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Autore: silbysilby_    15/03/2018    2 recensioni
Seul, 2015.
La notte di Halloween era sempre stata un evento storico all'Anathema, la discoteca più in voga della città. Già non era un posto raccomandabile, ma in quella occasione raggiungeva apici scandalosi. Sorprendeva pure Jimin e lui di certo non era un santo. A meno che ai santi non sia permesso fare i ballerini nei club.
Jimin si sarebbe aspettato di tutto, tranne che essere coinvolto a sua insaputa in un esperimento. In effetti, non gliene si può fare un torto; da quando in qua le mele hanno incubi, gelosia e passione come effetti collaterali? E da quando in qua le maledizioni si trasmettono con un bacio?
I suoi amici non possono saperlo. Yoongi non vuole saperlo. Non vuole avere più niente a che fare con Park Jimin.
Genere: Dark, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Pronti all'epilogo? Io no.



You know it all
You’re my best friend
Morning will come again
Because no darkness and no season
Is eternal 

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SPRING DAY 


(69) August 25th, 2016 - Thursday

Namjoon aveva quasi freddo alle braccia con tutta l'aria condizionata che c'era all'aeroporto. Quando quella mattina aveva scelto cosa mettersi aveva pensato che l'unico problema di indossare una delle sue maglie smanicate fossero i tatuaggi in bella vista, non la temperatura; dopotutto, era ancora estate. Aveva chiesto a Seokjin se non avesse freddo anche lui, ma il fidanzato era troppo impegnato a non lasciarsi andare ad un pianto isterico per considerarlo. 
L'aeroporto era immenso e pieno di luce. Pur di dare un bacio d'addio ad ogni passeggero che se ne andava anche i raggi del sole attraversavano le grandi vetrate. 
L'atmosfera estiva cozzava tremendamente con il morale dei sette ragazzi. Tutti loro avevano stampato in viso un sorriso incoraggiante, ma era evidente che sarebbe ceduto alla prima occasione.
Il primo blocco di controlli era ad una ventina di metri da loro. Le valigie di Jungkook erano state appoggiate a terra per dargli occasione di salutare i suoi amici senza intralci. 
La settimana appena conclusa era stata uno strazio, ma non in senso negativo. C'erano stati innumerevoli discorsi e ancora più innumerevoli abbracci. Più o meno tutti i ragazzi del gruppo si erano ritagliati un momento privato con il castano, ma a quanto pareva non erano bastati. Pensavano di essersi già lasciati le lacrime alle spalle, che quello sarebbe stato un arrivederci veloce e sereno, ma ovviamente non poteva essere così.
Persino i genitori di Jungkook si erano limitati a salutarlo a casa, senza accompagnarlo all'aeroporto. Sapevano bene che il figlio era una persona molto più estroversa quando stava con gli amici e volevano che li salutasse senza sentirsi in alcun modo imbarazzato dalla loro presenza. 
Seokjin ingolfò Jungkook in uno dei suoi abbracci: rischiava di soffocarlo tanto si premeva forte il suo viso contro il petto. L'altro lo lasciò fare, ma solo perché non aveva la forza di dimenarsi; il cuore gli si era incrinato a sentire così chiaramente i singhiozzi del più grande. 
Seokjin provò a dire qualcosa, ma ne uscì un mugolio sconnesso. 
"Se mi dici che questo è il nostro ultimo abbraccio non torno più dall'Europa." scherzò Jungkook, tentando di consolarlo. 
Il ragazzo dai capelli rosa diede un colpo di risata. Stritolò l'altro più forte prima di liberarlo del tutto, cedendo il posto agli altri.
Jimin diede al castano un veloce bacio a fior di labbra prima di accasciarsi con la testa sulla sua spalla. Jungkook gli avvolse la schiena e poggiò il capo sul suo, respirando a pieni polmoni quel profumo familiare. Avrebbe voluto scambiare qualche parola con lui, ringraziarlo per tutte quelle notti passate a confidarsi e di quelle poche in cui al posto di parlare era successo altro. In un qualche modo, Jimin lo aveva fatto crescere.
Jungkook stava per chinarsi verso l'orecchio dell'amico quando dagli altoparlanti una voce femminile fece proprio il suo nome. A quanto pare l'aereo su cui doveva salire era già ai posti di partenza; gli unici passeggeri a non essere ancora a bordo erano lui ed un altro paio di persone.
Momento di panico generale. 
Taehyung spintonò via Jimin senza tante cerimonie e si aggrappò al suo migliore amico. Jungkook avrebbe desiderato ricambiarne le attenzioni, ma nello stesso momento Namjoon si era avvicinato per scompigliargli i capelli, Hoseok gli stava dando qualche pacca sulle spalle e Yoongi stava mettendo fretta a tutti quanti. Il moro scansò la concorrenza per poter passare le valigie a Jungkook. Si prese anche lui un mezzo abbraccio prima di incitarlo a darsi una mossa. 
