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Autore: StephEnKing1985    16/03/2018    0 recensioni
Brian è fidanzato da dieci anni insieme a Corrado. La loro sembrerebbe un'unione felice, almeno dal lato di Corrado: ha un lavoro che gli piace, vive in un bell'appartamento e ama il suo ragazzo. Purtroppo da parte di Brian invece, qualcosa non va: da troppo tempo egli avverte la mancanza di rapporti fisici con Corrado, per questo comincia a chiedersi se lo desideri e lo ami ancora.
Alla ricerca di conferme e di una risposta, durante una serata in discoteca Brian s'imbatte in Riccardo, affascinante quanto misterioso artista, con cui incomincerà un rapporto clandestino.
Durante i loro incontri, Brian finirà per innamorarsi del tenebroso Riccardo, con ciò mettendo in discussione la sua relazione decennale con Corrado. Tormentato dai dubbi, il povero Brian dovrà prendere una decisione: continuare la sua relazione con Corrado e abbandonare Riccardo, o proseguire quest'ultima, con tutto ciò che ne conseguirebbe...?
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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11.

 

 

 

Brian aveva imparato a disegnare da bambino, quando suo fratello Alex, per tenerlo buono mentre studiava, gli dava fogli e matite colorate su cui lui poi incominciava a disegnare; quando poi incominciava, bisognava dirgli di smettere, perché era talmente preso da quell’attività da riuscire a dimenticarsi tutto il resto.

All’inizio le sue creazioni erano solo normali scarabocchi di bimbo (adesso gelosamente custoditi da sua madre), ma col tempo Brian affinò la sua tecnica, incominciando a copiare dai fumetti (nell’archivio che teneva sua madre, se si guardavano i disegni in ordine cronologico, si potevano vedere gli scarabocchi che si trasformavano magicamente in Paperino, Qui Quo Qua e Topolino, insieme ovviamente ai Gambadilegno disegnati e colorati a matita), poi dalle foto, fino ad approdare al disegno libero, cioè quello che scaturiva dalla sola mente.

Anche se Corrado la pensava diversamente, Brian non era e non si sentiva un artista. Era semplicemente una persona qualunque che padroneggiava la teoria e la pratica del disegno e con esse dava un senso al foglio bianco. Le sue non erano opere d’arte come lo erano quelle di Riccardo o degli artisti antichi o contemporanei che aveva studiato in storia dell’arte; però le sue piacevano a tutti perché, anche se non erano perfette, erano comunque gradevoli da guardare.

Disegnava quando si sentiva particolarmente ispirato, e in questo stato poteva essere arrabbiato o felice o addirittura triste. Quando era agli inizi della storia con Corrado, lo disegnava sempre sul suo diario segreto in diversi soggetti (alcune volte era un marinaio; altre, un cavaliere in sella ad un cavallo bianco, ed altre ancora un astronauta) e atteggiamenti, e ovviamente si autoritraeva insieme a lui. Disegnare gli calmava i nervi, lo aiutava ad astrarsi dal mondo esterno quando c’era qualcosa che non andava, consolandolo dai suoi crucci quotidiani.

Crucci quotidiani come la difficile situazione in cui si era andato a cacciare.

 

Chino sul foglio con gli occhiali da vista (li usava sempre quando doveva disegnare), Brian stava facendo un disegno che avrebbe voluto fare da molto tempo: la copia di una fotografia scattata tempo prima in un parco a Milano. Ricordava chi l’aveva scattata: Carlo, che a quei tempi si vedeva con un certo Franco, un uomo di quarant’anni (mentre lui all’epoca ne aveva diciannove). La macchina fotografica era quella di Corrado, una vecchia Kodak che ora giaceva da qualche parte della loro casa a godersi la sua pensione di anzianità in santa pace, ma che fino a quando era stata in servizio aveva scattato foto bellissime, tra cui quella che aveva davanti Brian in quel momento. Già all’epoca la macchina analogica era datata, essendo a disposizione le macchine digitali, ma né lui, né Corrado erano particolarmente amanti di quel tipo di fotografia, per cui le loro foto continuavano ad essere sviluppate e stampate su carta dal fotografo, anziché visualizzate attraverso uno schermo.

