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Autore: Lilylunapotter1    21/03/2018    3 recensioni
Questa storia è il sequel di "Insieme", sempre scritta da me.
I malandrini, Lily, Marlene e i Paciock hanno appena finito il loro ultimo anno ad Hogwarts e sono pronti a buttarsi a capofitto nella loro nuova vita.
Tra amori, perdite e l'ascesa di Voldemort, quali saranno stati i sentimenti e gli avvenimenti dei nostri protagonisti?
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, Frank Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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- Questa storia fa parte della serie 'Always'
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La tribù di Balaton
 
 
 
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Mary sedeva in giardino, sull’altalena che suo padre le aveva costruito su un ramo della grande quercia al centro del prato quando era bambina.
Aveva chiuso gli occhi e rivolto il viso verso il sole per abbronzarsi un po’, anche se sapeva che la sua carnagione pallida si sarebbe scurita di molto poco.
Remus sarebbe arrivato di lì a pochi minuti e lei era così curiosa di sapere che cosa doveva dirgli che ne aveva fantasticato tutta la notte.
Magari voleva presentarla ai suoi genitori, oppure ufficializzare del tutto la loro relazione, chissà.
“Mi ha aperto la vostra elfa. Ciao Mary” disse Remus avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulla fronte mentre lei riapriva gli ochi e sorrideva radiosa.
Lo osservò mentre si appoggiava al tronco della quercia e poi cominciò a dondolarsi leggermente.
“Sono davvero felice che tu sia qui. Questa settimana è stato così frustante non vedere nessuno. E voi? Vi siete visti?” domandò la bionda alludendo a lui e agli altri amici.
“No, non molto. Ho bevuto qualcosa con Sirius e James qualche sera fa ma niente di che. Lily sta bene ma è così presa dal matrimonio che l’ho trovata molto assente e in ansia” rispose Remus senza guardarla negli occhi.
Aveva cercato di essere il più serio possibile la sera prima, almeno per farle pensare che la cosa che doveva dirgli non era una cosa felice. Ma Mary, nella sua vita spensierata e, per il momento, senza preoccupazioni non aveva colto affatto il problema.
Questo mandò Remus ancora più in tilt, come poteva dirle che se ne andava via per un mese? E per giunta senza poter rivelare la vera motivazione?
“Qualcosa ti turba? Mi sembri un po’ stanco e preoccupato…” buttò lì Mary smettendo di dondolarsi e guardandolo con la fronte corrugata.
“In realtà, come ti dicevo, c’è una cosa di cui devo parlarti…” rispose Remus teso guardando a terra in completa confusione.
Mary si avvicinò a lui e con i suoi grandi occhi lo guardò fisso nei suoi: era il suo modo per dire che lo stava ascoltando.
“Ho saputo solo qualche giorno fa che dovrò assentarmi… per un po’” cominciò teso ma Mary non si scompose.
“E dove devi andare?” domandò la bionda.
“Non posso dirtelo. È… sai una missione che mi ha dato Silente” rispose lui sperando che la ragazza capisse.
Mary annuì pensierosa ma, come Remus aveva immaginato, tornò all’attacco: “E quanto starai via?”.
“Più o meno un mese. Ma tornerò in tempo per il matrimonio e per passare le ultime settimane di vacanza con te” disse ancora Remus mentre il viso di Mary si induriva sempre di più.
“Quindi stai per andare via un mese e non puoi dirmi dove. Ho capito, vuoi chiudere qui con me…” disse Mary ora con un tono molto meno incuriosito e più combattivo.
“No, no, non sono qui per chiudere con te! Sono qui perché è giusto che tu sappia…” aggiunse Remus in fretta.
“Che io sappia?! Remus non mi hai praticamente detto nulla. Mi hai solo detto che te ne vai per un mese. Non mi hai detto dove, né con chi… tu non mi hai detto proprio nulla!” lo interruppe Mary, la cui rabbia e delusione cresceva sempre di più di minuto in minuto.
“Lo so e mi dispiace. Ma non posso dirti dove vado. Voglio solo dirti che non appena tornerò riprenderemo tutto da dove lo avevamo lasciato…” sussurrò Remus che, di fronte all’innegabile ragione di lei, si era fatto piccolo.
“Non posso negare che questa situazione non mi piace. Ma non posso neanche negare d’esserti legata perciò… io ti aspetterò. Ma al tuo ritorno dovrai farti perdonare, sappilo” disse Mary il cui tono era tornato quasi normale.
“Partirò domani stesso…” disse Remus dando il colpo di grazia finale.
“Bhè… buon viaggio allora” sussurrò Mary dandogli un bacio leggero sulle labbra e sparendo poi dentro casa con gli occhi colmi di lacrime che non sfuggirono affatto a Remus.
 