Afferrati i manici dei suoi trolley, Jungkook si incamminò a passo spedito verso la zona dei metal detector, il biglietto con il codice a barre alla mano.
Stava succedendo tutto troppo velocemente. Lo sapeva, sarebbero dovuti partire da casa almeno una ventina di minuti prima. Forse così avrebbe avuto il tempo di salutare tutti quanti come si deve. A malapena era riuscito a guardare i suoi amici negli occhi.
E non si erano fatti la foto di gruppo! Si erano ripromessi di farne una pre-partenza da affiancare a quella che avrebbero scattato quando sarebbe tornato. Dannazione.
Dormire quella notte era stato tutto tempo sprecato. Avrebbero fatto meglio a godersi quegli ultimi momenti tutti insieme a casa di Taehyung, con i loro bicchieri personali ed il volume della musica troppo alto. 
La fine della coda a cui si doveva allineare distava pochi metri. Un fiotto di rimpianto risalì il petto di Jungkook: avevano sbagliato proprio tutto, davvero. 
Il ragazzo avrebbe deglutito quel boccone amaro se un peso non gli fosse piombato da dietro sulle spalle. 
Un paio di braccia sottili gli stringevano troppo alla gola. Taehyung stava sprofondando il viso sul retro del suo collo, le guance umide. 
Jungkook mollò le valigie. Dovette aspettare che il suo migliore amico allentasse la presa per voltarsi verso di lui e ricambiare l'abbraccio con tutta la forza che aveva in corpo. Taehyung se lo tenne quanto più vicino possibile, il naso ora premuto nella piega del collo, una mano tra quei capelli scuri. 
Quella sua voce profonda stridette quando parlò, le parole camuffate dalla maglia di Jungkook.
"Mi chiami appena arrivi, vero?"
"Prima dei miei genitori."
Gli altoparlanti si fecero sentire una seconda volta.
Taehyung prese il viso di Jungkook fra le mani. Lo fece dondolare giocosamente a destra e a sinistra, come si fa con i musi dei cani. Un gran sorriso squadrato si aprì sul suo volto, la pelle chiazzata di rosa. 
A quella distanza così ravvicinata era impossibile non vedere come nuove lacrime andarono a formarsi nelle pieghe di quegli occhi grandi. Jungkook sentì i suoi farsi a loro volta lucidi, la stretta al petto che ormai era di casa più forte che mai.  
Il sospiro del biondo risultò tutto tremulo. Fissò il suo sguardo in quello del castano, serrandoli insieme. Le sue parole suonarono più come una promessa.
"Ti aspetto online. Qualsiasi chat di qualsiasi gioco." 
Jungkook annuì con il capo prima di farsi della violenza fisica e lasciare andare il suo migliore amico. 
Una volta abbandonate contro le proprie cosce, le mani di Taehyung si serrarono a pugno. A guardarlo si sarebbe detto che stare in piedi era un'attività difficile.
E lo era, eccome se lo era.
Taehyung sapeva che era solo un viaggio, un periodo limitato e ben definito, ma non riusciva a non guardare Jungkook come se fosse l'ultima volta. Guardava quella sua figura così familiare, quelle braccia che lo avevano avvolto tante volte, quel suo sguardo bambino che non aveva mai avuto occhi che per lui.
Jeon Jungkook, il suo migliore amico. 
Al suo ritorno, Taehyung sperò di essere diventato il migliore degli amici anche per lui. 
Per la seconda volta, Jungkook tornò a prendere i manici delle sue valigie. 
"Ciao, Tae." disse, la voce graffiata. 
Taehyung non riuscì a rispondere. Il suo sorriso fu un disastro. 
Asciugandosi entrambe le guance con il dorso delle mani, quest'ultimo tornò dal resto dei loro amici mentre Jungkook si metteva in coda. 
Per fortuna la fila procedette molto più velocemente del previsto e il ragazzo superò i controlli senza problemi. Da lì in poi non gli rimaneva che proseguire per l'unico, grosso corridoio e raggiungere il suo gate. 
I piedi di Jungkook si frenarono lì. 
Era fatta. Stava davvero partendo. Dopo tutto quel tempo passato a studiare, l'attesa del responso, i crolli emotivi e l'ansia, finalmente avrebbe visto l'Europa. Avrebbe passato un anno intero a parlare in inglese, farsi nuovi amici, scoprire nuove cose, respirare un'aria diversa. 
Sarebbe diventato grande.
E chissà quanto sarebbero diventati grandi i suoi amici in sua assenza.
Jungkook si voltò un'ultima volta, lo sguardo puntato lontano. 
Dall'altra parte di tutti i metal detector, oltre agli addetti ai controlli, oltre la vetrata che separava quella zona dal resto dell'aeroporto, poté vedere i sei ragazzi seguire i suoi movimenti con lo sguardo. Appena si resero conto di essere fissati a loro volta iniziarono tutti a sbracciarsi, come i casinisti che erano sempre stati. 
Jungkook inspirò profondamente prima di aprirsi nel sorriso più felice che gli riuscì. Preso dalla timidezza sollevò una mano a mezz'aria e la scosse, salutandoli con quel gesto semplice.   
Poi Jungkook prese le sue valigie e scomparve giù per il corridoio. 

