Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: momoallaseconda    16/03/2018    5 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ormai si era abituato, conosceva l'iter a memoria.

Sbronza epocale, emicrania, capogiri, voglia di vomitare, svenimento da qualche parte, sveglia, posto sconosciuto, dolori muscolari, emicrania, voglia di vomitare, panico per rumori e/o odori strani, voglia di vomitare, ambientamento, capogiri, emicrania, caffè... caffè? No, il caffè era nuovo...
Sanji si alzò di scatto a sedere e poco ci mancò che cascasse dal divano per le vertigini. Una tazzona di fumante caffè nero era l'unica cosa che il suo occhio mezzo aperto riuscisse a distinguere in quel marasma di colori che era la casa di Perona e Rebecca alla luce del sole dopo la festa della notte prima. Stavolta ricordava più o meno tutto, compreso quello che era accaduto dopo aver visto Zoro sparire su per la scala antincendio con la ragazza che ora gli porgeva gentilmente la tazza di caffè armata di sorriso radioso. Si, dopo aveva bevuto ancora, ma principalmente per impedirsi di correre dietro a Nami e tentare di parare le spalle al suo amico in qualche modo. Di lui si potevano dire tante cose ma Sanji sapeva che una volta trovatosi davanti l'amica in lacrime con il cuore distrutto, l'unica cosa che sarebbe stato capace di fare oltre ad abbracciarla era trovare un motivo plausibile per il comportamento di Zoro. Motivo che non esisteva, tra l'altro e Nami magari l'avrebbe presa per buona e si sarebbe fatta andar bene pure una bugia pur di non continuare a starci male. Ma Sanji non era il tipo che mentiva alle donne, ergo per evitare di creare più problemi di quelli che già esistevano si era dato nuovamente all'alcool. Causa e soluzione di ogni guaio. Era stato un imbecille, lo sapeva già.
Guardò fuori dalla finestra, doveva essere relativamente presto, il sole non era ancora così accecante. Accettò con un mezzo sorriso la tazza che Perona gli porgeva, era una visione quella ragazza al mattino ma lui sentiva dolori ovunque, come se qualcuno avesse dormito sopra di lui tutta la notte e la testa vorticava. Aveva davvero bisogno di quel caffè ma si sentiva uno sleale traditore ad accettare l'umile gesto di una bella e brava ragazza che aveva l'unica colpa di essere finita nelle mire del marimo e di conseguenza in quelle di Nami.
La guardò con la coda dell'occhio tornare verso la cucina saltellando ancora in tenuta da notte e afferrare altre due tazze fumanti dal bancone al centro dell'open space porgendole a due ragazzi a torso nudo e boxer che arrivavano in quel momento dalle camere e le accettarono sbadigliando prima di sedersi a fare colazione. Sanji quasi si strozzò con il suo caffè a quella vista e fece una rapida panoramica della sala. Lui aveva dormito sul divano ma sotto di lui sul tappeto nero c'erano altri tre personaggi strani con il cerone sulla faccia che ronfavano della grossa, immersi in coperte e trapunte. Vicino al bancone notò altre due ragazze che dormivano per terra e un'altra vicino alla finestra, tutti rigorosamente avvolti da coperte di ogni genere. Dalle camere si sentivano i distintivi rumori di persone intente al risveglio mattutino e Sanji non riuscì a trattenere un sorrisino, sembrava una consuetudine da quelle parti che i partecipanti delle feste si fermassero in blocco anche a dormire.
Perona volteggiava tra i vari ospiti distribuendo caffè a chi si svegliava come una fatina che dispensava la sua polvere magica e forse il paragone era azzeccato perché quel caffè lo rimise a nuovo. Stirò un po' i muscoli e mise i piedi a terra aiutandosi con lo schienale del divano per non cadere faccia in giù a causa di un'improvvisa vertigine. “Basta, ho chiuso con l'alcool...”
Si passò una mano sul viso, era stanco ma tutto sommato il divano era stato una scelta felice, chissà se ce lo avevano messo o ci si era buttato da solo.
Si avviò verso il bancone per prendere uno di quegli invitanti croissant che Perona aveva appena sfornato e lanciò un'occhiata addolorata alle tre ragazze che ancora dormivano serenamente per terra. Di una cosa era sicuro, se la sera prima fosse stato sobrio il divano lo avrebbe ceduto a loro!
Sei il primo dei tuoi amici a fare colazione.” Perona riempì una caraffa di succo d'arancia appena fatto e la poggiò sorridente davanti a lui quando si sedette con lei al bancone, passandogli poi un bicchiere che accettò volentieri, trattenendosi a stento dallo scatenare un'ondata di cuori al suo indirizzo per quel gesto. Non era proprio il caso.
Rufy ha dormito nella camera di mia cugina, con mia cugina, su mia cugina.” abbozzò una risatina divertita e Sanji alzò gli occhi al cielo. Naturalmente...
Nami invece non è ancora uscita dalla camera degli ospiti, per cui presumo stia ancora dormendo. In fin dei conti sono solo le otto e ieri abbiamo fatto molto tardi...”
Sanji riuscì solo a commentare con un laconico 'Ah...' che avrebbe potuto voler dire tutto o niente.
Era troppo impegnato a registrare con la parte predominante del cervello il fatto che Perona avesse omesso qualcuno dalla lista e non sapeva bene come prendere la cosa. Si sentiva combattuto, non era una bella sensazione stare tra l'incudine e il martello. Si mise a fare colazione senza una parola di più, ancora assonnato, scoprendo con divertimento di essere lo specchio degli unici amici di Perona già in piedi, i ragazzi in boxer che gli sedevano di fianco addentando croissant come se non ci fosse un domani, in religioso e comatoso silenzio. Parevano tutti più morti che vivi ma almeno lui non si faceva vedere in quello stato da una signora...
Pur essendo un appartamento pieno di gente era straordinariamente silenzioso a quell'ora del mattino, non sentiva nemmeno il rumore del traffico ed erano solo al terzo piano. Gran parte dei ragazzi stavano ancora dormendo, Perona canticchiava allegra mentre preparava un'altra moka di caffè e Sanji si chiese stupidamente se non fosse il caso di cominciare a testare il terreno con lei fintanto che non c'erano orecchie indiscrete e soprattutto conosciute all'ascolto. Si dovette trattenere dal fare una smorfia infastidita, quello era il genere di cose che non pensava sarebbe mai stato capace di chiedere e personalmente avrebbe tanto voluto rimanerne all'oscuro ma sapeva chi avrebbe voluto quella conferma e altrettanto bene sapeva che quella persona non avrebbe mai e poi mai chiesto esplicitamente a Perona se fosse o meno stata davvero con il marimo la notte precedente. Ergo per cui dal momento che di Zoro ancora non c'era traccia toccava a lui l'arduo compito di ficcanasare con il dovuto tatto e magari più tardi avrebbe cercato anche di accertarsi che avessero usato le dovute precauzioni, con quell'imbecille non si poteva mai sapere!