 
 
“Come è andata con Mary?” domandò Lily guardando l’amico seduto al tavolo della cucina con l’aria di uno a cui avevano appena ucciso il gatto.
“Poteva andare peggio ma anche meglio. Ha capito ma è scappata via alla fine… in lacrime” rispose Remus mentre la rossa gli versava un po’ di the nella tazza rossa di fronte a lui.
Lily lo guardò dritto negli occhi senza tradire nessuna emozione, anche se, aveva un giudizio ben preciso su quanto stava per fare Remus e non si sarebbe di certo risparmiata.
2Avanti, di la tua…” borbottò il ragazzo sorseggiando il the, ormai conosceva troppo bene la sua amica.
“Penso che la reazione di Mary sia più che comprensibile. Insomma… la vostra storia non è ancora decollata del tutto che tu già te la fili” cominciò Lily che non vedeva l’ora di dire la sua.
“Non me la sto filando, lo sai!” replicò lui stizzito. Credeva forse che sarebbe andato in vacanza?!
“Ma Remus non capisci? Lo so che non te la stai filando ma comunque tu ai suoi occhi stai preferendo questo viaggio a lei. Ora, sia io che te sappiamo che è per una giustissima causa, ma… andiamo lei ha ancora un altro anno di scuola. Non deve cominciare a preoccuparsi per la guerra ora! E comunque io continuo ad essere del parere che Silente avrebbe potuto tranquillamente trovare qualcun altro per questa missione suicida!” aggiunse Lily tutto d’un fiato lasciando Remus sbigottito.
“Ma noi tutti pensavamo già alla guerra la scorse estate. È innegabile che siamo in guerra, Lily!” protestò Remus.
Lily si alzò dall sedia su cui era seduta e posò la tazza dentro il lavello, poi voltandosi di nuovo verso l’amico, poggiò la schiena sul mobile della cucina e disse: “Remus, Mary è una ragazza molto profonda questo non lo nego, ma è anche molto… non so definirlo, immatura in un certo senso. I suoi genitori l’anno cresciuta in un mondo di cristallo. E lei sembra così fragile. Non dico che non prenderà una posizione un giorno, ma adesso non è il momento giusto per lei” rispose Lily seria ma con un tono tranquillo e comprensivo.
“Come fai ad aver sempre la parola giusta al momento giusto?” ridacchiò Remus per alleggerire un po’ l’argomento.
Anche Lily sorrise e rispose: “Talento…”.
Restarono in silenzio per un po’ poi, inaspettatamente, Lily sparì in salotto per ricomparire dopo un po’ con un grosso librone.
“Ti ho voluto fare un pensiero per la tua partenza, così    quando sarai lontano potrai averci comunque vicini…” sussurrò un po’ malinconica.
Remus cominciò a sfogliare quello che si rivelò essere un album di fotografie di tutti loro e poi guardò Lily con gli occhi semi lucidi e disse: “E’ il regalo più bello che potessi farmi, grazie Lily”.
Lei sorrise poi andò alla finestra e guardò fuori immersa nei suoi pensieri mentre il sole calava lentamente e lasciava spazio al crepuscolo.
“Fra te e James va tutto bene?” chiese Remus d’istinto. Conosceva Lily da tanto e in quel momento la vedeva strana, persa in se stessa.
“Sì, sì certo solo. Non so lo sento un po’ distante. Ma sento distante un po’ tutti. Penso sia una sensazione comprensibile e non unica… insomma, abbiamo lasciato la scuola e non ci vedremo più tutti i giorni. E le nostre preoccupazioni non sono più solo gli esami. C’è un matrimonio da organizzare, tu che vai in missione, Marlene che ora vive qui, mia sorella si sposa. A volte penso che le cose stiano cambiando davvero troppo in fretta. Solo una settimana e mezzo fa eravamo a scuola e adesso…” rispose Lily in un fiume di parole.
Remus la guardò e comprese a pieno le sue emozioni e preoccupazioni, forse perché, in fondo, erano anche le sue.
“James ti ama e tu ami lui. Dovete solo abituarvi a questa nuova vita…” disse Remus e per Lily la conversazione fu chiusa così come era nata.
 
