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Autore: Mrs Montgomery    19/03/2018    8 recensioni
Esistono legami impossibili da sciogliere; sono come corde annodate e resistenti.
Legami vincolati dal sangue, da una forte volontà o semplicemente dal destino. Incontri non casuali, discendenze potenti e il proibito. Il legame proibito sarà quello più forte.
L’incontro tra Victoria Malfoy e Harry Potter è destinato a spianare la strada del futuro. Un’amicizia utopica che si svilupperà tra i muri di Hogwarts e sfiderà più di una convenzione.
Eppure tra i libri di scuola e una strana magia nell’aria si forgerà un altro legame. Un legame tormentato che ravviverà i cuori dei suoi protagonisti o li lascerà sprofondare nell’oscurità.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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LP
Capitolo III

"L'agguato"


“Completamente inutile!”
Victoria tentò di rifugiarsi in ogni angolo di Hogwarts per studiare in santa pace, ma in ogni dove c’erano persone impegnate a parlottare di Harry Potter. I Grifondoro schiamazzavano esaltati perché il campione era uno di loro, mentre tutti gli altri, in particolar modo i Tassorosso, sfoggiavano il loro sdegno e si domandavano come fosse riuscito a farsi selezionare eludendo la linea dell’età.
Harry Potter di qua.
Imbroglione e canaglia!
Harry Potter di là.
Bugiardo e infame!
Ormai non si parlava d’altro. Victoria comprendeva lo stupore generale, in fin dei conti anche lei rimase piuttosto sbalordita, però gli altri studenti ne stavano facendo troppo un affare di stato!
«Non hanno proprio nient’altro cui pensare» sbuffò la ragazza camminando per l’ennesimo corridoio alla ricerca di un posticino vuoto.
La Sala Grande venne esclusa a priori, immaginando il solito baccano. La Sala Comune era certamente da eliminare. In cortile c’erano troppi schiamazzi. Sarebbe potuta andare in biblioteca, ma aveva bisogno di ripetere ad alta voce, quindi scartò anch’essa. Victoria, però, non demorse. Difficilmente era una che gettava la spugna facilmente, per tale ragione decise di tentare un ultimo posto. Se avesse trovato occupato anche quello, era pronta a battere in ritirata e lasciar star lo studio.
Con sguardo deciso, svoltò all’angolo destro del corridoio per raggiungere la torre di Astronomia.
Le parve il posto ideale, poiché veniva utilizzata solo durante le lezioni notturne. Secondo una buona logica non doveva esserci nessuno. E invece si sbagliò di grosso.
Il ragazzo più discusso del momento stava appoggiato al parapetto, con la testa verso il basso, molto probabilmente immerso nei suoi pensieri più profondi.
«Harry!»
Lo vide sobbalzare dallo spavento. Egli girò solamente la testa e, quando notò la sua presenza, non fece una piega. Victoria osservò il suo viso contratto e constatò che non fosse affatto di buonumore.
«Credevo di non trovar nessuno quassù».
«Anche io» mugugnò Harry e prese a fissare davanti a sé. Le acque del Lago Nero divennero improvvisamente molto interessanti dal canto suo.
Victoria capì che voleva starsene per i fatti suoi e per questo decise di andarsene, non era mai stata un’impicciona. Lei stessa quando si isolava, preferiva che nessuno la disturbasse. Tuttavia, quando poggiò il piede sul gradino delle scale, facendo per scendere, cambiò idea. Voltandosi, poggiò la valigetta a terra e prese a camminare lentamente nella direzione del ragazzo.
«Va tutto bene?»
Harry tentennò per qualche attimo. Strinse le mani attorno alla sbarra del parapetto e sospirò pesantemente. «Sono appena stato infilato in un torneo, durante il quale potrei schiattare e se non accadrà sarà un vero miracolo! Tu che dici?!»
Aveva i nervi a fior di pelle. Dava l’impressione di star per scoppiare da un momento all’altro. E in tutt’altro momento, Victoria gli avrebbe risposto a dovere per essersi rivolto a lei in quella maniera tanto sgarbata. Solitamente s’infuriava per tale atteggiamento, però chiuse un occhio. Comprendeva la sua preoccupazione e non se la sentiva di biasimarlo.
In verità gli suscitava tenerezza.
Harry si voltò di scatto per guardarla con occhi accusatori. «Scommetto che anche tu credi che io abbia imbrogliato».
«Be’ devi ammettere che sarebbe stato anche il tuo primo pensiero, se fosse capitato ad un altro» gli fece notare Victoria con molta calma. «In ogni caso, ciò che penso io non conta. Se devo essere sincera, non m’interessa come tu sia finito per essere il Campione Trem-…»
«A me sì! Io vorrei tanto sapere chi mi ha messo in questo… oh, lasciamo perdere!»
Il Grifondoro si staccò dal parapetto con veemenza.