(70) August 25th, 2016 - Thursday

Melanie tornò sgambettando dal suo giro d'ispezione, il vestitino che le svolazzava intorno ad ogni passo. 
"Hai ragione, zio, sono proprio loro!" 
La bambina si buttò sulle gambe di Lloyd Daront. L’uomo era seduto nell'area check-in, in una delle file di panchine ai lati. Tutt'intorno a lui era un via e vai di borse, borsoni, valigie, gente che doveva partire, gente che aspettava qualcuno. La sua presenza pimpante spiccava tra tutte quelle persone dall'aria stanca. 
A volte era proprio bello avere una figlioccia, anche se ancora non lo chiamava papà.
Lui e Melanie erano all'aeroporto da un quarto d'ora, in attesa che la madre di quest'ultima li raggiungesse. Nonostante non si trattasse poi di così tanto tempo, era dura distrarre un bambino senza essersi portati niente dietro. Il gruppo di ragazzi era capitato a fagiolo. 
Lloyd se li era visti sfilare davanti poco prima, tutti presi nel loro mondo di sorrisi malinconici e amicizia. Li aveva indicati a Melanie, chiedendole se si ricordasse di alcuni di loro.
Poi la cosa era stata matematica: lui era curioso, lei era annoiata.
L'uomo prese la bambina in braccio, sistemandole i capelli biondi dietro l'orecchio. 
"Allora, cosa hai visto?" 
"Il ragazzo con i capelli gialli sta piangendo su quello con la testa rossa" disse Melanie. 
"E poi?" 
"Quello che sembra una bambola piange peggio di lui." 
Lloyd corrucciò le sopracciglia. "Intendi Jimin?" 
"No, no. Jimin me lo ricordo. Quello con i capelli rosa." 
"E Jimin che faceva?" 
"Si teneva per mano con un altro. Ma non è strano che due maschi si tengano per mano, zio?" 
"Aveva i capelli neri l'altro?"
"Sì."
"Allora non è strano." Lloyd slacciò un bottone della sua camicia hawaiana con una mano sola, sovrappensiero. "In realtà non è strano in generale." 
La bambina fece il broncio con la boccuccia, cercando di assimilare questa nuova informazione. 
"Mancano due ragazzi all'appello." le fece notare Lloyd. 
"Quello con i tatuaggi distribuiva fazzoletti." 
"E quello castano? Con i capelli marroni?" 
Melanie assottigliò appena gli occhi, concentrandosi su quello che la sua memoria aveva incamerato. 
"Quali capelli marroni?" 