 
 
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Un saluto veloce e indolore con i malandrini, e poi Remus era partito per il suo viaggio verso l’Ungheria.
Si era smaterializzato fino a sud dell’Inghilterra e poi aveva preso un traghetto per arrivare in Belgio da cui, poi, avrebbe proseguito con mezzi via via più babbani possibile.
Era arrivato in Ungheria dopo soli due giorni di viaggio e poi ad un certo punto aveva proseguito a piedi fino al Lago Balaton.
Si era accampato in riva al lago, nella sponda verso nord dove sapeva non avrebbe incontrato nessuno e poi, la mattina seguente sarebbe andato dall’altra parte del lago a presentarsi alla tribù.
Montò la tenda in un terreno pianeggiante e entrò dentro pronto a passare la seconda notte in solitudine.
La mattina dopo, all’alba, dopo aver recuperato tutte le sue cose, si incamminò per arrivare nell’altra sponda.
Una volta dall’altra parte si trovò in alto su una bassa collina e, proprio sotto di lui, un piccolo villaggio di casette di legno.
Scese piano l’altura e quando fu quasi arrivato un pugnale gli sfrecciò proprio davanti per andare a conficcarsi su un albero alla sua sinistra.
Ki vagy te?” gridò una voce alla sua destra, una voce di donna.
Alzò le mani in aria in segno di pace mentre la ragazza, che non doveva avere più di diciotto anni si avvicinava lentamente con un altro pugnale in mano.
“Chi sei?” chiese ancora la ragazza girandogli intorno spaventata.
“Conosci la mia lingua allora” disse Remus sempre con le mani alzate ma lei non sembrò gradire questa affermazione perché alzò il pugnale.
“Chi sei? Rispondi subito…” ripeté la ragazza che ormai era a un metro da lui.
“Mi chiamo Remus, Remus Lupin. Sono un licantropo e sono qui per conto di Albus Silente” rispose subito Remus senza commettere altri errori.
“Silente? Seguimi…” borbottò la ragazza abbassando l’arma di poco e facendogli segno di seguirla.
“Se provi a fare una mossa falsa ti uccido prima che tu possa dire A…” disse la ragazza proseguendo verso il villaggio.
Aveva lunghi capelli castano scuri che le danzavano sulla schiena e gli occhi color nocciola dai quali, già al primo sguardo, Remus non poté fare a meno di sentirsi come annullato.
Era piuttosto bassa e con un corpicino così fragile da sembrare che si potesse spezzare con un soffio, tuttavia, Remus era certo che non era affatto così.
Raggiunsero il villaggio sotto gli occhi stupefatti e incuriositi degli abitanti che, a giudicare dalle casette, non dovevano essere più di una cinquantina.
Tutti lo guardavano dai cortili delle loro case marroni di legno e, Remus ne restò stupito, c’erano anche bambini tra loro.
Arrivarono fino a di fronte ad una casa che chiudeva quella che era una sottospecie di via unica, una casa più grande e più scura delle altre e si fermarono di fronte a quella.
Pochi istanti dopo, un uomo ne uscì. Era di altezza media con i capelli scuri che ricadevano lunghi dietro la schiena fin poco sotto alle spalle e anche la barba era cresciuta molto ed era legata in una treccia disordinata.
“Chi sei, straniero?” domandò l’uomo mentre tutto il resto della tribù si avvicinava per osservare meglio la scena.
“Mi chiamo Remus John Lupin e vengo per conto di Albus Silente. Sono come voi, un licantropo…” rispose Remus.
La ragazza che lo aveva accompagnato fino a quel momento si era allontanata ed era andata a posizionarsi dietro all’uomo che doveva essere il capo della tribù.
“Mi chiamo Imre, Remus Lupin. Che cosa sei venuto a fare presso la nostra tribù?” domandò allora l’uomo avvicinandosi di qualche passo.
