Fanfic su artisti musicali > System of a Down
Segui la storia  |       
Autore: Kim WinterNight    15/03/2018    2 recensioni
Scappare non è sempre simbolo di codardia. Ognuno di noi ha un motivo valido per cui vorrebbe scappare da qualcuno o qualcosa: chi per dimenticare, chi per liberare la mente, chi per accompagnare qualcun altro nella fuga, chi per uscire di casa, chi per volere di un'entità superiore...
Ma tutti, forse, lo facciamo per cercare un po' di libertà e per rendere noi stessi più forti e capaci di ricominciare a lottare.
DAL TESTO:
Una vacanza, ecco cosa mi serviva. Non riuscivo più a stare rinchiuso in casa, forse stavolta avevo esagerato. [...]
Notai una figura rannicchiata in fondo, in posizione fetale e con le braccia strette al corpo. Tremava vistosamente e teneva gli occhi serrati.
«Non vuole uscire di lì... non so più cosa fare» sospirò lei, portandosi una mano sulla fronte. [...]
«Non ti incazzare, amico. Ci tenevo solo a invitarti personalmente al mio matrimonio.»
Digrignai i denti e osservai, senza neanche vederli, gli automobilisti a bordo dei loro veicoli che mi superavano e mi evitavano per miracolo, per poi imprecare contro di me e schiacciare sul clacson con fare contrariato. [...]
«Avresti potuto chiedermelo, magari?» commentai, incrociando le braccia sul petto.
«Avresti rifiutato» si giustificò.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, John Dolmayan, Nuovo personaggio, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ReggaeFamily

Trust?

[Daron]




Mi guardai intorno e mi resi conto che io e Samantha eravamo gli unici a non formare una coppia; da quando l'avevo incontrata poche ore prima, avevo desiderato di conoscerla meglio in quel senso, visto quanto era attraente. Tuttavia, mi ero dovuto arrendere fin dal principio: era lesbica e aveva già messo gli occhi addosso alla dirimpettaia di Shavo.

Ero uno sfigato, su questo non c'erano dubbi.

«Bryah mi ha riconosciuto subito» stava dicendo John. La sua voce aveva assunto un'inflessione dolce, era chiaramente innamorato pazzo di quella giornalista.

«Certo, conosco bene la vostra band. In realtà ero andata allo Skye Sun Hotel in cerca di Lady Gaga, un mio informatore mi aveva detto che l'avrei trovata e avrei potuto scrivere un buon articolo!» spiegò Bryah, scatenando le risate dei presenti.

«Lady Gaga non c'era?» saltò su Samantha, la quale sembrava piuttosto interessata alla cosa.

«Macché. Gli unici VIP eravamo noi, bellezza» la punzecchiai, soffermandomi a studiare il suo viso. La carnagione scura e i lineamenti marcati le conferivano un'aria dannatamente attraente, ma la cosa che mi mandava letteralmente fuori di testa erano le sue labbra carnose: sembravano talmente morbide che avrei voluto baciarle in qualsiasi momento. E quegli occhi neri e penetranti, i capelli mossi e corvini, il corpo formoso e sinuoso...

Scossi il capo e notai che lei mi inceneriva con lo sguardo.

«Razza di pervertito, smettila di fissarmi così. Ci manca soltanto che cominci a sbavare» mi apostrofò, incurvando le labbra in una smorfia disgustata.

«Mi dimentico che non ti piacciono i ragazzi» bofonchiai, cambiando posizione. Ero rimasto prono sul tappeto fino a quel momento, così mi misi supino e incrociai le braccia sotto la nuca; in questo modo potei evitare di scandagliare Samantha con lo sguardo e il mio corpo avrebbe smesso di reagire in maniera inopportuna.

Sentii Mayda soffocare una risata. «Il solito temerario, eh?» scherzò.

«È soltanto uno stupido pidocchio» sibilò l'amica di Leah.

«Ragazze, io sono qui e vi sento» feci notare loro, per niente offeso da quelle parole. Mi stavo divertendo un sacco a mettere Samantha in difficoltà.

Tornai a prestare attenzione al racconto di John, curioso di avere maggiori informazioni sul suo incontro con Bryah. Ad attirare nuovamente la mia attenzione fu il sentir pronunciare il mio nome dal batterista.

«Daron è arrivato da noi, era incazzato come una furia. Con Shavo» sghignazzò John.

«Strano, non me l'aspettavo» fece Serj in tono ironico.

