Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Enchalott    13/03/2018    4 recensioni
“Maledizione, donna! Io sono un Saiyan! Non aggiungere altro o…”.
Lui l’aveva fermata, ma la sua voce si era spezzata per la profonda commozione che quelle parole gli avevano cagionato ed era rimasto con gli occhi piantati su di lei: occhi neri come il fondo dell’inferno, vissuto suo malgrado in anima e corpo, ma risputato in faccia all’universo per rivalsa. Finché quel dannato nodo in gola non si era fatto seppellire dall’orgoglio. Aveva incrociato le braccia, aveva reso il suo sguardo il più freddo possibile e aveva affermato: “Quello che dici non ha senso per me”. Ma ne aveva, stradannazione, soprattutto da quando aveva incontrato lei.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fusion
 
“Il ki, Trunks! Devi percepire il ki prima ancora del suo movimento! Goten! Sei scoperto in difesa, abbassa il braccio sinistro!”.
Dalla finestra del laboratorio, Bulma osservava deliziata suo marito, che impartiva lezioni di arti marziali ai due piccoli Saiyan nel giardino della Capsule Corporation.
Erano rientrati da pochi giorni dal loro viaggio attraverso lo spazio, voluto da Vegeta dopo il loro sofferto e imprescindibile confronto. Giorni meravigliosi e intensi, che li avevano legati in modo ancora più indissolubile. Lui conosceva la strada per le stelle tra cui l’aveva condotta e per il suo cuore, senza scorciatoie. Aveva detto che non sarebbe stato un viaggio romantico, ma non c’era stato un solo momento in cui si fosse allontanato da lei, in anima e corpo. Con amore. Bulma aveva pensato che sarebbero tornati certamente in tre e l’intenzione del principe le era sembrata quella, ma non era accaduto. Per il momento.
Dopo il difficile combattimento contro Majin-Bu, lui appariva davvero cambiato: era più sereno, più calmo, più presente. Certamente non aveva abbandonato l’orgoglio e neppure gli allenamenti giornalieri. Lo amava così, non lo avrebbe voluto diverso.
“Più facile a dirsi che a farsi, papà!” borbottò Trunks parando una mossa dell’avversario.
“Io non ci ho capito niente, Vegeta” mugugnò Goten, tirandosi indietro.
“Piantatela di lagnarvi! Ricominciate da capo! Forza!”
Le due pesti si guardarono con complicità e scesero a terra con l’aria più innocente del mondo. Poi assunsero la posizione della danza metamor ed effettuarono la fusione, trasformandosi in super Saiyan e raggiungendo rapidamente il livello tre.
Bulma sorrise. Saiyan. Andava sempre a finire allo stesso modo.
“Gotenks!” rimbrottò Vegeta “Dovete imparare a cavarvela da soli, così è troppo facile!”
“Difenditi!” strillò all’unisono l’essere dalla lussureggiante chioma bionda, nato dalla combinazione dei bambini, volando in picchiata.
Chi!” sbuffò Vegeta, parando l’attacco con un braccio solo. Bella botta, comunque. Sogghignò. “Volete un’altra lezione, quindi?”.
Ignorando il trambusto proveniente dall’esterno, Bulma ricominciò ad armeggiare con lo scouter che aveva tra le mani. Era saltato fuori dopo tanti anni, mentre cercava la capsula contenente la vecchia macchina del tempo, usata da Cell. Avrebbe voluto ripararlo, per scoprire se conteneva traccia della lingua saiyan; le sarebbe piaciuto farla imparare a Trunks. Vegeta dava sempre la precedenza al training fisico con suo figlio, anche se, dati il suo rango di principe e le sue doti intellettuali, sarebbe stato davvero il migliore insegnante sulla piazza. Il solito testardo.
La scienziata collegò al computer l’apparecchio e provò a farlo ripartire.
Vegeta immobilizzò Gotenks a terra, piantandogli un ginocchio nella schiena.