(71) August 25th, 2016 - Thursday

"Se la caverà senza di noi?"
La situazione era più grave del previsto. 
Seokjin non si era rallegrato neanche alla prospettiva di andare a pranzare in qualsiasi posto servissero della carne. Aveva fatto quella domanda con lo sguardo ancora puntato dove Jungkook li aveva salutati un minuto prima. 
Yoongi si lanciò un'occhiata intorno, vedendo come i suoi amici fossero ridotti uno peggio dell'altro. Non aveva visto tante lacrime tutte insieme da quando erano andati a vedere Your Name al cinema. 
E sarebbe stato il bugiardo del secolo se non avesse ammesso di sentire i propri occhi umidi.
Ma in fondo non c'era bisogno di piangere. Un anno era un arco di tempo relativamente breve, sarebbe passato in fretta. Jungkook sarebbe tornato più in fretta di quanto si aspettassero e avrebbe rotto le palle a tutti quanti con i suoi racconti sull'Europa. 
E poi non era come se non avessero niente da fare nell'attesa.
Dovevano aiutare Hoseok a inserirsi a scuola, metterlo in guardia da insegnanti e studenti. 
Tutti loro si sarebbero dovuti dare un bel da fare per gli esami che li aspettavano a fine anno e dovevano scegliere che corso di studi intraprendere dopo. 
Seokjin si sarebbe fatto nuovi amici all'università e di conseguenza Namjoon si sarebbe fatto tre volte più alto nella speranza di intimorire possibili corteggiatori. 
Quest'ultimo doveva anche dividersi tra lavoro e studio dopo che, quasi per caso, Taehyung era riuscito a trovare un part-time per entrambi. Sì, perfino il biondo aveva deciso che era arrivato il momento di darsi da fare, anche se non era spinto da motivi economici. 
Jimin sarebbe stato parecchio impegnato con tutti quei corsi di danza a cui si era iscritto, come se l'hip-hop e la danza contemporanea non gli bastassero. Yoongi aveva il suo bel da fare a scorrazzarlo avanti e indietro con la patente che aveva appena preso, ogni volta minacciandolo di presentargli il conto della benzina. D'altronde, si stava esercitando per entrare al conservatorio; non aveva tempo da perdere lui.
Sì, sarebbe stato un anno piuttosto intenso.
Yoongi si ritrovò a sorridere, tra sé e sé. Probabilmente nessuno sentì la sua risposta.
"Ce la caveremo noi senza di lui?" 

(72) August 19th, 2016 - friday

Quando il video partì, la fotocamera del cellulare era puntata sul pavimento. 
Per qualche secondo l'inquadratura rimase fissa sulle piastrelle di ceramica, il pallino rosso del REC come unica prova che non si trattasse di una fotografia.
Seokjin alzò il cellulare, rivelando una cucina disordinata. 
"Okay, ci siamo, sto girando. Dite tutti ciao a Kookie!" 
Dalle stanze vicine si sentirono un paio di urletti, ma niente che il microfono riuscisse a captare. 
Il ragazzo dai capelli rosa rivolse la fotocamera verso di sé, le guance paffute che gli sporsero quando sorrise. Iniziò a girare sul posto, il braccio libero tenuto alzato dietro di sé, come per mostrare all'obbiettivo il luogo in cui si trovava. Se Jungkook Del Futuro non si fosse già piegato in due per vomitare, in tutta quell'altalenante sequenza di muri e mobilia avrebbe distinto l'appartamento di Hoseok. 
Seokjin tornò a girare il cellulare verso l'esterno, riprendendo quello che aveva di fronte a lui. Aggiunse un: "Vediamo chi abbiamo qui.", come se la telecronaca fosse necessaria.
La sera si stava avvicinando, ma non c'era ancora bisogno di accendere le luci; i visi dei due ragazzi che erano all'opera attorno ai fornelli della cucina erano ben visibili. Seokjin fece un primo piano su Hoseok e sulla nuvola di vapore che gli arrossava le guance.
"Il padrone di casa." annunciò.
Hoseok terminò di scolare del riso nel lavandino prima di alzare lo sguardo. Sorrise subito, nonostante la fotocamera fosse fin troppo vicina al suo naso. Il suo amico avrebbe fatto meglio a non fare riprese strampalate.
"Sei venuto a controllare che la cena non vada a fuoco?" chiese. 
"Non sono io a controllare." si difese l'altro. "E' Jungkook Del Futuro. Lui ci tiene al mio intestino." 
"Non è vero!" urlò dal salotto una voce fuoricampo.
Senza distogliere la fotocamera da Hoseok, Seokjin si mise a urlare in risposta. Non pensò alle orecchie di cui avrebbe fatto strage ogni volta che quel video sarebbe stato visto.
"Zitto! Tu non ci dovresti neanche essere in questo momento!" 
Seokjin non era abbastanza vicino alla porta della cucina per vederlo, ma poteva immaginarsi benissimo il sorrisino impertinente che Jungkook sfoggiava in questi casi. Gli venne quasi da piangere.  
Una terza voce intervenne, molto più vicina.
"Stai davvero girando quel video per Jungkook? Con lui ancora presente?" chiese Yoongi, il tono scettico. "Aspetta almeno che parta prima di darti alle attività terapeutiche."
Il moro venne subito inquadrato. Era intento a sminuzzare delle verdure in tutta tranquillità, Hoseok di fianco a lui che gli dava indicazioni di tanto in tanto.
"Sono sicuro che se lo guarderà ogni volta che non riusciremo a vederci su skype." 
Dal salotto si sentì una risata. Seokjin si infervorò tutto.
"Ridi, ridi. Vedrai come mi ringrazierai! Non durerai due giorni senza di me!" 
"Se ci credi tu!"
 