Voleva andarsene da lì. Voleva allontanarsi da chiunque. Voleva cercare la solitudine, sebbene sentisse di averla già trovata. Da quando venne eletto come il quarto Campione Tremaghi si sentì abbandonato a se stesso e nessuno poteva capirlo. Quindi tanto valeva isolarsi.
«Aspetta!»
Victoria gli afferrò il gomito costringendolo a fermarsi.
«Non sei stato tu ad infilare il tuo nome nel Calice?»
«Mi pare ovvio che no!» e si liberò dalla sua presa.
«E non hai neanche la più pallida idea di chi possa essere stato?»
«Secondo te sarei qui se così fosse? Correrei a prenderlo per suonargliele!»
Victoria dovette dargli ragione. «Ti capisco. Pure io sarei furibonda se mi avessero tirato questo brutto scherzo».
«Magari fosse uno scherzo» e poi sospirò pesantemente. Era completamente avvilito. «Farei qualsiasi cosa per tirarmene fuori. Il problema è che c’è un contratto magico vincolante».
«Capisco. E quando si terrà la prima prova?»
«Tra due settimane».
«Non sai di che si tratta, vero?»
Harry scosse il capo.
«Che tu ci creda o meno, mi spiace».
Victoria era sincera.
Si stupì persino lei di provare pena per quel ragazzo che nemmeno conosceva tanto bene, se non per fama o per le battute di suo fratello. Ne aveva udite molte su Harry Potter. La sua storia era leggenda e quando arrivò ad Hogwarts tutti parvero curiosi di vedere ogni sua mossa.
La giovane Malfoy era di un anno più grande e poté affermare con certezza che, da quando Potter approdò ad Hogwarts, non ci fu un anno davvero tranquillo. Ricordava quando affrontò il professor Raptor e ancor meglio quando salvò Ginny Weasley dalla Camera dei Segreti. Episodi incredibili che Draco sminuì sempre e suo padre ancor di più. Victoria non aveva mai provato il loro stesso sdegno, anzi il loro odio - perché sì, si trattava di odio - verso quel ragazzo. Non che lo ammirasse o le piacesse in qualche modo.
Se doveva essere onesta, le stava indifferente. Almeno fu così fin quando non lo conobbe meglio durante le loro lezioni private. Sebbene si trattassero di incontri puramente a fine scolastico, Victoria prestò attenzione ai suoi gesti e ai suoi modi. Era tutt’altro che vanesio, come lo descrivevano Draco e i suoi amici, e non era nemmeno tanto arrogante. Quando gli stava accanto percepiva una sensazione positiva; non sapeva spiegarlo con esattezza. Sicuramente non gli andò in antipatia.
La gentilezza che Harry mostrò, soprattutto dopo aver scoperto chi fosse lei in realtà, la colpì parecchio.  
«Spero che tu possa cavartela» esordì Victoria con tono serio e guardandolo spietatamente negli occhi continuò, dicendogli: «Non lasciarti intimidire dalle prove. In fondo ne hai affrontate di peggiori… e non lasciarti nemmeno abbattere dagli stupidi commenti che senti in giro. Appartengono solo a gente invidiosa che vorrebbe essere al tuo posto. Sii superiore».
Harry rimase spiazzato dalle sue parole.
Lo stava davvero incoraggiando?
Lei?
La sorella di Draco Malfoy?
«Lo sai che tuo fratello fa parte di quella gente invidiosa?»
Victoria non rispose, si limitò a schioccargli un’occhiata accompagnata da un sorriso appena accennato.
«Mi risulta che mercoledì prossimo hai un compito di Storia della Magia. Ci conviene lavorare se vuoi arrivare quantomeno alla sufficienza».
Harry era confuso. «C-che cosa? Sei ancora la mia tutor?»
«Da quando avrei smesso? Il professor Rüf è stato chiaro. Io ti seguirò fino alla fine dell’anno. Immagino che sarai esonerato da qualche compito in vista del Torneo, ma una verifica o due ti toccherà farle ugualmente» calcolò Victoria, riflettendo sulla situazione. «Non ti abbandonerò, Potter. Sarò il tuo tormento».
«Un dolce tormento, rispetto a tuo fratello» gli scappò e quando se ne accorse si portò una mano alla bocca.
Victoria sorrise. La divertiva quella sua fresca ingenuità, non aveva mai incontrato un ragazzo come Harry.
«In bocca al lupo» gli augurò, raccogliendo la sua valigetta.
Scese le scale, stavolta andandosene veramente. Pensò di ritirarsi in Sala Comune. Non avrebbe studiato, aveva perso troppo tempo a girovagare per la scuola alla ricerca di un posto tranquillo e stava cominciando a sentirsi stanca. Senza contare che dalla Torre di Astronomia ai Sotterranei il percorso era bello lungo. Filò nel suo dormitorio per riporre la valigetta e mettere a posto i libri, poi raggiunse i suoi compagni nella saletta.
«Alla faccia! Sembra che tu sia tornata da una maratona!» esclamò Lucian vedendola buttarsi sul divano.
«Non parliamone» sospirò Victoria, mettendosi comoda.