“Basta! Basta, mi arrendo!” ululò la creatura divincolandosi.
“Non ho capito bene!” ringhiò il principe “I Saiyan non si arrendono mai! È una parola che non sopporto!”. Serrò la presa.
La fusione si sciolse e i due piccoli guerrieri, sgusciarono da sotto, filandosela a gambe levate a velocità warp.
Chi!” borbottò il principe, scrollando la testa divertito.
Da quando Gohan si era sposato, i mocciosi erano sempre dietro a lui, anche più di quando Kakarott era morto. Quell’idiota, dal canto suo, si faceva comandare a bacchetta dalla moglie e perdeva tempo a lavorare nei campi, fuggendo sul pianeta di Kai-Oh del Nord per allenarsi, appena lei si distraeva.
Dallo scouter partì una registrazione incomprensibile e disturbata. Sembrava una voce femminile. Bulma cercò di ripristinare al meglio l’audio originale, ma, anche ripulendolo, non riuscì comunque a comprendere la lingua. Solo una parola le si piantò in testa con la forza di una martellata. Un nome proprio: Radish.
Per tutti gli universi!
“Vegeta!” gridò sporgendosi dalla finestra “Vieni qui subito, per favore!”
Il principe si girò, aggrottando la fronte in risposta a quello che aveva tutta l’aria di essere un ordine. Ma dati il “per favore” e il tono piuttosto concitato di sua moglie, si levò in volo, atterrando agilmente oltre la vetrata.
“Cosa stai combinando con quel rottame?” le disse seccato “Non vorrai attirare qualche altro psicopatico fan di Freezer ancora in ascolto?”
“Mmh” brontolò la ragazza offesa “Non sono mica stupida! Ho chiuso tutti i contatti in entrata e in uscita! Sto lavorando sulla memoria interna. Ho trovato un messaggio salvato, ma non riesco a capire nulla. Sono certa, però, di aver sentito la parola Radish…”
A Vegeta prese un colpo. Radish, prima di fare la fine che meritava, era stato uno dei suoi sottoposti, quando estorceva pianeti fiorenti a popolazioni inermi. Inoltre, era il fratello di Kakarott. Quello avrebbe potuto benissimo essere il suo scouter…”
“Sei sicura come quando hai detto di avere visto un grasso gatto sphinx orbitare nel vuoto dalle parti del pianeta Gaspa?” le rispose sarcastico.
“Piantala di prendermi in giro! Ti dico che l’ho visto!”
Con un gesto stizzito, Bulma fece ripartire l’audio dall’inizio. Dopo un secondo, Vegeta cambiò espressione: spalancò gli occhi, nell’evidenza di aver compreso perfettamente quella che doveva essere lingua saiyan. Incrociò le braccia sul petto, chiuso nelle sue indecifrabili elucubrazioni.
“Vegeta, così mi preoccupi…”
“Kakarott…” affermò il principe sollevando il viso “E’ meglio se lo fai venire qui”.
“Va bene… ma di che si tratta?” indagò lei apprensiva.
“La voce che senti” rispose lui con uno sguardo inquieto “E’ quella di sua madre”.
 
Goten era partito come una saetta, seguito a un’incollatura dall’inseparabile Trunks, a caccia del ki di suo padre. Chichi aveva sbraitato al telefono di non avere idea di dove fosse Goku e aveva minacciato ritorsioni di vario genere, promettendo di avvisare il marito, qualora si fosse fatto vivo e, soprattutto, se lei lo avesse lasciato vivo.
Vegeta si era abbarbicato sulla ringhiera della terrazza grande di casa, come faceva di solito, quando aveva bisogno di concentrarsi e di solitudine interiore. Era sempre lo stesso: riflessivo e riservato.
Bulma lo raggiunse e gli passò una tazza di caffè. Lui la prese e le sorrise, poiché da tempo l’aveva ammessa ai suoi silenzi, perché era parte della sua anima.
“È stata la fusione, vero?” gli domandò la ragazza a bruciapelo.