Perona mise la moka sul fuoco e si girò a guardarlo sorridendo radiosa. Sanji non riuscì a non ricambiare, cercando di rimandare le domande il più possibile, sapendo di non avere molta scelta.
Zoro non avrebbe mai risposto se l'avesse chiesto esplicitamente a lui e chiederlo a Perona, anche se velatamente come era sua intenzione, lo faceva vergognare a morte, soprattutto perché ad una signorina non erano cose da chiedere e poi non erano affari suoi! Ma Nami era sua amica... la sua serenità era più importante della sua vergogna e l'ultima immagine che aveva di lei non era affatto il ritratto della felicità. Dannato marimo! Gli avrebbe fatto pagare ogni cosa!
Finì il suo bicchiere di succo d'arancia e addentò un altro croissant, preparandosi mentalmente il discorso da fare e maledicendo l'amico al contempo. Forse avrebbe potuto iniziare prendendola larga... si schiarì la voce, deciso. “Perona cara, senti...”
Nami!!!”
Perona si illuminò d'immenso e a Sanji andò di traverso l'ultimo boccone di croissant al suo urlo. La vide fare il giro del bancone e superarlo di corsa, sparendo dietro di lui. Il biondo tossì un paio di volte per non soffocare e un altro paio poi solo per prendere coraggio e riuscire a voltarsi.
Nami alla fine era riemersa dalla camera degli ospiti e in cuor suo avrebbe preferito succedesse solo dopo aver saputo la scomoda verità dalla ragazza gotica. Con Nami lì come diavolo poteva chiedere a Perona se aveva davvero fatto sesso con Zoro?
Perona la stava tirando per un braccio, incitandola a venire avanti per fare colazione insieme e a Sanji si strinse il cuore al vederla. Al di là delle vistose occhiaie e del colorito pallido, lo sguardo di Nami combinava quello di un serial killer che aveva individuato la preda e un cucciolo di foca abbandonato dalla mamma. Paragoni che non capiva nemmeno da dove avesse tirato fuori ma gli parvero perfetti per giudicare lo stato emotivo in cui sembrava trovarsi quella mattina. Stato emotivo che Perona a quanto pareva non aveva minimamente notato visto il tono entusiastico con cui le si rivolgeva. Probabilmente non si era neanche accorta che Nami non aveva ancora spiccicato una parola, né fatto un sorriso, al contrario suo ed eseguiva ogni cosa che le veniva chiesta come un automa. La fece sedere con loro al bancone e si allontanò subito per infornare altri croissant appositamente per lei. Sanji ne approfittò per scoccarle un'occhiata cauta senza farsi notare, cercando di trasmetterle tutto il suo supporto ma Nami non reagiva a nessuno stimolo, se ne stava seduta con le braccia in grembo a fissarsi le scarpe, un semplice paio di jeans e una maglia leggera addosso e il trucco semi sfatto della notte precedente che nascondeva malamente l'alone di depressione che la circondava e che poteva essere facilmente scambiato per mancanza di sonno, per quello probabilmente Perona non si era accorta di nulla.
Schioccò la lingua amareggiato. Sanji lo sapeva bene come ci si sentiva, semplicemente uno schifo.
Scoprire di amare qualcuno che ti odiava era una cosa ma scoprirlo e vederlo andarsene con un'altra nell'arco della stessa ora dopo esserti illusa lui potesse aver cambiato idea su di te, era un altro paio di maniche. Nami pareva l'ombra di sé stessa e lui non poteva fare nulla per aiutarla. L'unico che avrebbe potuto non si era ancora visto e forse era meglio così, avrebbe potuto migliorare le cose tanto quanto avrebbe potuto peggiorarle e Sanji non ci teneva a vederla stare più male di così.
Perona le mise sotto il naso ogni ben di Dio, sempre sfoggiando quel sorriso radioso da pubblicità, prima di andare di corsa a spegnere il gas, era pronto anche il caffè.
Sanji le lanciò un'altra occhiata di sottecchi notando che non sembrava affatto interessata a buttar giù qualcosa, anzi. Seguì il suo sguardo e capì al volo che cosa avesse catalizzato tutta l'attenzione di Nami, fondamentalmente perché era lo stesso pensiero che girava anche nella sua testa da quando si era svegliato. Perona pareva troppo sfavillante quella mattina per pensare che fosse una cosa abituale, tutto in quella ragazza gridava forte e chiaro che aveva avuto un risveglio piacevole derivato probabilmente da una notte altrettanto piacevole, le occhiate stranite che le lanciavano i suoi stessi amici erano solo state l'ulteriore conferma. Sanji lo realizzò in quel momento, non sarebbe servito a nulla chiederle se fosse o meno stata con Zoro, Perona aveva la risposta stampata in faccia e per uno stupidissimo attimo si chiese se il suo amico non mentisse come aveva sempre creduto e che davvero fosse l'asso che si vantava d'essere con le ragazze.
Si voltò con comica urgenza verso Nami, stringendole delicatamente un braccio, cercando di richiamarla con gli occhi per impedirle di fare la sciocchezza che leggeva nei suoi. Non era colpa di Perona quello che stava provando, non era giusto che cercasse mille modi per incenerirla con il pensiero!
Nonostante quello che pensava lui, Nami sapeva perfettamente che la ragazza gotica non c'entrava niente, la realtà era che non poteva dare la colpa a nessuno se stava male ed era proprio quello a farla stare peggio!
Tirò su col naso e riportò la sua attenzione alle mani in grembo, ignorando Sanji e il suo conforto e Perona e il suo irritante canticchiare. Aveva già pianto abbastanza prima di crollare addormentata, più per lo sconvolgimento che la cosa le aveva causato che per la cosa in sé. Era crollata, non era una situazione contemplabile per la salute della sua psiche.
Che ingenua era stata a pensare di volere solo amicizia, che idiozia pensare di essere diventata qualcosa per lui in quella settimana. Lo sapeva già da tempo che la prima regola per evitare delusioni era di ridurre le aspettative e non farsi illusioni!

Eppure sembrava davvero che qualcosa stesse cambiando... la sera prima fuori nel corridoio, con Teach, con il tulipano rosso e prima ancora quando le aveva chiesto di fare il viaggio insieme, le era sembrato che Zoro cercasse un contatto con lei. Non si aspettava chissà cosa, ma almeno qualcosa che non concernesse l'odio, quello si. Aveva pensato, si era illusa, che anche lui volesse tentare la strada dell'amicizia, proprio come era convinta di stare facendo lei, ma il suo cuore che batteva furioso quando incrociava lo sguardo con il suo cercava già di farle capire che anche quella le sarebbe andata stretta.
Era convinta di volerlo solo come amico ma poi aveva notato qualcosa la notte precedente, qualcosa di diverso in lui mentre le parlava. Lo aveva visto scandagliare ogni centimetro del suo corpo con indosso quel vestitino nero e l'aveva fatta sentire strana quello sguardo. Per un folle, meraviglioso attimo aveva creduto di aver visto un sincero interesse accendere quegli occhi neri e aveva iniziato a capire cosa fosse quello stesso desiderio che si sentiva bruciare nelle viscere da sempre quando si permetteva di guardarlo un po' più a lungo. Aveva cominciato a realizzare davvero i motivi che la spingevano ad avvicinarlo continuamente, a cercarlo con lo sguardo, a chiedere di lui quando non lo vedeva. Aveva dovuto fare i conti con la voglia di tornare da lui che spingeva per venir esaudita quando Sanji l'aveva rapita per ballare. Era capitolata quando un bruciante, intenso e devastante sentimento di pura estasi l'aveva colta nel momento in cui si era resa conto che anche lui non distoglieva gli occhi da lei.
