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Autore: Lilylunapotter1    19/03/2018    2 recensioni
Questa storia è il sequel di "Insieme", sempre scritta da me.
I malandrini, Lily, Marlene e i Paciock hanno appena finito il loro ultimo anno ad Hogwarts e sono pronti a buttarsi a capofitto nella loro nuova vita.
Tra amori, perdite e l'ascesa di Voldemort, quali saranno stati i sentimenti e gli avvenimenti dei nostri protagonisti?
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, Frank Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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- Questa storia fa parte della serie 'Always'
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Ad ognuno il suo guaio
 
 
 
                                                           

 
“Allora, mi vuoi spiegare che succede? Sei così schiva ultimamente…” chiese Lily seduta con le gambe accavallate e guardando Marlene seria.
Erano seduto al tavolino di un caffè della Londra babbana sotto il sole di giugno e Marlene non le era mai sembrata così strana come in quel momento.
La mora sospirò rumorosamente, bevve il suo caffè e poi guardò l’amica negli occhi, la preoccupazione evidente dai suoi occhi.
“C’è che non sono più sicura della mia scelta” annunciò la mora e Lily non poté far altro che aggrottare la fronte.
C’erano un mucchio di scelte di cui Marlene poteva non essere più sicura: quella di voler diventare guaritrice, quella di tornare a vivere con i suoi genitori quando Dorea le aveva offerto di fermarsi da loro, quella di scegliere un caffè babbano invece che andare a Diagon Alley.
“Non sono sicura sia la scelta giusta entrare a far parte dell’ordine..” sussurrò in aggiunta la mora guardandosi furtivamente intorno.
A Lily per poco non andò di traverso il caffè, doveva aver sentito male per forza.
“Che cosa hai detto?” domandò con gli occhi spalancati la rossa.
“Senti Lily: la mia famiglia è già abbastanza nei guai senza una figlia che fa parte di un gruppo che vuole contrastare Voldemort. E se avessi fatto la scelta sbagliata? Se fosse meglio che io ne resti fuori?” domandò Marlene preoccupata.
“I tuoi ti hanno fatto il lavaggio del cervello, non è vero?” domandò Lily più seria e distaccata, Non poteva credere che la sua amica si fosse fatta plagiare così facilmente.
“Bhè di certo le loro argomentazioni mi hanno fatto riflettere! Lily questa è una guerra non una vacanza!” esclamò Marlene sempre sussurrando. Lily adesso capiva perché aveva scelto un bar babbano.
“Credi che non lo sappia? I miei genitori sono morti a causa dei mangiamorte, Marl! Ed è per questo che voglio fare qualcosa, non me la sento di stare con le mani in mano. E se i tuoi hanno deciso di arrendersi non significa che devi farlo pure tu!” rispose Lily concitata.
Marlene la guardò per qualche istante ancora poi le due sembrarono calmarsi decisamente dopo la piccola lite.
“Comunque se questa è la tua decisione nessuno ti costringe a restare. Ma renditi conto quanto hai da perdere Marlene. Sirius e tutti noi non rinunceremo a questa cosa ma naturalmente tu devi fare ciò che pensi sia meglio per te. Tuttavia mi sento in dovere di dirti che data la conoscenza della posizione della tua famiglia nel mondo magico… bhè io non credo che uscire dall’ordine vi terrà più al sicuro” concluse Lily.
La rossa poi cercò qualche soldo babbano dal portafogli e li appoggiò sul tavolo per poi alzarsi e dire: “Devo andare adesso, ho appuntamento con Dorea. Spero che tu possa risolvere i tuoi dubbi al più presto ma sappi che io ci sarò sempre per te”.
“Grazie Lil” rispose la mora alzandosi anche lei.
 
