Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: ryuga hideki    13/03/2018    1 recensioni
-Ecco la mia risposta...- gli lanciò il foglio in bianco per poi scandire per bene un: “vaffanculo” con la freddezza tipica di un russo. Sasori lo guardò negli occhi, si alzò. Lo prese per le spalle e lo fece sbattere contro il banco da cui si era alzato. Deidara si morse il labbro, il cuore prese a battergli all'impazzata. Erano così vicini da poter sentire uno il respiro dell'altro. Avrebbe tanto voluto che tutto questo sfociasse in qualcosa di più.
AU ambientata in Giappone. Coppie: SasoDei, KisaIta, SasuHina, NaruSaku.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Sasuke, Itachi/Kisame, Naruto/Sakura, Sasori/Deidara
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   
IL LATO POSITIVO




 

Stava tornando dalla sua lunga corsa mattutina. Girò a destra ed arrivò a casa. Si tolse le cuffie dalle orecchie e mise in tasca l'Ipod. Aprì la porta ed entrò. Sentì dei gemiti e delle urla strozzate provenire dal piano di sopra. Abbassò il capo e strinse i pugni nel mentre si dirigeva verso la stanza con passo deciso. Salì le scale, svoltò a sinistra e spalancò la porta, che era socchiusa, facendo spaventare la sua fidanzata e l'amante.
-Ki...kisame, cosa...?- disse terrorizzata la ragazza, nel mentre lui si avvicinava.
-Amico...non è come sembra!- esclamò il ragazzo che era nel panico. Kisame prese la donna per un braccio tirandola a sé per poi prenderla alla gola e sbatterla contro il muro.
-Sparisci, verme!- ringhiò l'Hoshigaki guardando con uno sguardo omicida l'amante della sua fidanzata. Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, raccolse i vestiti e scappò. Tornò a guardare la donna con occhi pieni di odio. -Sei una puttana! Mi hai fatto passare anni di merda, facendomi sentire uno schifo perché non ti facevo sentire importante e ora mi fai questo?-
-Io...- la ragazza cercò di parlare ma non riusciva.
-Non sai quante volte avrei voluto sbatterti fuori di casa, ma ora ho un pretesto.- ghignò. Lasciò la presa, facendola cadere per terra. -Sparisci!- la donna non disse nulla, raccattò i propri abiti e corse via.
Kisame rimase immobile per qualche istante. Non si sentiva ferito, in un certo senso era sollevato perché finalmente poteva smettere di mentire a se stesso e vivere in una farsa. L'unica cosa che rimpiangeva era di aver aspettato tanto a lasciarla. Era giù di morale perché pensava di aver buttato quasi un anno della sua vita. Ma cercò di non focalizzarsi troppo su quel pensiero e si fiondò a ricominciare per non perdere altro tempo prezioso. Si mise a svuotare la casa dalle cianfrusaglie della sua ex-fidanzata, pronto ad un nuovo capitolo della sua avventura.

 

 

Itachi era appena tornato dall'ospedale dopo la solita serie di esami di routine a cui doveva sottoporsi ogni due mesi. Quando arrivò a casa non disse nulla, si limitò a lasciare gli esiti sul tavolo della sala così che i suoi potessero scoprire da sé il risultato. La madre lo guardò allontanarsi per poi prendere i referti e leggerli in tanto che il figlio andava in camera sua al piano superiore. Si sedette sul letto con lo sguardo perso nel vuoto. Rimase fermo in mobile quasi per un ora. Aveva la mente vuota, gli riusciva difficile persino pensare ma forse in quel momento non era del tutto un male. Il tempo sembrava non scorrere più, come se fosse intrappolato in quell'istante senza via di uscita. Si sentiva opprimere, ma il suo corpo non aveva molta voglia di reagire. Poco dopo si alzò lentamente, aveva bisogno di aria per trovare, magari, un po' di energia. Aprì la porta, percorse il corridoio e si fermò quando udì i suoi genitori discutere.

-Non so cosa diavolo abbiamo fatto per meritarci tanto!- disse irritato Fugaku. -Sta diventando davvero insostenibile la situazione con Itachi!- Mikoto lo guardò con le lacrime agli occhi e con uno sguardo rabbioso.
-Non credi che magari sia difficile anche per lui? È da quando è nato che fa avanti e indietro dall'ospedale per fare esami su esami! E tu ti lamenti del suo comportamento?- alzò il tono di voce.
-Sì, perché dovrebbe almeno esserci riconoscente! Facciamo di tutto per lui e nemmeno se ne rende conto! Maledetto!- la moglie lo guardò negli occhi, intuendo cosa volesse dire.
-Dai, dillo! Non fare il codardo!- il marito la guardò con rabbia e un velo di rancore negli occhi.
-Sarebbe stato meglio se non fosse nato!- la donna gli tirò uno schiaffo per poi lanciargli gli esami del figlio in faccia. Lo lasciò solo ad annegare in quel enorme problema e nelle sue parole che lo avrebbero fatto stare malissimo dopo aver letto i referti.
Itachi sentì una fitta al cuore nel udire quelle parole. Si pietrificò, si voltò e tornò in camera sua. Non sapeva cosa fare, l'unica cosa che voleva era uscire da quella dannata casa. Prese il cellulare e pensò di scrivere a Kisame, aveva bisogno di qualcuno capace di fargli apprezzare ogni secondo della sua vita.

