessi buttato in quel mare di possibilità ma io non so nuotare, Magnus. Annegherò e non so come risalire a galla. Quindi non parlarmi di possibilità. Non parlarmi di cose che non posso capire. Non ho avuto relazioni, non ho altro che te e tu invece hai avuto tante altre persone, hai conosciuto tanti altri amori, sei stato così tante persone e sei stato con così tante persone e io non conoscerò mai tutto quello che sei stato e hai fatto. E mi sto chiedendo se…”.
Magnus sbuffò, alzò gli occhi nei suoi “Se?” domandò “Se mi ami abbastanza? Se io ti amo abbastanza? Ti sto dando tutto quello che potrei darti, ti sto dimostrando in ogni modo in cui posso dimostrartelo. Ti sto facendo capire che ormai sono disposto persino a mettere da parte me stesso per te e tu continui a fregarti di quello che ti metto su un piatto d’argento per riflettere solo su quello che tu vuoi pensare. Allora mi chiedo, sei davvero disposto ad avere qualcosa con me?”.
Alec lo guardò, aveva già visto Magnus arrabbiato ma nessuna delle altre volte si era arrabbiato fino alle lacrime, fino a dubitare di lui a quel modo. Ma era stato lui il primo a dubitare.
Scosse la testa sentendosi uno stupido; prese a spogliarsi velocemente sotto lo sguardo confuso di Magnus e ancora, si infilò nella vasca, mettendosi tra le gambe del Re in modo da poterlo guardare fisso negli occhi.
L’acqua calda lo rilassava, gli faceva quasi scaricare tutte le cose che si era portato dietro per tutto il giorno, ma quegli occhi verde dorati facevano molto di più: lo facevano sentire vivo.
“Abbiamo troppo poco tempo per sprecarlo a litigare” sussurrò Alec baciando via le lacrime dal viso di Magnus “E ti amo troppo per vederti ridotto in questo stato. Dimmi cosa devo fare per renderti felice!”.
Magnus sorrise leggermente, gli accarezzò una guancia e gli tirò via una ciocca di capelli scendendo poi con la mano dal collo al petto dove si fermò. Il suo cuore batteva così regolarmente da tranquillizzarlo.
“Seguimi” sussurrò “Vieni con me in Indonesia, regna con me, diventa il mio Re, amami per sempre” e il potere che stavano liberando quei bellissimo occhi lo avrebbe convinto a fare di tutto, ne era certo.
Si abbassò sulle sue labbra e le catturò, sorridendo.
“Ti amo” disse abbracciandolo “Ma non so fino a che punto questo sia possibile” scosse la testa “Sono l’erede al trono…”.
Magnus sospirò “Una volta mi hai detto di volere la felicità dal futuro. Quel trono non ti renderà felice. Io sì. E avrai il mio trono. Potremo avere dei bambini, crescere dei piccoli marmocchi presi dalla strada. Renderli principi felici. Potremmo rendere noi dei Re felici” ogni parola era seguita da una carezza, uno sguardo o un sorriso sognante. Alec sorrise contro la sua spalla pensando a quanto sarebbe stato bello.
Non voleva altro dalla vita.
“Alexander” mormorò “Posso darti la felicità!”.
Alec annuì “Me la stai già dando” sussurrò.
“Puoi seguire me e tua sorella allora. Cosa altro ti resta qui?” chiese, curioso.
“Jace” rispose Alec “Resta Jace. Non posso lasciarlo qui”.
Magnus alzò gli occhi al cielo “Porteremo con noi anche Jace che sta facendo la corte alla mia pel di carota preferita, se vorrà venire”.
Alec scoppiò a ridere e poggiò la fronte alla sua “Mi hai sconvolto la vita, Magnus Bane”.
Magnus lo baciò felice, eppure sapeva che tutta quella situazione non sarebbe andata a finire come avrebbe desiderato; Robert avrebbe rovinato tutto. Ecco perché quella sensazione agrodolce che gli si era insinuata sotto la pelle non voleva lasciarlo solo. Forse non tutto sarebbe andato come desideravano.
  
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