 
 
“Sono a casa Dori!” gridò Lily entrando a casa Potter e dirigendosi in salotto dove la signora Potter la aspettava seduta sul divano ad osservare una miriade di fogli appoggiati sul tavolinetto di cristallo.
“Oh eccoti cara. Ti senti bene? Sei così pallida!” disse Dorea guardandola preoccupata.
“Sì, sì è tutto apposto. Allora cominciamo?” domandò la rossa sviando il discorso e guardando la lista degli invitati.
“Ma certo… prima però devo darti questa. E’ arrivata stamattina dopo che sei uscita..” disse Dorea porgendole una lettera.
La calligrafia di Petunia era inconfondibile per Lily, forse perché era così simile alla sua anche se un po’ più spigolosa.
La aprì e lesse:
Vernon Dursley e Petunia Evans
Sono lieti di invitarvi al giorno delle loro nozze.
Il matrimonio si celebrerà sabato 17 luglio presso la St, Martin’s Church
Ore 10:30.
 
È gradita conferma,
 
 
Lily rilesse più volte quelel poche parole stampate nella carta color rosa pallido e quando alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono lo sguardo curioso di Dorea, disse solo: “Mia sorella si sposa”.
“Ma è fantastico!” esclamò Dorea allegra.
“Cosa è fantastico?” domandò James entrando in cucina e togliendosi il cappotto.
“La sorella di Lily si sposa!” esclamò Dorea allegra ma alla vista della faccia decisamente non gioiosa dei due ragazzi corrugò la fronte.
“Davvero?” domandò James avvicinandosi cauto a Lily che gli porse l’invito.
James lo scorse velocemente poi rialzò lo sguardo sulla sua ragazza sempre sotto lo sguardo dubbioso della madre.
“Ti accompagno, se vuoi…” disse il moro incerto.
“Non ci andremo” tagliò corto Lily, “Dori ti spiace se vado a farmi una doccia e poi riprendiamo con l’organizzazione?” .
“Ma no certo cara, vai pure…” rispose Dorea guardando Lily uscire velocemente.
Sia lei che James restarono un po’ a guardare la porta da cui Lily era sparita pochi istanti prima.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” domandò Dorea dubbiosa guardando il figlio.
“Lily non ha un bellissimo rapporto con la sorella…” rispose James incerto.
“Che intendi dire?” chiese ancora la madre.
“Petunia come sai è babbana e… bhè non approva molto il nostro mondo” concluse James mentre la madre metteva su un’espressione stupita.
 
 
Lily era sotto la doccia solo da cinque minuti e già la sua testa era piena di pensieri e ricordi.
Non ci poteva credere che Petunia si sposava e già immaginava cosa avrebbe detto quando le sarebbe arrivata la sua di partecipazione. Fin da bambine Petunia aveva sempre sostenuto che lei la copiasse.
Si chiedeva che cosa avrebbero pensato i loro genitori a vedere come quella che un tempo era la loro bella famiglia si fosse ridotta.
Lilian e Alfred Evans erano stati praticamente la giuntura di quel nucleo familiare, la colla che tiene unite due oggetti che altrimenti, normalmente, sarebbero staccati.
E queste erano proprio lei e Petunia, due oggetti separati, diversi e completamente incompatibili.
Si chiese se anche la sorella pensasse quelle cose? Se anche Petunia sentisse quella strana sensazione di essere sola pur sapendo che qualcuno, nelle cui vene scorre il medesimo sangue, era da qualche parte nel mondo chissà dove.
Avrebbe tanto voluto che le cose fossero andate diversamente. Da bambina, durante i primi anni ad Hogwarts, a volte le era capitato di pensare che non avrebbe mai voluto essere una strega, ma questo solo finché non fu abbastanza grande.
Col tempo si era resa conto che quello della magia era il suo mondo ormai e spesso si era trovata a sperare invece che anche sua sorella fosse come lei.
Invece la diversità, l’invidia e l’orgoglio non avevano fatto altro che allontanarle sempre di più, sempre di più fino a che il sottile filo che le teneva ancora unite non si era spezzato.
E adesso entrambe vivevano un’altra vita, una vita distante anni luce da quella che avevano vissuto fino a pochi mesi prima. Una vita dove tutte e due fingevano di non avere sorelle.
Eppure, qualcosa continuava a sfuggirle. Se davvero entrambe ormai fingevano di essere figlie uniche, perché Petunia, ma anche lei stessa, continuavano a mandarsi lettere puramente informative, di tanto in tanto?
Petunia l’aveva informata della casa dei genitori e anche lei, Lily, le aveva scritto alla fine della scuola. Solo per dirle che stava bene e che sarebbe andata a vivere dalla famiglia di James.
Lettere brevi e quasi totalmente formali ma che continuavano ad indicare un legame che nonostante tutto, era indissolubile.
E poi, perché entrambe si sarebbero invitate a vicenda ai loro rispettivi matrimoni, se facevano finta di non essere sorelle?
Lily non sapeva dare una risposta a questi quesiti e probabilmente mai l’avrebbe trovata. L’unica cosa che sapeva era che Petunia, i suoi genitori e tutta la sua vecchia vita, avrebbero lasciato un enorme vuoto nel suo petto.
 