Lanciai un'occhiata alla mia sinistra e notai che Shavo si agitava sul divano. «Ehi! È scientificamente provato che quando io e Daron litighiamo, tanto ho ragione io» gracchiò.

«Taci, non sai quello che dici» lo contraddissi, ridacchiando con fare divertito.

«Insomma, ha interrotto il nostro incontro romantico» intervenne Bryah.

«Macché romantico e romantico, Dolmayan ci è rimasto malissimo quando ha scoperto che eri impegnata» buttai lì, socchiudendo gli occhi.

«Pensa per te. Almeno lui ha trovato una brava persona con cui trascorrere il tempo, mentre tu hai combinato soltanto casini e non sei riuscito ad avere a che fare con una ragazza decente» mi disse Shavo, prendendo a sghignazzare insieme e Leah e qualcun altro.

Mi misi a sedere e lo guardai in faccia, poi piegai la testa di lato e appoggiai il mento sul palmo della mano destra. «Io e Miriam ci siamo baciati» confessai all'improvviso.

«Chi è Miriam?» domandò Angela, la quale pareva estremamente curiosa di conoscere ogni dettaglio del nostro viaggio.

Shavo sgranò gli occhi, poi scosse il capo e rise. «Sei prevedibile, l'avevo già capito» fece beffardo.

«Pure io» concordò Leah, allungandosi per mollarmi un pugno sul braccio.

«Ah, la bagnina ha deciso di farsi baciare da te? L'avrai costretta, immagino» commentò John, mentre Bryah se la rideva.

«Ce l'avete con me?» domandai perplesso, guardandomi attorno.

«No, Daron, è che noi tutti ti conosciamo fin troppo bene» mi rassicurò Serj in tono bonario.

«Io lo conosco da questo pomeriggio e ho già capito tutto» bofonchiò Samantha.

Sbuffai, fingendomi offeso. «Allora me ne vado a fumare» tagliai corto, per poi alzarmi dal tappeto e frugarmi in tasca.

Sako mi imitò e si mise in piedi. «Vengo con te! Shavo, tu che fai?»

Il bassista sbadigliò e decise di seguirci sul terrazzo.

Ci dirigemmo all'esterno, chiacchierando del più e del meno. Presi a costruire una stecca di erba e lasciai che quell'operazione mi assorbisse completamente.

«Allora siete contenti di questo viaggio? Non sapete quanto vi invidio!» fece Sako, appoggiandosi con i gomiti sulla balaustra.

Lanciai un'occhiata alla città immersa nella notte, alle luci multicolore che la riempivano e la rendevano affascinante e suggestiva. Forse quelle luci e quell'atmosfera non potevano essere paragonate a quelle di Las Vegas, ma a me non era mai dispiaciuto il luogo in cui ero nato e in cui abitavo.

«Contentissimi. Ah, Karaian, non sai cosa ti sei perso!» Shavo mi batté sulla spalla. «Per esempio, avresti potuto assistere a una scena epica: Daron che si faceva fare un servizietto da una barista che sogna di venire a Hollywood e fare l'attrice» sghignazzò, dandomi di gomito con fare ammiccante.

«Non era necessario dirglielo» grugnii, finendo di chiudere la sigaretta.

Sako scoppiò a ridere e immerse il viso tra le mani. «Questa è bella, avrei voluto esserci!»

Proprio in quel momento, Leah fece irruzione nella piccola terrazza. «Ehi! Volevate fumare senza di me?» ci rimproverò. Poi il suo sguardo si posò su di me. «E tu cos'hai? Perché quella faccia?» mi domandò, per poi raggiungermi e scompigliarmi affettuosamente i capelli.

«Stavo giusto dicendo a Sako che lo abbiamo visto mentre si divertiva con Lakyta» spiegò Shavo, allungandosi verso di me. Fulmineo, mi strappò di mano la stecca d'erba e la accese senza perdere altro tempo.

Leah sghignazzò. «È stato epico e raccapricciante» commentò.

«Che stronzi» borbottai.

«Sei stato tu il primo a vantartene. Ora non puoi tirarti indietro» mi fece notare il bassista, aspirando per la seconda volta dalla sigaretta che avevo preparato.

Sako gliela prese di mano e fece lo stesso, tenendo lo sguardo su di me.

Mi lasciai sfuggire un sorrisetto. «E va bene. Sì, l'ho fatto per una giusta causa, ecco. Quella stronza ha frugato nel mio cellulare e ha copiato il video che ho fatto a quelle due ragazzine. Voleva ricattarmi, ma sono riuscito a scampare il pericolo.» Feci una pausa per afferrare la canna e fare un tiro. «Me la cavo sempre, anche se voi non avete fiducia in me» aggiunsi.