“Silente mi manda. Come sapete sta per scoppiare una guerra…” cominciò Remus prima di venire interrotto dalla ragazza che lo aveva accompagnato fino a li.
“Una guerra a cui noi non parteciperemo!” gridò.
“Perdona Allie ma sono io qui il capo. Penso, Remus che prima di portare il tuo messaggio dovresti conoscerci. Non mi sembri uno che esegue gli ordini senza conoscere… e la conoscenza è la cosa più importante che esista. Perciò conosci la nostra tribù e poi porterai avanti i tuoi compiti. Se lo riterrai ancora opportuno” disse Imre pacato girandogli attorno mentre tra gli abitanti si apriva un gran mormorio.
“Di che cosa ti cibi?” chiese un altro uomo dalla folla.
“Non di umani, se è questo che intende. Sono cresciuto fra i maghi, fra persone comuni” rispose Remus.
“Chi ti ha morso?” domandò allora Allie.
“Fenrir Greyback non so se lo conoscete…” rispose ancora.
Ma a giudicare dalla folla e da come molti adulti stringevano i bambini, Remus fu certo che anche in Ungheria, l’uomo che lo aveva condannato era famoso.
“Sono arrivati altri qui, nei giorni scorsi, Remus Lupin. Sai di chi parlo e… un passo falso e farai la loro fine” disse Imre serio e Remus non osò nemmeno chiedere che fine avessero fatto i mangiamorte che erano arrivati poco prima di lui.
“Noi non obbediamo a nessuno. Né a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, né a Albus Silente, questo tienilo a mente. Allie si occuperà di te” aggiunse alla fine Imre sparendo poi di nuovo dentro la sua casa.
La folla che si era creata attorno a loro sciamò a poco a poco fino a lasciare Remus solo in mezzo al prato.
“Da dove vieni?” domandò una vocina dal basso.
Remus abbassò lo sguardo e vide un bambino che non doveva avere più di sei anni guardarlo con gli occhi curiosi. Gli ricordava tanto qualcuno ma non riusciva proprio a dire chi.
“Dall’Inghilterra” rispose Remus facendogli un sorriso amichevole.
kölyökkutya vai a casa” disse Allie alle spalle di Remus e mentre lui si voltava per guardarla il piccolo corse via obbediente.
Allie lo superò e avanzò verso la strada seguita da un Remus confuso ma, allo stesso tempo, anche decisamente incuriosito.
La ragazza spiegò lui tutto quanto c’era da sapere riguardo alla loro colonia: ruoli, regole e giorni di festa. Gli mostrò la casetta dove lo avrebbero sistemato che era vuota ed era stata adibita come una sorta di foresteria, gli diede degli abiti più adatti a svolgere i loro lavori e gli disse che per il tempo della sua permanenza avrebbe aiutato anche lui la tribù.
Gli abitanti di Balaton vivevano una vita umile e molto lontana dalla vita di città da cui, in un certo senso, Remus sentiva di provenire.
Mangiavano cacciagione, pesce e, poco lontano dalle case coltivavano frutta e verdura e, come avevano già detto, nessuno di loro attaccava gli esseri umani.
Remus però non poté non pensare al fatto che, durante la luna piena, una cinquantina di persone in quel punto si trasformavano in lupi, e si chiese come facessero a gestire quella situazione.
Tuttavia, e nel giusto, pensò che fare troppe domande sarebbe risultato scomodo e che, a tempo debito, Allie gli avrebbe spiegato anche quel particolare.
Altro particolare che Remus notò ma che non osò chiedere, era la gran varietà di nazionalità che componevano il gruppo: c’erano africani, gente che proveniva dall’oriente e intere famiglie di nazionalità diverse, cosa che, era assolutamente improbabile se non impossibile.
 