 
 
 “Per la cena metterei dei tavoli rotondi in mezzo al prato che ne pensi?” domandò la signora Potter.
“Ma ci entreranno in giardino?” domandò James curioso.
“Ma certo, ma certo… basterà dare una bella ripulita ma per questo ho già preso il contatto di alcuni giardinieri. Allora come volete distribuire gli invitati nei tavoli?” continuò Dorea pronta a scribacchiare sulla piantina che aveva disegnato su una pergamena.
“Allora… metterei i nostri amici tutti allo stesso tavolo dato che sono da otto. Poi l’Ordine in un altro… ne basterà uno per l’ordine?” domandò Lily contando mentalmente.
“Credo di sì visto che noi staremo al tavolo con i parenti. Abbiamo invitato alcuni cugini e alcuni vicini di casa…” rispose Dorea.
“Sì ma certo, va benissimo, mamma! Merlino sono così emozionato non vedo l’ora di sposarmi!” esclamò James allegro prendendo Lily fra le braccia.
Dorea li osservò materna e sorrise radiosa, quei due le ricordavano davvero tanto lei e Charlus, soprattutto James che le ricordava tanto il padre quando corteggiava lei.
Anche Dorea non era stata una facile conquista per il signor Potter e anzi, anche loro, si erano fidanzati solo al settimo anno quando Charlus le aveva regalato un mazzo di rose bianche. Ah quella sì che era la cavalleria di una volta!
DIN DON
“Vado io voi continuate pure” disse James alzandosi di scatto e andando ad aprire la porta dove Marlene, bagnata fradicia, gli si gettò fra le braccia piangendo.
“Marlene, che succede?” chiese James chiudendo la porta e andando verso il salotto.
Non appena Lily e Dorea lo videro entrare con la ragazza si alzarono e la prima andò a prendere qualche asciugamano mentre Lily la fece sedere sul divano aspirando l’acqua con la bacchetta.
“Marlene che succede?” chiese Lily inginocchiata di fronte a lei.
“Mi hanno cacciata. Hanno detto che se voglio vivere sotto il loro tetto devo fare quello che dicono loro. Io mi sono rifiutata e…” rispose la mora con i capelli ancora appiccicati al viso.
“James, chiama Sirius, presto!” sussurrò Lily al suo ragazzo che sparì all’istante.
Dorea tornò dalla cucina e posò una coperta sulle spalle di Marlene cercando di riscaldarla il più possibile poi prese una tazza dalla credenza e la riempì di una strana pozione giallina che porse alla ragazza.
“Ecco bevi, ti riscalderà…” disse la donna porgendole la tazza e sedendosi accanto a lei.
Marlene aveva dei brutti graffi sul viso, i capelli tutti arruffati e gli occhi totalmente rossi di pianto che Lily si domandò se forse le aveva detto una bugia, forse era stata attaccata dai mangiamorte ma non voleva preoccuparla.
Dopo dieci minuti James rientrò in casa seguito da una Sirius preoccupatissimo che si fiondò immediatamente a controllare che Marlene fosse tutta intera.
“Che cosa è successo?” domandò Sirius prendendole il viso fra le mani.
“Abbiamo litigato… io e papà. Per la faccenda dell’ordine e a lui non va giù il fatto che io abbia deciso di combattere. Mi ha cacciata di casa…” sussurrò la mora di nuovo sull’orlo delle lacrime mentre Sirius la stringeva a sé.
“Cara, puoi restare qui da noi quanto vuoi, non farti alcun problema!” disse Dorea mentre James annuiva convinto.
Ma Lily colse subito lo sguardo che i due si scambiarono ed era più che comprensibile dato che la loro casa era ormai invasa da fuggitivi e da lei.
Inoltre le stanze a disposizione cominciavano ad essere davvero poche e per quanto i signori Potter avessero abbastanza denaro per tutti, Lily era certa che sfamare tre bocche non sarebbe mai stato uguale a sfamarne sei.
“Grazie, grazie signora Potter…” sussurrò Marlene.
“Sali pure di sopra a riposare cara. Sirius accompagnala nella stanza degli ospiti dove dorme Lily” aggiunse Dorea per poi sparire in cucina.
 
