Film > La strada per El Dorado
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Autore: Snow_Vaal    17/03/2018    0 recensioni
Talvolta non è affatto semplice accettare ciò che si è e ciò che si prova.
Illusione, realizzazione, delusione. Forza, coraggio, riaccesa speranza.
L'amore che trova sempre la via.
Perché l'oro, ad El Dorado, non è il tesoro più prezioso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chelo, Miguel, Tullio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Hey, dove credi di andare?” chiese Cielo mentre si rimetteva a sedere, scocciata dall'interruzione imprevista. Miguel era arrivato come una folata di vento, e in un attimo aveva spento il fuoco che lei si era impegnata ad alimentare per giorni.
Come se non bastasse, ora era sparito senza lasciare traccia. Lei lo maledisse con tutto il cuore. Avrebbe davvero voluto che Miguel non esistesse, o per lo meno, che il suo uomo non gli prestasse così tanta attenzione.
Intanto Tullio stava rivestendosi di gran fretta.
“Devo seguirlo, Cielo.”
“Ma ormai è passato troppo tempo, e la città è grande. Dove pensi di andarlo a cercare?” Gli rispose acida e stizzita.
Tullio si fermò un attimo a riflettere mentre lei lo contemplava. Lo odiava in quel momento ma tutto sommato non poteva negare che fosse davvero affascinante.
“Io...” cominciò lui, alzando l'indice della mano destra.
“Io...” ripetè, strofinandosi il mento, per poi portarsi le mani sul viso in un gesto di esasperazione. “...non lo so. Ma non posso lasciarlo da solo, lo cercherò ovunque se necessario.”
“Fa come vuoi.” Gli rispose lei, e lui percepì chiaramente il suo intento, ma non si sarebbe sentito in colpa nel lasciarla sola. Si sentiva già abbastanza in colpa per ciò che era successo con Miguel pochi minuti prima.
“Lo so che non capisci. Ma Miguel è così... irresponsabile, istintivo, dio solo sa che gli passa per la testa!” Tullio aveva cominciato a gesticolare animatamente. Cielo si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla spalla, calmandolo.
“Beh, tu sei un dio. Vallo a capire.” lo interruppe.
“...eh?”
“Vai a riprendere quella piagnucolante divinità” disse simulando le virgolette alla parola 'divinità'. “Consolalo, ma poi torna subito qui. Noi non abbiamo ancora finito, dolcezza” gli sorrise.
Tullio si stupì della comprensione rivelata da Cielo. Non credeva che lei potesse capire, in fondo, Miguel le aveva rovinato i piani. Tullio credeva di conoscerla abbastanza da poter dire con assoluta certezza che fosse una ragazza rancorosa... beh, forse si sbagliava.
In realtà Cielo avrebbe davvero preferito che Tullio restasse con lei, ma in fondo sapeva che anche fosse rimasto, la sua mente sarebbe rimasta a Miguel.
Cielo non l'aveva visto, non aveva visto gli occhi di Miguel né l'aveva visto scappare via, ma la tensione nell'aria in quel momento era stata così densa, che qualcosa dentro di lei le suggeriva di non intralciare i due ragazzi, se non voleva compromettere ancora di più i suoi piani con Tullio.

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“Ma dove diavolo si sarà cacciato quel babbeo?” bofonchiò Tullio, ormai stanco di camminare.
Il pomeriggio era finito da un pezzo, lasciando posto alla sera.
Fortunatamente la luce della Luna riusciva ad illuminare abbastanza le strade della città d'oro, le cui mura riflettevano, anche a quel tardo orario, una flebile luce dorata e confortante.
Tullio aveva cercato il suo migliore amico in lungo e in largo.
Aveva chiesto a chiunque gli fosse passato vicino se l'avesse visto, ma la risposte ricevute erano sempre negative. Si chiese se fosse stato lo stesso Miguel a dire a tutti di mentire, di nascondere il fatto che fosse passato da quelle parti. In fondo, la gente di El Dorado amava più lui che il bruno. “Naah, sciocchezze. Come possono non adorarmi?” si disse, provando goffamente a tirarsi su. Aveva camminato per ore ed era più stanco che mai.
Solo, per le strade di El Dorado, Tullio ripercorreva con la mente milioni e milioni di volte ciò che era successo. Ci pensava e ripensava, ma non riusciva concretamente a spiegarsi la reazione di Miguel. “Ooh andiamo amico! Ma che ti ho fatto?” piagnucolava da solo, trascinandosi ormai a fatica con le spalle curve. “È incredibile che io ti debba cercare per tutta El Dorado, sai? Sono ore... ORE che sto qui a fare avanti e indietro come un deficente. Ti piace giocare a nascondino eh? E va bene, hai vinto. Ora però esci fuori!” riprese a gesticolare. Parlando tra sé e sé come parlasse con Miguel, Tullio si rese conto di quanto l'amico gli mancasse di già. Decise di prendersi una pausa e mettersi a sedere per un po', abbandonandosi definitivamente ai pensieri.