Un angolo della bocca di Yoongi si rivolse verso l'alto.
Seokjin sospirò. Tornò a puntare il cellulare su Hoseok. 
"Tu che mi capisci," disse, l'aria esaurita. "intratteni Jungkook Del Futuro." 
Appoggiata la pentola del riso abbastanza lontana da non potercisi scottare per sbaglio, il rosso si mise a rovistare in una busta della spesa. Canticchiò una sigla tutta sua, facendo uno spettacolo del tirar fuori il suo nuovo acquisto. Seokjin si unì a lui con uno schiamazzo che voleva essere il suono di una tromba quando un bicchierone di plastica ne venne fuori. Aveva ancora il codice a barre appiccicato sulla fantasia a righe gialle. 
I due andarono avanti per un po' a fare versi e riprese spastiche. Yoongi doveva intervenire. Per la sua sanità mentale e quella di Jungkook Del Futuro.
Una minuscola porzione di kimchi venne piazzata davanti alla fotocamera, il piatto bianco che ne occupava interamente lo schermo. Yoongi si rivolse direttamente a Seokjin, dando un taglio a quel trambusto.
"Chiedi a Jimin se è buono." 
Perplesso, l'altro ne afferrò il bordo con la mano libera.
"Non posso assaggiarlo io?" 
"Portaglielo e basta." 
Tre secondi di silenzio, uno sguardo d'intesa tra Hoseok e Seokjin. 
Dovendo prendere un qualche ingrediente, Hoseok andò alle spalle di Yoongi. Una volta nascosto alla vista di quest'ultimo piegò le braccia a forma di cuore sulla testa, la faccia di chi la sa lunga rivolta direttamente alla fotocamera. Gli scappò una risata quando Seokjin fischiettò la classica marcia nuziale. 
Yoongi non alzò il capo, continuò a mescolare il kimchi. Gli bastò alzare il dito medio. 
Gli altri due risero ancora di più. Hoseok scrollò la spalla del moro, intenerito da quell'espressione imbarazzata che la fotocamera non riusciva a catturare.
Con il bordo del piatto sempre visibile dal cellulare, Seokjin uscì dalla cucina che ancora stava ridacchiando. Attraversò il salotto velocemente, riprendendo Jungkook solo di sfuggita. Si mise a sibilare un Jungkook Dal Futuro, Jungkook Dal Futuro, quasi si trattasse di un avvistamento alieno.
Il castano lo seguì con lo sguardo, confuso e divertito insieme. Se ne stava mezzo stravaccato sul divano con una pila di dvd tra le gambe, intento a scegliere il film da guardare dopo cena.
Passato oltre il corridoio, Seokjin sbucò in camera di Hoseok. Si mise a cantilenare il nome di Jimin ancor prima di vederlo.
Il ragazzo in questione rizzò la schiena, voltandosi verso di lui. Se ne stava in piedi in mezzo alla stanza arredata di tutto punto, un paio di guanti di lattice tirati sui polsi. Di fianco a lui, seduto composto su una sedia di legno rubata dalla cucina, Namjoon lanciò uno sguardo curioso al nuovo arrivato. 
A Seokjin venne da ridere, di nuovo. Se c'era qualcuno che si meritava un'occhiata curiosa quello non era certo lui. 
Con un asciugamano vecchio a circondargli le spalle e solo la canottiera addosso, i capelli del suo fidanzato erano stati arrotolati nella carta stagnola ciocca per ciocca. Sulla fronte aveva qualche schizzo di tinta, lo stesso colore che macchiava i guanti di Jimin. 
Seokjin porse in avanti la mini-porzione di kimchi. 
"Devo assaggiarlo io?" chiese il ragazzo dai capelli argento. Si sfilò i guanti e li  ripose in una busta già preparata da prima, attento a non sporcare niente.
"Ordini di Yoongi." 
Jimin prese il piatto di mano a Seokjin che poté abbassare il braccio. Fissò il kimchi per un attimo prima di notare una cosa. Uscì dalla camera di Hoseok a passo leggero, congedandosi con un: "Non ho le posate."
Seokjin si spostò di lato per farlo passare. Tornò a voltarsi verso Namjoon subito dopo, finalmente soli. Per niente al mondo avrebbe perso l'occasione di prendere il fidanzato un po' in giro. 
Era già pronto ad attaccare quando... venne attaccato. 
Non sapeva cosa avrebbe pensato Jungkook Del Futuro visionando quella parte del video. La ripresa fece un'impennata, accompagnata dal gemito strozzato di Seokjin.
Quest'ultimo traballò fino al bagno, una risata familiare che si univa a quel suo farfugliare accidenti. La fotocamera del cellulare venne puntata sul grosso specchio sopra il lavandino, smascherando Taehyung.
