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Autore: DaisyCorbyn    18/03/2018    1 recensioni
**IN REVISIONE**
[19 anni dopo] [Next Generation]
Dopo gli avventimenti che hanno scosso Alwys alla fine del suo primo anno ad Hogwarts, la Grifondoro si troverà ad affrontare un nuovo nemico: la Luna d'Argento, un fenomeno che causa effetti oscuri ai licantropi. La soluzione sembra la Pozione Antilupo, ma è veramente ciò di cui Alwys ha bisogno?
Tra la ricerca degli ingredienti e le lezioni, Alwys dovrà anche scontrarsi contro quella figura oscura che cercherà di manipolare la sua mente.
ATTENZIONE: questo è il secondo libro della saga Alwys Dewery, il primo lo trovate nel mio account!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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6
Lontana dalla realtà

 

Dopo tutti quegli anni doveva essersi abituata, ma la paura era tale da non permetterglielo, infatti ogni volta un senso di oppressione la attanagliava: all’idea di doversi trasformare lì, mettendo a rischio tutti, le diventava la gola secca. Il signor Potter l’aveva rassicurata più volte nei giorni precedenti, dicendo che gli incantesimi di Hermione erano imbattibili, ma l’unica cosa che Alwys poteva fare era rivolgergli un sorriso tirato.
Quella mattina Ginny aveva proposto di fare colazione tutti insieme, sicuramente per darle conforto. Ted si era seduto accanto a lei e l’aveva accolta con un dolce sorriso: gli strascichi della discussione del giorno prima si facevano ancora sentire, ma entrambi avevano intenzione di andare avanti. James era l’unico assente.
«Dov’è?» chiese Albus senza esplicitare il soggetto, poiché era ovvio di chi stesse parlando.
«Sta scendendo» rispose Harry serio in viso.
La stanza piombò nel silenzio, come se tutti stessero aspettando il suono dei passi di James, che però tardavano ad arrivare. Alwys avrebbe tanto voluto prendere il discorso “luna piena” con Ted, ma non voleva correre il rischio di essere sentita dagli altri: dentro di lei voleva davvero dirlo, ma non c’era mai stata l’occasione adatta e, soprattutto, non aveva idea di come intraprendere il discorso. Con tutti i problemi e i pensieri di quel periodo, nessun momento era buono per parlarne: i momenti felici non li voleva rovinare e durante i momenti più seri l’attenzione di tutti era focalizzata su altro.
«Come mai stiamo mangiando insieme?» chiese Lily scettica, facendo la linguaccia al fratello, che aveva sbuffato.
«Almeno una volta dobbiamo farlo, anche se è estate, non vuol dire che i momenti in famiglia vanno in vacanza» rispose la madre arrivando con la bacchetta alta in mano «E dopo ieri tutti abbiamo bisogno di sentirci più uniti che mai… Ted vai a chiamare James, così cominciamo a mangiare.»
Il ragazzo si alzò ed uscì dalla stanza, nel frattempo la tavola si era riempita dei tipi più disparati di colazione, facendo luccicare gli occhi di Lily e Dominique. Ognuno mise ciò che voleva nel piatto, senza però mangiare nulla. Ad un tratto, però, Ted scese di corsa dalle scale, attirando l’attenzione di tutti.
«James non è nella sua stanza.»
Alwys e Albus si scambiarono uno sguardo preoccupato, invece Harry si alzò di scatto seguito dalla moglie.
«Expecto Patronum» evocò il signor Potter con voce ferma «James dove sei? Torna subito a casa.»
«E se gli fosse successo qualcosa?» chiese Ginny preoccupata.
Il cervo si librò nell’aria, sparendo in una nuvola argentea.
«Ted e Ron venite con me» disse verso il ragazzo, poi spostò lo sguardo verso la moglie «Rimani qui, ti farò sapere subito se so qualcosa.»
Il modo con il quale aveva evitato la domanda della moglie fece preoccupare di più gli altri.