Era stato tutto così facile e così difficile insieme cedere alla fibrillazione che sentiva scorrere nelle vene e si era convinta che anche lui avesse cominciato a provare la stessa cosa, gliel'aveva letta in quei profondi occhi neri che la facevano andare fuori di testa. Ma poi l'aveva perso, Rufy e Rebecca avevano offuscato la sua visuale e per lei era stato un bene, aveva bisogno di riordinare le idee, di capire cosa fossero quei sentimenti confusi, di liberarsi della nebbia. Col senno di poi non avrebbe mai voluto averlo fatto.
Si era liberata degli altri e stava andando da lui, si era decisa, non sapeva come ma ci avrebbe provato, doveva fare un tentativo, se non si era immaginata tutto anche lui provava qualcosa, per forza. Invece si era ritrovata ad assistere alla sua umiliazione. Si era immaginata chissà cosa per l'ennesima volta e ne era rimasta molto più che scottata.
Perona continuava a passarle sotto al naso piatti ricolmi di ogni cosa ma lei faticava a concentrarsi sulla colazione. Era uscita dalla sua stanza solo per la fame, sperando di non incrociare nessuno dei due ma le era andata male con la ragazza. Ora che era lì lo stomaco si rifiutava di collaborare, chiuso a guscio anche lui sul suo dolore, con Perona che si comportava come fosse stata la sua migliore amica. Avrebbe solo voluto scappare di nuovo in camera, allontanarsi da tutta la gioia che la rosa sprigionava e sprofondare di nuovo nel cuscino, ma sapeva che sarebbe stato inutile, non avrebbe risolto nulla, sperava solo che le fosse risparmiata la scena patetica di lui che li raggiungeva e si comportava da fidanzatino come nelle classiche commedie romantiche di serie c, non avrebbe retto e sarebbe scoppiata in lacrime lì davanti a tutti. Dio, quanto era patetica!
Perona girava per la stanza canticchiando un motivetto sconosciuto mentre porgeva tazze di caffè. Cantava e rideva, rideva e cantava e a Nami ribolliva il sangue nelle vene! Avrebbe solo voluto prenderla e levarle quell'odioso sorriso dalla faccia a suon di sberle! Ma perché doveva essere così dannatamente felice?? Non vedeva che c'era gente a cui dava fastidio??
Strinse i pugni odiandosi per quello che provava ma non riuscendo a smettere, Perona era strettamente collegata all'attimo più bello e più brutto della sua vita e non poteva fare finta di niente. Il giorno prima era stata ad un passo dal considerarla una buona amica ed ora odiava il suo sorriso. Odiava il motivo di quel sorriso, odiava sentirsi così male perché sapeva il motivo di quel sorriso e odiava odiare in quel modo una povera ragazza che era stata sempre gentile con lei e che non c'entrava nulla ma aveva avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Le aveva fatto capire nel peggiore dei modi che non c'era alcuna speranza per lei. Ci sarebbe sempre stata qualcun altra meglio di lei per lui. Non lo avrebbe mai avuto. Odiava sentirsi così cattiva e impotente!
Sanji alla sua sinistra si muoveva irrequieto sulla sedia mentre la guardava in panico. Sapeva di quello che era capace, per la prima volta il biondo pareva più in pena per qualcuno che aveva preso di mira che per lei e Nami si lasciò sfuggire uno sbuffo irritato.
Lo rassicurò con un'occhiata nervosa. Erano solo pensieri i suoi, non avrebbe mai potuto fare qualcosa a Perona, non era così perfida e per un attimo provò pure l'impulso di colpire il suo amico, credeva davvero fosse così cattiva?? Non voleva sapere la risposta...
Si schiarì la voce ancora arrochita dal pianto, cercando di dare un'intonazione casuale alle sue parole. “Dobbiamo preparare i bagagli, stasera si riparte. Dove sono gli altri?”
Sanji sobbalzò appena a quella domanda. “Ehm... Rufy è in una delle camere... con Rebecca.”
Nami alzò gli occhi al cielo, esattamente come aveva fatto lui alla medesima notizia.
E... Zoro?” chiese ancora con insistenza quando vide che lui titubava nel proseguire.
Sanji fece spallucce e Nami non capì come dovesse interpretarlo.
Oh, parlate di Zoro?”
Di tutti i momenti Perona scelse proprio quello per intromettersi e Nami strinse impercettibilmente i pugni.
Si, quel pigrone starà ancora dormendo! Ci chiedevamo quando sarebbe venuto a fare colazione!” le venne in soccorso Sanji guardando prima le sue mani strette e poi la ragazza gotica con un sorriso falso che lei non notò, anzi incrociò le braccia sotto il seno tornando dall'altra parte del bancone, pensierosa.
Ma Zoro non è in casa...” buttò fuori tranquillamente.
Sanji e Nami ci misero qualche secondo per afferrare il senso di quelle parole e fu lui a riprendersi per primo. “Ch-che vuol dire che Zoro non è in casa..?”
Perona annuì confermando le sue stesse parole. “È uscito! Ancora stanotte per la verità e non è mai tornato. Mi ha detto che vi avrebbe avvertito, per quello sono sorpresa ero sicura voi lo sapeste!”
Sanji e Nami la guardarono come se all'improvviso le fossero spuntati dei tentacoli blu in faccia. Lei deglutì un paio di volte e poggiò piano le mani tremanti sul bancone. “Perona... stai dicendo che Zoro è fuori da ore per Punk Hazard, da solo?”
Perona batté gli occhi, presa in contropiede dall'atteggiamento ansioso che all'improvviso aveva cambiato faccia ai due ragazzi. “Beh, si... ha detto che aveva bisogno di camminare...” Ma che stava succedendo?
La testa di Sanji cadde di piombo sul bancone con un tonfo secco che svegliò chiunque nella stanza e fece prendere un colpo a Perona. Nami al suo fianco tremava isterica e non pareva curarsi del fatto che il suo amico fosse appena svenuto spiaccicando la faccia sul duro marmo.
Che cosa facciamo? Che cosa facciamo? Che cosa facciamo???” prese per il bavero Sanji che ancora non dava segni di vita e sotto gli occhi attoniti e mezzi addormentati dell'intera sala prese a scuoterlo con forza per farlo riprendere. “Come fai a dormire?? È una tragedia, dobbiamo ripartire oggi!!! Cosa gli è venuto in mente a quell'idiota?? Non lo ritroveremo mai più!!!”
Ad ogni parola seguiva uno scossone e avrebbe continuato se Perona, in pena per le sorti del biondo, non avesse osato interromperla. “Ma... è una cosa così grave..?”