«Non dovevi studiare?»
«Appunto».
Un boato di fragorose risate attirò immediatamente la loro attenzione. Uno stormo di persone capitanate da Draco Malfoy scesero le scale, addentrandosi nella Sala Comune. Dalle loro facce parevano essersi divertiti parecchio.
«Victoria!»
Lei salutò il fratello con un cenno del capo.
Draco si congedò dal suo gruppo di tirapiedi e andò a sedersi al fianco della sorella. La guardava con un ghigno stampato sul viso. Era ovvio che fosse accaduto qualcosa che lo aveva soddisfatto.
«Non mi chiedi perché sono così allegro?»
«Su, dimmi, Draco come mai sei così allegro?» lo assecondò fingendo interesse.
Il biondino infilò una mano nella tasca dei pantaloni e tirò fuori quella che pareva essere una spilla. La mise tra le mani della sorella. Victoria gli lanciò un’occhiata curiosa e osservò le lettere rosse che formavano una scritta scintillante: TIFATE PER CEDRIC DIGGORY.
«L’hai davvero fatta tu? Brillante!» si complimentò Victoria, stupefatta del talento propagandistico del fratello minore.
«E non è tutto!» esclamò l’altro entusiasta, premendo sulla spilla.
La scritta cambiò.
Le lettere si tinsero di verde: POTTER FA SCHIFO.
«Brillante, vero?» scoppiò a ridere Draco. Rideva di gusto, si sporse talmente tanto in avanti, tenendosi la pancia dal ridere, che Victoria pensò si sarebbe capottato.
“E forse sarebbe meglio, così si mette la testa apposto”  considerò nell’immediato, schioccandogli un’occhiataccia.
Il ragazzo parve riprendere il controllo di sé. Almeno ci provò. Indicò nuovamente la spilla e tra una risata e l’altra disse: «Questa l’ho fatta apposta per te. Vedi, c’è anche un brillantino a forma di V…»
«Non la indosserò mai» rise sarcasticamente Victoria, riponendogliela in mano. «La trovo alquanto offensiva e pacchiana».
Draco aggrottò la fronte, infastidito. «Non hai mai rifiutato un mio regalo».
«C’è sempre una prima volta. E poi questo non è un vero regalo…»
«Sì, invece. Ho fatto mettere apposta il brillantino…»
«…a  forma di V. Ho capito» concluse Victoria, sospirando esasperatamente.
La sua idea, però, non cambiò. Rimase turbata da quella spilla, non le piaceva la scritta contro Harry. Alzò lo sguardo con disinvoltura e si scontrò subito con gli occhi grigi del fratello.
Lo conosceva bene ed era infastidito.
«Vieni» le ordinò gelido.
Draco si alzò dal divano e risalì le scale, ignorando la voce di Pansy che lo chiamò più volte. La Parkinson notò subito il suo nervosismo e vedendo Victoria seguirlo, capì che avevano appena discusso o erano in procinto di farlo. Dovette trattenersi dal non corrergli dietro. Era curiosa, ma non avrebbe mai rischiato di far arrabbiare il suo grande amore. Le toccò aspettare con l’anima in pena.
Un’altra incuriosita era Victoria. Sapeva che, se il fratello la stava allontanando da tutti per parlarle, era per via della sua collera. Draco non amava le scenate in pubblico, tantomeno se doveva condividerle con la sorella.
Ma per quale ragione era arrabbiato?
Il biondino non emise una parola. La condusse in una stanza completamente vuota e illuminata da una grande finestra che mostrava le acque del Lago Nero. Da com’era impolverato doveva trattarsi di un ripostiglio, uno bello grande. Dopo una seconda occhiata, notò che in fondo c’erano delle vecchie scope e un paio di teli verdi.
«Non sono mai stata qui».
L’unica cosa che parve attirare la sua attenzione furono le creature che nuotavano nel lago e che dalla finestra si vedevano nitidamente.
«Speriamo che questi vetri tengano duro o ci ritroveremo con la Sala Comune allagata» ridacchiò tamburellando le dita sulla finestra per smorzare la tensione.
Draco non era in vena di risate e Victoria lo intuì dal suo mutismo.
«Che hai?»
«Perché non vuoi indossare la spilla che ti ho regalato?»
Era davvero arrabbiato per quello?
«Draco, è davvero pacchiana».
«E offensiva, hai detto prima. Offensiva per chi?»
«Per Potter».
«E allora?» domandò Draco, alzando le spalle.
«Non indosserò mai qualcosa che possa offendere qualcuno».
«Io non ti capisco. Da quando ti importa di Potter?»
«A me non importa di Potter, solamente non capisco perché andargli addosso così tanto» rispose Victoria con pacatezza e, notando la perplessità del fratello, continuò dicendo: «So che hai le tue ragioni per detestarlo e non mi interessano neanche. Sono affari tuoi. Personalmente non ho nulla contro quel ragazzo. In questo momento mi fa addirittura pena».