«Ovviamente vengo con voi» disse Hermione alzandosi: Harry voleva controbattere, ma lei lo zittì con un cenno della mano.
«E se quella figura lo avesse preso?» chiese Albus avvicinandosi al padre.
Harry gli mise entrambe le mani sulle spalle «Non credo, molto probabilmente sarà andato via dopo quello che è successo ieri… rimani con la mamma, aiutala con Lily e Hugo.»
Il figlio annuì deciso, come se gli avessero affidato un compito molto importante.
«Se avete bisogno di qualcosa ditemelo» disse Dominique.
«Tranquilla» rispose Ted sorridendole.
Victoire era andata via la sera prima, quindi forse era meglio non farle sapere della scomparsa di James, sennò sarebbe venuta lì subito. I quattro salirono le scale, molto probabilmente perché volevano cercare delle tracce nella stanza di James. Alwys strinse la mano di Albus: aveva lo sguardo molto preoccupato, come tutti. La figura voleva Alwys, ma James le aveva dato filo da torcere, quindi forse si voleva vendicare. La Grifondoro cercò di scacciare quei pensieri dalla testa, concentrandosi sull’aiutare Ginny che già stava combattendo con Lily e Hugo.
«Perché non andiamo a cercarlo anche noi?»
«Papà è molto bravo, ci penserà lui.»
La bambina sbuffò seccata «Ma più siamo, meglio è!»
«Allora che ne dite di scrivere una lista dei posti in cui potrebbe essere?» propose Alwys intromettendosi nella conversazione «Però prima fate colazione, così siete più carichi.»
«Giusto!» esclamarono in coro.
Lily e Hugo tornarono ai loro posti e incominciarono a mangiare con foga per essere più veloci.
La signora Weasley guardò la ragazzina con sguardo stanco.
«Grazie, non me li sarei più scollati di dosso.»
«Faccio quello che posso…» rispose lei un po’ imbarazzata «Credo che James sia da Damien.»
«Anche io lo penso» disse Albus avvicinandosi.
«Probabile» disse Ginny annuendo «Sicuramente sarà il primo posto dove Ted andrà a cercare… continuate la colazione adesso.»
«Non ho più fame…» disse Albus andando verso le scale, così da non dare il tempo a sua madre di controbattere.
La donna sbuffò seccata: lo lasciò andare perché non aveva proprio le forze per combattere anche con lui. Rose guardò Alwys ed entrambe annuirono.
«Andiamo anche noi.»
La stanza di Albus era la stessa di James, quindi si sedette su una poltrona posta alla fine del corridoio. Le due amiche lo raggiunsero attirando il suo sguardo.
«Andiamo nella mia stanza?» propose Alwys.
Passarono per la stanza di James, che ovviamente era chiusa, ma non si sentiva nemmeno un leggero rumore oltre la porta: forse avevano già trovato delle tracce e si erano smaterializzati. Appena entrarono dentro la stanza, andarono direttamente sul letto, sedendosi ognuno in un angolo.
«Dopo quello che Damien ha passato, sarà sicuramente da lui» disse Alwys per tranquillizzare l’amico.
«Ma poteva lasciare un messaggio, visto quello che sta succedendo» disse Rose «A te non ha detto niente?»
Albus scosse la testa «James non mi dice mai niente.»
«Lo troveranno» Alwys gli accarezzò la mano «Sta bene.»
«E comunque la figura vuole Alwys, quindi James non è in pericolo.»
La Grifondoro fulminò la rossa con lo sguardo «Grazie tante.»
«Sai che lo dico per tirare su Albus…»
«Apprezzo» disse lui accennando un sorriso «Comunque James è intelligente, saprebbe come scappare e darebbe alla figura del filo da torcere.»
«Sì, ammetto che è un po’ intelligente» disse Rose facendo ridere gli altri due.
Cadde il silenzio: ognuno era immerso nei propri pensieri, tutti però accumunati da ciò che stava succedendo in quei mesi, da quando quella figura era comparsa.
«Voi non avete paura?»