 

» Sei libero? Posso venire da te? 10:05 am√√
« Certo! Nessun problema, ti mando l'indirizzo. 10:08 am√√

Aspettò il messaggio nel mentre preparava lo zaino con qualche vestito e medicine dentro. Quando lo ricevette uscì di casa, avvisando i suoi che sarebbe stato via tutto il weekend per studiare con un compagno di università e senza dargli tempo di replicare.

Una volta arrivato a destinazione, suonò il campanello ed aspettò. Qualche secondo dopo Kisame aprì la porta e gli sorrise.
-Qual buon vento ti porta qui?- lo fece accomodare.
-Niente di che volevo solo uscire di casa.- Itachi si guardò intorno. La villetta di Kisame era davvero lussuosissima e moderna. Vi era un ampia sala con un enorme televisore piatto, un fine camino e un intera parete a finestra che rendeva la stanza luminosissima. La cucina era a vista e anche essa era raffinata e moderna. Le scale che davano al piano superiore avevano il corrimano interamente fatto di vetro, il soffitto era alto e il tutto dava un senso di armonia e libertà. Notò qualche scatolone in giro per la stanza.
-Scusa il disordine, ma sto buttando la roba della mia, ormai, ex-fidanzata.- il moro si voltò verso di lui guardandolo con sguardo incredulo.
-Vi siete lasciati?-
-Sì, proprio un paio di ore fa!- sorrise. Itachi era sorpreso di vederlo così contento in una situazione del genere. Non credeva che qualcuno potesse stare bene dopo aver rotto una relazione. Kisame intuì i pensieri del moro e gli tolse i dubbi che aveva. -Sto bene solo perché volevo lasciarla già da qualche anno, l'unico rimpianto è non averlo fatto prima!- rise.
-E perché non l'hai fatto?- lo guardò con sguardo serio.
-Stavamo assieme da quasi quattro anni, ma con il passare del tempo ciò che provavo è cambiato. Credevo che fosse dovuto dallo stress del momento: nuovo lavoro, la pressione di mio padre per le prossime olimpiadi, l'insistenza di lei e di suo padre nel procreare...- sospirò. -Insomma, pensavo che tutto si sarebbe risolto dopo questo periodo e che sarei tornato ad amarla come prima, invece...- abbassò lo sguardo. -La tensione non ha fatto altro che farci allontanare e a spingere lei tra le gambe di un altro!- ridacchiò. -Come si dice: “Si attira ciò che si pensa” e io ho attirato il momento giusto per prendere la decisione a cui pensavo spesso! E ora mi sento decisamente meglio!- sorrise sollevato. Il moro era sempre più affascinato dal suo modo di essere, riuscire a trovare il lato positivo in ogni situazione. Voleva passare più tempo possibile assieme a lui e apprendere il suo modo di vivere ed affrontare la vita così da applicarlo nella propria.

-Mi spiace, comunque...- disse atono, inoltrandosi nella sala.
-Ma va, tranquillo!- lo seguì con lo sguardo.
-Sei ancora disponibile a farmi vivere esperienze mai affrontate?- voltò il viso verso di lui.
-Ovviamente!-
-Possiamo iniziare?- Kisame non si fece troppe domande ed acconsentì all'istante.
-Ti farò fare un sacco di belle cose! Per primo...andremo a fare Bungee Jumping!- uscirono di casa ed Itachi si fece trasportare dall'amico fino all'auto in garage. Arrivati sul posto, Kisame pagò per entrambi l'attività. Si trovavano presso un ponte sopra un fiume non distante dalla città. L'addetto legò alla caviglia i due per poi lasciarli liberi di saltare quando volevano. Erano davvero in alto e la corrente era veloce. Itachi si avvicinò al parapetto e guardò giù.
-Accidenti è alto...- commentò pacato.
-Hai paura?- ridacchiò l'amico.
-No...- sentì l'adrenalina entrare in circolo e una strana sensazione incominciò prendere il possesso del suo corpo. Gli sembrava di essere invincibile e pieno di forza. Si voltò verso Kisame guardandolo con determinazione. -Saltiamo assieme!- rivelò cogliendolo di sorpresa. L'amico non se lo fece ripetere due volte, si presero per mano e si posizionarono lungo la sporgenza. Si guardarono sorridendosi.
-Pronto?- chiese Kisame eccitato. Il moro annuì. Contarono fino al tre ed in fine saltarono.
Itachi si sentì come volare. Aveva un sorriso indelebile sul volto, non riusciva a smettere di sentirsi così pieno di gioia e di vita. Non gli era mai successo in vita sua di assaporare una tale voglia di vivere. Allungò il braccio verso l'acqua e la sfiorò appena con le dita, avvertendola gelida e tagliente. Anche se tutto durò solo per qualche secondo, riuscì a percepire un senso di completezza che lo faceva stare bene. Lo rifecero per altre due volte per poi concludere il loro turno. Si sedettero per terra entrambi con il respiro corto e la soddisfazione sul volto.
-Allora? Soddisfatto?- domandò Kisame sorridendo.
-Tantissimo! Voglio fare altro! Non voglio smettere!- gli occhi di Itachi brillavano ed erano pieni di vitalità. Era la prima volta che Kisame lo vedeva così.
-Sei mai stato a cavallo?- il moro scosse la testa. -Ok, perfetto!- lo aiutò ad alzarsi e lo portò in un allevamento di cavalli a pochissimi chilometri da dov'erano. Ne affittarono uno per due ore, giusto il tempo di fare un giro in mezzo alla natura. Andarono nella stalla, situata poco distante dalla pista di esercitazione, e presero un destriero nero e robusto. -Lui è Vader! Fin da quando ero piccolo mi portava sempre lui in giro!- Itachi lo guardò un po' sorpreso.
-Hai fatto equitazione?-
-Ho fatto fin troppi sport nella mia vita. La mia famiglia è fissata!- ridacchiò. -Sei pronto a salire?- il moro annuì. Kisame lo aiutò a montare Vader. -Reggiti forte alle redini!- subito dopo salì anche lui e prese la briglia con una mano mentre l'altra la mise sull'addome di Itachi. Il cavallo iniziò a correre non appena Kisame gli diede il segnale con le redini e le gambe. Vader era così veloce da alzare un violento vento. Il moro allargò le braccia chiudendo gli occhi, lasciandosi travolgere dalle sensazioni che provava. Rischiava, lo sapeva benissimo, ma in quel momento non gli importava. Si sentiva divinamente bene e questo contava più di qualsiasi altra cosa. Era libero da dalla realtà che lo opprimeva, gli sembrava di lasciarsi alle spalle ogni preoccupazione. Poco dopo aprì gli occhi e mise le mani su quella di Kisame. Si guardò intorno per apprezzare il paesaggio e avvertire il corpo rilassarsi grazie al potere curativo degli alberi. Vi era tanta umidità, ma non provava freddo poiché il corpo dell'amico lo riscaldava più di una stufa.
Kisame non capiva come mai Itachi fosse così diverso. Era tentato di chiedergli spiegazioni, ma aveva paura della risposta che avrebbe ricevuto.
-Grazie, Kisame...- gli strinse la mano. Il ragazzo lo strinse di più a sé come se volesse proteggerlo da qualcosa. Continuarono il giro fino a che non finirono le ore che avevano a disposizione.