«Pena? Potter?» Draco sgranò gli occhi, prima di scoppiare in una fragorosa risata. «Lo stai dipingendo come la vittima che non è! Quel maledetto vuole solamente attirare l’attenzione. Non bramava altro che poter dimostrare quanto è bravo. È pieno di sé e questo Torneo gli farà abbassare la cresta, parola mia».
«Credi che lui abbia messo il suo nome nel Calice?»
«Non lo so. Forse avrà trovato un modo. Te l’ho detto, vuole solo pavoneggiarsi» insistette Draco, avvicinandosi alla sorella. Le mise le mani sulle spalle. «Non cascare nella sua rete. Sei troppo intelligente per farlo. Inoltre nostro padre non ne sarebbe contento».
«Invece sarà fiero del tuo operato».
Draco rise maligno e annuì, gonfiando il petto d’orgoglio. «Mi ha scritto e forse verrà a vedere le prove per osservare Potter fare la figura dello scemo. Non crede che resisterà nemmeno cinque minuti!» poi balzò sul posto, come se si fosse appena ricordato di qualcosa. «Devo scrivergli cos’è capitato oggi pomeriggio. Oh sorella, avresti dovuto proprio esserci. È stato uno spettacolo esilarante!»
Il suo entusiasmo parve presagire qualcosa di emozionante e Victoria assunse l’aria di una che desiderava ascoltare quella bella storia.
«Che mi sono persa?»
«Ho fatto vedere le mie spille a Potter e compagnia. Come al solito ha fatto lo sbruffone quindi ci siamo attaccati…»
«Che cosa?!» esclamò Victoria sbarrando gli occhi e portando istintivamente le mani al viso del fratello. «E tu stai bene? Qualcuno ti ha ferito? Vi siete attaccati e come…»
«Secondo te potrebbero mai farmi qualcosa?» Draco accennò ad un sorriso e le prese le mani, scostandole dal suo viso, ma tenendole dolcemente tra le sue. «A parte Goyle che ha la faccia tempestata di funghi, noi Serpi stiamo benone. Invece, quella Sanguemarcio ha avuto ciò che si meritava. Somiglia ad un coniglio, dovresti vederla! Ed è tutto merito mio!»
«Hai usato l’incantesimo di ingrandimento?»
«E mi è riuscito piuttosto bene» aggiunse il ragazzo con voce melliflua.
«Notevole!»
«Grazie».
Victoria rimase un attimo in silenzio pensando che non doveva esser trascorsa un’ora da quando aveva visto Harry sulla Torre di Astronomia. Ipotizzò che il duello fosse accaduto molto prima.
“Strano che non abbia fatto menzione dell’accaduto”.
Con una scrollata di spalle, allontanò quel pensiero e tornò a rivolgersi al fratello minore.
«Qualcuno vi ha visti?»
«Eravamo fuori dall’aula di Pozioni ed è intervenuto Piton. Ha tolto cinquanta punti ai Grifondoro e messo in punizione Potter e Weasley».
Victoria considerò una fortuna che fosse intervenuto il loro Capo Casa e si lasciò andare ad un sospiro sollevato. Tuttavia lanciò una lunga occhiata a Draco, doveva piantarla di rischiare una punizione per le sue scemenze.
«Devi stare attento. Se fosse arrivato un altro professore, ti saresti cacciato in guai seri. Poi lo sentivi bene nostro padre!»
«Guarda che non sono così stupido! So quando è il momento migliore per agire».
«Sarà meglio per te» marcò bene la ragazza, puntandogli un dito contro al petto.
«Oh, che premurosa. Ti preoccupi per il tuo fratellino» la canzonò Draco, mostrandole uno di quei sorrisi che le altre ragazze potevano solamente sognarsi di ricevere.
«Certo che mi preoccupo per te. Ti voglio bene e se tu dovessi cacciarti nei guai, sarei disposta a farmi in quattro per tirarti fuori».
Di questo Draco non aveva alcun dubbio.
Ecco perché non era mai stato geloso di lei e mai aveva percepito alcuna competizione tra loro. Victoria provava un affetto sincero, lo proteggeva e l’avrebbe sempre fatto. Incredibilmente strano da credere, ma anche Draco le voleva bene. Non era solito dimostrarglielo con eclatanti gesti d’affetto o smielate dichiarazioni, eppure non riusciva ad immaginare la sua esistenza priva di quella ragazza. Victoria faceva parte della sua vita da che aveva memoria. I ricordi più belli erano accostati per lo più alla sua figura.
Non gli importava se non condividevano lo stesso sangue.
A Draco fregava meno di zero se non era una vera Malfoy.
Provava un affetto immenso per Victoria.
«Pace fatta?»
Le sorrise e strinse subito la sua calda mano.
«Pace fatta» decretò lui.
«Senti, torniamo in Sala Comune che qua si gela?» domandò Victoria, strofinando le mani sulle braccia.
Draco acconsentì e tornarono insieme, scherzando come al solito.