“Che cosa?” sputò fuori il principe, sorpreso.
“Tu e Goku… non lo detesti più così tanto o sbaglio?”
Chi!”.
Donna di chiaro intelletto. Inutile negare. Bevve un sorso di caffè.
“Me l’ha spiegato Trunks” riprese lei “Con la fusione metamor si uniscono i poteri e si diventa un solo essere, pur restando distinte le personalità all’interno. Ma in quella forma si percepiscono perfettamente i pensieri e i sentimenti dell’altra metà. Ritengo che si verifichi la stessa situazione anche con la fusione derivante dagli orecchini potara, quella che avete usato voi. Hai potuto conoscere il vero Goku, se è così”.
“Non sbagli” asserì Vegeta con un sogghigno “Ti confermo che Kakarott è veramente un idiota, l’ho avvertito con molta chiarezza durante la fusione. Mi rifiuto di ripetere un’esperienza del genere, non vorrei fosse contagioso”.
Bulma alzò gli occhi al cielo, sospirando.
“Comunque hai ragione” riprese lui fissandola apertamente “Ma dà sui nervi ogni volta che lo vedo, ma non per questo desidero ammazzarlo”.
“L’ho pensato quando avete sconfitto insieme Majin-Bu. Non è stato da te affiancare proprio Goku in combattimento, a meno che…”.
“Noi Saiyan siamo individualisti. Anche Kakarott preferisce cavarsela da solo, salvo cause di forza maggiore, come quella. Diciamo che è stato persuasivo”.
Bulma gli appoggiò la testa sulla spalla e Vegeta non si mosse; quando erano soli, accettava i suoi gesti d’affetto, ma davanti agli altri era sempre il solito scontroso principe guerriero.
“Quando re Enma mi ha rimandato sulla Terra” ricordò lui “Kakarott ha subito individuato la mia energia spirituale e mi ha raggiunto. Era tutto soddisfatto della mia presenza. Mi ha chiesto subito di indossare un orecchino potara, spiegandomi la situazione disperata”.
“Ma tu gli hai risposto che poteva scordarselo.” concluse Bulma sorridendo.
Chi!” borbottò il principe “Gli ho detto che avrei preferito restare morto, piuttosto che unirmi a lui in un solo essere! Si è permesso di prendermi in giro! Non ha fatto le cose seriamente! Quando abbiamo combattuto uno contro l’altro, mi ha tenuto nascosto il fatto di essere salito al terzo livello di super Saiyan. Dall’aldilà ho visto tutto, come sai. Con me non si è trasformato! L’ennesima offesa, insomma! Si è giustificato dicendo di non essere in grado di mantenere quello stato, se non per pochi minuti. Che era per le occasioni particolari! Di bene in meglio! Perché mai avrei dovuto fondermi con uno come lui?!”
“Che cosa ti ha detto per farti cambiare idea?” mormorò Bulma, intuendo in anticipo il succo del discorso.
Vegeta le piantò addosso uno sguardo dei suoi, ma non esitò: “Il maledetto sa dove andare a parare, quando vuole…” ridacchiò tra i denti. “Si è infuriato, strano per lui, eh? Mi ha chiesto se, avendo seguito gli eventi, avevo anche visto che Majin-Bu ti aveva divorata e che aveva assorbito i guerrieri più tenaci, tra cui Trunks. A quel punto, ho deciso di darci una possibilità, ho indossato il potara e siamo diventati Vegett. Un solo corpo, un unico enorme potere, ma due menti separate che si compenetravano, percependo con chiarezza l’uno l’intera essenza dell’altro”.
Bulma attese che il principe continuasse il racconto, sapendo che per lui non era facile confidarle fatti così personali, ammettere di aver rinunciato alla vendetta e di avere acconsentito a condividere se stesso con il suo rivale.
