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Autore: EveLWilliams    13/03/2018    1 recensioni
Dopo la firma della Grande Pace, Chicago è suddivisa in cinque fazioni consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi.
Theia, una giovane Pacifica, deve scegliere a quale unirsi, con il rischio di rinunciare alla propria famiglia.
Prendere una decisione non è facile e il test che dovrebbe indirizzarla verso l'unica strada a lei adatta, si rivela inconcludente: Theia ha attitudini per tutte le fazioni.
Theia è una Divergente e la scelta di unirsi agli Intrepidi potrebbe costarle la vita, ma non quanto abbandonarsi ai sentimenti che prova per il più pericoloso dei capifazione degli Intrepidi: Eric.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Il treno si avvicina e rallenta, non ho ho scelta, restare qui e venire giustiziata oppure rischiare di morire fuori dalla Recinzione.
Inizio a correre accanto a Eric, il suo volto è contratto in una smorfia di dolore. La ferita al piede, non so se riuscirà a saltare ed io non voglio lasciarlo qui.
«Vai per primo, ho bisogno del tuo aiuto per salire» mento, è più facile e veloce che mettermi a discutere sul vero motivo.
Lui annuisce. Sebbene con qualche difficoltà, riesce a saltare e si aggrappa alla maniglia. Si allunga verso di me e mi tende la mano, la afferro e salto dentro il vagone.
Eric si trascina verso il fondo del vagone e, dolorante, si lascia cadere contro la parete lasciando dietro di sé una scia di sangue. La ferita si è aperta. Mi levo la giacca e mi siedo accanto a lui.
«La ferita si è riaperta, dobbiamo fermare il sangue» dico mentre gli sfilo lo stivale e uso la giacca per tamponare la ferita.
«Non morirò dissanguato, non è così grave come ferita» mormora accarezzandomi la guancia. «Andrà tutto bene, vedrai.»
Lascio che mi stringa a sé e appoggio la testa sulla sua spalla. Vorrei che fosse davvero così, ma so cosa ci aspetta una volta scesi da questo treno.
Osservo la città dal portellone aperto, la vedo allontanarsi, diventare sempre più piccola fino a sparire dietro agli alberi dei boschi della mia vecchia fazione. Cosa accadrà? I Pacifici si dimostreranno davvero gentili come tutti credono e ci accoglieranno perdonando i nostri peccati oppure mostreranno la loro vera faccia: gente con una mentalità chiusa quasi quanto quella degli Abneganti e che accettano tra di loro solo persone con la coscienza pulita. Perché è questa la realtà, loro sono gentili solo con chi è “senza peccato”, per tutti gli altri ci sono solo sieri, abitazioni sorvegliate ai limiti dei campi e, in casi gravi, l’allontanamento dalla fazione.
«Quattro ha ragione, i Pacifici ci bandiranno, due come noi sono un pericolo per l’armonia della fazione» singhiozzo stringendomi a lui.
«Johanna ci tiene a te, è la tua madrina e, per quanto si affanni a negarlo, è il loro capo» mi sussurra accarezzandomi la guancia, «ed è anche un osso duro. Jeanine l’ha sempre considerata una spina nel fianco.»
«Come fai a sapere che era la mia madrina?» domando, anche se intuisco già la risposta: sono stati i miei genitori a rivelarglielo insieme a chissà quante cose imbarazzanti su di me.
«Me l’ha detto lei.»
Sgrano gli occhi. La sua risposta mi sconvolge, in modo positivo, ma è una cosa che non mi sarei mai aspettata. Eric mi guarda e sorride.
«Speravi davvero che non venisse a sapere della nostra visita? Me la sono trovata davanti appena io e i tuoi genitori abbiamo lasciato il bosco.»
«Cosa è successo? L’ha detto a qualcuno?» domando stupidamente.
Siamo tornati in città senza dovere affrontare un’intera fazione di Pacifici furenti, è ovvio che non ci sono stati problemi e tutte le persone coinvolte hanno tenuto la bocca chiusa.
«Non ha gradito la mia presenza ma alla fine, da brava Pacifica, ha deciso di chiudere un occhio» dice con un sorriso tirato.
Sta mentendo, non sono una Candida ma ormai conosco bene i suoi segni rivelatori.
«Non è buona quanto sembra» lo metto in guardia, anche se non ce n’è bisogno, lui è abbastanza sveglio da averlo capito da solo.
«Lo so, è una che sa fare bene i suoi conti. Conosce la situazione delle fazioni e le modifiche che ho apportato a quella degli Intrepidi. Non è stupida, ha intuito che in città stava accadendo qualcosa. Io facevo parte di un potenziale problema, ma vedermi lì a causa tua deve averle fatto pensare che tu le stavi già risolvendo quel problema.»
«Ed è così?» domando arrossendo.
«Tu che dici? Sono qui con te adesso, mi sono lasciato alle spalle la mia vecchia vita» dice, indicando la città che piano piano si allontana, «per iniziarne una nuova insieme a te» aggiunge accarezzandomi la guancia.
Sorrido e lo bacio. Un bacio lungo e appassionato ma infinitamente dolce.
Un brusio mi costringe ad abbandonare quell’estasi. Gli occhi di tutti sono puntati su di noi. Ci guardano come se fossimo scarafaggi che camminano sulle loro immacolate tovaglie del giorno di festa.