Ritornati all'allevamento, riportarono Vader in stalla per poi tornare all'auto. Il volto di Itachi era sereno come non lo era mai stato.
-Cosa vuoi fare ora?-
-Andiamo a mangiare qualcosa!- gli accennò un piccolo sorriso. L'amico mise in moto la macchina e tornarono a casa per lasciare il mezzo in garage e poi andare al ristorante a piedi. Kisame lo portò in un posticino piccolo e tradizionale, non troppo distante dalla casa in cui abitava. Presero una ciotola di ramen a testa.
-Quanti sport hai fatto in vita tua?- domandò il moro. L'amico ci rifletté per qualche secondo.
-Vediamo...dovrebbero essere cinque o sei.-
-E quali erano?-
-Allora...mmh... A quattro anni ho iniziato nuoto. Mi allenavo spesso perché mio padre voleva che portassi avanti la tradizione di famiglia come ti avevo detto. Ma verso i dodici anni ho smesso di allenarmi seriamente e ora lo pratico di tanto in tanto. A cinque anni ho praticato equitazione, ma solo per qualche ora alla settimana per distogliere il cervello dal nuoto. L'ho praticato fino ai dieci anni, con il passare del tempo non riuscivo a starci più dietro visto che mi ero messo in testa, a sei anni, di fare karate.- si fermò un attimo, ripensando allo svolgersi della sua vita e carriera sportiva. -Poi a dieci anni mi destreggiavo tra karate, nuovo e basket che ho abbandonato dopo cinque anni. Successivamente ho fatto un anno di calcio, ma ho lasciato per concentrarmi solo sul karate agonistico. Dopo qualche anno, credo circa a ventidue anni, ho fatto aikido per sei anni e abbandonando di molto il nuoto.- Itachi si stupì della vita frenetica che ebbe Kisame. Non riusciva a credere che qualcuno fosse capace di fare tutto ciò.
-Ma come diavolo hai fatto?-
-Beh, semplicemente al posto di giocare facevo sport perché mi divertiva di più. Ovviamente quello che sarebbe dovuto essere agonistico aveva la massima priorità sugli altri. A dodici anni, quando ho deciso che karate sarebbe diventato il mio futuro, il tempo che dedicavo al nuoto era scarso, solo qualche volta al mese.-
-Mmh... in sostanza ciò che tu hai fatto con lo sport io l'ho fatto con i libri e lo studio...-
-Beh, vedi? Saremmo una squadra ben bilanciata! Tu la mente e io il braccio! Meglio di così!- ridacchiò, facendo sorridere il moro. -E tu quando hai iniziato a fare karate?-
-A dieci anni, credo... Non ne sono sicuro, ricordo solo che ho insistito tanto e grazie ai dottori sono riuscito a convincere i miei.-
-E fu così che si scoprì che il piccolo Itachi era un genio anche nello sport!- rise, facendo scappare una piccola risata anche all'amico. Continuarono a parlare e scherzare. Quando finirono di pranzare ed uscirono, si accorsero che stava diluviando.
-Merda! Fino un attimo fa c'era il sole!- imprecò Kisame. Il moro non disse nulla, si limitò semplicemente a guardare il cielo. -Facciamo una corsetta, va bene?- gli sorrise. L'Uchiha annuì e corsero fino a casa. Quando arrivarono all'ovile di Kisame erano ormai bagnati fradici. -Vai pure in bagno ad asciugarti e prendi pure il mio accappatoio blu!- gli indicò la porta del bagno che era non molto lontano dalla scala che portava al piano superiore. Itachi andò ad asciugarsi mentre Kisame accese il camino. Poco dopo il moro tornò con in dosso l'indumento dell'amico. Stava tremando dal freddo, gli sembrava di avere la pelle ricoperta di ghiaccio. L'Hoshigaki gli si avvicinò e lo fece sedere accanto al fuoco. -Stai pure qui vicino a riscaldarti, fra poco faccio un tea caldo.- il moro non disse nulla, si limitò a rivolgere lo sguardo verso le fiamme perdendosi nei suoi pensieri. Kisame notò che qualcosa in lui era cambiato. Gli occhi erano tornati ad essere spenti e malinconici, ma non s'intromise, decise di andare ad asciugarsi per poi preparare il tea.
Una volta finito gli portò la tazza, posandola per terra. Si voltò per tornare in cucina ma Itachi lo fermò incominciando a parlare.
-Non sono stato sincero stamattina...- Kisame si voltò verso di lui e rimase in silenzio, aspettando che finisse. -Volevo allontanarmi il più possibile da casa mia, dai miei e dalla mia vita per un po' o magari per sempre...- rivelò tenendo gli occhi fissi sul camino. La voce era flebile e priva di emozioni.
-Perché?- chiese quasi con timore.
-Ho sentito mio padre dire che...- esitò un attimo. Ricordare quelle parole gli faceva male. -Avrebbe preferito non avermi visto i problemi che ho...- si strinse le gambe al petto per riscaldarsi di più.
-Oh, andiamo! Solo perché sei diabetico e cagionevole?- commentò un po' irritato.
-Non sono cagionevole, ti ho mentito al riguardo...- abbassò lo sguardo, distogliendolo dal fuoco. La voce iniziò a tremargli. Kisame sentì il cuore accelerargli e un cenno di ansia trasalire. -Ho una malattia rara...neanche i medici sanno cosa sia e come curarmi. Il mio sistema immunitario è quasi assente...- Kisame perse un battito e rimase pietrificato. -Oggi sono andato a fare degli esami di routine e gli esiti non sono andati come speravano. La cura a cui mi sto sottoponendo non serve a nulla, anzi sto peggiorando...- sentì gli occhi farsi lucidi. Kisame istintivamente corse ad abbracciarlo e stringerlo forte a sé. Itachi sgranò gli occhi dalla sorpresa. Lo strinse forte, aggrappandosi alla sua maglia e nascondendo il viso sul suo petto.
-Sono stato uno stupido! Avrei dovuto almeno ripararti dalla pioggia!- il moro s'irrigidì. Kisame capì che avrebbe dovuto comportarsi come se nulla fosse successo per non farlo stare peggio. -Scusami...- ora comprese il suo comportamento. Tutto si era fatto più chiaro. Itachi si rilassò, sentendosi al sicuro tra le sue braccia. Avrebbe tanto voluto non doversi mai muovere da lì e restare stretto a lui per tutto il resto della sua vita. -Ti prometto che ti aiuterò in qualsiasi modo!- gli sussurrò. Voleva aiutarlo in qualsiasi maniera, anche se non sapeva come. Voleva poter essere utile per farlo stare bene. Desiderava e sperava con tutto il cuore che potesse vivere una vita normale senza alcuna preoccupazione. Itachi si staccò appena dall'abbraccio e lo guardò negli occhi. Erano così vicini da riuscire a sentire l'uno il respiro dell'altro.
-Grazie...-