Tutto gongolante, il biondo se ne stava a cavalluccio sulla schiena di Seokjin, le braccia strette attorno al suo collo. Fece un sorrisone al riflesso dell'obbiettivo, agitandosi tutto.
"Kook!"
La solita voce giunse dal salotto.
"Eh?"
Taehyung si ripeté come niente fosse, lo stesso tono entusiasta di prima.
"Kook Del Futuro!" 
"Ah." 
Seokjin diede qualche pacca alle cosce di Taehyung, i bermuda che gli erano tutti saliti oltre le ginocchia. Quando l'altro gli scese di dosso lo mise subito con le spalle al muro, il cellulare inquisitore che lo riprendeva dritto in faccia.
"Non stavi studiando, tu?" 
Il sorriso del più piccolo si sgangherò. "Volevo vedere come stavano venendo i capelli di Namjoon." 
"Ti chiamo io quando ha finito. Fila a studiare."
Con un calcio giocoso ben piazzato sul fondoschiena, Taehyung venne rispedito in camera della madre di Hoseok. Si era segregato lì dentro di propria volontà un'oretta prima, sapendo che sarebbe stata l'unica area della casa in cui gli altri non si sarebbero azzardati ad entrare. Non era il massimo della comodità dato che non era munita di scrivania, ma almeno c'era silenzio. 
Seokjin aspettò giusto di vedere la porta chiudersi. Si girò di centottanta gradi, puntando di nuovo la camera di Hoseok. Dal modo in cui parlò si sarebbe detto che si stesse sfregando le mani insieme, un sorrisetto diabolico sulle labbra piene. 
"Ed ora..." 
La faccia arrendevole di Namjoon quando vide rientrare Seokjin e l'aggeggio infernale che teneva in mano fu immortalata per i posteri. Nel giro di dieci secondi  venne ripreso a destra e a sinistra, vicino e lontano, sopra e sotto, nello spot pubblicitario più frenetico di sempre. Dopo un po' decise semplicemente di stare al gioco, posando con le dita a forma di "L" sotto il mento.
Seokjin si stava divertendo un mondo.
"Com'è sexy il mio uomo con il look da nonnetta." commentò. Poi portò la sua mano chiusa alle labbra di Namjoon, a mo' di microfono. "Kim Namjoon, spieghi a Jungkook Del Futuro cosa sta facendo in questo momento." 
"Mi tingo i capelli." 
"Colore?" 
"Nero."
"E perché?" 
"Per fare il cameriere part-time."
Preso dal suo ruolo di intervistatore improvvisato, Seokjin finse di perdersi in mille esclamazioni e complimenti. Gli occhi di Namjoon si sollevarono appena, sorridenti. Era ovvio che stesse guardando il suo fidanzato in viso, ignorando la fotocamera davanti a lui.
Trovò una domanda da porgli a sua volta quando si rese conto di aver perso il filo del discorso. Seokjin stava dicendo che secondo lui sarebbe dovuto andare a lavoro direttamente con la stagnola in testa. Così sì che avrebbe attirato un po' di clienti. Le nonnette di sicuro.
"Sbaglio o anche tu hai una novità per Jungkook?" 
Seokjin si zittì per un attimo. 
"Io?" 
Namjoon si allungò verso il cellulare dell'altro, le clavicole che gli sporgevano da sotto la canottiera.
"Dammi qua."
Dopo un bel po' di tremolii, di dita e di mani, il ragazzo dai capelli rosacei comparve sullo schermo, ripreso dal basso.
Fu il turno di Namjoon di schiarirsi la gola. 
"Il nostro Kim Seokjin ha deciso di deludere mamma e papà e passare al lato oscuro." 
"Oscurissimo." commentò l'altro. Non lo dava a vedere, ma chi lo conosceva bene poteva dire che era un filino in soggezione. 
Namjoon lo incoraggiò. "Dai, faglielo vedere." 
Un ultimo sorriso da parte di Seokjin. Poi il ragazzo si voltò, dando la schiena all'obbiettivo. Sollevò la propria maglietta, scoprendosi un fianco. 
Sette, piccole rondini stilizzate erano state tatuate sulla sua pelle. Alcune erano più vicine, altre più lontane, ma facevano tutte parte di un unico stormo. Guardandole attraverso lo schermo, Namjoon non poté evitare di collegarle mentalmente tra di loro, come se si trattasse di una costellazione.
"Ormai è guarito." 
"Già."
Seokjin si contorse un po', cercando di vedere il tatuaggio con i propri occhi. Namjoon tornò a riprendere quel bel viso, ma la sua mano andò a sfiorare la pelle esposta. 
"Almeno a Jungkook lo vuoi svelare il significato profondo?" 
"I tatuaggi non si spiegano, lo dici sempre tu." 