Leah scrollò le spalle. «Già, trovi sempre dei modi originali per cavartela» gracchiò.

«Come fai a cacciarti sempre in casini del genere?» mi chiese Sako, nonostante la domanda fosse chiaramente retorica.

«Ho dimenticato il telefono in terrazza e non avevo impostato un codice di blocco. Si chiama così? Io non me ne intendo di certe cose, lo sai. Insomma, la barista l'ha trovato e ha ben pensato di frugarlo, trovando ciò che non avrebbe dovuto. Alla fine sono riuscito a cancellare tutto ciò che c'era sul suo smartphone, senza eccezioni.»

«E quella strega si è incazzata perché aveva in memoria un sacco di foto con il suo amato Alwan» intervenne Leah, alzando gli occhi al cielo.

«Amica, vuoi fumare?» le chiesi.

Lei annuì e accettò la sigaretta, portandola distrattamente alle labbra.

Sako intanto stava ridacchiando e non riusciva a smettere, avevo l'impressione che nella sua mente si stessero ricreando le scene che gli stavamo raccontando.

«Ma poi, senti questa!» Shavo circondò le spalle del nostro amico con un braccio. «Daron le ha detto qualcosa del tipo fai questo, almeno stai zitta! Io stavo per svenire dalle risate!»

Il tecnico della batteria scoppiò in una fragorosa risata e si lasciò cadere contro la balaustra, facendo un baccano assurdo tra risa stridenti e colpi di tosse. «Sei un grande, Malakian! Ti stimo! Ma ehi, voi due! Come avete fatto ad assistere a questa scena?»

Allora Leah gli spiegò della scogliera, di com'era fatta e del luogo che lei aveva trovato, dei gatti selvatici che albergavano sulla piattaforma e all'interno delle intercapedini, e poi gli spiegò che lei e Shavo erano andati lassù per una notte sotto le stelle, ma che tutto il romanticismo era stato distrutto dalle grida mie e di Lakyta.

«Romanticismo? Tu parli di romanticismo?» la punzecchiai, facendole la linguaccia.

«Lui è romantico» fece la ragazza, indicando Shavo con un cenno del capo.

«Tu no, quindi non puoi dare la colpa a me» ribattei.

«Che fortuna! Ah, aspetta... Shavo, cosa stavi dicendo prima a proposito della festa notturna?» chiese Sako, posando lo sguardo sul bassista.

Alzai gli occhi al cielo. «Ah! Non so come sia possibile che non ci abbiano buttato fuori dall'hotel!» commentai.

«Tutta colpa del tuo capo» prese a raccontare Shavo. «Ha cominciato a piovere, si è scatenato un bel temporale.»

«Giusto, immagino che Johnny se la stesse facendo in mano» disse l'altro.

«Già. Allora ho pensato di chiamare Daron e Leah per cercare di distrarlo, e poi abbiamo tirato giù dal letto anche Bryah. Ci siamo riuniti nella nostra stanza, muniti di cibo spazzatura e alcolici. Abbiamo messo su un piccolo impianto stereo e io ho sacrificato il mio cellulare per poter mandare un po' di musica.» Shavo si interruppe e ridacchiò. «Oddio, dirlo ad alta voce mi fa uno strano effetto. Sul serio lo abbiamo fatto? Un casino come quello non lo abbiamo mai fatto neanche durante gli anni più scatenati della nostra carriera.»

«Sì che lo abbiamo fatto, è che tu eri troppo ubriaco e non te lo ricordi» lo contraddissi, mollandogli un pugno sul braccio.

«Ma che ore erano?» volle sapere Sako, spostando lo sguardo alternativamente su noi due.

«Forse le tre o le quattro. Non ricordo» rispose Leah. «So solo che dormivo, ma all'improvviso mi sono svegliata perché questo stronzo stava bussando così forte alla mia porta e ho avuto paura che la buttasse giù.»

«Mi ha mandato lui a chiamarti!» borbottai, indicando il suo ragazzo.

«Comunque abbiamo messo su la musica, abbiamo ballato, gridato, bevuto, mangiato... una festa improvvisata, ma è stato bellissimo! John si è distratto, dopo un po' non ci pensava più» spiegò la ragazza, ignorando le mie proteste.

«Fottuti geni!» esclamò il tecnico della batteria, incrociando le braccia sul petto. «Vi odio perché avete vissuto queste cose e io non c'ero» si lamentò per l'ennesima volta.