La fotografia li ritraeva insieme, in estate. Brian vestiva una tutina di jeans e una maglietta gialla, ai piedi indossava delle consunte sneakers della Vans (già allora gli piaceva vestirsi anni ’80); portava i capelli rossicci e lunghi che gli ricadevano in onde soffici sulle spalle, ad incorniciare un viso dal sorriso dolce e spensierato. Accanto a lui stava Corrado, vestito con una polo verde e un paio di pantaloni kaki e le Vans blu, leggermente più magro rispetto al presente ma con la zazzera di capelli castani perennemente spettinati (che, diceva lui, era l’unica cosa della sua vita che non era mai riuscita a mettere in ordine), che lo abbracciava teneramente da dietro guardandolo negli occhi, in un’immagine di tenerezza e complicità uniche nel loro genere.

Una foto che era sempre piaciuta a entrambi, ma soprattutto a Brian. In quella foto, pensava, c’era il perché di dieci anni insieme, la ragione per cui un bel giorno avevano deciso di unire le loro esperienze in un unico destino.

E quella ragione ora Brian stava cercando, mentre faceva correre la sua matita su quel foglio, dove stava prendendo forma un bellissimo ritratto di lui e di Corrado.

Cosa fece Corrado per conquistarmi…? Era la domanda a cui Brian stava tentando di dare una risposta mentre disegnava.

 

*****

 

Era ancora pomeriggio presto quando la porta di casa si aprì, rivelando la figura di Corrado che entrava in casa, sorridendo. Brian alzò gli occhi dal disegno, vedendo Corrado che appoggiava il cappotto e la borsa.

- Ciao amore – lo salutò, benedicendo l’idea che aveva avuto di non andare da Riccardo quel pomeriggio.

- Ciao dolcezza – rispose Corrado, avvicinandoglisi e baciandogli la guancia. – Oggi con gli occhiali? –

- Eh sì, ho finito le lenti a contatto… che c’è, non ti piaccio? –

- Scherzi? Mi piaci ancora di più, tesoro. –

- Come mai a casa così presto? –

- Non c’era niente da fare. Ed è strano, perché di solito avevamo da mettere a punto un sacco di cose con i programmatori per quella nuova azienda… mah, vai a sapere. –

Non sapendo cosa rispondere, perché non conosceva in particolare le abitudini lavorative dell’azienda per cui lavorava il suo ragazzo, Brian annuì, come per dire “Capisco”.

- Visto che sono a casa prima, ho pensato che magari potevamo fare un giro da qualche parte. Ti andrebbe? –

Brian gli sorrise. – Volentieri. Dove si va di bello? –

- Uhm… un’idea ce l’ho. – fece Corrado - …Una potrei anche dirtela, ma l’altra è una sorpresa. –

- Dai, dimmi. –

Corrado scosse la testa. Brian si alzò e gli punzecchiò la pancia con il dito.

- Dimmelo o ti infilzo con l’indice. –

- Ahahah! No, non te lo dico! – rispose Corrado, indietreggiando e cercando di sottrarsi alla tortura del suo ragazzo, che intanto ridacchiava.

- Dimmelo! –

- Ahahah! No…! Non posso! –

Brian smise e passò alla carta della seduzione, guardandolo intensamente e guidando la sua mano sul suo sedere ancora coperto dai pantaloni della tuta.

- Se me lo dici, ti faccio passare una notte di fuoco. –

Corrado lo guardò e lo baciò fugacemente sulle labbra, quindi disse soltanto – Te lo dico, ma a una condizione. –

- Sentiamo, ingegnere ricattatore dei miei stivali. Anzi, delle mie ciabatte. –

Dalla tasca, Corrado tirò fuori un pieghevole, probabilmente di un cinema.

- Mentre vado a farmi una doccia, scegli un film tra questi. Poi quando esco, comunicamelo. E forse ti dirò che cos’ho in mente. –

Brian prese il pieghevole e si mise a dargli una scorsa, tanto per farsi un’idea. Corrado si allontanò, dirigendosi verso la stanza da letto per poi andare in bagno.

 

Mentre Corrado era sotto la doccia, lo smartphone di Brian gli vibrò in tasca. Lo prese fuori e vide chi era.

Riccardo, che gli chiedeva cosa stesse facendo.

Brian alzò gli occhi, ma evitò di rispondere.