Come diceva sempre Narcissa, erano come un pesce con l’acqua: inseparabili. Nessuno avrebbe potuto dividerli. Gli unici in grado di farlo erano loro stessi con le proprie decisioni. E per il momento filava tutto liscio come l’olio.
E se i fratelli Malfoy ritrovarono la serenità tra loro, c’era chi stava trascorrendo un momento difficile.
Da quando Harry era stato decretato un Campione del Torneo, in molti lo considerarono un imbroglione alla ricerca di più fama di quanta già non ne avesse. Hermione e Ron faticavano a parlargli; proprio i suoi migliori amici, le persone che dovevano sostenerlo lo stavano lasciando da solo.
Per quanto coraggioso potesse essere, Harry aveva solamente quattordici anni ed era intimidito sia dalle prove che lo attendevano e sia dagli altri Campioni che reputava più esperti. Le possibilità di cavarsela erano minime e quelle di vincere pari a zero.
Era un vero periodaccio.
Resisteva più che poteva agli insulti dei Serpeverde e ai maligni brusii dei Corvonero. C’erano giorni in cui sperava di risvegliarsi e scoprire che si trattava solamente di un incubo. E invece ogni mattina apriva gli  occhi e si scontrava con la dura realtà.
Il culmine delle giornate pietose giunse quel venerdì mattina. Sarebbe dovuto andare a lezione di Erbologia, ma preferì darsi malato e filare a letto.
Harry stava attraversando il corridoio per tornare in Sala Comune, quando s’accorse di non essere solo. Tre studenti comparvero da dietro la statua di un grosso gargoyle. Fu strano, era orario di lezioni e la maggior parte degli allievi stavano dentro le classi. Harry capì al volo che quei tre stavano aspettando proprio lui. Scrutò i loro visi e riconobbe Ernie McMillan. Il coetaneo era in compagnia di due studenti più grandi, il Ragazzo Sopravvissuto non ricordò subito i loro nomi, ma era certo che appartenessero alla squadra di Quidditch di Tassorrosso.
«Eccolo qui, il rivale di Cedric!»
Harry ingoiò il rospo e cercò di superarli, ma uno di quelli grandi lo spintonò costringendolo ad arretrare.
«Come hai fatto a inserire il tuo nome nel Calice? Quale incantesimo hai usato?»
«Nessuno. Io non ho fatto niente» rispose lui tagliente e cercò altre vie d’uscita.
Tentò di fare marcia indietro, ma vide un altro studente, appartenente a Corvonero, pronto ad ostacolare la sua fuga.
Era in trappola.
«Tanto non ce la farai mai, lo sai vero?»
«Non sei pronto per questo Torneo e dopo che ti avremo sistemato, nemmeno per il prossimo» ed il Tassorosso dalle spalle larghe scoppiò in una fragorosa risata.
«Questa volta non ti potrà aiutare nessuno» continuò Ernie, guardandolo sprezzante. «Hai voluto fare il furbo e ne pagherai le conseguenze».
«La pagherai cara» aggiunse il Corvonero alle sue spalle, scroccandosi le dita.
Harry gli lanciò una veloce occhiata. Che cosa avevano intenzione di fare? Picchiarlo?
Di certi non sarebbe stato lì fermo ad assecondarli. Il giovane Potter s’affrettò ad impugnare la bacchetta.
«Expelliarmus!» lo disarmò rapidamente il Tassorosso dietro a Ernie.
Il Corvonero alle sue spalle gli afferrò lo zaino. Lo aprì e cominciò a scuoterlo, svuotandolo di tutti i libri e delle pergamene. Ogni suo effetto personale finì sul pavimento in marmo. Un Tassorosso afferrò il flacone contenente l’inchiostro e fissando malevolmente Harry, lo versò a terra.
«Ops! Come sono sbadato!»
Harry sbuffò col naso, sentendo un moto di rabbia spingerlo in avanti per prenderlo a pugni. Ma lo studente di Corvonero lo afferrò per le spalle. Potter tentò di divincolarsi dalla sua prepotente presa, ci provò con tutte le sue forze.
Gli toccò guardare quei vigliacchi mentre calpestarono le piume, imbrattandole nell’inchiostro, e strapparono un foglio dove aveva scritto qualche appunto.
Risero tutti quanti, ed Harry assottigliò lo sguardo. Il desiderio di prenderli a schiaffi e di schiantarli contro al muro stava aumentando momento dopo momento.
«Cominciamo bene» prese a parlare il Tassorosso che lo disarmò. «Se sei così stupido, allora Cedric vincerà facilmente».
«Siete amici di Cedric. Credete che lui approverà tutto questo?» domandò Harry tenendogli testa.
«Non lo verrà mai a sapere».
«Zacharias ha ragione. Nessuno lo scoprirà mai, perché nessuno ti crederà… quando avremo finito» sibilò Ernie McMillan con un ghigno malevolo stampato sul viso smunto. «Tienilo ben stretto, Chambers!»
Ecco svelata l’identità del Corvonero alle sue spalle.