Nami parve riscuotersi a quella domanda e lasciò andare il ragazzo che crollò a terra come un sacco di patate. La rossa fissava Perona con ritrovata calma come se lanciare saette dagli occhi solitamente fosse visto come un comportamento pacato.

Zoro non ha senso dell'orientamento, si perde anche solo percorrendo un'unica strada! Per quanto ne sappiamo potrebbe già essere in Alaska!” le spiegò con calma sinistra.
La rosa sgranò gli occhioni facendoli sembrare ancora più grandi. “Oh, non lo sapevo...”
Nami sbuffò infastidita. “Ovvio, praticamente non lo conosci!” le uscì forse più velenoso di quanto volesse ma incapace di frenarsi, la situazione era già brutta così, ci mancavano solo Perona e le sue stupide considerazioni a peggiorarla! La rabbia tornò prepotente a reclamare il posto che la preoccupazione aveva occupato. “Se lo conoscessi non gli avresti permesso di uscire da solo!”
Non lo conosceva ma aveva lo stesso avuto il privilegio di ricevere attenzioni che lei poteva solo sognarsi! Il dolore al centro del petto continuava ad ampliarsi e non sapeva più come riuscire a contenerlo, stava diventando pazza.
Perona la guardò stranita per la prima volta nella mattinata. Prese ad osservarla incuriosita e non le sfuggì l'astio fin troppo palese che comunicavano i suoi occhi, sembrava che fino a quel momento avesse solo cercato di reprimerlo senza successo. Alzò un sopracciglio dubbiosa, probabilmente vicina a capirne il motivo, non era poi così difficile per un'altra ragazza riconoscere i segni inequivocabili di una gelosia accecante quando se la trovava davanti. A conti fatti, glielo si leggeva in faccia e quello andava anche a rispondere di tutto il comportamento che aveva mantenuto da quando era comparsa in cucina. Nami doveva aver visto lei e Zoro la notte prima mentre salivano le scale per il tetto.
Perona non riuscì a reprimere un sorrisetto di soddisfazione quando la vide abbassare gli occhi e stringere i pugni, il viso pallido circondato da profonde occhiaie, la cui causa prima aveva erroneamente attribuito alla mancanza di sonno ora assumeva tutt'altro significato. Aveva visto giusto, Nami era gelosa.
Lo stupore per la scoperta di Perona e la vergogna di Nami per parole che avrebbe voluto rimangiarsi passarono in secondo piano all'entrata baldanzosa di Rufy in cucina.
Buongiorno, gente! Che si mangia di buono??”
Rebecca lo seguiva serena qualche passo più indietro vestita solo di una corta camicia da notte rossa terribilmente sexy che fu certamente il motivo che rimise in sesto Sanji e allo stesso tempo che gli fece affondare il naso nel fazzoletto per impedirsi di gocciolare sangue sul pavimento.
Ooooh, ci sono i krapfen!”
Ignorando le occhiate sbigottite che tutti lanciavano loro, Rufy si sistemò al bancone con gli occhioni che luccicavano prendendo a servirsi direttamente dal piatto di Nami che era rimasto praticamente intatto. Rebecca andò a servirsi del caffè e voltandosi verso la cugina si accorse di avere tutti gli occhi addosso.
Che succede?” chiese con una punta di preoccupazione vedendo solo facce da funerale attorno a sé.
Rufy alzò gli occhi dal piatto, incuriosito dalla domanda e passò in rassegna sorella e amici. Nami sembrava svuotata di ogni emozione e guardava a terra i capelli a nasconderle parte del viso e Sanji era tornato seduto al bancone e si teneva la testa con le mani in evidente panico. Perona era l'unica che tutto sommato stesse bene, sorseggiava il suo caffè con pacifica tranquillità.
Il vostro amico Zoro è uscito stanotte da solo e non è più tornato.” spiegò impassibile alla coppia.
Rebecca alzò un sopracciglio e Rufy batté gli occhi un paio di volte, confuso, la bocca piena di zucchero a velo. “Zoro si è perso ancora?”
Perona annuì senza fare una piega e lui guardò prima Nami e poi Sanji in cerca di risposte. “Ma perché è uscito da solo? Lo sa perfettamente che non è capace di tornare!”
La sorella gli scoccò un'occhiata ammonitrice. Meglio non ci si mettesse anche lui a dichiarare l'ovvio con tanta pacata idiozia.
Ma quello non ricevendo risposta alcuna fece spallucce tornando a mangiare come se nulla fosse. “Beh, alla fine non è un gran problema.” commentò sereno addentando una fetta di pane e marmellata.
Quella frase provocò lo sconcerto di Sanji che si affrettò a squadrarlo ad occhi sgranati. “Che stai dicendo? È un terribile problema! Dobbiamo ripartire oggi e non abbiamo idea di dove possa trovarsi!”
Hai provato a chiamarlo al cellulare?”
Nami strabuzzò gli occhi e lo stesso fece Sanji. Non ci avevano pensato!
Suona a vuoto... maledetto marimo, dove diavolo sei finito??” il biondo interruppe la quarta chiamata in cinque minuti con un gesto secco. “Ha il telefono acceso ma non risponde, l'idiota!”
Rufy, che in tutto quel tempo non aveva smesso di abbuffarsi, alzò nuovamente le spalle attirando l'attenzione degli altri. “Non è un gran problema nemmeno questo...” replicò dando una generosa sorsata alla spremuta che Rebecca gli aveva gentilmente porto.
Nami si spazientì del tutto e allargò le braccia. “Non è un problema?? Rufy andiamo, di che cosa stai parlando?”
Il fratello si pulì la bocca con il tovagliolo prima di sorridere con trasporto. “Ricordi quando ho perso il telefono l'anno scorso e Chopper è stato così bravo da ritrovarmelo?” Nami annuì capendo dove volesse andare a parare. Perona e Rebecca seguivano lo scambio di battute sedute al bancone senza emettere fiato, incuriosite dalla piega che stavano prendendo gli eventi quella mattina. “Basta chiamare Chopper e dirgli di fare lo stesso con il cellulare di Zoro. Per il mago del computer sarà uno scherzo rintracciarlo!”
Sanji, il telefono ancora appiccicato all'orecchio alle prese con il quinto tentativo, si ritrovò a sgranare gli occhi per l'ennesima volta, esattamente come Nami che lo fissava piacevolmente sconvolta. Che succedeva a Rufy quel giorno?? I suoi neuroni giravano nel senso giusto!
Sanji gli diede una poderosa pacca sulla spalla. “Sei un genio!” e si allontanò di qualche passo per chiamare Chopper. A casa era tardo pomeriggio, lo avrebbe senz'altro trovato.
Nami guardò colpita il fratello che le restituì l'occhiata con un sorriso a trentadue denti. Si trattenne dall'impulso di abbracciarlo perché Rebecca ci si era fiondata prima di lei e si era già riappropriata di quelle braccia che l'avevano stretta tutta la notte.