«Peggio per te» lo schernii, accostandomi a lui per importunarlo un po'. Lo strinsi in un abbraccio e rafforzai sempre più la presa.

«Non respiro, ah, dannato coglione! Spostati!» protestò, cercando di divincolarsi dalle mie grinfie.

«Ti voglio bene, mi sei mancato!» feci mellifluo, per poi stampargli un rumoroso e umido bacio sulla guancia.

Sako mi spinse via e si sporse oltre la balaustra, fingendo di vomitare, mentre si strofinava con forza la guancia nell'intento di pulirla. «Fai schifo!» strillò.

Mi appoggiai con la schiena al parapetto e sospirai. «Poi io e Leah abbiamo litigato.»

«Ah, già! Perché io ho messo Bounce, volevo finalmente far capire ai ragazzi che sapevo chi erano. E Daron l'ha presa malissimo, perché nel pomeriggio mi ha sentito parlare con Bryah e ha frainteso le mie parole. Era convinta che io avessi finto di non sapere chi fossero per poter arrivare a Serj, visto che è sempre stato il mio preferito della band. Che ignorante.»

Le rivolsi un'occhiata divertita. «Però mi sono fatto perdonare quando ti ho regalato quel portachiavi» commentai.

«Siete assurdi, certe cose possono capitare solo a voi, sul serio! Sono sempre più triste all'idea di non esserci stato» ammise Sako in tono sconsolato.

Shavo si accostò a Leah e la abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla nuca della ragazza. «Quella sera ci siamo detti tutto ciò che non ci eravamo mai detti e ci siamo baciati per la prima volta» raccontò con aria sognante, gli occhi leggermente socchiusi e l'espressione da ebete.

Lei scoppiò a ridere. «Ecco, vedete quanto è rammollito? Insomma, Shavarsh, non credo che a Sako importi tutto questo!» squittì. Mi accorsi che la cosa l'aveva messa in imbarazzo.

Cercai di venire in suo aiuto. «Ah, è cotto a puntino, eh? Karaian, guarda quanto è sdolcinato!» esclamai, battendo una mano sulla spalla del bassista.

«Piantatela! Io me ne torno dentro» brontolò il bassista lasciando andare Leah, per poi avviarsi all'interno.

Lei rise e lo seguì, senza però smettere di prenderlo in giro. Le loro voci divennero soltanto un brusio confuso che si mischiò a quello già esistente in salotto. Riusciva a sovrastarlo soltanto la risata tonante di Serj, il quale doveva essere divertito per qualche battuta o per qualcosa che qualcuno gli stava raccontando.

Io e Sako ci scambiammo un'occhiata.

«E tu? Non hai trovato la tua Leah?» mi domandò all'improvviso.

«No, come c'era da aspettarsi. Karaian, non sono fatto per certe cose, lo sai.»

Lui sospirò. «Anche io la pensavo così, finché la vita non è stata clemente con me e mi ha portato Mayda. Non si può mai sapere, Daron. L'amore non è una cosa per cui si è portati oppure no, non è come la matematica o la medicina. Non so se mi spiego.»

Lo fissai perplesso. «Sì che lo è. Se io non riesco ad aprirmi e rendermi appetibile per qualcuno, rimarrò solo. È il mio destino.»

Il mio amico scosse il capo con fare deciso. «Cambierai idea, vedrai.» Detto questo, mi sorrise e rientrò in casa, lasciandomi solo sul terrazzo.

Ripensai a tutte le esperienze negative che avevo avuto, mi venne in mente Jessica e i recenti avvenimenti che riguardavano lei e quell'imbecille di Lars Ulrich. Scacciai quei ricordi dalla mente e mi concentrai su un altro problema che mi stava assillando ultimamente: Layla. Non sapevo se fosse o meno mia figlia, ma il mio rapporto con sua madre non potevo negarlo. Eravamo stati insieme e io non riuscivo a ricordare tutti i dettagli. Erano passati tanti anni, avevo quasi rimosso ogni cosa dalla memoria, ma tutto era tornato a galla quando quella ragazza mi aveva accolto all'aeroporto e aveva così sconvolto la mia vita e le mie certezze.

Proprio ora che avrei voluto saperne di più, lei si era dissolta nel nulla e non era più tornata a cercarmi. Mi venne in mente che probabilmente non sapeva come trovarmi, non aveva visto dove abitavo, non glielo avevo permesso. Però Serj aveva ragione: avrebbe potuto tornare al campo da basket e cercare di parlare con lui; se non lo avesse trovato, avrebbe potuto chiedere di lui e in ogni caso il mio amico ne avrebbe saputo qualcosa.