«Preparati a sentir un gran male, Potter» sibilò Zacharias Smith avvicinandosi lentamente e fregandosi le mani in maniera prepotente. Era pronto di dargliene di santa ragione.
«Rictusempra
Zacharias cominciò a muoversi convulsamente, lamentandosi per il solleticamento in ogni parte del corpo. Cadde a terra e prese a rotolare avanti e indietro per il corridoio. Ernie e il suo compagno di Casa si voltarono, Harry alzò lo sguardo e osservò la figura minuta di Victoria Malfoy farsi avanti con la bacchetta ben alzata.
«Forza! Lascialo andare, Chambers».
«Non impicciarti, Malfoy femmina!» strillò McMillan.
«Malfoy femmina?»
Victoria inarcò un sopraciglio prima di puntare la bacchetta su di lui. La lingua di Ernie cominciò ad arrotolarsi e non riuscì più a spiccicare nemmeno una parola.
«Così impari a non dire stronzate!»
Chambers gettò Harry di lato, tirò fuori la bacchetta e urlò su Victoria. «Incarceramus
Tre lunghe corde apparirono magicamente e s’attorcigliarono sul corpo della ragazza. Victoria non riuscì a reagire. Le vennero bloccati le caviglie, le gambe e i polsi. Le scappò un gemito di paura e avvertì le corde stringersi maggiormente e strisciare contro la sua pelle. La sua bacchetta cadde a terra.
Ernie parve entusiasta, ma non si capì nulla di ciò che disse per via della lingua attorcigliata. Si limitò ad applaudire fragorosamente verso Chambers.
«Siete un branco di idioti» ansimò Victoria, tentando di non agitarsi. Già fu problematico tenersi in equilibrio e non cadere a terra come un salame. «Mi stupisco persino di te, Chambers. Non credevo che il mio ragazzo avesse un amico tanto vigliacco. Siete quattro contro uno. Che vergogna!»
«Pensa per te, Malfoy. Non dovresti intrometterti in affari che non ti riguardano!»
«Ne parlerò con il professor Piton e con il Preside. Vedrai chi riderà per ultimo».
«Non ti credere sai» ghignò il terzo Tassorosso, mettendo le mani sui fianchi. «Piton detesta Potter e non ti darà mai retta. Per quanto riguarda Silente, credimi, non ha tutta l’autorità che credi. Inoltre sono le nostre parole contro le vostre!»
«Credimi, Hopkins, in qualche modo te la faccio pagare» lo minacciò Victoria, fissandolo dritto negli occhi.
Era troppo orgogliosa per fargliela passare liscia. Persino Chambers, che era amico di Allen, avrebbe pagato per quell’affronto, oltre che per la sua codardia.
«Expelliarmus
Furbamente, Harry si era impossessato della sua bacchetta e disarmò Wayne Hopkins e subito dopo anche Chambers.
«Finite Incantem
Le corde avvolte attorno al corpo di Victoria si dissolsero. La strega s’abbassò velocemente per riacciuffare la sua bacchetta. La impugnò saldamente, sentendosi di nuovo padrona della magia e rivolse un sorriso maligno ai due studenti. Era pronta a dar loro una lezione coi fiocchi.
«Allora… dov’eravamo rimasti?»
«Lascia stare» s’affrettò Harry, posandole una mano sul braccio.
La fronte di Victoria si corrugò.
«Non ne vale la pena».
La Serpeverde sbattè le palpebre, fissandolo incredula.
«Vuoi veramente fargliela passar liscia?» gli domandò scandendo bene le parole. «Spero tu stia scherzando, Potter!»
«Mai stato più serio».
«Hanno attaccato loro per primi».
«E per questo non dovremmo abbassarci al loro livello».
Harry le fece cenno di abbassare la bacchetta con uno sguardo che non ammetteva repliche. Victoria non riuscì proprio a crederci, si fece scappare un brontolio nervoso. Tirò indietro la bacchetta e lanciò un’occhiata ostile a Hopkins e Chambers.
«Pare proprio che la buona sorte vi abbia sorriso» e per un attimo guardò Harry con disappunto, poi tornò a rivolgersi a quei due. «Siete graziati solo per oggi. Vi avverto e vi giuro sul nome della mia famiglia che se oserete nuovamente attaccarci, non esiterò a farvela pagare molto cara».
Per settimane, Harry non notò alcuna somiglianza con i Malfoy. Victoria era sempre stata gentile, disponibile soprattutto durante le lezioni private e talvolta si mostrò piuttosto spiritosa. Invece, in quel breve momento, ad Harry parve di rivedere Lucius Malfoy. Sebbene fossero completamente diversi nell’aspetto, Victoria sfoggiò un portamento fiero e un modo di parlare intimidatorio. Era come se fosse uscita un’altra parte di lei.
«Dovete lasciarlo in pace».
La voce della ragazza lo riportò alla realtà. La vide fronteggiare Hopkins e Chamber senza alcuna paura, pur essendo più giovane d’età. Senza contare che l’aspetto fanciullesco di Victoria non incuteva granchè paura.