 
 
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Sirius scese le scale il più silenziosamente possibile, non aveva alcuna intenzione di scambiare quattro chiacchiere in quel momento.
E, insomma, le tre del mattino non sono esattamente il momento giusto per scambiare quattro chiacchiere. Almeno secondo lui.
Arrivò in cucina di soppiatto e prese un bicchiere dal lavello per poi versarci dentro un po’ di Whisky Incendiario che Charlus teneva in alto, nella credenza.
Si mise poi alla finestra a guardare fuori verso il giardino che, di giorno in giorno, in vista del matrimonio, diventava sempre più curato.
Si ritrovò a pensare che forse anche lui avrebbe dovuto fare come James. Iniziare a pensare ad un futuro con Marlene e trovare una casa tutta per loro, così da non approfittare ulteriormente della gentilezza dei signori Potter.
Si rese conto che non potevano continuare a vivere tutti sotto quello stesso tetto, non ora che era arrivata anche Marlene.
Lily e Dorea dovevano organizzare un matrimonio e James era anche lui sempre più preso dall’evento che praticamente dal ritorno a casa si erano trovati davvero poco a parlare.
“Cosa fai?” chiese una voce alle sue spalle facendolo voltare spaventato.
Di fronte alla figura dai capelli mori e gli occhiali tondi, il suo viso non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso, e disse: “Niente, non riuscivo a dormire. Tu?”.
“Lo stesso” rispose James avvicinandosi all’amico che era tornato a guardare fuori.
“Stavo pensando che forse è il caso che io e Marlene ci togliamo di torno al più presto. Insomma, ci pensavo già qualche mese fa… trovare una casa tutta mia sarebbe bello e ridarebbe a tutti un po’ di privacy. Che ne pensi?” domandò Sirius serio ma cercando comunque di non rendere l’argomento troppo grave.
James sorrise appena: era tipico di Sirius sentirsi di troppo da quando si era trasferito da loro.
“Sirius tu non sei mai di troppo qui da noi. Ma devo dire che se vuoi trovare un po’ di pace ti capisco. Questa casa comincia a diventare un po’ il caos e andando avanti peggiorerà di certo… con il matrimonio intendo. È vero che stiamo stretti ma non devi sentirti obbligato ad andartene questo lo sai” disse James dandogli una pacca sulla spalla.
Sirius annuì distrattamente, ancora troppo immerso nei suoi pensieri, e quando si ridestò, James aveva preso anche lui un bicchiere di Whisky.
“Lily mi ha detto che questa mattina ha parlato con Marlene. Ha detto che era molto confusa sulla sua scelta di entrare nell’ordine. Bhè… di certo stasera era convinta, altrimenti non se ne sarebbe andata…” cominciò James.
“Ma…?” incalzò Sirius che aveva già intuito che la frase non fosse terminata lì.
“Ma fossi in te ne riparlerei con lei. Insomma, siamo tutti un po’ instabili certo, però non voglio che ricevi brutte sorprese. Non mi fraintendere non sto dicendo che Marlene non sia convinta anche della vostra relazione…” disse James titubante.
“…Ma se dovesse decidere di uscire dall’ordine equivarrebbe ad allontanarsi da tutti noi” terminò Sirius e James non poté far altro che annuire.
Restarono in silenzio ancora un po’ e ormai quelli che erano singoli bicchieri diventarono due e poi tre.
“Tu e Lily invece, come vanno le cose tra voi?” domandò Sirius ad un certo punto.
“Vanno bene. Siamo sempre più convinti della nostra decisione anche se siamo spaventati allo stesso tempo. Insomma un matrimonio in mezzo a questo caos è… una follia. E toglie tempo ed energie alle ronde dell’ordine” disse James serio.
“Vero. Però, sì insomma, appunto per i tempi che corrono… non dico che bisogna affrettare tutto però questo è il vostro sogno. È giusto che lo portiate a termine. E poi, detto tra noi, non vedo l’ora di diventare zio” ridacchiò Sirius facendo ridere anche James che per un attimo immaginò se stesso accanto a Lily con un frugoletto fra le braccia.
Sirius sembrò immaginare la stessa cosa a giudicare dal sorriso e dallo sguardo perso che lo contraddistinguevano in quel momento.
“Sirius…?” domandò James ad un tratto facendosi di nuovo serio.
“Che c’è?” chiese Sirius facendosi anche lui preoccupato alla vista dell’amico.
“Volevo aspettare a chiedertelo in modo da farlo al momento giusto. Ma mi sono reso conto che qualsiasi momento è giusto tra noi. Insomma, vuoi essere il mio testimone di nozze?” chiese James guardando l’amico dritto negli occhi.
“Assolutamente sì!” rispose Sirius abbracciandolo, poi aggiunse, “Solo, James… la prossima volta meno sdolcinato ti prego!”.
E entrambi scoppiarono a ridere come non facevano da un po’ di tempo.
 