Perona si versò altro caffè scuotendo il capo. “Siete sempre più strani ragazzi...” commentò con un sorrisino guardando chiaramente Nami senza traccia di presunzione o scherno, semplicemente con gli occhi di chi cerca la complicità di un'amica e sperava di trovarla ancora. Nami dal canto suo si sorprese a leggere tutto questo in lei dopo averla praticamente aggredita e averle fatto capire quando stesse male per la notte precedente. Sapevano entrambe che Perona non c'entrava nulla con il suo malessere e Nami si sentì quasi grata per essere stata perdonata per lo scatto d'ira. La ragazza gotica aveva capito e avrebbe avuto la decenza di non infierire sul suo stato ma le venne spontaneo farle una domanda.
Hai idea del perché sia uscito in piena notte?”
Il tono usato la mise in allarme, sembrava pieno di sottintesi non detti e Nami abbassò il viso.

Conosco Zoro, non sarebbe mai uscito solo per fare due passi se all'interno della casa c'erano ancora alcool e divertimenti...” fece una pausa significativa prima di sospirare. “...deve essere successo qualcosa che gli ha fatto decidere di andarsene.”
Perona si portò la tazza alla bocca, l'espressione indecifrabile in viso che le fece brillare lo sguardo per un attimo. Nami non avrebbe saputo come interpretarla e non ne ebbe nemmeno il tempo perché Sanji tornò agitando il suo cellulare in aria, felicissimo.
L'ha trovato!”
A tutti sfuggì un sospiro di sollievo e il biondo allungò il telefono perché lo schermo fosse ben visibile. “Mi ha mandato le coordinate, dice che è fermo in un punto preciso già da diverso tempo...” pigiò qualche tasto e ingrandì l'immagine perché la vedessero tutti. “Accidenti ha camminato parecchio! Si trova... qui!”
Nami batté gli occhi, incredula. “Qui?” ripeté indicando con il dito una chiazza blu. “Ma è un fiume! Che cosa ci fa lì?”
Sanji ampliò l'immagine, altrettanto confuso.
Forse sta facendo il bagno...” azzardò Rufy grattandosi la testa.
No, non si trova dentro il fiume, ma sopra...” commentò Perona incrociando le braccia mentre Rebecca al suo fianco annuiva. “In quel punto preciso c'è un ponte...”
Il ponte Smiley.” confermò la cugina.
Gli altri tre le guardarono, per un attimo senza sapere che dire prima che Nami desse voce al pensiero comune. “E perché Zoro se ne starebbe fermo su un ponte?”
Le due cugine si lanciarono un'occhiata di sottecchi che non piacque a Nami. Rebecca si grattò una guancia, pensierosa. “Beh, è un ponte molto alto... con una vista splendida, il torrente che ci passa sotto ha correnti molto forti e...”
E?” la incitò Nami sospettosa.
Rebecca sospirò e Perona parlò al posto suo con voce statica. “È famoso in zona perché è il posto preferito dagli aspiranti suicidi.”
Seguì un breve silenzio che durò il tempo di un battito, quello che Nami aveva perso.
Ch-che vuol dire? La gente ci va per suicidarsi?”
Rebecca si morse le labbra improvvisamente nervosa e Perona distolse lo sguardo nascondendolo dietro la tazza di caffè. Nami si voltò sconvolta verso gli altri trovandoli entrambi stupiti ma non quanto lei. “Dobbiamo andare, ora!”
Andiamo Nami!” si grattò la testa Rufy, in palese difficoltà. “Stiamo parlando di Zoro!”

Il marimo non è tipo da suicidio...” gli diede man forte Sanji.
Lei allargò le braccia, la sensazione di panico che non riusciva ad abbandonarla. “Se fosse così perché diavolo è su quel ponte? Me lo spiegate??”
Magari per il panorama...”
Nami incenerì il fratello. “Che motivo avrebbe per stare lì?”
Sanji alzò le mani cercando di ponderare la situazione con calma e con un sorrisino che la innervosì ancora di più. “Non avrebbe motivo appunto! Zoro non vuole uccidersi, Nami! Di sicuro c'è una spiegazione più semplice!”
Beh... è anche vero che sono due giorni che si comporta in modo strano...”
Sanji si morse la lingua irrequieto per quell'uscita e Nami impallidì. No, non aveva senso!
Rufy non peggiorare le cose...”
Ma è vero! Zoro è stato strano da quando siamo partiti dal Belgio! Non l'ho mai visto così triste e arrabbiato insieme!”
Nami deglutì. Rufy si era accorto che Zoro era triste..? Ma non... era solo arrabbiato?
Riallacciò all'improvviso pezzi di discorsi e momenti degli ultimi giorni fino a rendersi conto con un respiro strozzato che suo fratello aveva ragione. Lo stato d'animo di Zoro rasentava la depressione e lei non se n'era nemmeno accorta! Era troppo concentrata su sé stessa e su come la infastidiva non ricevere le dovute attenzioni da lui per rendersi conto che forse sarebbe bastato essere più gentile e comprensiva, offrirgli davvero la sua spalla e magari gli sarebbe passata... magari l'avrebbe accettata... magari si sarebbe fatto consolare... magari era il caso di piantarla con quei sogni ad occhi aperti e andare subito su quel ponte a tirarlo via per i capelli!
Non mi interessa quello che pensate! Io vado immediatamente lì!”
Rufy si fece avanti subito, l'espressione risoluta. “Vengo con te!”
Sanji si passò una mano sul viso prima di annuire alle loro occhiate. “Ovvio che vengo anch'io... che pensate di lasciarmi qui??”
Ma come ci arriviamo?” chiese Rufy con urgenza seguendo la sorella già partita verso la porta.
Rebecca li raggiunse velocemente e prese un paio di chiavi dal mobile all'ingresso. “Vi porto io in auto, conosco una scorciatoia!”
Nami la guardò grata infilandosi rapida le scarpe. Stava per fiondarsi giù per le scale a seguito degli altri quando si sentì tirare indietro per un braccio. Perona la guardava tesa ma non pareva minimamente preoccupata come invece sembrava Rebecca.
Non essere troppo dura con lui quando lo incontrerai...” le chiese dolcemente, con un sorriso fin troppo consapevole di cose che a lei sfuggivano a quanto pareva.
Nami avrebbe voluto chiederle spiegazioni a riguardo ma Rufy la richiamò dal primo piano incitandola a muoversi e Perona le lasciò il braccio. L'ultima cosa che vide prima di scapicollarsi per l'androne fu il suo saluto e il sospiro che ne seguì.

*

Rebecca frenò bruscamente e li fece scendere all'ingresso del ponte che, scoprirono sul momento, era esclusivamente pedonale. Lei li avrebbe raggiunti una volta trovato parcheggio ma loro intanto dovevano correre come indemoniati e percorrere il chilometro che li separava da Zoro, stando alle indicazioni del cellulare di Sanji.
Correndo ci misero meno di un minuto ad intravederlo in lontananza, la zazzera verde spiccava come un faro nella notte. Nami perse più battiti nello scoprire che era così visibile solo perché si trovava a braccia aperte in piedi sul parapetto, che in tutto il minuto disperato della corsa. Il cervello andò in blackout e il terrore prese a pulsare frenetico nelle orecchie, attutendo qualsiasi rumore. Quel pazzo stava davvero per buttarsi di sotto!