 

 

 

 

Erano passati diversi giorni da quando Itachi aveva rivelato a Kisame la verità sulla sua salute. Aveva trascorso molto tempo a casa dell'amico, si poteva quasi dire che ormai vivesse lì. Era l'unico modo che aveva per potersi sentire felice senza dover pensare troppo alla realtà. Aveva paura, su questo non vi erano dubbi, ma quando stava con lui ritrovava la forza di reagire senza farsi sconfiggere dalla depressione.
Dicembre era quasi alle porte e l'autunno era agli sgoccioli. La temperatura stava calando sempre più e le giornate si stavano accorciando. Anche quel giorno Itachi era da Kisame, aveva passato tutta la settimana a casa dell'amico dicendo ai suoi che stava preparando un esame con un suo compagno di università. Era una bella giornata, il cielo era limpido e il sole filtrava dalle enormi finestre della casa.
Era seduto sul divano intento a leggere un pesante libro che avrebbe dovuto portare al prossimo esame. Kisame era appena uscito dalla doccia dopo essersi allenato. Lo raggiunse e si appoggiò con le braccia allo schienale del divano.
-Allora, cosa vuoi fare oggi?- il moro lo guardò con la coda degli occhi ed alzò le spalle. -Oh, dai! Ci dev'essere qualcosa di cui hai voglia! C'è anche una bellissima giornata di sole!- esclamò sconsolato. -È da giorni che continui a studiare! Non hai il cervello fuso?-
-Se devo essere sincero sì...-
-Bene, allora...- gli tolse il libro dalle mani e lo appoggiò al comodino che aveva affianco. -Ci distraiamo!- scavalcò il divano e scese dall'altra parte, il moro lo seguì con lo sguardo. -Hai mai giocato alla playstation?- si avvicinò alla televisione per accendere la console.
-No...- Kisame si voltò verso di lui, era abbastanza shockato.
-Com'è possibile?-
-Semplicemente i miei genitori non sono favorevoli ai videogames e io non ne sento il bisogno...- rivelò, alzando le spalle. L'amico si sedette accanto a lui con aria molto sconsolata dandogli un joystick.
-Allora oggi ci giocherai per la prima volta! Facciamo un torneo a Tekken 7-
-Che roba è?- Kisame si mise una mano sul viso, scuotendo il capo.
-Mi sento male...- sospirò. -È un picchia duro della Namco...in sostanza ti scegli il personaggio e fai a botte con il tuo avversario.-
-Non potevamo semplicemente massacrarci di botte fuori in giardino?- chiese con tono atono il moro.
-Certo che no! Mi sono appena lavato!- rise. -Ti spiego velocemente i tasti...- gli fece una breve lezione su cosa doveva schiacciare e poi iniziarono. -Scegli i personaggi che vuoi mettere nella tua squadra!-
-Non posso fare una prova, prima di iniziare?- l'amico ghignò sadico.
-Ovviamente no! Mica sono così gentile d'aiutarti in ogni tuo problema!-
-Hai paura di perdere?- domandò con tono divertito.
-Assolutamente no, è solo per darti una lezione di vita!-
Scelti i personaggi, iniziarono lo scontro. Kisame andò subito in vantaggio, vincendo i primi cinque incontri su dodici, ma poco dopo Itachi lo raggiunse vincendo cinque scontri consecutivi. Ormai ci aveva preso la mano ed essendo un genio non gli ci volle molto a tenergli testa. Si avvantaggiò di una manche giungendo così all'ultima sfida. In poche mosse il moro mise fuori combattimento l'amico che rimase spiazzato.
-Non è possibile...- sussurrò Kisame. Itachi ghignò sotto i baffi. -Voglio la rivincita Schiaccia per la rivincita!- si voltò verso di lui.
-No, ti ho dato una lezione di vita e quindi non esistono rivincite.- rispose con aria da saccente.
-Itachi! Voglio 'sta maledettissima rivincita!- aggrottò le sopracciglia. Il moro lo guardò con uno sguardo malizioso.
-Allora perché non provi a prendere il joystick?- gli rivolse un sorrisetto malefico, alzando il braccio in alto e allontanandosi da lui. Kisame ghignò ed accettò la sua proposta, si buttò su di lui ma il moro si spostò con estrema agilità lasciandolo con le mani in mano.
Iniziarono a rincorrersi per tutta la sala, Itachi era sempre un pelo avanti a lui riuscendo sempre a scansarlo.
-Accidenti, credevo che fossi più agile, pluricampione di karate...- lo istigò. Si erano fermati per un istante. Itachi era davanti alla penisola del divano mentre Kisame era a circa un metro di distanza da lui.
-Cerchi di farmi alterare, piccoletto?- ghignò divertito. Il moro non rispose, rimanendo concentrato su di lui e tenendo in alto il braccio con il joypad in mano. Kisame architettò un approccio diverso. Gli corse in contro, si diede una piccola spinta in avanti per saltare e poi afferrarlo. Itachi fece un salto all'indietro ma questa volta la presa dell'amico lo raggiunse prima, tirandogli la maglietta. Caddero l'uno sopra l'altro sulla penisola del divano. -Ti ho preso...- sussurrò a pochi centimetri dal suo viso. Itachi non disse nulla, limitandosi soltanto a guardarlo negli occhi arrossando leggermente. Rimasero a scambiarsi lunghi e profondi sguardi sentendosi attratti sempre di più l'uno all'altro. Kisame continuò ad avvicinare lentamente le labbra alle sue, il respiro di Itachi si fece sempre più corto mentre il suo battito cardiaco continuava ad accelerare incessantemente. Poco dopo annullarono quei pochi centimetri che li separavano, scambiandosi un dolce bacio che man mano stava diventando più passionale. Itachi fece cadere il joystick dalla mano per potersi stringere a lui aggrappandosi alla sua maglietta, mentre Kisame lo avvolse con un braccio e con l'altra mano cercò d'intrufolarsi sotto la sua maglia. Il moro mugugnò al tocco e prontamente lo fermò staccandosi e posando una mano sulla sua. Rivolse lo sguardo fuori dalla finestra, sentendosi in imbarazzo.