La domanda di Albus spezzò il silenzio attirando l’attenzione delle altre due: Alwys fu molto colpita dal suo tono calmo.
«Molta» ammise lei.
«Io no» disse Rose con tono deciso: appena vide che gli altri due la stavano guardando con uno sguardo confuso, si apprestò a continuare «Sono terrorizzata… la notte non dormo più, vedo quella figura ovunque, la vedo mentre fa delle cose orribili a tutti noi…»
«Inizialmente mi sono sentita una stupida, soprattutto perché sono una Grifondoro, ma poi ho chiesto a mia madre se lei, quando ha dovuto affrontare Voldemort, era spaventata… mi ha detto che era terrorizzata e che ciò non vuol dire non essere dei veri Grifondoro, ma essere dei Grifondoro che hanno qualcosa da perdere e per ciò combattono con tutte le loro forze per proteggere ciò che amano.»
Alwys ed Albus la guardarono con gli occhi spalancati: non sapevano cosa rispondere, sapevano soltanto che le sue parole erano terribilmente vere.
«Rose sei pazzesca» disse l’amica.
«Lo so!»
I tre si misero a ridere, ma subito dopo Alwys tornò seria.
«Dobbiamo fare una promessa…» disse stendendo la mano davanti a sé «Qualsiasi cosa accadrà, noi rimarremo uniti.»
Gli altri due annuirono e misero le loro mani sopra quella dell’amica.
«Decreto segreto!»
Poco dopo decisero di tornare in salotto: Ginny e Dominique erano alle prese con Lily ed Hugo che facevano i capricci, quindi decisero di aiutarli mettendosi a giocare ad uno strano gioco da tavola, di cui Alwys aveva ignorato l’esistenza fino a quel momento. La mattinata passò lentamente: nonostante i due bambini si fossero calmati, lo sguardo preoccupato di Ginny che fissava il camino metteva molta ansia ai tre, nonostante Dominique cercasse di distrarli con alcune battute.
Dopo delle ore che sembrarono infinite, il camino incominciò a scoppiettare e subito dopo spuntò Ted, che andò verso di loro.
«Quindi?» chiese Ginny andandogli incontro.
«Siamo andati al Ministero della Magia per organizzare una squadra di ricerca» disse e lo sguardo della donna si spense «Sono venuto perché Foranel mi ha detto che verrà un uomo che vuole parlare con Alwys.»
«Perché?»
«Dominique porta gli altri di sopra» disse ignorando la domanda di Alwys.
«Io resto!» disse Albus incrociando le braccia al petto.
«Albus, va’!» disse la madre categorica.
Alwys guardò l’amico annuendo e non staccò lo sguardo da loro fino a quando non scomparvero nelle scale: quella situazione stava incominciando a preoccuparla troppo seriamente.
«Avete cercato Damien?» chiese Ginny.
«Lui non ha una casa, vive errando, quindi non è molto semplice da rintracciare» spiegò Ted «Ma, il fatto che entrambi non rispondono ai Patronus, ci fa intendere che sono insieme.»
«Speriamo…»
«Chi vuole parlare con me?» chiese Alwys come se si fosse appena ridestata dai suoi pensieri.
«Dobbiamo capire chi è l’uomo che hai sognato… Darryl Phelwes guarderà nella tua mente per vederlo.»
«Perché? Era solo un sogno.»
«Alwys» disse prendendola per le spalle «Non farà male, è solo una precauzione… stiamo cercando di venire a capo a tutto questo.»
«Ma… era solo un sogno… vero?»
«Sì, era solo un sogno.»
Quella frase la tranquillizzò un po’, ma comunque le fece venire il dubbio che Ted stesse soltanto cercando di proteggerla da altra sofferenza. L’immagine di quell’uomo era come impressa nella sua mente, quindi quel Darryl ci avrebbe messo poco tempo per vederlo. Le sembrava una cosa così strana che qualcuno fosse in grado di entrare nella mente di altri, ma con il passare del tempo stava incominciando a meravigliarsi sempre di meno di tutte le stranezze di quel mondo.