«Se chiaramente non siete apposto con la vostra inutile vita, non è colpa sua. E se vi preoccupa che possa battere quel bamboccio di Diggory, allora state sereni. Potter non batterà Diggory… lo straccerà!»
Harry inarcò le sopracciglia, non sicuro di ciò che aveva appena udito.
«Che cosa hai detto?»
La vide voltarsi verso di lui con lo stesso guardo superbo che aveva ereditato dal paparino.
«Dico sempre ciò che penso. E se servirà a zittire questi idioti, sarò lieta di darti una mano durante il Torneo. Per quanto riguarda voi due, volete sparire o devo farvi volare?!» gridò agitando la bacchetta nella loro direzione.
Hopkins sputò ai suoi piedi e grugnì. Chambers andò in soccorso di Zacharias, il quale si stava ancora contorcendo dal solletico. Victoria annullò le sue maledizioni e indicò loro di andarsene in fretta. Nessuno dei quattro si ribellò, sebbene i loro sguardi fecero intendere che non fosse finita lì.
«Codardi!»
Victoria scosse il capo, guardandoli andar via. Improvvisamente si sentì tirare per un braccio e, a pochi centimetri dal viso, osservò due grandi occhi verdi fissarla intensamente.
«Si può sapere che ti è preso?!»
Non le fece spiccicare parola.
«Non voglio sembrarti un ingrato» riprese calmo, mollando la presa ferrea attorno al suo gomito. «Anzi, ti ringrazio per avermi dato una mano, però dovevi per forza dire che avrei stracciato Diggory? Sappiamo entrambi che non accadrà».
Victoria corrugò la fronte e mise le braccia conserte, studiandolo con lo sguardo. «Mio fratello si sbaglia. Tu non hai autostima» sentenziò.
«Qua non si tratta di avere autostima o meno. C’è un motivo se il Torneo è aperto ai maggiorenni. Loro hanno una preparazione più ampia e io… io non sono pronto!»
«Per forza, se continui a dirlo. Non tirarti la sfortuna».
«Non mi tiro la sfortuna» precisò Harry con voce lenta. «È così che stanno le cose».
«Quindi è così? Vuoi mollare?» domandò stupefatta Victoria, allargando le braccia. «Voi Grifondoro non siete conosciuti per il coraggio e l’audacia?»
«Vorrei vedere te al posto mio».
«Infatti io non sono stata smistata a Grifondoro» gli fece notare con una punta di divertimento.
Harry sospirò, non riuscendo a replicare. Tentennò per qualche attimo, con lo sguardo perso in un punto vago del corridoio. Era proprio un periodaccio, gli sembrava incredibile non dar di matto ogni giorno. Inoltre dopo quell’agguato immaginò di doversi guardar bene alle spalle.
“Un anno tranquillo mai?”
Quando tornò a guardare il viso di Victoria, notò che i suoi occhietti furbi non avevano mai smesso di osservarlo. In quel momento gli stava mostrando un sorriso tra il divertito e il rassicurante, che riuscì a rasserenare il suo animo.
«Hai… hai dimostrato molto coraggio affrontando quei quattro. Ti devo un grosso favore, Victoria».
Doveva ammettere che se non fosse stato per lei, sarebbe andata a finire male. Era stato disarmato e messo con le spalle al muro. Grazie all’intervento della Serpeverde si era risparmiato una marea di botte e altre prese in giro dai suoi compagni.
«Tu mi hai liberata dall’incantesimo di Chambers» gli fece notare Victoria. «Se non fossi intervenuto, sarei ancora legata a quelle corde. Quindi il tuo debito è stato ripagato».
Cadde nuovamente il silenzio tra loro e Harry prese quel momento per osservarla.
Lo faceva ogni volta che gli stava vicino. Era più forte di lui; trovava strano che proprio la sorella di Malfoy mostrasse gentilezza e simpatia nei suoi confronti. Sebbene non condividesse davvero il sangue di quei pazzi, era stata cresciuta dal viscido capofamiglia, come Draco, e quindi gli pareva ancor più strabiliante il suo comportamento. Ron ed Hermione lo misero in guardia su quella strega, però ad Harry non piacevano i pregiudizi, nemmeno su Victoria.
«Fatichi davvero a vedermi simpatica solo perché sono la sorella di Draco?»
Harry parve risvegliarsi dai suoi pensieri. Non comprese subito il significato di quella domanda. Tardò un attimo e quando ci arrivò non potè che dimostrarsi dispiaciuto. Offenderla era l’ultima cosa che voleva.
«Sai, io e tuo fratello siamo parecchio discordanti».
«È un modo carino per dire “ci odiamo a morte”. L’ho capito».
«Credimi, è lui l’attaccabrighe».
«Non dubito della tua parola. È pur sempre mio fratello» le toccò ammettere, chinando leggermente il capo. «Mi vanto di conoscerlo piuttosto bene. A volte riesce a stupirmi e a volte è prevedibile come il sorgere del sole. Io non mi intrometto nelle sue amicizie o inimicizie, come nel tuo caso. Pretendo lo stesso da parte sua».