 

*****

 

Per la prima volta da che lo conosceva Brian lasciò in sospeso un messaggio di Riccardo per un’intera serata. In più, per non doversi giustificare con Corrado, attivò la modalità “in aereo”, scollegando il telefono dalla rete. La serata fu così dedicata unicamente al suo ragazzo.

Il film al cinema fu carino, una commedia italiana fatta dei soliti drammi che può vivere una famiglia, risolvendoli poi nel migliore dei modi. Ad un certo punto del film Brian prese la mano di Corrado, stringendogliela dolcemente. Corrado lo guardò, sorridendogli. Brian gli poggiò la testa sulla spalla.

 

Mentre erano in macchina, Brian credette di riconoscere quella zona della città. Naturalmente era il solito agglomerato di palazzi e auto, ma a differenza della volta in cui era stato con Riccardo, non gli comunicava malessere e inquietudine, anzi al contrario gli comunicava tranquillità e nostalgia. E poco dopo capì il perché.

- Oh! – esclamò ad un certo punto – Ma… non è…? –

- Eh sì – disse Corrado con un sorriso compiaciuto – E’ proprio qui. –

Corrado parcheggiò l’auto nel parcheggio di un locale, la pizzeria Il Muretto.

- Oh, tesoro… la nostra pizzeria. –

- Sì. Ti ricordi? –

- Mi ricordo – mormorò Brian – Ma è ancora qui…? Credevo avesse chiuso. –

- Fortunatamente per loro, no. Entriamo? –

 

Entrando, la pizzeria aveva la veste di un locale retrò: alle pareti erano appese fotografie che ritraevano vari personaggi famosi: cantanti, attori, gente della televisione e dello spettacolo; sulle scaffalature erano presenti coppe, premi, targhette forse di concorsi o gare sportive. Il tutto circondato da pareti con mattoni rossi a vista, che richiamavano il nome del locale, appunto, Il Muretto.

Era lì che tra una capricciosa ed una quattro stagioni, Corrado e Brian passavano le loro prime sere da fidanzati. Sempre lì passò il loro primo San Valentino, e fu lì che festeggiarono il loro fidanzamento.

In confidenza con i proprietari, che erano gli stessi da tutti quegli anni, i due fidanzatini si accomodarono al loro solito tavolo accanto alla vetrina che dava sulla strada. Non un panorama interessante, ma pur sempre un panorama.

- E’ rimasto tutto come allora, non è cambiato proprio niente. –

- Già…! Sei contento? –

- Molto – sorrise Brian – Era da un po’ che non ci tornavamo. –

Durante la cena, Corrado gli parlò molto di come si stavano evolvendo le cose in ufficio, con le nuove aziende che si rivolgevano a loro per ottenere consulenza e le nuove assunzioni. Però dentro di sé Brian sentiva che c’era qualcosa che non andava in Corrado. All’inizio sembrava entusiasta di parlare del suo lavoro, ma poi scorse nelle sue parole una nota di dubbio, che non seppe spiegarsi finché Corrado non pronunciò una frase precisa.

- Tra poco dovrei riuscire ad ottenere quel posto di vice-responsabile. Però non mi hanno ancora fatto firmare nulla. E non capisco perché. –

Se ancora conosceva bene il suo ragazzo, Brian sentiva che non era felice perché ancora non era stato messo in forza come vice-responsabile. Si sentì dispiaciuto per lui.

- Oh – disse Brian, annuendo. – Per quel poco che ne so, i tuoi capi potrebbero stare prendendo del tempo per… non lo so, farti apprendere nuove cose, per non darti all’improvviso una responsabilità così grande. –

- Tu dici che potrebbe essere per quello? –

Brian fece spallucce, non potendo portare altra esperienza che quella della piccola azienda edile di suo padre – Potrebbe essere. Sai che io non ci  capisco molto di queste cose… però… ecco, mio padre una volta doveva prendere una nuova ragazza come segretaria per la sua azienda, mi segui? –

Corrado annuì.