Un touché venne mormorato. Namjoon non faceva certo fatica ad interpretare il disegno che l'altro si era fatto fare, è solo che gli sarebbe piaciuto farselo raccontare da lui.
Gli occhi dei due ragazzi dovevano essere rimasti ingarbugliati tra di loro un momento di troppo, perché Seokjin reclamò il suo cellulare. Nell'abbassare lo sguardo non poté evitare un'occhiata fugace all'anulare della mano sinistra. 
"Questo video sta durando un'eternità. Sarà meglio lasciarti alle tue cose, Kookie. Avrai sempre il tempo di riguardartelo e piangere dopo."
Preso per mano il fidanzato, Seokijn lo guidò fuori dalla camera da letto. Chiamò anche Taehyung a rapporto, bussando contro la sua porta con il gomito. Il trio interruppe le chiacchiere di Hoseok e Jungkook quando entrò in salotto, Namjoon che subito si unì a loro sul divano. Seokjin sapeva già dove cercare le persone mancanti.
Per sua fortuna il bancone della cucina separava Jimin e Yoongi. I due se ne stavano con i gomiti poggiati su di esso, tutti protesi l'uno verso l'altro. Conversavano, ma le loro parole erano così docili che non era possibile sentirle. 
Sollevando un paio di bacchette, Yoongi portò alla bocca di Jimin il kimchi di poco prima.
Quasi si spaventarono quando Seokjin attirò la loro attenzione.
"Ehi, voi due. Venite di là, dobbiamo salutare Jungkook." 
Il ragazzo non li aspettò. Tornò subito in salotto dove iniziò a cercare il punto perfetto da cui fare quell'ultima ripresa. Quando lo trovò i due morosi erano già andati a sedersi ai loro posti.
Far rientrare tutti e sette i ragazzi nel piccolo schermo era più difficile di quanto si pensasse. Seokjin se ne stava il più lontano possibile dal divano nel tentativo di rimpicciolire i suoi amici. Per quanto tenesse iperteso il braccio che sosteneva il cellulare, dovette tagliarsi via metà viso per lasciare spazio a loro.
Alle sue spalle, i suoi amici sembravano una squadra sportiva in posa per la foto dell'annuario, solo meno composti: Hoseok, Jungkook e Namjoon erano rimasti sul divano, mentre Yoongi, Taehyung e Jimin si erano seduti a terra, in seconda fila. 
Seokjin guardava dritto nell'obbiettivo del cellulare, ma le sue parole erano tutte rivolte a quel ragazzo castano sullo sfondo.
"Allora, Jungkook." iniziò. "Mi raccomando, mangia come si deve. Non prendere freddo e non esagerare con lo studio." 
Il vero Jungkook sbuffò, ma risultò poco convincibile.
"Guai a te se resti sveglio fino a tardi. Se non riesci a dormire devi chiamare uno di noi. Non messaggi, chiamate. E se usi il fuso orario come scusa per non disturbarci vengo lì e ti riporto in Corea per un orecchio." 
Nonostante non avesse detto niente di che, le raccomandazioni di Seokjin fecero scendere il silenzio nel salotto. 
Il più grande del gruppo sorrise quando vide l'espressione che era cresciuta sul viso del più piccolo. Jungkook si teneva il labbro inferiore intrappolato fra i denti, chiaramente in ascolto. 
Se Seokjin aveva potuto confidare sul fatto che la fotocamera del cellulare non fosse così buona da catturare la lucidità dei suoi occhi, ci pensò la sua voce rotta a smascherarlo.
"Salutate, ragazzi." 
Si aspettava che i suoi amici iniziassero a protestare o che lo guardassero strano, come avevano fatto quando aveva proposto l'idea di girare un video per Jungkook Del Futuro, ma tutti, tutti iniziarono a scuotere le mani.
Chi riusciva si sbracciava, come Hoseok, mentre Namjoon preferì circondare le spalle di Jungkook con un braccio. Jimin si era raggomitolato contro il fianco di Taehyung e salutava con una mano sola. Il modo di salutare di Yoongi era un po' impacciato, come se non avesse fatto tanta pratica. Taehyung salutava con entrambe le mani; i sentimenti gli impregnavano il viso come foglie di thé bagnate.
Tra saluti mezzi urlati, hello canzonatori e il silenzio di chi non voleva scoppiare a piangere, l'unico a ridere di cuore era Jungkook. 
Il castano non aveva neanche bisogno di girare la testa per vedere tutti i suoi amici tanto erano appiccicati l'uno all'altro, agglomerati in un misto di colori, taglie, età. Erano così stupidi a sventolare tanto quelle mani per lui che quasi si vergognava di loro.
Jungkook già lo sapeva. Sarebbe stato il suo video preferito di sempre. 




