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Autore: Gobra1095    01/07/2009    2 recensioni
Goten e Bra si conscono da anni, e sono entrambi innamorati, ma gli ostacoli di un amore non sono pochi, sopratutto se vi levate 10 anni e hai un padre che si chiama Vegeta. Ma ci sono anche altri ostacoli, li volete sapere? bene allora leggete e mi raccomando recensite!
E come è degno che finiscano tutte le favole: e vissero felici e contenti. 
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bra, Goten, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 28° Petit  Bohémien

Ciao a tutte! Non credo di aver mai aggiornato così presto :P
Comunque, ecco il capitolo, che lo so, finisce proprio sul più bello, ma ...bhè, seguitemi e vedrete ;)
E ora i ringraziamenti:
 Super Sirod: Wow, siamo colleghe, come sono andati a te gli esami? A me benissimo, ho dovuto mettermi sotto con lo studio però sono uscita con 8! Comunque, tornando alla storia, sì, ma non credo di poter raccontare molto, forse nell'epilogo, grazie per le rece che lasci :)
 Luna_07:sì, in questa storia ci tenevo di fare una storia originale, e cercavo di non cadere nel banale, comunque, credo che questo sia il terzultimo capitolo, non so se continuerò a scrivere su Goten e Bra, dopo questa storia, a meno che non mi venga qualche ispirazione, magari per fare tipo una saga di Goten e Bra in love, ma non credo, tempo fa avevo un'idea, ma l'ho cestinata, perché era troppo ridicola, e non mi convinceva, forse invece scriverò per Harry Potter, vabbè ora ti lascio leggere in pace :)
Baci e buona lettura :)

Come potevo essere in un casino del genere?
Innamorata del migliore amico di tuo fratello di 10 anni più grande, e –come se non bastasse- che si sarebbe sposato il giorno dopo.
Perché ci eravamo baciati?
Perché nessuno dei due si era ritirato?
Era stupido: un momento come quello lo aspettavo da sempre, eppure ora che era successo mi sentivo un verme.
Non ho mai avuto molta stima verso Valese, ma non ero mica un mostro.
Avrei iniziato a scavare per terra per gettarci la faccia.
Coprii il viso con le coperte.
Quella notte fu la peggiore di tutta la mia vita.
Non feci che sognarlo vederlo, il suo sorriso era una gioia tanto grande da sembrare un dolore.
Risentii le sue labbra sulle mie, e il contatto era fuoco nella pelle, anche nel sogno.
Il mattino dopo sentii qualcosa di umido nelle guance, quella cosa scese nelle labbra, gli passai la lingua.. era salato... erano lacrime.
Che strano, avevo solo sognato di piangere, invece era vero.
Già, era vero.
Era vero che Goten non mi apparteneva, era vero che quel giorno si sarebbe sposato, era vero che ero stato una scema a baciarlo il giorno prima, era vero che magari a lui non sarebbe importato un fico secco, era vero che Valese lo amava come lui amava lei.
Era tutto vero, e faceva male.
Non potevo continuare così, ma soprattutto non potevo andare in chiesa, anche se forse mi avrebbe potuto fare bene.
Che cosa potevo fare allora?
Certo potevo stare a casa a piangermi addosso, mentre Trunks avrebbe ricevuto diverse lettere da Goten dove parlava della sua felicità, mentre mamma mi avrebbe chiesto perché ero così giù di morale, e nel frattempo la nonna mi avrebbe imbottita di zuccheri...
In effetti non era una brutta prospettiva... okay, lo era... tranne per la nonna.
“La vita sarà uno schifo in città, devo scappare da qui... ma dove?” strinsi le gambe avvolte nel lenzuolo al petto cercando di ragionare.
Sarebbe stato bello poter essere come zia Lizzie, sola, indipendente, ma felice e appagata dal suo lavoro.
Zia Lizzie non era proprio una zia, era un’amica di mamma, ma per me e Trunks era sempre stata una zia.
Sì, mi sarebbe davvero piaciuto essere come lei, chissà se dava ripetizioni per la felicità.
Risi senza gioia.
“Ma sì! Posso andare da lei, dirò a mamma che è da troppo tempo che non la vedo!”
Presi la mia vecchia valigia rossa con cui avevo fatto mille viaggi, avrei fatto il mio ultimo viaggio, non sarei più scappata dalla realtà, ma in quel momento ne ero disperatamente bisognosa.
< Bra, sei pr... ma che stai facendo? > mio fratello entrò nella mia stanza senza neanche bussare.
Appena sentii la sua voce saltai in aria spaventata.
“E che diamine, perché mi spavento sempre, sono o non sono la principessa dei sajan?”
Sperai di non aver gli occhi ancora lucidi.
< vado da zia Lizzie > risposi pacatamente io.
Sembra volesse farmi mille domanda, ma non sapendo da dove incominciare rimaneva là, davanti la porta, forse nella speranza che gli urlassi, “scherzetto, ci sei cascato”
Mi sarebbe piaciuto.
< perché? > mi chiese appena riuscì a formulare una parola.
< è da molto tempo che non la vedo, e ho bisogno di parlarle, mi manca molto >
< Bra, sei sicura? > continuò a chiedermi.
Lo preferivo quando stava zitto.
< è la cosa dicui sono più sicura al mondo > dissi in un soffio.
< d’accordo, buona fortuna >
Doveva aver capito qualcosa, mi conosceva da troppo tempo, e mi voleva troppo bene.
Stava uscendo dalla stanza senza far rumore, quando si fermo ad un tratto e si avvicinò a me.
< andrà tutto bene Bra, e scusa se prima non ho bussato > disse sorridendomi mentre usciva.
La stanza tornò ad essere vuota.


***

 
Guardai freneticamente il mio polso dove c’era un orologio. Se la mia memoria non mi inganna, credo che quella fosse la tredicesima volta che lo facevo nel tempo di un minuto.
Le undici e dieci.
Da dieci minuti la mia vita si stava sgretolando come un biscotto sgretolato nella leggera stretta di una mano.
Strinsi gli occhi mentre una lacrima -l’ultima mi giurai- scivolava nella guancia.
Mi asciugai gli occhi con le dita delle mani che poi passai nel jeans trasandato, iniziai a muovere velocemente le mani sulle gambe cercando di calmarmi.
In quel momento, forse Goten si era già giurato a... Oh no, non volevo pensarci, volevo cancellare qualsiasi ricordo, ma era difficile: oramai dimenticarlo sarebbe stato come cancellare una parte di me.
La gente mi fissava distratta nella stazione mentre ero seduta leggermente sopra la mia valigia con lo sguardo basso, attento a fissare le mie scarpe da ginnastica con i lacci neri.
Dovevo sembrare pazza alla gente che passava, o semplicemente un aliena.
Risi della veridicità del pensiero.
< piccola bohémien dove vuoi scappare ? >  ecco ero diventata pazza, sentivo persino la sua voce... o no?

   
 
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