- Ecco. Fece un po’ di colloqui a diverse ragazze appena diplomate o laureate, solo che Silvia, la sua vecchia segretaria, non voleva lasciare il suo posto ad una ragazzina più giovane: ogni volta che qualche candidata andava via dopo i colloqui, lei era raggiante e diceva sempre che le ragazzine non avrebbero saputo supportarla al meglio. In realtà era solo gelosa del fatto che mio padre avesse una ragazzina più giovane e magari più carina alle sue dipendenze. Ti immagini? –

Ridacchiando, Corrado rispose – Sì, posso immaginare. E quindi? –

- E quindi mio padre dovette tenersi Silvia per un bel pezzo, finché non arrivò alla pensione. Solo allora poté trovarsi una nuova ragazza. Ah, e poi aveva anche provato ad assumere una ragazza che collaborasse con Silvia. Sai come andò a finire? –

- No, come andò…? –

- Prova ad immaginare: la ragazza fece appena tre mesi, poi rassegnò le dimissioni, perché Silvia la torchiava troppo. Un po’ come Miranda Priestly ne Il diavolo veste Prada. –

A quella frase, Corrado rise di gusto. – Ahahah! Ma dai! Sul serio…? –

- Sì, sì! È tutto vero! – esclamò Brian, ridendo a sua volta. E così, risero insieme mentre Corrado versava un po’ di vino nel bicchiere di Brian. Brindarono amabilmente, e Brian pensò che Corrado non stava più pensando al motivo per cui non lo stavano mettendo in forze come vice-responsabile.

- Ora che mi ci fai pensare, potrebbe essere vero. Effettivamente il capo reparto è ancora lì. Però è vicino alla pensione. Magari è come dici tu, stanno aspettando che quello se ne vada per potermi dare il posto. Non ci avevo pensato e loro non me l’avevano certo detto. –

Brian mise giù il bicchiere mezzo pieno di vino mentre rispondeva. – Magari l’hanno fatto per metterti un po’ sotto pressione psicologica. Provo a ragionare come farebbero loro: noi ti promettiamo il posto ma non ti diciamo quando lo occuperai. Così tu, Ingegner Ottonelli, farai del tuo meglio per dimostrarti all’altezza.

Frattanto, il cameriere era arrivato con le loro ordinazioni. Brian lo ringraziò, al contrario di Corrado che era rimasto fisso a guardare il suo ragazzo.

Brian fece un sorrisetto. – Be’? Che c’è? –

Corrado ridacchiò abbassando gli occhi, dando modo a Brian di vedere i suoi capelli, che da qualche tempo avevano cominciato a imbiancare sulle punte – Mi hai fatto venire in mente un’immagine divertente: un somaro che tira la carretta mentre rincorre una carota appesa a un filo, nel vano tentativo di prenderla. –

- Oh, tesoro… non intendevo dire che… -

- No, tranquillo amore. Se loro vogliono che sia così, così sarà. Anche perché non potrei permettermi di lasciare questo lavoro per orgoglio. Trovarne un altro sarebbe difficile, e poi… Io la mia carota l’ho già conquistata. – disse, guardandolo dolcemente e allungando la mano sul tavolo.

Brian lo guardò negli occhi, sentendo un brivido di tenerezza. Allungò anche lui la mano sul tavolo, stringendogliela dolcemente. Le loro fedi si toccarono quando Corrado gliela prese e gliela baciò, sempre guardandolo negli occhi.

- Sei tu – disse – Il mio pel di carota. Almeno, una volta lo eri. –

Arrossendo, Brian abbassò lo sguardo – Biondo non ti piaccio? –

- Mi piaceresti in ogni modo, dolcezza. –

Brian rialzò lo sguardo, incontrando quello di Corrado. I suoi occhi erano così aperti, la sua espressione così felice che non nascondeva nulla: era come lo ricordava dieci anni prima, un ragazzo pulito, così diverso dagli altri, che gli aveva rubato il cuore. In quel preciso momento si sentì felice, appagato, tanto che nella sua mente, Riccardo si eclissò per un lunghissimo istante.

Resterei a guardarti per ore, piccolo, sembrava dicessero gli occhi del suo Corrado. Cose che gli occhi di Riccardo non gli avevano mai detto. Ecco cosa sentiva sempre per Corrado, cosa aveva sempre sentito. Sì, ma… come l’aveva conquistato?

Era certo che, se si fosse ricordato di quel dettaglio, tutto sarebbe forse tornato alla normalità.

Lasciandosi prendere dalla tenerezza, Brian prese il viso di Corrado nelle sue mani e gli regalò un tenero bacio, cercando di dominare un improvviso accesso di pianto che gli era venuto.