Invece c'era stato soltanto silenzio in quei giorni, il che non faceva che gettarmi nella confusione più totale. Non sapevo cosa fare, come agire, se ci fosse veramente qualcosa che potessi fare, o se ne valesse realmente la pena.

Qualcuno si stagliò sulla soglia della terrazza e io sobbalzai; ero talmente immerso nei miei pensieri che non mi ero accorto dell'arrivo di Samantha.

La ragazza mi raggiunse accanto alla balaustra e si accese una sigaretta, per poi lanciarmi una breve occhiata.

«Non sapevo che tu fumassi» commentai.

«Solo sigarette» rispose distrattamente. «E tu?»

«Solo erba.»

Scrollò le spalle. «L'ho provata ma non mi va. Mi dà troppo alla testa» spiegò.

Annuii. Era come se in quel momento, immersi nell'oscurità della notte, avessimo perso improvvisamente l'entusiasmo nel punzecchiarci e nello scambiarci battute.

Provai a frugare nella mia mente in cerca di qualcosa da dire. «Ah, allora... ti piace Abby, eh?» me ne uscii, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.

«Oh sì! Abbastanza.»

«Già, si nota» commentai.

Rimanemmo in silenzio, improvvisamente incapaci di intrattenere una conversazione. Non sapevo cosa fosse successo, ma immaginai che dipendesse dalla forte attrazione che provavo nei suoi confronti. Evitai accuratamente di osservarla.

«Mi dispiace di non poter ricambiare il tuo interesse» disse Samantha all'improvviso, voltandosi nella mia direzione.

Sollevai lo sguardo e la osservai in silenzio, sentendomi a disagio nell'udire quelle parole.

«A parte gli scherzi, dico davvero. Mi dispiace, ma non posso farci niente.»

Annuii. «Certo.» Riflettei un attimo, poi sorrisi e aggiunsi: «Se ti piacessero i ragazzi, non è detto che ricambieresti il mio interesse.»

«Ma sì, tutte le donne vorrebbero stare con te! Anche se sei un pidocchio, hai il tuo fascino» ammiccò, picchiettandomi sulla spalla.

Risi. «Grazie per il complimento, ma non credo sia così.»

Samantha tornò seria. Finì di fumare, poi frugò nella sua borsa e ne estrasse un portacenere portatile. Schiacciò la cicca contro il coperchio in metallo, poi la ripose insieme alle altre dentro il contenitore. Richiuse l'oggetto con uno scatto e lo gettò nuovamente in borsa.

«Non essere così negativo, andiamo. Lascia soltanto che le persone ti conoscano, solo così potranno davvero apprezzarti. Non sei una persona così malvagia, non lo credo affatto. Leah mi ha parlato bene di te, ti adora.»

«In amicizia tutti mi adorano» le feci notare con amarezza.

«E allora? Anche per me è così, sono single esattamente quanto te. Evidentemente per noi non è ancora arrivata la persona giusta.»

«Sono troppo incasinato per poter trovare l'amore. Ho tante cose da risolvere prima di lasciare che una persona si metta in mezzo alla mia vita» spiegai con fermezza.

«Forse è vero, forse no. Chissà» tagliò corto.

Decidemmo di rientrare in casa, e quando misi nuovamente piede in salotto mi sentivo più leggero.

Non avevo idea del perché sia Sako che Samantha avessero tanta fiducia in me, visto che i fatti concreti non mi avevano dimostrato niente di ciò che loro avevano affermato. Avevo molti dubbi sulla mia vita passata e futura, ma mi sentii meglio all'idea che qualcuno nutrisse delle speranze al posto mio.

Ero confuso e non sapevo come sarebbe andata a finire la faccenda con Layla, ma in quel momento smisi di pensarci e tornai a immergermi completamente nelle risate e nei racconti della mia piccola, grande, meravigliosa famiglia.




Ehilà, buon giovedì a tutti ^^

Sono qui per svelarvi chi è Mayda, la ragazza che è apparsa nello scorso capitolo in compagnia di Sako: si tratta di un personaggio che è apparso nella mia One Shot intitolata Chakatagir, ma se per caso qualcuno di voi non l'ha letta ed è curioso di saperne di più, lascio qui il link alla storia:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3704918&i=1

Bene, detto questo, vi saluto e spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento ^^

Attendo come sempre il vostro parere, che per me è importantissimo!

Alla prossima e grazie di tutto ♥

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > System of a Down / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight