DICHIARAZIONI PERICOLOSE
"La vita è una
favola narrata da un idiota con grande enfasi di parole e di gesti, che non
significano niente."
W.Shakespeare.
Potter era maestosamente stravaccato su un divanetto della
Sala Comune: a torso nudo, dietro di lui un enorme tendaggio rosso, fatto
comparire da Remus in modo da creare uno sfondo adatto al teatrino tragico che
aveva imbastito il suo amico.
Le ADP di Grifondoro erano tutte svenute: una simile visione era troppo, non
avevano retto. In loro soccorso erano arrivate le CSD.
Sirius continuava a sragionare, il suo migliore amico sembrava stare peggio del
giorno prima e lui non sapeva cosa fare per aiutarlo. Remus se la rideva sotto
i baffi e Peter li osservava tutti e tre a turno non riuscendo a capirci nulla.
Stufo della tragedia greca che due dei suoi amici stavano
rappresentando davanti ai suoi occhi, Remus puntò prima la bacchetta su James e
poi su Sirius.
“Aguamenti!”
Si fermò solamente quando i ragazzi rischiarono di affogare: grazie a questo,
però il loro cervello riprese alcune funzioni di base, tra cui la capacità di
ragionare.
Ignorando gli insulti e le imprecazioni, attese che James e
Sirius si calmassero; nel frattempo frattempo scacciò
in malo modo le CDS che si dovettero trascinare via le ADP svenute.
“Remus, sei impazzito?” Chiese Sirius.
“No.” Rispose l’interpellato in tono pacato. Nel mentre James
si era nuovamente coricato sul divanetto e, con i capelli bagnati che gli
ricadevano scomposti sulla fronte, era ancora, se possibile, più bello. Proprio
in quel momento dalla scala del dormitorio femminile scese Lily che però non lo
degnò di uno sguardo. Non appena la ragazza fu uscita lui mugugnò.
“Che ha? Perché non guarisce?” Sirius gli fu subito intorno.
“Ma non ci arrivi?” Gli chiese Peter, “Non lo vedi che è
cotto della Evans?”
“Lo so! Però prima d’ora non aveva mai raggiunto certi
livelli!”
“James…” Lo chiamò
delicatamente Remus. “Ho una soluzione al tuo problema.” Queste poche parole lo
risvegliarono dalla sua trance; si mise a sedere guardando intensamente Remus.
“Guarda, è molto semplice. Basta che ti dichiari.”
Una dichiarazione? Potter, James Potter che si dichiarava ad
una ragazza? Non si era mai né vista né udita cosa più assurda di quella. Erano
le ragazze che si dichiaravano a lui, non il contrario. Il suo compito era
semplicemente quello di dire “Sì!” o “No!” Anche Sirius e Peter erano
esterrefatti.
“E-E come si fa?” Chiese. Era lievemente stordito dalla
situazione, ma aveva buone probabilità di sopravvivere, almeno secondo Remus.
“Semplice, vai da lei e le dici quello che provi.”
James si alzò agilmente dal divanetto e iniziò a camminare
per la stanza, pensoso.
“Devo trovare il modo…” Mugugnò più a sé stesso cha agli altri.
“James, basta che la attiri in un luogo appartato e glielo
dici…” E questo consiglio arrivava da Peter… Peter!
“No-no, troppo scontato e banale. Ho una reputazione da
difendere!” Disse. “Ci sono!” Aggiunse poi, urlando. Infine corse di sopra a
vestirsi.
“Se ci sbrighiamo siamo ancora in tempo per la colazione!” Disse James due
minuti dopo, sorridendo e correndo baldanzoso verso l’ingresso del dormitorio.
Una volta arrivato in Sala Grande la vide… lei era lì, bella
come non mai con un pezzo di pancetta in bocca e una tazza, presumibilmente di
tè, nella mano destra. La sua amata beveva quasi sempre il tè. James sospirò e
si andò a sedere al suo solito posto; i suoi amici lo raggiunsero poco dopo.
“Allora, che intendi fare?” Gli chiese Peter, curioso.
“La più bella dichiarazione di sempre!”
Remus, Sirius e Peter si guardarono perplessi. Non aveva mai
fatto una dichiarazione in vita sua a già la prima doveva entrare nella storia?
Mah, da James ci si poteva aspettare di tutto.
James si concentrò per alcuni istanti, prese fiato e poi si
schiarì la gola. “Prova-prova.” Non contento
sorseggiò un goccio di succo di zucca. Infine si alzò in piedi, sulla panca e
si puntò la bacchetta alla gola. “Sonorus!”
Gesticolò per cercare di attirare l’attenzione, ben sapendo
che non ce ne era bisogno.
Si inginocchiò sul tavolo, si volse verso il posto dove stava
seduta Lily ed esclamò: “Ti amo Lily Evans!” Tutto ciò con gli occhi chiusi.
Nella sua mente, una volta riaperti gli occhi, Lily doveva già abbondantemente
essere caduta ai suoi piedi.
Ma la realtà è molto diversa da come a volte ce la immaginiamo.
Davanti a lui non c’era nessuno, solo dei piatti e dei bicchieri vuoti o con
qualche avanzo. Non si sentivano rumori né voci, solamente le ADP stavano
sospirando e piangendo per la conferma della perdita definitiva del loro amato.
A parte loro e gli altri Malandrini, nella Sala Grande non c’era nessun’altro.
La preparazione del discorso era andata fuori tempo massimo: le lezioni erano
iniziate e tutti gli studenti e gli insegnanti erano andati nelle rispettive
aule.
La dolce melodia che
risuonava nella mente di James stonò improvvisamente; la sua depressione
ritornò più forte di prima. La camicia e la giacca scomparvero miracolosamente
mentre il nostro eroe si trascinava a Storia della Magia con i compagni. Entrò
nella classe con un ritardo clamoroso di quaranta minuti e si mise in posa
plastico-depressa su una sedia. Ruf proseguì la sua
lezione: come sempre, nulla poteva scalfirlo.
James guardò con la coda dell’occhio la sua bella.
Tutte le ragazze della classe, tranne una, avevano lo sguardo fisso sui
pettorali e sugli addominali del ragazzo, perfettamente modellati dal
Quidditch.
James ebbe, oltre a Storia della Magia, due ore di Pozioni, la pausa pranzo,
altre due ore di Erbologia e due di Divinazione per pensare al da farsi. Mentre
camminava nel parco della scuola la rivide, ma questa volta non era sola: con
lei c’era Piton. Al momento, per quanto potesse odiarlo, lui riusciva a
conferire con la Evans e a quanto poteva vedere, riusciva anche a farsi
ascoltare.
“Ci sono!” Urlò. “Chiederò a Piton di dichiararsi per me!”
Sirius, Peter e Remus rotolarono) a terra e ridendo come
matti. Reazione perfettamente normale.
“Severus, sono così preoccupata per i M.A.G.O.”
Disse Lily a Piton, passandosi una mano tra i capelli. A Piton sembrava di
essere in paradiso, ma sapeva ancora meglio che non era lui l’uomo che Lily
sognava… non ancora almeno.
“Non ti preoccupare, le prove saranno…” Per un attimo Piton
si sentì strano. “Ti amo Lily!”
La Evans urlò e lui le afferrò un polso. “Io ti amo, da
sempre, da una vita da… oh, cosa importa, fino a quando il cielo sarà azzurro,
fino a quando il mare non si prosciugherà e Ruf la
smetterà di insegnare, io ti amerò. Orsachiottina
mia!” Un brivido corse lungo la schiena di Piton e lui ritornò in sé. Davanti a
lui Lily era di ghiaccio. Infine urlò.
“Severus! Dopo tutto quello che ti ho detto, tu mi dici queste parole? Non
potremo essere amici, mai più. Scusa, ma non voglio ferirti ulteriormente.” Poi
corse via.
Piton era stranito, non capiva. “Ma non stavamo Parlando dei M.A.G.O.?” Si chiese.
“No, Lily, aspetta!” Le corse dietro, disperatamente, ma non riuscì a raggiungerla.
Cadde in ginocchio, una nuvoletta nera, sopra di lui, creava la giusta
atmosfera: pioggia e lampi. Fu in quel momento che giurò eterno odio a Potter
(non si sa perché) e a tutta la sua stirpe.
“Sì! Farò l’insegnante solo per vendetta!”
“James, sei un cretino!” Urlò Sirius dando uno scappellotto
all’amico. “Passi usare l’Imperius su Piton… ma almeno
dovevi dire che eri tu a dichiararti e NON fargliela fare in prima persona!”
James stava per struggersi quando Lily gli volò tra le braccia, sconvolta.
“Piton… ama… aiuto!” Furono le uniche parole che riuscì a dire.
Magicamente Sirius, Peter e Remus scomparvero. James deglutì e tentò di
abbracciarla. Nemmeno agli allenamenti di Quidditch aveva mai sudato così
tanto.
“Aba… mi riricoco… dadada…” James aveva perso qualsiasi facoltà di linguaggio
e/o movimento.
“Grazie per avermi capita James.” Disse Lily dopo poco. Poi se ne andò.
James era nella stessa identica posizione di prima e rimase così fino a quando
Peter non lo fece arrivare in dormitorio con un incantesimo di Appello.
Remus dovette rimontare il sipario da teatro per la
drammaticità della situazione. Sullo sfondo si stagliavano putti depressi
posati sopra ad un albero secco abbracciati ad un condor. Una musica straziante
proveniva da chissà dove.
Sirius, in compenso rideva, rideva senza ritegno.
Quando riuscirono a far smettere Sirius e a recuperare un
briciolo di senno di James, Lupin li richiamò tutti all’ordine con un colpettino di tosse.
“James, c’è
solo una cosa da fare, ora!” Remus guardò l’amico in modo serio e Sirius, alle
sue spalle annuì.
“Ma è una
cosa spaventosa!” Piagnucolò Peter, tremando.
“Sì Peter,
ma per il bene di James e nostro, soprattutto nostro, si deve fare. E
l’occasione giusta è anche alle porte: tra una settimana sarà Natale. Ti
accompagnerò io, non posso lasciarti solo proprio adesso.” Il tono che aveva
usato Sirius era serio tanto quando lo era stato quello di Remus, che con uno
sguardo si complimentò con Felpato per le parole e il coraggio dimostrato.