-Itachi...- sussurrò. Il ragazzo gli fece voltare il viso in direzione opposta alla sua per non sentire i suoi occhi su di sé. Kisame si alzò e sistemò la stanza mentre Itachi andò in bagno a rinfrescarsi il viso tutto accaldato. Si guardò allo specchio poi si voltò e si strinse le braccia al petto. Stava tremando impercettibilmente ripensando a quanto era accaduto. Avrebbe voluto non fermarlo, ma non si sentiva sicuro su quello che sarebbe potuto succedere. Sapeva che doveva parlare con Kisame per spiegargli cosa provava così da evitare di creare un'inutile tensione tra di loro.
Fece un respiro profondo ed uscì dal bagno. Raggiunse la sala ma di lui non vi era alcuna traccia. Posò lo sguardo fuori e lo vide in piede sul bordo della piscina. Andò da lui, allungò una mano verso la sua e con timore gliela prese. Kisame gliela strinse forte senza dire nulla.
-Scusami...- sussurrò il moro, tenendo lo sguardo basso. -Avrei voluto continuare... così da poter liberare i sentimenti che nascono dentro di me ogni volta che ti sono vicino e capire cosa si prova ad amare una persona per cui provi forti emozioni, ma avevo...ho paura per quello che potrebbe succedere...- gli rivelò con voce rotta. Kisame rimase in silenzio, in preda a intense sensazioni. Ogni volta che Itachi parlava non sapeva cosa dire, aveva il potere di farlo rimanere senza parole. -Qualsiasi cosa faccio potrebbe uccidermi...- tremò lievemente, sentendo gli occhi farsi lucidi. Kisame perse un battito ed istintivamente si voltò verso di lui per abbracciarlo e tenerlo forte tra le sue braccia. Itachi lo strinse tenendosi forte alla sua maglia e nascondendo il viso tra l'incavo del suo collo, qualche lacrima gli rigò il viso.
-Va tutto bene...- gli sussurrò. -Non permetterò che ti capiti nulla di male, ok?- si staccò dall'abbraccio e gli alzò il viso.-Starai bene.- gli asciugò il viso e gli sorrise. Il moro si alzò in punta di piedi e lo baciò, poco dopo si staccarono lentamente e si guardarono negli occhi. -Forse è meglio rientrare...ti faccio un tea!-
Andarono in cucina e intanto che Kisame preparava l'acqua Itachi si sedette su di uno sgabello e lo guardò rimanendo in silenzio.
-Posso farti una domanda, Itachi?- si voltò verso di lui. Il moro annuì. -Come facevi e fai a fare tutte le cose che compi? Per esempio: andare a scuola o solamente uscire. Non hai mai avuto la febbre?- chiese con curiosità.
-Ho passato la mia infanzia e parte dell'adolescenza chiuso in casa. I primi anni uscivo solo per andare a fare le visite e quando lo facevo...dovevo usare protezioni di qualsiasi tipo. Ho frequentato le elementari e le medie studiando a casa, ma uscivo eccezionalmente per fare karate, ma solo perché avevo raggiunto l'età per dei medicinali più forti che mi permettevano di uscire per un certo limite di tempo.- abbassò lo sguardo. -Quando dovetti iscrivermi al liceo mi imposi con i miei per farmi frequentare una vera scuola. Sono anni che continuo a sottopormi a diverse cure per portare alla norma le difese...- si fermò e strinse i pugni, odiava la vita che aveva. Non capiva come aveva fatto in tutti questi anni a non porre fine a tali sofferenze. Kisame gli prese una mano e gliela strinse per fargli coraggio. -La nuova terapia consiste nell'assumere delle pillole che dovrebbero aumentare i valori del mio sistema immunitario a lungo termine, ma per ora non sta funzionando. Offre solo una copertura giornaliera e neanche sicura al cento per cento.- si fermò nuovamente, parlarne non era per niente facile ma stranamente con Kisame riusciva a trovare la forza di affrontare il problema. -Ho avuto molto spesso l'influenza nella mia vita e ogni volta devo essere ricoverato in ospedale...- alzò lo sguardo su di lui notando i suoi con occhi pieni di comprensione.
-Beh, le medicine che prendi sono meglio di niente, no? E sono certo che troveranno una terapia efficace e che ti permetterà di vivere come chiunque!- gli sorrise.
Presero il tea, cercando di farsi scivolare di dosso la realtà e tornare nella spensieratezza. Si raccontarono un sacco di cose riguardanti la loro vita e quello che avrebbero voluto in futuro. Kisame sperava di concludere la carriera con stile per poi aprire un centro sportivo con tanto di programma motivazionale per tutti i tesserati.