“E’ un vero Saiyan” concluse Vegeta “Diverso da me, ma lo è comunque. È davvero geniale, quando si misura con qualcuno. Ho sempre pensato di essere il migliore, ma lui mi ha dimostrato che ero in errore e l’ha fatto senza superbia alcuna. Pensavo che fosse imbattibile perché possedeva un cuore generoso e rivolto a proteggere le persone che ama, ma anch’io adesso ho lo stesso animo e gli stessi sentimenti. La capacità di amare costituisce solo una parte della verità sulla sua straordinaria potenza. Io, prima d’ora, ho sempre combattuto per essere soddisfatto, per divertirmi, con lo scopo di uccidere i nemici e, soprattutto, per difendere il mio orgoglio di Saiyan. Invece, il suo fine non è quello di vincere, bensì di non essere sconfitto. Kakarott vuole semplicemente superare i propri limiti, per questo non pensa mai di togliere la vita a nessuno, per questo non ha ammazzato neppure me. Per la stessa ragione, offre un’opportunità a tutti. Lui sapeva… sapeva che la mia anima non era così buia, che avrei acquisito e accettato quell’umanità che lui già possedeva. Io sono il principe dei Saiyan, ma non ho mai sentito parlare di uno di noi così tanto gentile, addirittura dolce, che contemporaneamente desidera e adora così tanto combattere. Lui si merita il mio rispetto!”.
“Vegeta…”
Bulma lo cinse con le braccia, fissandolo con ammirazione. Lui arrossì.
“Questo non significa che io abbia deciso di essergli secondo. Non rinuncerò mai a migliorarmi e a tentare di superarlo. Mai al mio orgoglio!”.
“Lo so. È uno dei motivi per cui sono perdutamente innamorata di te”.
Il principe fece scorrere un dito sul suo viso e lo sollevò, posando un bacio sulle sue labbra. La ragazza lo ricambiò intensamente e lui si schiodò dalla ringhiera, scendendo a terra. Le strinse la vita, sollevandola di pochi centimetri, mentre il loro contatto diventava più deciso. L’avrebbe portata via da lì se non avesse percepito un’energia spirituale fluttuante in avvicinamento rapido. Ebbe appena il tempo di scostarsi.
Goku si materializzò al centro della balconata.
“Ciao ragazzi!” esclamò gioioso, portandosi una mano alla tempia “Vegeta, mi spiace di averti interrotto!”
Bulma nascose un sorriso dietro la mano e in principe avvampò. Il solito innocente sfacciato.
“Goten mi ha riferito che mi stavate cercando!”.
“Sì, Son-kun” disse la ragazza con familiarità “C’è qualcosa di importante che vorrei che tu ascoltassi. Si tratta di un messaggio conservato nella memoria di uno scouter, risalente ad almeno dieci anni fa. È stata una scoperta casuale. Vegeta ed io pensiamo che sia l’apparecchio utilizzato da Radish, quando è venuto sulla Terra”.
Goku si adombrò impercettibilmente. Era difficile turbare la sua innata spensieratezza, ma il nome di suo fratello gli causava sempre una fitta di dispiacere. Era stato uno dei pochi in cui non era riuscito a risvegliare sentimento alcuno.
“Vi ringrazio. Ma qualsiasi cosa abbia da comunicare Radish…” rispose con un sospiro “Può seguirlo nell’oblio. Da lui ho sentito abbastanza scelleratezze nelle poche ore in cui ci siamo ritrovati”.
“Non è tuo fratello che parla, Kakarott” intervenne Vegeta.
“Già, fratello…” ripeté il giovane con mestizia “Non ho nulla in comune con lui, Vegeta. Sento più te come mio fratello”.
Il principe sobbalzò a quell’affermazione inaspettata, indeciso se risentirsi per tanta confidenza o se ritenersi omaggiato dall’ammissione affettuosa del suo antico rivale.
Chi!”
Bulma lo guardò, alzando un sopracciglio, con preventiva aria di rimprovero, impedendogli qualsiasi possibile risposta scortese e lui continuò, pazientemente:
“Kakarott, quella che ha registrato il messaggio è tua madre”.