Aumentò l'andatura in panico accorgendosi appena di quella di Rufy e Sanji che al contrario calava sempre di più. Il vento le bruciò gli occhi ma non le interessava, non vedeva altro che la sua figura in piedi sul parapetto, voleva solo disperatamente raggiungerlo, avrebbe pensato dopo al resto, l'unica cosa che doveva fare era tirarlo giù, anche di forza se fosse stato necessario!
Si sentì chiamare per nome ma non si voltò, non le interessava niente, solo lui e le sue gambe che sembravano sul punto di staccarsi dal muro. No...
Fece gli ultimi metri col cuore in gola e le lacrime che ormai scendevano inarrestabili oscurandole la vista.
Zoroooo!!!!!!”
L'urlo terrorizzato era uscito istintivamente dalla sua gola e riuscì a vederlo bloccare il salto appena in tempo per voltarsi verso di lei che come una pazza si avvinghiò alle sue gambe, unico modo che le era venuto in mente per trattenerlo. L'espressione sconvolta di Zoro non la sorprese e nemmeno le importava, il sollievo era l'unica cosa che le riempiva i pensieri, non le interessava nulla di star facendo la figura della piagnucolona, era troppo felice per esser riuscita a fermarlo in tempo.
Nami!!”
Le voci attutite di Rufy e Sanji la chiamavano, un punto imprecisato dietro di lei ma non volle farci caso. Continuava a piangere lacrime di sollievo per la paura che si era presa, la faccia perennemente nascosta tra le braccia che stringevano le sue caviglie e sembravano non volersi più staccare da là. Non gli interessava più che non la volesse, che fosse stato con Perona, che l'avesse illusa, era stata davvero sul punto di perderlo e quello avrebbe fatto più male di qualsiasi altra cosa.
Sentì una mano leggera carezzarle piano i capelli, forse nel tentativo di calmare i singhiozzi e una voce fin troppo conosciuta le parlò all'orecchio. “Ragazzina...”
Nami rabbrividì involontariamente e si azzardò ad alzare la testa trovandosi il suo viso a pochi centimetri. Zoro si era accucciato su sé stesso senza staccarsi da lei e la guardava con un sorrisetto di scherno che la fece vacillare per un attimo.
Cosa diavolo stai facendo??” le chiese aumentando il volume della voce di un ottava ad ogni parola.
Nami batté gli occhi, presa in contropiede, le lacrime che avevano smesso di scendere per lo stupore di averlo così vicino. Deglutì quando si accorse che lui si aspettava davvero una risposta da lei e prese un bel respiro per farsi coraggio.
Ti impedisco di ammazzarti!” replicò decisa senza l'ombra di rimorso negli occhi ora fieri appena un po' lucidi. Avrebbe lottato per lui, col cavolo che l'avrebbe lasciato andare così! Come a ribadire ancora di più il concetto strinse maggiormente le mani sulle sue caviglie causando di riflesso la reazione sempre più sconvolta di lui.
Ammazzarmi??” le fece eco spalancando gli occhi.
Ehm... Nami..?”
Rufy tentò di nuovo di chiamarla da dietro le sue spalle ma lei non ci diede peso come le altre volte. I suoi occhi erano tutti per la faccia da sberle di Roronoa che pareva sempre più incredulo per quello che usciva dalla sua bocca. “Che cosa ti è venuto in mente?? Pensi davvero che una cosa del genere sia la soluzione? Parla, Zoro! Parla con noi, non tenerti sempre tutto dentro!”
Nami-swan? Ehm... forse...”
Zittì anche Sanji alzando una mano senza smettere di fissare risoluta il ragazzo che aveva davanti. Il cuore le pompava adrenalina al cervello, era decisa ad andare fino infondo. Respirò piano, cercando di calmare almeno il battito frenetico. “Non so cosa ti tormenti, ma fidati, questa non è la soluzione! Ti prego Zoro, scendi e parliamone con calma...” per qualche miracolo divino era riuscita a non versare più lacrime ma il suo tono era mortalmente serio, perfino Zoro l'aveva capito ed aveva smesso di canzonarla per lasciarla parlare.
Nami!!” le voci di Rufy e Sanji la chiamarono all'unisono stavolta e con parecchia urgenza. A fatica distolse lo sguardo da quello sempre più serioso di Zoro, senza comunque staccarsi dalle sue caviglie e si voltò per incrociare le facce ansiose di fratello e amico. “Che cosa avete voi due da strillare??”
Rufy fece un passo avanti indicandole qualcosa ai suoi piedi con insistenza. “Zoro non voleva uccidersi, stava per fare bungee jumping!”
Nami batté gli occhi ripetutamente. “Co-come?”
Sanji e Rufy si spostarono liberando il suo campo visivo e lei si accorse per la prima volta della decina di persone che facevano gruppo, sostando sul ponte a pochi passi da loro e tutte, nessuna esclusa, fissavano lei e il suo delirio irragionevole con gli occhi sgranati. Iniziando a temere il peggio, li passò in rassegna con un'unica occhiata notando imbragature da alpinismo, corde elastiche e moschettoni oltre a parecchie attrezzature tecniche da una delle quali partiva anche una lunga corda che si srotolava per molti metri sull'asfalto, proseguiva la sua corsa fin sotto i suoi piedi e finiva attorno a quelli di Zoro fermo sul parapetto, dove tra l'altro c'erano ancora arpionate le sue mani.
Si staccò da loro come scottata, diventando bordeaux all'istante per la pessima figura che aveva fatto davanti a tutta quella gente. La vergogna per quello che aveva detto e pensato si riversò su di lei come lava incandescente. Si era resa ridicola con le sue mani!
Non riusciva nemmeno a mettersi a piangere dallo shock, né a correre via, che sarebbe probabilmente stata l'unica cosa sensata da fare. Rimase lì per dei secondi interminabili a guardare le caviglie di Zoro fermamente bloccate da quella corda, come aveva fatto a non accorgersene subito? Non aveva notato niente, nemmeno quella piccola folla, era stata troppo presa dal suo terrore per accorgersi di altro che non fosse la paura di perderlo in quello stupido modo!
Non aveva mai voluto farlo... si sentiva una colossale idiota per aver creduto davvero che lui... non osava più nemmeno pensarlo. Si portò le mani a coprire il viso, sconvolta e umiliata, il cuore che rischiava di scoppiare tanto era stato messo alla prova in un solo giorno. Si sentiva a pezzi, non aveva idea di come sarebbe finita, Zoro aveva sentito tutto il suo delirio, cosa avrebbe pensato di lei ora?? Se prima la odiava ora come minimo l'avrebbe creduta anche un imbecille, un fantastico modo per uscire definitivamente dalla sua vita! La giornata continuava a migliorare!