«Dovrebbe venire fra…»
Proprio in quel momento il camino emise un rumore baritonale, che Alwys non aveva mai sentito prima: dalle fiamme verdi apparve una figura molto magra e vestita con un anonimo completo grigio.
«Scusate, il mio camino è vecchio.»
L’uomo poteva avere circa quarant’anni, aveva il mento allungato e spigoloso, due occhi piccolissimi di un nero profondo e un pizzetto argentato dello stesso colore dei capelli lunghi sulle spalle. Era una figura molto buffa, fortunatamente le sue labbra piccole erano distese in un sorriso e i suoi occhi luccicavano di dolcezza. Alwys aveva sperato in una persona che non fosse spaventosa quanto Foranel.
«Darryl Phelwes» disse alzando la mano affusolata verso la ragazza.
«Alwys Dewery.»
«Signora Potter» la salutò alzando la bombetta.
Ginny ricambiò con un sorriso cortese.
«Mi scuso per il poco preavviso.»
«Tranquillo, ho saputo che partirai domani.»
«Eh sì» disse stringendo le spalle «Un mio lontano parente babbano ha contratto l’Alzheimer… non ricorda dove ha messo le chiavi della cassaforte!»
Rise contagiando anche gli altri.
«Dove ci mettiamo?»
«Da questa parte» disse Ginny dirigendosi verso lo studio del Signor Potter.
Ognuno si accomodò in una poltrona, invece Ginny preferì andare nell’altra stanza, molto probabilmente per preparare qualcosa da offrirgli.
«Allora» disse sbattendo le mani sulle cosce «Sarà molto semplice: tu ti distenderai sul divano, io farò un incantesimo e questa penna disegnerà il volto dell’uomo sul foglio.»
«È possibile?» chiese lei molto colpita.
«Tutto è possibile.»
Alwys guardò Ted: lui le accarezzò dolcemente la mano e annuì per farle capire che dovevano incominciare. La ragazzina si distese sul divano poco convinta, guardando l’uomo che stava appoggiando sul tavolino la piuma e il pezzo di pergamena. Sfoderò la bacchetta, la cui forma ondulata affascinò molto Alwys, e la puntò verso di lei.
«Chiudi gli occhi e visualizza il volto di quell’uomo.»
Lei annuì e fece ciò che gli aveva detto: respirò profondamente e strinse con forza la stoffa del divano, come se si stesse preparando a subire un terribile supplizio.
«Legilimens!»
Una fitta percorse la sua testa, ma fortunatamente il dolore andò via subito: si sentì come adagiata su un fiume calmo che lentamente la stava trascinando. I ricordi del sogno erano sfocati, i suoni ovattati e si stava muovendo come se lì la gravità fosse meno forte.
«Concentrati.»
Distinse qualche albero, capendo che il momento del sogno era giusto: sentì una leggera sensazione di freddo, che la trasportò completamente in quell’atmosfera. Subito dopo l’uomo le si parò davanti: il suo terrore la scosse nel profondo, le lacrime che gli solcavano il viso si mischiarono alle sue, facendole venie voglia di urlare di smetterla con tutto quello.
«Ancora un altro po’.»
Sperò con tutta sé stessa di non dover rivivere la sua morte: vederlo implorare pietà così terrorizzato era già una tortura più che terribile da patire.
«Basta…» provò a dire, ma sentì ogni fibra del suo corpo congelata, come se il freddo della foresta avesse preso di nuovo possesso di ogni parte del suo corpo.
Ad un tratto tutto divenne nero, riprese a respirare con più calma e il suo cuore cominciò a battere meno velocemente: aprì gli occhi incontrando quelli preoccupati di Ted.
«Sei stata bravissima» le disse accarezzandole la testa.
Alwys si girò verso l’uomo, che stava guardando la pergamena con gli occhi spalancati.
«Lo conosce?» provò a chiedere nonostante si sentisse un po’ stordita.
«Io…» sussurrò continuando a fissare la pergamena.
