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Autore: futacookies    21/03/2018    4 recensioni
{Flashfic ● Remus/Sirius}
Quando si rese conto che stava per parlare si alzò di scatto e si avvicinò rapidamente, fissandolo a lungo – cercò di controllare la sensazione di disagio che gli creava pensare che se ne andasse, Merlino sapeva per quanto.
«Non andartene», sputò con rabbia, scagliando il suo sguardo verso il basso. Remus rise appena, amaramente, giudicando quasi ridicola quella supplica che sperava in vano di sembrare un ordine.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il pacchetto che ho seguito per la stesura della storia è stato ideato da __cory__ ed è il seguente:
  • Coppia: Sirius Black/Remus Lupin.
  • “Se tu ti allontani, anche un poco, rinascono in me le bufere.” (Paul Verlaine)
  • Indicazione: la citazione deve essere il fulcro della storia, ma non deve essere presente fisicamente all'interno di essa (va bene se messa all'inizio, sotto il titolo). Per quanto riguarda la caratterizzazione: Sirius non è un personaggio gentile, ma è a tratti crudele. E per quanto Remus possa sembrare buono, è comunque un licantropo: ha, quindi, una “bestia” dentro di sé che deve tenere sotto controllo. Quindi la relazione tra i due deve essere tormentata, deve provocare sia dolore che piacere.


«Se tu ti allontani, anche un poco, rinascono in me bufere.»
  • Paul Verlain

Dentro i miei vuoti

Sirius osservò con occhi socchiusi la figura che si stagliava contro l’ingresso della sua stanza – era venuto a salutarlo, a dirgli che Silente gli aveva affidato un’altra missione, mentre lui restava in quelle quattro mura fatiscenti. Quando si rese conto che stava per parlare si alzò di scatto e si avvicinò rapidamente, fissandolo a lungo – cercò di controllare la sensazione di disagio che gli creava pensare che se ne andasse, Merlino sapeva per quanto.
«Non andartene», sputò con rabbia, scagliando il suo sguardo verso il basso. Remus rise appena, amaramente, giudicando quasi ridicola quella supplica che sperava in vano di sembrare un ordine.
«Non posso dire di no a Silente, sai meglio di me quanto sia importante.», rispose tranquillo, come se il suo turbamento interiore – palesato anche esteriormente – non lo avesse affatto impressionato. Gli afferrò una spalla, affondando le unghie nella sua carne, inchiodandolo contro il muro – si avventò sulla sua bocca, cercando su quelle labbra la fuga dai demoni che lo perseguitavano da quando aveva messo piede a Grimauld Place, da quando la consapevolezza che non sarebbe mai stato libero dal suo passato l’aveva colpito in pieno, lasciandolo perennemente barcollante e terrorizzato.
Si staccò appena da lui, premendoglisi contro con tutto il peso del suo corpo, avvicinando il proprio respiro affannato al suo orecchio: «Non puoi dire di no a Silente, ma puoi dire di no a me?»
Remus ghignò appena contro il suo collo, prima di gettarsi a sua volta sulla sua bocca e cominciare a spingerlo verso l’interno, fino a farlo crollare sul suo letto - continuò a baciarlo, mordendogli le labbra fino ad assaporare il suo sangue, riducendo in brandelli i suoi vestiti. Sirius sentiva bruciare sulla schiena i solchi che Remus stava scavando.
«Silente può benissimo fare a meno di te, non sei insostituibile», soffiò malevolo contro la sua bocca. «Quanto può cambiare l’aiuto di un lupo mannaro?» – avvertì le sue mani intorno al collo, premere quel tanto che bastava per rendergli il respiro difficoltoso. «E a te, quanto cambia la mia presenza?», gli ringhiò contro, tornando ad aggredirlo, senza dargli il tempo di rispondergli.
Tutto, avrebbe voluto dirgli. Mentre si trovava lì con lui, mentre lo possedeva e si lasciava possedere, mentre si lasciava imprimere morsi e lividi che gli avrebbero fatto male per giorni, trovava la pace di cui aveva bisogno, l’oblio dai fantasmi che apparivano appena chiudeva gli occhi – quanto a lungo avrebbe resisto lontano da quel corpo che lo proteggeva dalle tempeste della sua mente?

***

Si svegliò sentendo un peso sollevarsi dal materasso. «Non andartene», ripeté – questa volta si trattava soltanto di un misero lamento, una preghiera che sapeva non sarebbe stata esaudita. Remus non rispose neppure, gli rivolse uno sguardo velatamente contrito e discese silenziosamente le scale.
Colpito da un accesso di rabbia, cominciò a colpire il muro, sradicò le tende dai ganci, ribaltò il letto e travolse vari mobili, incurante del baccano che aveva risvegliato il dormiente ritratto di Walburga – e alle grida stizzite della madre si sovrappose il suo lancinante urlo di disperazione.
  
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