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Autore: FairySweet    16/03/2018    1 recensioni
Domande, domande senza risposta, domande che massacravano il cuore costringendo il corpo a lunghe maratone infernali.
Aveva già lottato con quel male e ne era uscita vincitrice, cambiata nell'anima ma comunque viva ed ora, tra le sue braccia, pensava e ripensava a quelle fottute cinque righe ...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                          Eliotropio
  




“L'hai vista?” “Si signore” il volto dell'uomo si tirò in un sorriso languido mentre rigirava tra le dita un accendino lucente “Devi portarla qui” “Quando?” domandò confuso “Il prima possibile, abbiamo bisogno di lei” “Vorrei almeno sapere per quale motivo devo trascinare via una donna in fin di vita” “Perché ...” riprese l'altro sfilando una sigaretta dal pacchetto “ … dentro di lei c'è la risposta che cerco da una vita” “Sta morendo” “Sono io a decidere se può vivere o morire, sono io a scegliere quando e come i suoi polmoni possono respirare” “Perché è così importante per lei?” “Perché è il mio futuro, il futuro di pochi eletti” “L'ha già detto in passato” “Ed è rimasta preziosa anche con il passare degli anni” sbuffò grattandosi il mento con la punta del pugnale, un rivolo di sangue scivolò sul polso mentre con il piede, teneva schiacciato al suolo il volto di un ragazzo ormai prossimo alla morte.
L'odore del fumo era così pesante e acre da costringere gli occhi a lacrimare ma al suo interlocutore non importava granché anzi, sembrava starci più che bene in quella nuvola puzzolente.
Vecchio nel volto, forse perfino stanco nei modi di muoversi ma senza dubbio assillato da un delirio di onnipotenza impressionante.
C'era cattiveria nei suoi occhi, un disperato bisogno di aiuto che non condivideva con il resto del mondo perché i suoi bisogni, nulla avevano a che fare con il resto della specie umana.
L'aveva convocato di corsa, senza nemmeno dargli il tempo di portare a termine il suo ultimo incarico e tutto per cosa? Per una donna malata? Non erano lavori per un assassino russo, non erano lavori degni di nota.
“Hai ricevuto una busta” “Si signore” esclamò schiacciando più forte la testa del giovane, le ossa del cranio indebolite dai colpi si sbriciolavano come pane raffermo sotto la suola dello stivale “All'interno ci sono le istruzioni per il tuo incarico” “Dovrò somministrarle tutta la dose?” “Quanto basta per convincerla dell'efficacia del farmaco. Una volta ottenuta la sua fiducia, potrai aumentare la dose fino a quando i sintomi non compariranno” “E del suo amico cosa devo farne?” l'uomo rise portandosi alle labbra la sigaretta accesa “Ho scelto te perché hai una preparazione medica e psicologica eccellente. Lei è un medico, non sarà facile ingannarla” “L'agente Mulder?” “Non deve morire, non subito, sono stato chiaro?” Lev annuì quasi orgoglioso pulendo il coltello con la manica della camicia “Studia il suo modo di pensare, avvicinati al suo mondo” “Non credo negli omini verdi” sbottò sarcastico ma l'altro sorrise “Se fallisci verrai ucciso, se lei muore prima di aver raggiunto il nostro laboratorio verrai ucciso se ...” “Ho capito signore” l'altro annuì appena avvicinandosi alla porta “Pulisci tutto, ho una spia per te e poi, una volta sistemato il lavoro, partirai per questo incarico” “Si signore” il colpo secco della porta e l'odore del fumo che si aggrappava a quello del sangue e all'indifferenza di un uomo che aveva appena ottenuto un'incarico ben pagato ma del tutto inutile.




“Mi hai fatto un regalo?” “La smetti di guardarmi così? La fai sembrare una tragedia” ma lei sorrise.
Cercava di ricordare date, giorni, appuntamenti mai esistiti per giustificare la sua presenza lì, con quel piccolo pacchetto d'argento tra le mani e quell'espressione a metà tra l'imbarazzo e l'ironia.
Era nervoso, tentava di nasconderlo ma l'aveva scritto sul volto, non era abituato a fare regali, non a qualcuno di cui gli importasse davvero qualcosa.
“Mulder, mi hai fatto un regalo” “Ancora?” “Non ci eravamo detti niente più … ” “Ehi, io non lo ricordo” chiuse la porta alle sue spalle ridendo “Strano, non sto parlando con l'agente dell'FBI proprietario della mente più brillante di tutte?” orgoglioso porgendole il pacchetto “Ecco perché devi accettarlo” ci mise qualche secondo a comprendere il significato di quelle parole ma alla fine, strinse tra le dita quel dono prezioso “Che cos'è? Una riproduzione dell'astronave sulla quale mi hanno portato?” “No” ribatté Mulder sedendo sul divano accanto a lei “Troppo caos, troppi favori da chiedere” “Peccato” nella voce una tenera nota di allegria, qualcosa che da un po' di tempo si era sempre negata.
Fece un bel respiro tirando dolcemente il nastro di seta, il coperchio scivolò di lato e sotto il tocco della luce, una bracciale d'argento riempì il suo sguardo.
Intrecci delicati, semplici, intrecci che rubavano il colore della luna e che rivelavano la presenza di piccole pietre verdi scuro che ad intervalli regolari, frammentavano l'argento.
Piccole gemme lucenti spruzzate di rosso-arancio che le ricordavano l'estate, il profumo del mare, la vita.
Il cuore nel petto accelerò appena mentre l'emozione di quel piccolo gesto le colorava le guance di tenero rossore “È … è bellissimo” “Eliotropio” sussurrò Mulder sollevandole il volto “La pietra che protegge le anime pure” le sorrise seguendo con un dito la linea delicata delle sue labbra “Non so cosa ti stia accadendo, c'è qualcosa che ti spaventa e so che non sei pronta a parlarne. Non ho alcuna intenzione di assillarti con le mie paure né di soffocarti ma se non posso aiutarti, allora forse questa potrà farlo, non credi?” “Perché l'hai ...” “Perché sei la mia famiglia” sfilò il braccialetto dalla scatola, le dita strette attorno al polso esile della giovane.
Agganciò la chiusura del bracciale tornando a perdersi in quegli occhi di diamante tanto belli “Ora me lo fai un sorriso dottoressa?” sentì la mano di Dana tremare appena tra le dita, le labbra schiuse sulle sue che sussurravano due parole così dannatamente belle da farlo impazzire.
La strinse tra le braccia, il suo volto sul petto mentre un tenero sorriso sfiorava il cuore. Era salva, era felice, era sua.
  
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