-E per quanto riguarda la vita sentimentale, che progetti hai?- chiese Itachi con tatto. L'Hoshigaki incrociò le braccia assumendo uno sguardo pensoso.
-Se devo essere sincero non c'ho mai pensato. Non mi sono mai posto il problema di avere figli o meno nella mia vita. So solo che voglio vivere alla giornata, anche se...- si soffermò un secondo, guardandolo negli occhi. -Da quando ti ho conosciuto ho capito che la vita va passata con qualcuno di speciale. E chi lo sa... magari sei tu!- gli sorrise a trentadue denti, cogliendo di sorpresa l'altro che schiuse appena le labbra. Itachi sentì il cuore battergli all'impazzata, ma cercò di mantenersi più calmo possibile. Le sue parole lo resero molto felice, anche se un po' di malinconia rimase nel suo animo. -E di te che mi dici?-
-Io...- prese la tazza tra le mani e bevve un sorso di tea in tanto che rifletteva sulla domanda. -Io desidero vivere una vita normale e sana. Ultimamente vorrei fare qualcosa di concreto per il nostro paese, quindi dovrò studiare parecchio.-
-Che secchione!- ridacchiò, facendo nascere un piccolo sorriso sul viso del moro. -E la vita sentimentale non la conti? Solo doveri?- lo guardò divertito. Itachi abbassò lo sguardo.
-Beh, vorrei passare la mia vita con la persona che amo. Banale no?- sorrise un po' imbarazzato. Erano cose semplici, ma per come era venuto al mondo anche la cosa più elementare poteva risultare complessa e difficile da realizzare.
-Non lo reputo banale, anzi al giorno d'oggi è ancora più difficile avere una relazione duratura. Il “fin che morte non ci separi” è diventato privo di significato ormai!- Itachi alzò lo sguardo su di lui. Rimase per qualche secondo in silenzio e poi parlò.
-Kisame...- si guardarono negli occhi intensamente. -Insegnami a trovare la speranza nella mia vita...- l'Hoshigaki sorrise, gli si avvicinò al suo viso rimanendo a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Ti farò vedere il lato positivo...-

