Ringrazio
anche solo chi
legge.
Bardack/Gine.
Giorno
6: Cose che hai detto sdraiato sul prato
sotto un cielo stellato.
Cap.7
Dolce bacio
Bardack
era steso sul
prato umido e guardava sopra di sé, i segni intorno al suo
collo stavano
guarendo. Intravedeva le stelle nel cielo illuminato dalle due lune. Il
vento
gelido del deserto notturno gli sfiorava il viso, gli scompigliava i
neri
capelli a cespuglio e faceva ondeggiare i fili d'erba che lo
solleticavano.
Mise un braccio dietro la testa, sollevandola, osservando i profili dei
palazzi
futuristici in lontananza. Il suo corpo muscoloso era in
tensione,
premeva sotto la stoffa e la sua pelle era abbronzata.
Volse
lo sguardo sentendo ridere e notò Gine. Guardò il
corpo
di lei risaltare sotto la battle-suit, la vita cinta dalla morbida
coda, le
labbra piegate in un sorriso gioviale e i morbidi capelli neri.
"Ti
bacerei, se tu volessi" disse con voce calda.
Gine
si alzò sulle punte dei piedi e prese una pera
dall’albero che aveva di fronte, posandola nel suo cesto.
“Che
cos’hai detto?”
domandò, voltandosi verso di lui. Aveva gli stivaletti
candidi sporchi di
fango.
“Che
è una bella notte
stellata, dormirei volentieri qui all’aperto”
rispose, mentendo, Bardack.
Gine
prese un’altra
pera e questa la mangiò, mentre, ritta sulle punte dei
piedi, ne raccoglieva
altre.
“Sicuro
che hai detto
questo?” chiese indagatrice.
“Umphf, certo”
borbottò Bardack. Chiuse gli occhi e inspirò
l’odore
che si alzava dal prato, sentendola mangiucchiare.
Gine
finì di
raccogliere le pere dai rami più bassi e si diresse verso di
lui, guardò il suo
respiro farsi più regolare e lo richiamò con un
fischio.
Bardack
sbuffò,
riaprendo un occhio.
Gine
adagiò il cesto di
vimini sul terreno e si mise a cavalcioni sopra Bardack, la luce
argentee delle
lune la illuminarono.
“Urca,
sai, anche io
amo pensare quando sono stesa sul prato”. Posò le
mani sulle spalle di Bardack
e arcuò la schiena. “Però, per
stanotte, avevo un’idea diversa rispetto al
dormire”.
“Mangiare?”
le chiese
ironico Bardack.
Gine
si stese su di
lui, facendo aderire i suoi seni al petto di lui, dimenando
furiosamente la
coda. “In realtà…”. Gli
ticchettò sulle labbra. “Ho anche preso da
mangiare, ma
volevo proporti qualcosa di diverso”. Dimenò le
lunghe gambe affusolate, dalle
cosce definite. “Mi era parso di capire che volessi propormi
di chiederti un
bacio, ma forse ti domanderò anche di
più”.
“Allora
avevi sentito
benissimo cos’avevo detto” disse Bardack.
“Volevo
prenderti un po’
in giro” disse Gine. La sua risata cristallina
risuonò tutt’intorno.
Bardack
le posò le mani
sui fianchi, dicendo: “Sei sempre la solita”.
“Baciami,
è quello che
voglio” soffiò Gine.
Bardack
la baciò,
sentendo il sapore dolciastro della pera e intrecciò la sua
lingua con quella
di lei, le loro salive si fusero. La coda di Gine si avvolse intorno a
quella
di Bardack.
<
Non sai quanto
volevo io > pensò il generale saiyan.
Gine
posò le mani su
quelle di lui, ancora sui suoi fianchi.
<
Ti voglio vederti
al mio fianco fino alla fine dei miei giorni. Credo che tu mi abbia
fatto
conoscere l’amore, un lusso che quasi nessun saiyan
può permettersi >
rifletté.