Erano passati anni dalla prima volta che si erano incontrati, erano praticamente cresciuti insieme. La vita che avevano scelto di fare li costringeva a muoversi di continuo, cambiare sempre zona, quartiere, a volte anche città. Entrambi vivevano alla giornata, sempre a zonzo per la Spagna, e Tullio sapeva bene che, fino a quel momento, nella sua vita non vi era stato spazio o tempo per alcun affetto, se non per Miguel. E come legarsi a qualcun altro quando non si ha il tempo di guardare due volte il tramonto dalla stessa banchina? Tullio sospirò.
Pensava alle continue fughe dalle guardie, l'adrenalina del gioco e la paura di essere beccati.
Aveva condiviso con Miguel i momenti migliori della sua vita, ma anche i peggiori.
Lui era sempre stato là, e adesso che non c'era, Tullio si sentiva completamente solo.
Era già capitato altre volte in passato che, per un motivo o per un altro, si fossero dovuti separare per qualche tempo (Al massimo un paio di giorni), ma la differenza era che, adesso, Miguel era sparito per qualcosa che Tullio aveva fatto, ma che non riusciva a comprendere.
Il bruno si sentiva attanagliare dal senso di colpa, una colpa a lui indecifrabile, ed era preoccupato, oh se era preoccupato per Miguel! Lo conosceva bene, ma era imprevedibile.
Era stata imprevedibile la sua reazione, prima. E Tullio tremava all'idea che potesse commettere qualche 'imprevedibile' sciocchezza, adesso che non c'era lui al suo fianco per impedirglielo. No, non c'era altro tempo da perdere. Ogni secondo perso a riposare sarebbe potuto costargli caro.

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Ripercorrendo le orme del suo passato, Tullio camminò ancora per una ventina di minuti.
Aveva giurato a se stesso che non sarebbe tornato a casa finché non avesse ritrovato Miguel. Non avrebbe avuto comunque il coraggio di rilassarsi senza essere certo che stesse bene. Non sapeva quanto avrebbe dovuto ancora aspettare, cercare, soffrire, prima di ritrovare il suo migliore amico.
Si avvicinò ad un immenso bacino d'acqua con l'intento di bere un po'. La sete lo stava divorando e ne approfittò anche per darsi una rinfrescata.
La Luna si rifletteva sull'acqua, luminosa e gigantesca.
Tullio si fermò a ripensare a come lui e Miguel fossero giunti fin lì, alla sete e alla stanchezza che lui e l'amico avevano patito su quella piccola barca in mezzo all'oceano.
C'era un che di ironico nella ciclicità degli eventi, pensò.

Camminando per una stradina che costeggiava il bacino, dietro una fila di alti alberi decorativi e con le gambe doloranti, si diede dell'idiota per non aver pensato di cavalcare Altivo. Al galoppo di un cavallo sarebbe stato molto più facile cercare Miguel. Lui non si sarebbe quasi per nulla affaticato, e ci avrebbe messo come minimo la metà del tempo per girare tutta la città. Purtroppo però non ci aveva pensato. Si era focalizzato solo sul biondo compagno d'avventura, dimenticando il suo raziocinio nella stessa stanza dove, ora, aveva dimenticato anche Cielo, che probabilmente stava ancora aspettando il suo ritorno.

Un sussurro smorzato lo destò nuovamente dai suoi pensieri.
Una voce. Una voce che avrebbe riconosciuto tra milioni di persone.
L'aveva trovato.

   
 
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