 
 
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 Remus non credeva proprio che si sarebbe trovato a camminare verso Hogwarts così presto da quando era finita la scuola.
Ma Silente era comparso nel suo camino la sera prima e gli aveva chiesto di passare con urgenza, così si era catapultato quella mattina al castello.
Aveva fatto colazione ai Tre Manici di Scopa dove Madama Rosmerta, per la gioia di rivederlo così presto, lo aveva rimpinzato di dolcetti e paste.
Si era poi incamminato su per la strada che portava fino al castello immerso nel silenzio delle prime ore della mattina fino a raggiungere il grande portone d’ingresso che trovò aperto.
Arrivò di fronte ai gargoyle senza neanche accorgersene e disse la parola d’ordine che gli aveva dato Silente la sera prima.
I gargoyle si spostarono per lasciarlo passare e salì di sopra dove il preside lo stava aspettando.
“Buongiorno Remus, accomodati pure” disse il preside da dietro alla scrivania e indicandogli la sedia di fronte a lui dove Remus subito si accomodò.
“Immagino tu ti sia fatto un’idea del perché ti abbia fatto venire qui. Ebbene, ho un compito importante che, per ovvi motivi, non posso delegare a nessun altro dell’ordine” cominciò Silente guardandolo da sopra gli occhiali a mezzaluna.
“Vuole che vada dalle tribù dell’est, vero?” domandò Remus.
“Vedo che ti sei fatto l’ idea giusta, Remus” rispose il preside con un sorriso leggero e poi aggiunse, “Sì, vorrei che tu andassi e cercassi il loro appoggio ecco. Avrei aspettato di più ma è giunta a me la notizia che anche Voldemort ha avuto la nostra stessa idea. Ora, è mio parere pensare che per te sarà più facile, dal momento che queste tribù non amano affatto gli umani. Tuttavia non posso negare che il fatto che i mangiamorte vadano lì per cercare reclute non mi preoccupi”.
Remus restò in silenzio per un po’. Aveva immaginato che la richiesta del preside sarebbe stata quella, tuttavia, sentirsela proporre fu totalmente diverso.
Era pericoloso e questo lo sapeva bene, inoltre, non poté non pensare al fatto che andare in missione, significava lasciare casa e che Silente avrebbe dovuto informare tutto l’ordine della sua condizione per giustificare la sua assenza.
Silente sembrò capire i dubbi che affliggevano il ragazzo così si alzò e camminando avanti e indietro nell’ufficio aggiunse: “So cosa pensi Remus. E voglio tu sappia che non è necessario dire agli altri che cosa stai facendo e perché sei proprio tu a farlo. Tuttavia, sono convinto, anzi ne sono certo, che nessuno ti giudicherebbe mai per la tua condizione. Hai dato prova, negli anni, di non rispondere ad alcun istinto che invece dovrebbe contraddistinguere quelli come te…”.