Si sentì toccare di nuovo i capelli in una carezza gentile e spalancò gli occhi, alzando di scatto la testa e cercando di sottrarsi a quel gesto dolce che non meritava. Zoro era sceso dal parapetto e la guardava in un modo che non gli aveva mai visto fare e quei pozzi neri la lasciarono per un attimo senza fiato. Le prese una mano avvicinandola un po' di più a sé perché non fuggisse e le parlò piano all'orecchio. “Eri preoccupata per me, mocciosa?”
Nami aprì la bocca per ribattere ma non aveva più frecce al suo arco, non sapeva cosa dire per potersi levare dall'impiccio, il suo colorito prendeva ad assomigliare sempre più ai suoi capelli ed era certa lui lo vedesse perfettamente.
Un pensiero importuno le passò per la mente e non riuscì a frenarlo... la stava forse prendendo in giro? Si parlava di Zoro in fin dei conti, non sarebbe stato nemmeno così strano! Ma lei non ci teneva ad essere umiliata più di quanto già non si sentisse. Gonfiò le guance e si voltò a fronteggiarlo, i visi vicini e gli occhi di lei che lanciavano saette a quelli sempre seri di lui.
Non so cosa tu abbia capito, ma non ero affatto preoccupata per te!” e se avesse smesso di tremare forse sarebbe potuta sembrare anche convincente.
Zoro la squadrò sollevando un sopracciglio. “Ah, davvero?”
Le si gonfiò una vena del collo. La stava davvero prendendo in giro!
È vero, maledetto scimmione!” mentire, mentire come se non ci fosse un domani, tutto pur di sembrare meno patetica.
Lui annuì con un ghigno, sempre più scettico e sempre meno serio. “Pensavi che volessi ammazzarmi... Non sai nemmeno cosa sia il bungee jumping, eh?”
Nami strinse a fessura gli occhi prima di commentare acida. “Certo che so che cos'è! Per chi mi hai presa??” se avesse abbassato lo sguardo avrebbe perso e lei non voleva perdere, non questa volta. “Da lontano non avevo notato l'imbragatura!” ecco, quella era forse l'unica cosa veritiera nel mare di idiozie che continuavano ad uscire dalla sua bocca.
Zoro non si lasciò distrarre dal rumore stridulo che facevano le sue unghie su per il vetro. “Secondo me eri davvero terrorizzata...” mormorò piano.
Ti sbagli!”
Zoro ghignò. “Solo non capisco... avevi paura per me o ti spaventa l'idea del vuoto?”
Nami colse la provocazione, non sapeva nemmeno come avesse fatto a deviare l'argomento in quel modo ma era troppo arrabbiata, troppo umiliata, troppo disperata, troppo tutto, per capire fin dove era il caso di spingersi. “Che cosa?? Non avevo paura per te e di certo non ho paura di una cosa del genere! Lo farei anche ora!” ...e si era spinta troppo oltre.
Il luccichio che passò negli occhi di Zoro durò la frazione di un secondo ma lei lo vide e fu abbastanza per comprendere l'enormità dell'errore commesso.
Un uomo sulla quarantina che faceva parte del gruppetto si fece avanti con un sorriso cordiale e passò lo sguardo dall'uno all'altra. Nami evitò di incrociarlo, ancora imbarazzata per la figuraccia.
Allora, lo facciamo questo salto?” chiese chiaramente a Zoro indicando il vuoto al di là del parapetto.
Il ragazzo annuì serio prima di incrociare le braccia con un sorrisino che era tutto un programma. “Bene, ragazzina. Siccome hai detto di non aver paura, che ne dici se lo fai anche tu?”
Sia Nami che l'uomo lo guardarono e lui si grattò il mento per un attimo, pensieroso. Annuì con un sorriso dopo un piccolo calcolo mentale. “Direi che si può fare, se la signorina vuole ed è tutto in regola!”
Nami si trovò al centro di due paia d'occhi che aspettavano una risposta da lei e si sentì invadere dal terrore. Ecco, lo sapeva, tutta colpa della sua maledetta lingua lunga! Come erano arrivati a quello?? Non aveva mai fatto bungee jumping e fino a quel momento non era nemmeno mai stato un suo desiderio! Lei stava bene con i piedi ben piantati a terra, non ci teneva affatto a rischiare la morte buttandosi da un ponte! Un ponte parecchio alto, tra l'altro, da quello che aveva intravisto.
Fece istintivamente un passo indietro. No, non faceva per lei! Non poteva fare una cosa del genere, doveva solo dire che non se la sentiva, poteva alludere ad un problema cardiaco o che semplicemente che non ne aveva voglia! Doveva sembrare convincente però perché Zoro controllava ogni suo respiro e sapeva perfettamente che avrebbe insistito perché lo facesse. Per chissà quale motivo, poi! Forse voleva solo vederla più umiliata...
La considerazione le mozzò il respiro più del pensiero di saltare. Ma certo, lui si aspettava la sua rinuncia! Lui era ancora convinto che tra loro non poteva cambiare niente, che erano solo questo, due persone che si odiavano ed erano destinate solamente a non sopportarsi! Voleva che non accettasse perché lui era il gradasso che la prendeva in giro e lei la ragazzina che si offendeva, come erano sempre stati. Solo perché lei la notte prima aveva avuto un'epifania non voleva dire che anche per lui le cose fossero cambiate! Non c'aveva pensato, ma Zoro era ancora convinto di avere il controllo della situazione come prima di quel viaggio, aveva intenzione di continuare a litigare con lei fino alla fine dei suoi giorni!
Beh, se lo sognava! Aveva subito una dura batosta e non ci stava più a quel gioco al massacro! Nami strinse i pugni, gli occhi fiammeggianti puntati su di lui e Zoro si scoprì a trattenne il respiro per un attimo specchiandosi nella furia che lui stesso aveva causato.
Io salto!” esclamò all'improvviso con calma sinistra, lo sguardo altero che cercava di contenere la rabbia. Se lui non voleva cambiare, lei l'avrebbe fatto per tutti e due a partire da quel momento. Sarebbe stato diverso, non l'avrebbe più vista piegarsi al suo volere! Non era più la ragazzina che subiva passivamente il suo odio immotivato, gli avrebbe fatto vedere di cosa era capace! Se non poteva averlo per sé almeno gli avrebbe fatto capire che meritava una considerazione migliore di quella che aveva sempre ricevuto!
Zoro riprese a respirare deglutendo piano. Era stato solo questione di un istante, aveva creduto di vedere la sua resa, di chiudere definitivamente il cerchio, di smetterla di lottare con sé stesso, ma aveva fatto male i conti. La leonessa che conosceva era tornata implacabile a sfoderare gli artigli, fiera come era sempre stata solo che stavolta avrebbe lottato per una cosa del tutto diversa. Lo leggeva chiaramente, non era il solito odio in cui si specchiava il suo. Lei cercava ancora un contatto normale, proprio come la notte precedente, come tutti i giorni prima e lui era stanco di opporsi, talmente stanco...
Nami si voltò verso l'uomo. “Mi procuri un'imbragatura come la sua, per favore! Salto dopo di lui!”