                                          
 
La mattina seguente Remus si svegliò all’alba come gli aveva detto Allie e, una volta indossato l’abito da lavoro, era uscito fuori e si era recato davanti al casolare di fronte al suo.
“Buongiorno Lupin. Io sono Arts e qui, come ti avrà detto già Allie, ci occupiamo del legname. Il tuo compito è quello di trasportare la legna da qui dentro a fuori sul retro dove qualcun altro si occuperà di tagliarla. Non ci sono pause. Se hai fame te la tieni e aspetti il pranzo se hai sete trovi bottigliette d’acqua dietro il bancone. Buon lavoro” disse Arts, lo stesso uomo che il giorno prima, tra la folla, gli aveva chiesto di che cosa si cibasse.
Remus cominciò subito senza proferire parola e non si fermò per diverse ore se non durante la pausa pranzo in cui scoprì che tutti coloro che lavoravano assieme a lui se lo erano portati da casa.
Non abitando lontano entrò nella sua casa e frugò nella cucina sperando che qualcuno avesse almeno riempito la credenza, ma l’unica cosa che vi trovò furono dei biscotti muffiti che gli ricordarono moltissimo quelli che un tempo Hagrid offriva loro durante le sue visite con i malandrini.
Li prese e tornò alla falegnameria sedendosi nella veranda dove erano tutti gli altri e cominciò a mangiarli senza fiatare, mentre gli altri uomini lo osservavano incuriositi.
“Di un po’, Lupin, conosci da tanto Silente?” domandò Arts addentando il suo gustoso panino.
“Sì, in un certo senso. Silente è il preside ad Hogwarts e io sono uscito dalla scuola poco più di una settimana fa” rispose Remus.
“E come mai Albus Silente ha voluto mandare qui da noi un ragazzino?” chiese allora un altro anticipando quella che, Remus ne era certo, sarebbe stata la domanda di Arts.
“Perché io sono come voi. E da noi la maggior parte dei… dei licantropi si stanno unendo a Lord Voldemort. Silente vuole solo che io vi porti il suo messaggio…” rispose ancora Remus.
Gli altri continuarono a guardarlo curiosi mangiando il pranzo che le donne della tribù aveva preparato loro, ma nessuno fece altre domande.
Ripresero a lavorare per tutto il pomeriggio fino a che, intorno alle diciotto, Arts non lo congedò e cos Remus tornò nella sua casa.
Alle otto, ormai in preda alla fame e alla disperazione che da essa derivava, si gettò sul divano sperando che il sonno lo avrebbe accolto presto ma qualcuno bussò alla sua porta.
“Allie!” disse Remus aprendo la porta e facendola entrare.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare dalla mensa. Arts mi ha detto che ha pranzo hai mangiato dei biscotti muffiti, sarai affamato. Ma perché non sei venuto a prendere da mangiare alla mensa?!” domandò Allie posando una teglia sul tavolo.
Remus la trovò molto più simpatica rispetto al giorno prima e anche molto più disponibile.
“Non mi hai parlato di una mensa…” rispose Remus sorridendo appena e sedendosi al tavolo di fronte a lei.
“Davvero? Oh scusa tanto..” disse allora lei con una lieve alzata di spalle.
Per un po’ restarono in silenzio e l’unico rumore che si udiva era il tintinnio delle posate che stava usando Remus per mangiare quello che assomigliava tanto ad uno sformato di patate.
Una volta finito di mangiare, il ragazzo la guardò curioso e, dopo un po’ di indecisione, le chiese: “Sei molto diversa da ieri”.
“Diversa? Che intendi?” domandò lei guardandolo con un ghigno.
“Più… gentile” aggiunse allora Remus.
“Grazie tante. Bhè c’è una cosa che non sai Remus Lupin… io sono una legilimens, ho letto i tuoi pensieri per tutto il giorno. Sei una persona umile e i tuoi pensieri sono stati puri. È per questo motivo che Imre ha deciso che puoi rimanere, almeno per il momento” disse Allie guardandolo dritto negli occhi.
“Sono molto rari… i legilimens intendo. Mi chiedevo… voi qui sembrate provenire tutti da tanti paesi diversi, sbaglio?” domandò Remus sempre più incuriosito da quella ragazza.
“Imre ci ha adottato nel tempo. La nostra tribù è nata circa trenta anni fa. Imre e sua moglie sono stati i primi membri, tutti gli altri, compresa me, siamo stati salvati da loro nel corso degli anni. Nessuno di noi è imparentato, a parte pochi” rispose Allie che, però, non aveva del tutto chiarito il quesito di Remus.
“Ma le vostre vere famiglie? Insomma, le avete lasciate così?” domandò ancora Remus.
Allie aggrottò la fronte un momento poi alzò le sopracciglia e sussurrò: “Davvero non ci sei arrivato? Tutti quanti noi non abbiamo più famiglie, sono state uccise dal lupo che ci ha poi condannato a questa vita”.
Remus restò immobile e si disse che un po’ se la aspettava quella risposta. Decise che il momento delle domande era finito, Allie si era stranita dopo l’ultima domanda e il silenzio era sceso tra loro.
Guardò fuori dalla finestra verso il cielo buio dove la luna era coperta da grossi nuvoloni che promettevano pioggia.
Si chiese che cosa stessero facendo i suoi amici, che cosa stesse facendo Mary, tutti così lontani da lui. Gli mancavano già molto.
 