 




Quella mattina Deidara aveva intenzione di andare a trovare Sasori subito dopo essersi allenato in palestra. Si era prefissato di recuperare le lezioni perse di karate partecipando a qualche ora d'insegnamento extra.
Uscì dalla palestra e corse all'appartamento di Sasori, non riusciva a stargli lontano dal giorno in cui decisero di frequentarsi. Cercava di non dare troppo nell'occhio quando era a casa e di passare sempre inosservato così da non destare sospetti.
Una volta arrivato, suonò il campanello ed aspettò impazientemente che venisse ad aprire. Quando lo vide, gli sorrise ed entrò, si tolse il cappotto per poi abbracciarlo.
-Come stai, Danna?-
-Bene, sono tornato da poco dalla seduta...- gli accarezzò i capelli.
-Com'è andata?- si staccò e lo guardò con occhi pieni di passione.
-Va sempre meglio. Il mio analista è soddisfatto dei progressi. Tu? Ti stai rimettendo in piedi?- lo guardò un po' serio. Deidara si voltò per andarsi a sedere sul divano.
-Sì, non preoccuparti!- ovviamente mentì. La pressione che aveva riguardo la situazione non lo faceva stare bene mentalmente. Desiderava sparire e con il passare dei giorni questo desiderio aumentava, ma sapeva che doveva reagire. Voleva vivere meglio e soprattutto voleva vivere il suo sogno di stare con il suo amato. Per questo motivo passava molto tempo da Sasori, era l'unico modo per non dare peso alle voci che aveva in testa e alleggerire il carico degli obblighi che lo imprigionavano.
Sasori gli si avvicinò da dietro, posando le mani sullo schienale del divano. Deidara lo guardò sorridendogli beffardo.
-Io mi...- il biondo non lo fece finire di parlare, lo tirò a sé e lo baciò. Poco dopo si staccò e lo guardò.
-Cosa vuoi fare, Danna?- il rosso non gli rispose, si limitò semplicemente a baciarlo. Era tentato di rendere quel semplice bacio in qualcosa di più passionale, ma la sua mente lo bloccava. Cercava di zittirla in qualsiasi modo, ma nulla sembrava essere efficace. Si staccò e lo guardò. -I tuoi casti baci sono la fine del mondo...- gli rivolse uno sorriso mentre si girava verso di lui, mettendo le ginocchia sul divano. Gli si avvicinò al viso, guardandogli le labbra. -Mi fanno stare bene...- Sasori gli mise una mano sulla guancia, il biondo si morse il labbro. Il rosso si sentì travolto da una irrefrenabile passione che gli annebbiò la mente. Gli sembrava di essere sotto l'effetto di uno dei suoi impulsi violenti, ma quella volta desiderava solamente baciarlo con ardore. Le parole di Deidara erano riuscite a fargli zittire i pensieri che lo tormentavano. Lo baciò con estrema passione. Il biondo avvolse le braccia attorno al suo collo, nel mentre l'altro lo tirava su per prenderlo in braccio. Andarono in camera continuando a baciarsi con più foga. Si fecero cadere sul letto, Sasori spostò le labbra sul suo collo mentre con la mano destra s'intrufolava sotto il suo maglione nero. Deidara gli mise una mano tra i capelli, iniziando ad ansimare. La mano del rosso raggiunse il suo capezzolo sinistro incominciando ad accarezzarglielo, salì leggermente più su avvertendo uno strano rialzo sulla pelle. Il biondo s'irrigidì, mettendogli una mano sulla sua per fermarlo.
-N...no, basta...- si coprì il viso con la mano mentre Sasori si fermò e lo guardò.
-Cos'hai lì sotto?- domandò con tono pacato. Deidara scosse la testa, non voleva rispondere. -Ho detto: Cos'hai lì sotto.- richiese, scandendo le parole per bene. Il biondo non rispose, facendo irritare leggermente l'altro che gli prese con forza i polsi per allontanargli le mani ed immobilizzarlo. Vide il suo sguardo terrorizzato e pieno di odio. Allentò la presa e si mise a sedere accanto a lui, continuando a guardarlo. Il biondo si mise seduto, portando le gambe al petto. -Dei...- sussurrò con tono gentile, posando una mano sulla sua schiena. Rimasero in silenzio per qualche secondo fino a che Deidara non decise di scoprirsi, togliendosi il maglione e tenendo lo sguardo basso. Sasori sbirciò un po' titubante e ciò che vide lo lasciò senza parole. Sulla parte sinistra della schiena aveva pesanti ustioni, mentre davanti, leggermente più sopra il capezzolo, vi era una profonda cicatrice che arrivava fino alla clavicola.
-Contento ora?- disse con tono irritato e freddo. Sasori prese il maglione ed iniziò a vestirlo con cura. Deidara schiuse leggermente le labbra dallo stupore, rivolgendogli uno sguardo mesto.
-Scusa, non volevo...- lo guardò negli occhi ed avvertendo il suo dolore, sentì la rabbia nascergli dentro. -È stato tuo padre?- domandò con tono severo. Il biondo annuì. -Co...com'è successo?-
-Beh, ecco...- posò lo sguardo altrove e gli raccontò l'accaduto.