“Quando dovrei partire, signore? Io vede, partirei anche subito ma…” cominciò Remus incerto. Non voleva mica perdersi il matrimonio di uno dei suoi migliori amici.
“Ma non vuoi perderti l’imminente matrimonio. Tuttavia la missione non dovrebbe durare più di un mese quindi, se partirai diciamo fra due tre giorni, tornerai in tempo per il matrimonio. Aspettare settembre per partire sarebbe inutile, i mangiamorte sono già in viaggio per quelle terre” rispose Silente.
“Molto bene. Allora direi che posso partire mercoledì preside. C’è qualcosa da sapere che potrebbe essermi utile sulla tribù?” domandò Remus sempre più convinto della sua scelta.
“La tribù dove ti insedierai si trova a sud del Lago Balaton in Ungheria. Sono persone tranquille con cui, sono certo, riuscirai ad instaurare un buon rapporto da subito. Tuttavia, Remus, devo avvisarti del fatto che la tribù di Balaton non ammette prese in giro e non ama irruzioni improvvise. Per questo ti consiglio di affrontare il viaggio con mezzi magici solo fino ad un certo punto, e d proseguire poi a piedi” disse Silente serio.
Remus annuì e guardò il preside, c’era ancora un’ultima cosa che gli premeva chiedere: “Quando potrò tornare a casa?”.
“Io desidero che tu non vada lì per convincerli, desidero che tu porti solo il mio messaggio, conosco i membri di Balaton e in passato ho vissuto per un po’ con loro, dovrebbero ricordarsene. A meno che non ci siano complicazioni, potrai tornare dopo un mese esatto dalla tua partenza, d’accordo?” chiese il preside.
“D’accordo” rispose Remus.
 
 
 
Note dell’autrice:
Ciao a tutti!!
Eccomi con il secondo capitolo!
La prima parte è riservata alla questione Marlene e alla sua famiglia fino ad arrivare alla sua fuga da casa. Naturalmente questa parte sarà trattata meglio nei prossimi capitoli.
James intanto, trova l’occasione giusta per chiedere a Sirius di fargli da testimone al suo matrimonio e, naturalmente, lui accetta subito.
Anche l’argomento casa riguardante Sirius verrà ripreso nei prossimi capitoli e, anche se lo dico a malincuore, comunque porterà un po’ più di tranquillità a casa Potter.
La parte finale riguardante Remus credo sia abbastanza chiara. Ho scelto di collocare questa tribù in Ungheria presso il lago Balaton e questa missione… bhè si rivelerà molto utile per Remus.
Ora lascio a voi i commenti, fatemi sapere che ne pensate!
Un abbraccio, Lilylunapotter <3
   
 
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