Johanna non dovrà vedersela solo con i Pacifici, ma anche con i nostri compagni di viaggio. Sette persone che hanno vissuto l’incubo in cui gli Eruditi hanno fatto piombare la città e che chiederanno a gran voce le nostre teste.
«I Pacifici non ci faranno mai restare dopo tutto quello che è accaduto oggi. Non importa cosa siamo ora, per loro saremo sempre traditori e assassini» mormoro abbassando lo sguardo.
«Ci bandiranno, non mi faccio illusioni. Ci daranno qualche giorno per riposarci e poi ci scorteranno oltre i campi più lontani» dice sollevandomi dolcemente il viso con le dita.
Ho sempre pensato che sarebbe stato eccitante scoprire cosa c’è oltre il grande bosco che segna il confine esterno della fazione, ma adesso mi spaventa e mi rattrista.
Perderò tutti quelli che conosco e che amo, non li rivedrò più e questo mi fa mancare il respiro. Mi mordo l’interno della guancia per non scoppiare a piangere.
Io non voglio lasciarli, voglio tornare a casa mia, tra i campi e i boschi che ho tanto amato, voglio i miei genitori e la mia migliore amica, come farò a vivere senza di loro in luoghi sconosciuti e pericolosi?
Ho sbagliato tutto, non dovevo lasciare i Pacifici. Se fossi rimasta con loro adesso sarei al sicuro, ma non avrei mai conosciuto Eric e questo è triste quanto dover abbandonare tutto e tutti.
No, il grande errore è stato non dare retta ad Eric, costringerlo a venire con me. In quel momento ho distrutto la sua vita e l’ho fatto solo per egoismo. Potevamo vederci in segreto, ma io ho voluto di più ed è stato quello a condannarci entrambi, dovevo lasciarlo andare e permettergli di vivere una vita migliore ed evitargli l’incubo di dover affrontare l’ignoto oltre il confine. Mi sento così stupida e immatura per non aver pensato alle conseguenze del mio comportamento infantile e del mio egoismo. Sarà solo colpa mia se a Eric capiterà qualcosa di brutto, sarà colpa mia se lui morirà. Scoppio in lacrime e affondo il viso nel suo petto perché i miei compagni di viaggio non vedano il mio crollo.
«Theia, stai tranquilla, ci sono io, andrà tutto bene» cerca di confortarmi Eric.
«No, non va bene, per colpa mia finirai a vagare per un mondo in rovina. Non dovevo costringerti a lasciare tutto» dico singhiozzando.
«Tutto quello di cui ho bisogno è qui con me, tra le mie braccia» mi sussurra «ti seguirei all’inferno per stare con te anche solo per pochi attimi».
«È proprio lì che ti sto portando, nell’inferno lasciato dalla guerra» replico sentendo tutto il peso di quello che dovrà affrontare a causa mia.
«Io non credo. Ok, non sarà facile, ma sono convinto che troveremo un bel posto dove vivere. Dubito che il mondo sia andato completamente distrutto e le persone che ci vivevano siano tutte impazzite dopo la guerra» mi rassicura con voce calma «sono sicuro che ci sono altre comunità come la nostra. Non ci saranno le fazioni, ma avranno un loro sistema per fare andare bene le cose.»
Gli credo, non perché sto cercando qualcosa a cui aggrapparmi per non crollare, ma perché ciò che dice è più plausibile di un mondo vuoto o interamente popolato da pazzi violenti.
Ho immaginato spesso come potrebbe essere il mondo oltre i nostri confini e mi sono detta che non possiamo essere gli unici che hanno ritrovato pace ed equilibrio, ma quanta strada e quanto tempo ci vorranno prima di trovare una comunità tranquilla e sicura come la nostra?
Come lo era la nostra, mi corregge una voce nella mia mente. La sete di potere di Jeanine ha distrutto tutto quello per cui i nostri antenati hanno lottato.
Le fazioni degli Abneganti e degli Intrepidi non esistono più, i loro membri sono dispersi e adesso noi siamo come gli Esclusi. Non abbiamo una casa, non abbiamo certezze e progetti, solo una lunga strada piena di insidie. Non sappiamo dove ci condurrà, forse alla morte o forse a una nuova vita. Tutto ciò che eravamo è alle nostre spalle, casa, amici, famiglia. Non possiamo far altro che raccogliere tutto il nostro coraggio, impacchettare le nostre speranze e andare avanti, seguire la nostra strada ovunque ci condurrà.
Chissà se il cielo sarà così bello anche lontano dal mio piccolo mondo e se potrò di nuovo sdraiarmi su un prato e osservarlo sentendomi protetta e in pace come quando ero ancora la ragazzina Pacifica che sognava la libertà.
Ora sono libera, ma la Theia ingenua non esiste più, ha dovuto lasciare il posto alla nuova Theia, quella che ha abbandonato il nido ed ora vola verso l’ignoto.
Ho paura, ma so che non sarò sola, Eric sarà al mio fianco e insieme riusciremo a trovare un luogo dove sentirci di nuovo a casa, finalmente liberi da un sistema che non accetta la diversità e ci costringe ad essere un solo e unico colore.
Forse sono un po’ folle, ma credo che da qualche parte, oltre i confini della nostra città, esista un luogo dove la diversità non fa paura, non viene considerata un difetto ma una dote.
Le persone non sono fatte per essere solo intelligenti o altruiste, gentili o coraggiose oppure oneste, sono fatte per essere tutte queste cose messe insieme. Siamo tutti Divergenti.

   
 
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