Era in una delle sale, dell'enorme villa, assieme al suo ragazzo ed erano in piedi accanto al pianoforte posto tra la finestra e il divano sul lato sinistro della stanza. Si stavano baciando castamente, cercando di non lasciarsi prendere il controllo dagli ormoni. Improvvisamente la porta si aprì ed i due si staccarono di soprassalto, voltandosi verso l'entrata. Non credevano vi fosse qualcuno in casa, pensavano e speravano di essere da soli, ma si sbagliavano. Il padre di Deidara era fermo immobile sulla soglia intento a guardarli con disprezzo e odio.
-Otets*...posso... posso spiegarti!- lo guardò con uno sguardo terrorizzato. Più si avvicinava e più sentivano il terrore crescere in loro. Quando fu abbastanza vicino lo afferrò per il collo, si voltò verso l'altro guardandolo con occhi omicida.
-Sparisci!- il ragazzo corse via in lacrime senza dire nulla. L'uomo tornò a guardare il figlio. Lo alzò da terra sbattendolo contro la spessa finestra.
-Otets...ya proshu vas**...- sussurrò a fatica, sentendo la presa del padre farsi più forte.
-Mi fai ribrezzo! Ti brucio vivo!- prese dalla tasca il coltellino che portava sempre con sé e glielo conficcò nel lato sinistro della spalla appena sopra il capezzolo. -Non osare rifarlo!- spinse la lama più dentro per poi portarla fin sopra la clavicola. Deidara gemette dal dolore, qualche lacrima gli rigò il viso. -Non osare rifarlo o giuro che sei morto!-
-Otets...- cercò di parlare tra il dolore e a fatica. L'uomo lo sbatté con forza contro il vetro, stordendolo un poco. Lo buttò per terra, s'incamminò con decisione verso il camino alla sua destra e prese il combustibile liquido per accendere il fuoco. Deidara non riuscì a reagire, cercò di togliersi il coltello dalla spalla ma poco prima di riuscirci il padre tornò. Gli staccò con violenza la lama, il biondo cercò di soffocare i gemiti di dolore.
-Non osare mettere in cattiva luce questa famiglia!- gli diede un calcio dietro la schiena facendolo girare a pancia in giù. Gli buttò del liquido infiammabile su tutto il lato sinistro della schiena. Prese l'accendino che aveva in tasca e lo bruciò. Il biondo urlò dal dolore. -Non osare farlo con questo tuo malsano modo di essere!-
-Otets! Ya proshu vas!!!- urlò disperato. Le sue urla echeggiarono per tutta la casa, cogliendo l'attenzione della madre e della nyanya che corsero nella sala, seguendo il fumo. Entrarono e rimasero shockate da ciò che videro.
-Deidara!!!- urlò la madre correndogli incontro. Il biondo sussurrò il suo nome prima di perdere i sensi. Si tolse il maglione e cercò di spegnere le fiamme mentre la nyanya usò un cuscino del divano. Quando fu salvo la madre lo prese tra le braccia cullandolo.

 

 

-Questo è quanto accaduto... Una volta in ospedale mia madre mi disse che avrei dovuto giurare di non avere mai più relazioni con uomini...- rivelò con voce rotta.
-Quanto tempo fa è accaduto?- domandò cercando di essere più cauto possibile.
-Avevo quattordici anni... Sono passati cinque anni e da quel giorno ho il promemoria che non posso essere me stesso. Anche l'arte mi era quasi proibita perché mio padre voleva che mi concentrassi solo sulla politica...- Sasori lo avvolse con un braccio, stringendolo a sé.
-Però sei riuscito a frequentare l'accademia.-
-Sì, dopo aver promesso che mi sarei trovato una fidanzata e soprattutto non mi sarei dovuto innamorare e nemmeno avvicinarmi a qualche ragazzo...- rise amaramente. Il rosso gli fece girare il viso dalla propria parte per poterlo guardare meglio negli occhi.
-Questa volta andrà diversamente!- Deidara lo abbracciò, strizzando gli occhi.
-Sono felice che tu sia nella mia vita, Danna! Riesci quasi a farmi vedere il lato positivo di tutto quello che mi è successo!-
-Il lato positivo? Io?- si staccarono dall'abbraccio. Il biondo lo guardò con un tenero sorriso sul viso.
-Sì! L'arte era l'unica cosa che mi faceva sentire vivo dopo quello che mi era successo, quindi se non fosse accaduto non sarei mai venuto all'accademia. Avrei solo coltivato questa passione raramente come hobby, sognando di poterla approfondire.- Sasori si sentì avvolgere da una strana e piacevole sensazione. Gli prese il volto tra le mani e gli si avvicinò.
-Se le cose stanno così allora non me ne andrò tanto facilmente dalla tua vita...- gli sussurrò per poi baciarlo.
Deidara si sentì rinascere. Dava seriamente speranza al loro futuro, anche se ormai era deciso a godersi il presente
.






*otets= padre (pronuncia atiez)
**Ya proshu vas= ti prego (pronuncia glia prasciu vas)



 
Scusate tanto per il finale un po' bruttino! Sono pessima con le conclusioni dei capitoli! Ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Grazie a tutti voi che leggete e seguite la storia! Fatemi sapere che ve ne pare! :)

Alla prossima

Ryuga Hideki

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: ryuga hideki