«E lui rispetta le tue decisioni?»
«Non ha scelta. Sono alquanto testarda».
Harry bofonchiò una risata, non faticando a crederlo. «Conosco tuo fratello da quattro anni e penso che avrebbe da ridire se sapesse cos’è successo poco fa».
«Sicuramente, ma io non me ne interesso. Come ho già detto, io pretendo lo stesso rispetto che gli concedo».
«Sei proprio sicura di esser stata cresciuta dai Malfoy?»
Victoria annuì, non nascondendo un sorriso simpatico. «Se posso farti una confessione, adoro il tuo stupore. Credevi che io fossi come Draco, giusto?»
«Non posso negartelo».
«E io non posso non concedertelo» Victoria fece una breve pausa e dopo un veloce sospiro, riprese a parlare. «Senti, non dico che dobbiamo essere per forza amici. Mi piacerebbe che, se capitasse, ci potessimo fermare a parlare come se fossimo due studenti normali e non… non chi siamo veramente. Sono sempre piuttosto schietta, non intendo fare un’eccezione per te. Ti trovo simpatico e mi dispiace per il modo in cui sei trattato in questo periodo».
«Tu mi trovi simpatico e io… io credo che tu sia sincera e gentile» confessò Harry sentendosi più leggero. «Non trovo un singolo motivo per cui non dovrei parlarti all’infuori delle nostre lezioni private».
Le sue parole fecero gioire Victoria, che si astenne dal mostrare troppa euforia.
«Sentirtelo dire mi fa davvero piacere!»
«Inoltre infastidirò tuo fratello e questo farà piacere a me».
Lei scoppiò a ridere. «Ah ecco perché vuoi parlarmi pubblicamente! Per infastidire Draco. Ti ho beccato!»
Harry si unì alla sua risata e realizzò che quello era il primo momento in cui provò una sincera spensieratezza da quando il suo nome sbucò dal Calice di Fuoco.
In fondo perché non poteva esserle amico?
Fino a quel momento non gli diede ragioni per decretare il contrario e poi un amico in più non faceva mai male nella vita, anche se si trattava di Victoria Malfoy.
«Che ne dici se ti aiuto a raccogliere le tue cose e poi andiamo a farci una passeggiata al lago?» propose Victoria tentando di contagiarlo con la sua allegria. «La prima prova si avvicina e hai decisamente bisogno di rilassarti».
«E se qualche tuo compagno ti vedesse? Non t’importa?»
«Sono tutti a lezione» gli fece notare.
«Oh giusto… e perché tu non sei a lezione?» domandò curioso.
«Potrei farti la stessa domanda».
Harry cominciò a straparlare e infilò una mano tra i ciuffi corvini, spettinandoli più di quanto già non fossero per via del duello.
«Hai voglia di quella passeggiata o no?» riprese Victoria con aria tranquilla. «Posso assicurarti che non mi importa di chi ci vedrà»
«Bene. Allora ci sto!»
«Ottimo! Forza, mettiamoci all’opera! Questi libri non si metteranno apposto da soli… oh, aspetta, noi siamo maghi!»
Saltellò sul posto e impugnò la sua bacchetta, puntandola verso gli oggetti finiti a terra.
«Wingardium Leviosa».
Tenendo la mano ben ferma e senza perdere la concentrazione, infilò magicamente infilò ogni libro e foglio di pergamena nello zaino di Harry.
«E per l’inchiostro finito a terra?»
«Conosco l’incantesimo perfetto… ma perché scomodarsi?» replicò riponendo la bacchetta nella manica dell’impeccabile divisa. «Ci penserà Gazza a pulire. Almeno avrà qualcosa di serio per cui brontolare».
Il sorriso di Harry s’allargò ancora di più.
«E ora andiamo al lago!» esclamò vivacemente, prendendolo sotto braccio.

 


Mrs. Montgomery 
Come vi avevo preannunciato nello scorso capitolo, c'è stata una svolta nel rapporto Harry/Victoria.
Ho voluto mostrarvi un'altra parte di lei durante il duello... che senza dubbio sarebbe continuato se Harry non l'avesse convinta a lasciar correre. Fa parte della natura di Victoria pareggiare i conti e ci sarà occasione di vederlo.
A quanto pare il caro Harry ha trovato un'amica in più. Amica forse è una parola troppo grossa, ma il loro rapporto continuerà in crescendo.
Siamo solo all'inizio della storia, andando avanti spunterà qualche problema anche alla nostra Victoria. In fin dei conti... l'ora più oscura è alle porte!
Anticipazione per il prossimo capitolo? Conoscerete il ragazzo di Victoria e... vi dico solo che Sibilla Cooman colpirà!
Ringrazio tutti voi che state seguendo questa storia. Un grazie a chi recensisce e a chi ha inserito la fanfiction nelle varie categorie.
Alla prossima!




 
   
 
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