Zoro sghignazzò passandosi stancamente una mano tra i capelli, incredulo per quello che aveva deciso di fare. Quella ragazza l'avrebbe mandato fuori di testa ma per lo meno ci sarebbe andato alle sue regole.
Non lo farai dopo...” si avvicinò puntandole l'indice addosso, una vena di follia nello sguardo nero che la trapassò da parte a parte.
Tu salti con me, adesso.” le sussurrò risoluto fissandola dritta negli occhi.
Nami deglutì piano. Che voleva dire? Era una prova?
Zoro si tolse rapido l'imbragatura singola e la porse all'uomo che come lei non capiva dove volesse andare a parare quel ragazzo strano. “Puoi procurarci un'imbragatura da coppia?”
Quello annuì ancora un po' dubbioso. “Però... devo ancora fare gli accertamenti con lei! Il peso, malattie croniche...” elencò contandole sulle dita della mano.
Zoro non si scompose e indicò qualcuno dietro di lui. “Il ragazzo moro è suo fratello, può darti tutte le informazioni...”
L'uomo annuì di nuovo, soddisfatto e si avviò in gran carriera verso Rufy e Sanji che nel frattempo avevano seguito tutta la scena senza battere ciglio né osare interrompere, increduli esattamente come si sentiva Nami in quel momento. In tutto quello lo scambio di battute non era riuscita a capire nulla e gli occhi di Zoro brillarono per un attimo di puro istinto famelico nel vederla perdere sicurezza e vacillare presa in contropiede per la sua richiesta. Non sapeva nemmeno da dove fosse uscita quell'idea ma una volta espressa gli era sembrata così giusta, come non aspettasse altro, come avesse trovato la quadratura al cerchio. Voleva saltare e voleva farlo insieme a lei, che c'era da capire? Si era arreso, non voleva più lottare contro di lei.
Nami deglutì e senza sapere come si ritrovò sul parapetto fasciata di una imbragatura variopinta, con la voglia di vomitare che saliva ad ogni respiro, stretta in un abbraccio obbligato con il ragazzo con cui litigava da sempre. Petto contro petto, cercò di imporsi la calma e soprattutto di non guardare giù. Il panorama era bellissimo ma terrificante.
Che cosa le era saltato in mente? Che cosa era saltato in mente a lui?? Il suo cuore non poteva reggere tante emozioni in una sola mattinata, lo avvertiva pompare inarrestabile nella gabbia toracica, sulla stessa frequenza di quello di Zoro che sentiva attraverso l'imbragatura.
Verranno delle foto fantastiche!! Nami sorridi!!!”
Marimo, guai a te se le succede qualcosa!!!”
Le voci di Rufy e Sanji parevano lontane chilometri invece che pochi passi. Non sentiva niente al di fuori del fischio acuto del vento che le passava tra i capelli facendola rabbrividire. Zoro la teneva saldamente per i fianchi e continuava a guardarla con quel sorriso canzonatorio che se fosse stata in grado di muovere un muscolo gli avrebbe levato dalla faccia in due secondi.
Tranquilla Nami...”
Il suo fiato caldo sopra l'orecchio le fece venire la pelle d'oca. Se non fosse stato per le mani immobili e bollenti sopra la maglietta a negare la cosa, avrebbe giurato di averlo sentito tremare come lei.

L'ho già fatto. È catartico, quando arrivi ad un passo dalla morte dai il giusto significato ad ogni cosa...”
Nami pensò seriamente di mandare al diavolo ogni buon proposito e colpirlo sul naso con un pugno dei suoi. L'unico serio inconveniente era che sarebbe caduto di sotto e ci avrebbe trascinato anche lei senza possibilità di scamparla. Si metteva pure a fare il filosofo sopra il precipizio, ora... Doveva esserle di conforto forse?? Se lo pensava aveva fatto male i conti, non si sentiva affatto meglio!
Respira con calma e non guardare giù, guarda me!” Nami obbedì, terrorizzata, aggrappandosi ai suoi fianchi come ad un salvagente. Una microscopica parte di lei si beò del momento, probabilmente non le sarebbe mai più stato concesso, meglio approfittarne e fare tesoro di qualsiasi emozione, anche quella di terrore andava bene se poteva stargli appiccicata...
Canalizza la paura con la respirazione e non pensare a quello che accadrà...”
Certo, facilissimo! Annuì deglutendo, malgrado tutto la sua voce calma e dolce stava riuscendo un po' a calmarla. Era davvero strano che si prendesse tanta briga per rassicurarla, non lo aveva mai sentito tanto loquace con lei se non contava quando si urlavano contro. In tutto quel marasma di emozioni non riusciva a non chiedersi che cosa gli fosse preso di punto in bianco, perché l'avesse voluta con lui.
Trattieni il respiro quando ci butteremo, sarà più facile. Quando arriveremo giù sentirai un forte contraccolpo e vorrai urlare...” Nami azzardò alzare lo sguardo su di lui che non riuscì a trattenere un piccolo ghigno storto. “Fallo, Nami. In quel momento dovrai urlare forte!”
Tirò su col naso cercando di respirare come le aveva detto ma sembrava sempre più difficile. Lo vide fare un gesto col capo all'uomo che li aveva aiutati con l'imbragatura e capì che era il momento. Sentì il cuore accelerare e per un attimo pensò di stare per andare in iperventilazione, ma Zoro se ne accorse e le prese deciso ma delicato la testa tra le mani costringendola a guardarlo.
Piano Nami, respira piano e non distogliere gli occhi da me!”
Che cosa mi è venuto in mente?? Che mi è preso, che cosa sto facendo??”
Zoro ridacchiò, tremendamente vicino al suo viso da riuscire a vedere ogni sfumatura dei suoi occhi e ogni segno distintivo della sua pelle.
Ci sono io, mocciosa...” le sussurrò di rimando prendendo ad accarezzarle piano le guance con le dita. “Ora contiamo fino a tre e poi ci buttiamo, ok?”
Non posso, Zoro non posso!!”
Si che puoi, tu puoi fare qualsiasi cosa.”
Le sorrise ridendo ma senza schernirla, cercava solo di aiutarla e Nami batté gli occhi incantata sentendo le guance andare a fuoco sotto le sue mani. Non l'aveva mai guardata in quel modo, era simile allo sguardo venerante che riservava da sempre alle sue spade e si stupì da sola per quel paragone assurdo. Non poteva essere la stessa cosa, era la paura a farle vedere cose che non c'erano, soprattutto tenendo conto che venire accomunata alle spade sarebbe stato un complimento! Eppure improvvisamente si sentì più determinata.
D'accordo...” mormorò stringendo salda la sua maglia. Dovevano solo contare fino a tre.
Ce la faremo insieme, non ti lascerò andare Nami...”
Il sussurro pronunciato a mezza voce le bloccò il respiro. Lo guardò allibita, il terrore dimenticato per un attimo. Che cosa...?
Uno...”
Occhi nei suoi, un sorriso, una stretta accentuata.
Due...”
Gambe, teste, cuori che si univano in un unico abbraccio, mani legate, dubbi messi da parte.
...Tre!”
Il mondo cambiò prospettiva e con lui anche loro.




   
 
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