SPAZIO AUTRICE:

Ehi. Ehilà. 

Mh.

Ho finito un'altra storia, dannazione. 

ORA è IL MOMENTO PER VOI DI SFOGARVI, VOGLIO TUTTE LE CRITICHE NEI COMMENTI, DATECI DENTRO CON IL FEEDBACk

Prima di tutto. Questa storia significa davvero tantissimo per me e pensare che ho finito di pubblicarla è troppo strano (non che sia finita qui. Almeno, per ora si, ma direi che tra un decennio potete aspettarvi good news hahaha) (NON CI SARà UN SEQUEL, sono solo io che ho manie di grandezza e voglio pubblicare robe lol)

Per favore, fatemi sapere cosa ne pensate, è davvero importante per me. Anche un commentinoinoinoino. 

Per ora non posso dare troppi spoiler o dare notizie con certezza, ma sto già lavorando ad un'altra storia. Di sicuro non ne sentirete parlare fino a settembre, per cui mi sa che questo è un arrivederci piuttosto lungo. Non si sa mai che mi venga voglia di scrivere qualche one shot nel frattempo. 

Potete sempre trovarmi su twitter, per qualsiasi cosa (  @silbysilby ) 

Grazie per aver letto la cosa più lunga che io abbia mai scritto! Andate in pace! * benedice i suoi inesistenti fan *



P.S.

avete già ascoltato la playlist completa di Anathema's Apple?


https://www.youtube.com/playlist?list=PL2a-87uE58Li4FrPOEY4uEhRiz8RsPnGU


   
 
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