 

La pizza al Muretto era squisita come la ricordavano. Brian mangiò con gusto la sua capricciosa, e Corrado la sua ai quattro formaggi. Durante la cena parlarono ancora tanto, soprattutto dei progetti per il futuro di Brian, che comprendevano il tornare a studiare architettura e magari prendere anche la patente. Così non sarai più costretto a portarmi sempre in giro, aveva aggiunto. Corrado gli disse che l’avrebbe appoggiato in ogni modo, anche per la patente e che ovviamente non era un problema per lui scarrozzarlo dovunque volesse. Poco dopo Brian gli chiese dove avrebbe potuto documentarsi sugli esami da dare al corso di laurea.

- Se ti va, puoi andare alla biblioteca del Politecnico – disse ad un certo punto Corrado – lì ci sono tutti i testi che riguardano la materia. Non so se ci sia un test di ammissione, ma non penso. Al massimo dovrai dare prova di avere qualche conoscenza di base. –

- Grazie del consiglio, amore. Ci andrò sicuramente. – promise Brian, sorridendo e addentando una fetta di pizza.

 

*****

 

Più tardi, disteso nel letto, Brian stava scontando i postumi di una sbornia da vino rosso amabile usato per accompagnare la pizza. Quella sera avrebbe volentieri fatto l’amore con Corrado, ma era troppo fuori gioco anche solo per pensare ad una cosa del genere. Si limitò a coricarsi appena arrivati a casa, mentre Corrado guardava un po’ di televisione in salotto. In un momento di lucidità mentre era disteso, si ricordò del suo cellulare che ancora non aveva riportato in collegamento. Quando lo fece, pochi secondi dopo gli arrivarono le miriadi di notifiche di Riccardo, che gli aveva scritto più volte nel corso della serata.

- Cazzo – mugugnò Brian, sospirando e preparandosi a leggere ciò che già lontanamente intuiva.

Mi manchi, ti penso.

Poi un altro, un po’ più preoccupato: Perché non mi rispondi, amore? Mi manchi, vorrei che mi rispondessi al più presto.

Si soffermò in particolare su quella parola, Amore. Allora lo amava? O era stato solo un modo di dire dettato dall’ansia che traspariva da quei messaggi?

Non so perché tu stia facendomi questo, ma vedi di smetterla e spiegarmi appena puoi, ok? Diceva un altro messaggio, questa volta un po’ più piccato. Se aveva avuto il pensiero di bloccarlo in passato, si rallegrava di non averlo fatto: poco ma sicuro che lo avrebbe tempestato di messaggini. E pensare che avrebbe dovuto saperlo che non l’aveva bloccato! La sua immagine su Whatsapp (un selfie con gli occhiali da sole, una delle poche foto che lo ritraevano in una posa provocante) era ancora ben visibile a Riccardo, quindi perché si era alterato così tanto?

Mi stai facendo soffrire, sei proprio come il mio ex-ragazzo.

Decise di ignorare tutti gli altri messaggi, quindi gli scrisse che era insieme a Corrado e non poteva messaggiare, per questo aveva dovuto spegnere il telefono.

Sullo schermo vide le doppie spunte blu che segnalavano che Riccardo aveva letto i messaggi, quindi vide che stava scrivendo qualcosa.

Spero che tu abbia passato una bella serata, gli scrisse, senza aggiungere cuoricini o altro. Brian capì dal tono che era abbastanza seccato, quindi cercò di rimediare.

Scusami, gli scrisse, aggiungendo una faccina triste. Purtroppo è arrivato all’improvviso e mi ha proposto di uscire insieme… Non me lo aspettavo! Non voglio rovinare tutto tra di noi. Mi sei mancato tanto anche tu, amore mio, concluse, rendendosi conto che forse aveva esagerato con le ultime due parole ma allo stesso tempo che era ormai troppo tardi per ritrattare. Avrebbe sì potuto cancellare il messaggio, ma che cos’avrebbe pensato dopo Riccardo?

Quest’ultimo gli confezionò una risposta rapida e concisa. Ok.

A quel punto, Brian si disse che sarebbe stato inutile cercare di parlargli ulteriormente, quindi mise via il cellulare sentendosi un peso sul cuore. Quando arrivò Corrado dalla serata in salotto, gli si accoccolò accanto e si lasciò abbracciare per tutta la notte, alla ricerca di un rifugio sicuro dalla strana tristezza che gli era venuta.

 

 

 

   
 
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