 
 
Note dell’autrice:
Eccomi miei cari con il terzo capitolo!
Come avrete notato è dedicato interamente alla nuova avventura di Remus e si parla molto poco degli altri se non all’inizio.
Per quanto riguarda Mary, io la penso proprio come poi dice Lily. Insomma per quanto la nostra amica bionda abbia solo un anno in meno rispetto a loro, ha ancora comunque la mente nella scuola. Non pensa a combattere o a decidere che cosa fare del suo futuro.
In più, come avrete capito, è un po’ più “infantile” rispetto a tutti gli altri ma questo non significa che sia un difetto. Comunque sono curiosa di sapere che cosa ne pensate.
Conosciamo qui dei personaggi nuovi che, tuttavia, non saranno fondamentali nel continuo della storia anche se torneranno ad apparire molto più avanti.
Come avrete notato, la vita nella tribù è molto particolare e la caratteristica principale di tutti, almeno all’inizio, è la diffidenza.
Allie è il personaggio che conosceremo meglio fra tutti e che, come avrete capito, instaurerà un buon legame con Remus pur essendo loro due molto diversi.
le due parole in ungherese che avete incontrato nella storia significano rispettivamente: "Chi sei?" e "cucciolo".
il prossimo capitolo, per quanto si parlerà ancora di Remus, non sarà incentrato solamente su di lui ma verranno affrontate anche altre questioni lasciate in sospeso.
Aspetto vostri commenti e pareri. Un abbraccio, Lilylunapotter.

 
   
 
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