Goku sbiancò. I suoi occhi di velluto nero, solitamente allegri e vivaci, si riempirono di stupore e di malinconia. Si sentì frastornato da quella rivelazione. Non ricordava nulla di sua madre. Era stato spedito sulla Terra quando era molto piccolo e, per giunta, una pesante botta in testa gli aveva cancellato le scarse memorie disponibili. Era come se non l’avesse mai conosciuta, in effetti.
“C-che cosa?”
La voce gli uscì alterata, soffocata dall’emozione violenta e improvvisa. Vedendolo così disorientato, Bulma lo prese sotto braccio, con grande tenerezza e lo fece avvicinare al computer portatile, appoggiato sul tavolino.
“Son-kun, non sei obbligato a sentire le sue parole. Ma se lo desideri, Vegeta trasporrà per te dalla lingua saiyan”.
Il principe fece un cenno d’assenso e Goku lo fissò con un misto di timore e gratitudine. Rimase in piedi, come faceva quando si misurava in battaglia.
“Ti prego…” mormorò, ancora sconvolto. “Voglio ascoltare con tutto me stesso”.
Bulma avviò l’audio. Vegeta tradusse simultaneamente.
 
Messaggio per Radish, figlio di Bardock. Radish, tuo padre è certo che Freezer, con l’ordine impartito ai Saiyan di rientrare sul pianeta Vegeta, stia tramando qualcosa. Ha un pessimo presentimento. Per questo, stanotte abbiamo preso tuo fratello Kakarott e l’abbiamo messo in una capsula sferica, programmata affinché raggiunga la Terra, un pianeta lontano e poco appetibile. Noi resteremo qui per non destare sospetti. Se i timori di Bardock si riveleranno infondati, andremo noi stessi a riprenderlo. Ma se, al contrario, avesse ragione, dovrai cercare tu Kakarott. Ora ha tre anni, riuscirà a sopravvivere senza difficoltà. Dovrai raccontargli che non era nostra intenzione abbandonarlo, ma salvarlo. Che non ci siamo dimenticati di lui. Spiegagli cosa significa essere un Saiyan. Porgi i nostri rispetti al principe Vegeta, noi saremo sempre fedeli a lui e non a Freezer. Di’ a Kakarott che lo amiamo”.
 
Vegeta tacque, a sua volta toccato da quelle parole, che risvegliavano in lui ricordi lontani e infelici. I Saiyan si erano difesi fino alla fine, Bardock in prima fila, ma non era servito a nulla. Era stata la decisione di quella notte, presa da due genitori stranamente preoccupati, a cambiare successivamente il loro destino di sopravvissuti.
Lo sguardo di Goku era lucido di commozione. Sapeva che suo padre era un guerriero, ma si era sempre chiesto come fosse sua madre, come fosse possederne una, considerarsi un figlio. Era una sensazione che gli risultava del tutto sconosciuta, poiché adottato dal terrestre buono che lo aveva trovato, che lui aveva chiamato nonno. In quelle poche parole, lei gli si era data con affetto, si era fatta conoscere attraverso la sua voce dolce e inquieta, tramite l’amorevole premura che aveva avuto nei suoi riguardi. Gli aveva salvato la vita, mettendo a rischio la propria.
Cercò di riprendere fiato, mentre un nodo soffocante gli serrava la gola e gli occhi gli si inumidivano per la drastica sequenza di emozioni inaspettate. Si accorse del tremito che gli scuoteva le mani e le appoggiò alle ginocchia, piegandosi su se stesso, come in cerca d’aria.
“Goku…” sussurrò Bulma nel vederlo così turbato.
Vegeta le fece segno di restare indietro e si avvicinò al giovane, perché aveva ancora qualcosa di importante da rivelargli. Lo fissò con partecipazione, perché quella faccenda tutta saiyan lo riguardava in quanto principe, ma anche perché, in lui, si rivedeva come il ragazzino che, nello stesso momento, aveva parimenti perso tutto.