Ted si alzò per andare verso di lui «Credo di conoscerlo, non mi è nuovo il suo viso.»
«Sicuramente lo conoscerai…» rispose Darryl con sguardo assente «Lui… lui… lui è mio fratello.»
Il cuore di Alwys perse un battito: si alzò di scatto e li raggiunse, come se volesse essere sicura che il disegno corrispondesse a quell’uomo.
«E come sta?» chiese appena ebbe la certezza.
«Lui…» disse girandosi verso Ted «Sta bene.»
«Menomale…» disse Alwys sospirando pesantemente: per un attimo aveva avuto paura di sapere che quell’uomo era scomparso.
Nonostante ciò, però, i due uomini si scambiarono degli sguardi strani attirando l’attenzione della ragazzina, la quale però era troppo presa dal gioire per vedere in quel comportamento qualcosa di sospetto.
«Devo andare» disse infine Darryl con sguardo serio «Ho molte cose da fare.»
Quando uscirono, incontrarono la signora Potter che stava andando verso di loro con un vassoio su cui erano poggiate delle limonate.
«La ringrazio, ma devo proprio andare» disse con un sorriso tirato.
«È sicuro?»
«Sì.»
Darryl li salutò alzando la bombetta e poi entrò senza troppe cerimonie dentro il camino: prese una manciata di polvere e la buttò per terra.
«Ministero della Magia!»
Le fiamme lo avvolsero e poi la stanza tornò nel silenzio totale.
«Perché è diventato così serio tutto d’un tratto?» chiese Alwys.
«Devi comunque capire che è suo fratello.»
«Ma era solo un sogno!»
«Lo so, ma comunque quando si tratta di uno dei tuoi cari, anche il minimo granello di polvere si trasforma in un disastro.»
«Quindi l’uomo che hai sognato era Grelyan Phelwes?» chiese Ginny intromettendosi.
«Già.»
«Che strano…»
«Vai a riposarti, è stata una mattinata assurda» disse Ted sorridendo ad Alwys.
Lei annuì: era come se quell'incantesimo le avesse prosciugato le forze e, soprattutto, le aveva causato un terribile mal di testa.
«Vado nella mia stanza…»
Gli altri due annuirono e poi lei andò verso le scale: dentro la sua stanza c’era Ninfa che la stava aspettando, infatti le saltò addosso appena entrò. Prima di mettersi sotto le coperte, preferì sedersi sul davanzale della finestra, con Ninfa sulle gambe, poiché la rilassava molto guardare le persone che camminavano per strada in preda a chissà quale impegno. Senza rendersene conto, si era appisolò con la testa poggiata sul vetro, nonostante fosse terribilmente scomoda. Si svegliò soltanto poco dopo, non seppe dire quanto tempo fosse esattamente passato, a causa del rumore di alcune goccioline d’acqua contro il vetro. Si stropicciò gli occhi e notò che aveva incominciato a piovere forte: abbassò lo sguardo verso la strada, notando una figura sotto la pioggia, senza ombrello o qualcosa che le coprisse la testa. Appena mise a fuoco i contorni, notò che quella figura era James. Istintivamente balzò giù dal davanzale, spalancò la porta e fece le scale di corsa, si bloccò soltanto quando vide Ginny aprire la porta d’ingresso: James era completamente zuppo e stava piangendo. La madre gli accarezzò la guancia e poi lui appoggiò il viso sul suo petto, intrappolandola in un abbraccio.


Angolo autrice: 
Ciao! Scusate il ritardo ma questo capitolo è stato difficile da scrivere, potremmo dire che è come il diciassettesimo del primo libro ahahah (per chi non lo ricordasse il diciassettesimo capitolo è stato scritto la sera prima di essere pubblicato)
Spero comunque che vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate! A tutti quelli che non mi seguono su instagram consiglio di farlo perché avevo avvisato che non avrei pubblicato, quindi seguitemi per ogni notizia e comunicazione (@alwysdewery).
Alla prossima!

 

   
 
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