“Gine” gli disse a bassa voce.
Kakarott sollevò il viso e lo guardò sconcertato, intuendo la parola.
“Era il nome di tua madre”.
Il giovane crollò sulle ginocchia, nascondendo il volto, ma il gesto non servì a nulla, perché le lacrime iniziarono a scendere incontenibili, bagnandogli la dogi arancione, piovendo sulle mani serrate, cadendo a gocce sul pavimento. Piangeva come un bambino, a singhiozzi silenziosi, con le spalle che sussultavano, senza freno.
“Vegeta!” borbottò Bulma, accorrendo allarmata “Che cosa gli hai detto!?”
Il principe la fermò con decisione, per impedirle di raggiungere l’amico: “Il nome di sua madre” rispose fissandola con calma.
La ragazza si commosse di riflesso: “Oh, stelle… Ti giuro che, da quando lo conosco, non l’ho mai visto piangere una sola volta”.
“Forse era ora che lo facesse. Lascialo, finché ne ha bisogno”.
Bulma intrecciò le dita a quelle di suo marito e gli sorrise. Gli occhi scuri di Vegeta scintillavano fieri, implacabili e tristi. Si era comportato da principe, orgoglioso di rappresentare la sua gente, di cui serbava il retaggio; da guerriero, affrontando egli stesso la sofferenza legata al ricordo tragico della fine della sua razza, presentita da Bardock; da fratello ed era questa la cosa più incredibile, perché aveva deciso di rivelare a Goku un frammento della sua storia, che lui non poteva rammentare.
“La conoscevi?” domandò Bulma.
Iiah. Ma Radish è rimasto con me per anni e l’ha nominata più volte”.
“Perché ora?” gli chiese, guardandolo con tenerezza.
“Non fraintendermi. Non m’importa nulla di lui.” grugnì il principe a disagio.
“Certo” ridacchiò lei, senza credere a una parola.
“Non pensavo che lui non ricordasse assolutamente niente, neppure sua madre”.
“La fusione?”
Hah” assentì Vegeta “Non ha serbato traccia alcuna della sua vita sul nostro pianeta. Quando, su Namecc, gli ho rivelato la verità sulla fine dei Saiyan, ho visto che è rimasto toccato, ma non sconvolto. Si è dichiarato terrestre d’adozione. Chi! Non avrei mai detto che, invece, la notizia lo avesse fatto arrabbiare e penare così tanto”.
“Evidentemente” commentò Bulma con dolcezza “Anche Goku nascondeva un dolore segreto. Forse, sconosciuto a lui stesso”.
“Prova che, anche se è imbattibile, è umano” affermò lui, senza abbandonare l’aria severa.
“E anche tu…” mormorò lei, guardandolo con amore immenso.
Vegeta arrossì e le lasciò la mano, avvicinandosi a Goku, che aveva ricominciato a respirare in modo più regolare e si stava sfregando gli occhi arrossati dal pianto.
“Kakarott!” sentenziò “Quando ho detto che ti avrei messo in ginocchio, non intendevo questo. Alzati, sei un Saiyan!”.
Goku balzò in piedi senza farselo ripetere e prese dalle mani di Bulma il fazzoletto che gli stava porgendo. Si asciugò le lacrime e si soffiò rumorosamente il naso. Poi, sul suo viso incantevole balenò l’usuale sorriso spensierato. Ma nel suo sguardo ancora lucido scintillava l’orgoglio di guerriero, supportato da una nuova consapevolezza interiore.
“Ti sono debitore, Vegeta” disse con fermezza.
“Nessun debito con te, Kakarott” rispose il principe rigidamente.
Bulma alzò gli occhi al cielo, nella certezza che quei due testardi non sarebbero mai andati d’accordo, ma nella gioia di vedere che, da qualche tempo, le loro litigate assomigliavano più a quelle di due fratelli. Che non si sarebbero più sfidati per annientarsi. Li lasciò soli.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Enchalott